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"Zeta", Putin e l'Orwell rovesciato

Aleksej Anatolevič Navalnyj

La lettera Z è assurta ora a mondiale, sinistra popolarità da quando la vediamo dipinta in formato grande e in tinta bianca su tutti i mezzi militari della Federazione Russa (FR) che il 24 febbraio 2022 hanno varcato proditoriamente i confini dello stato, libero e sovrano, dell’Ucraina, portandovi distruzione  e morte. Le generazioni più anziane ricordano che con questa stessa lettera fu intitolato un celebre film sulla presa di potere , in Grecia, dei colonnelli fascisti verso la fine degli anni Sessanta. “Z – l’orgia del potere”: ne era il titolo intero.  Questa lettera è la trascrizione in caratteri latini della lettera cirillica iniziale della preposizione “za” ,  che significa anche “per”, “a favore di”. “Z”  significa il sostegno della Russia tutta ai propri soldati: soldati che non stanno invadendo e mettendo a fuoco e fiamme un paese libero e sovrano, ma che difendono - ovvero  “zashchtniki”,  difensori -  anche qui troviamo l’iniziale russa “za” -   il “mondo russo” (russkij mir), anche fuori dei confini della Russia.  Che vanno a salvarlo da una presunta immaginaria “invasione straniera” : degli odiati “Occidentali” e dei naziki  ovvero “nazisti” nella parlata popolare.

In questa lettera “Z” cogliamo un orwelliano rovesciamento di significato delle parole: le truppe entrate in Ucraina il 24 febbraio 2022 – data che resterà come un’indelebile macchia di vergogna nella storia della Russia e dei russi – non sono quelle che sono nella realtà dei fatti, cioè truppe d’invasione, d’occupazione  e di morte, ma rappresentano truppe di “difesa” nella realtà immaginaria della propaganda putinesca.  Invasori/difensori; pace/guerra .  Così ha dettato l’orwelliano  Ministero della Verità della Federazione Russa con alla testa il presidente Putin e i suoi fedeli servi:  il “suo” ministro della difesa Shojgu e il “suo” ministro degli esteri Lavrov e i loro propagandony televisivi che hanno zombizzato buona parte dei  cittadini della FR.

“Zeta”, è l’ “orgia del potere” non più dei Colonnelli Greci, ma quella - di ben maggior momento - di “un vecchio chiuso nel bunker” (materiale  e mentale), come  Putin è stato definito da Aleksej Navalnyj. Aleksej Anatol’evich è il suo maggiore avversario politico e morale, che ora subisce il secondo pseudo-processo in uno stanzone della colonia penale n.2 di Pokrov’, nella provincia profonda (glubinka) di Vladimir. Il PM ha chiesto per lui (il 15 marzo)  una condanna a 13 anni di carcere per “truffa di grandi dimensioni”, reato del tutto immaginato e costruito dai chekisti dell’FSB, e formalizzato da una magistratura-serva del Signore delle Terre di Gelendzhik , sulle cui colline svetta il sultanesco, delirante  “palazzo di Putin” sul Mar Nero, costruito appositamente per lui (costo: circa 100 miliardi di rubli). 

Anche qui ci imbattiamo in un rovesciamento di fatti e di parole : il corrotto, il “grande truffatore” alla sbarra appare  colui che per un decennio ha denunciato e lottato contro la corruzione del regime putiniano – cioè Aleksej Naval’nyj –  mentre il vero corrotto e corruttore della Russia , l’ex- colonnello chekista Vladimir Vladimirovich Putin, assurge nel mondo immaginario della propaganda,  come il zashchtnik , il difensore, e soprattutto il Duce dei russi, il liberatore, il giustiziere. Nel suo bunker mentale si sente un nuovo Alessandro I (lo zar che vinse Napoleone), o un redivivo Alessandro III (è un idolo dell’ex-colonnello del KGB, secondo il quale la Russia aveva nel mondo “due soli amici: il suo esercito e la sua marina”) . O forse si sente anche un po’ lo Stalin trionfatore della Grande Guerra Patriottica.

Un delirio, un’”orgia del  potere”, ben più di quella che raccontò Costa-Gavras poco più di mezzo secolo fa.  “Zeta”, “za”.   Sta per i difensori del russkij mir , ovvero gli aggressori, gli invasori, gli occupanti.

 Il malfare , da tempi staliniani, delle denunce, questa volta di oppositori all’invasione  va su quel che resta della rete sociale. Sui canali , ad esempio, di Telegram.  La storia degli anni passati – del Grande Terrore, delle fucilazioni di massa, delle fosse comuni, delle torture non deve essere resuscitata dalla memoria. Se osi resuscitarla, ti possono attendere 15 anni di colonia penale, come è successo allo storico della sezione di “Memorial” della Carelia Dmitriev, inflittigli dietro false accuse di pedofilia.

“Memorial” è un’associazione sorta per iniziativa di Andrej Sakharov e Sergej Kovalev – i maggiori leader del dissenso sovietico dagli anni Settanta del secolo scorso – nel 1989, ancora in epoca sovietica.  Lo scopo era quello di dare forma e volto e nomi ai delitti, esecutori e complici dei crimini staliniani – segnatamente quelli vittime del Grande Terrore degli anni 1937-1938 (oltre 700 mila sparati alla nuca o fucilati, sepolti in fosse comuni, senza nome, milioni di deportati nell’Arcipelago Gulag) Niente processi al passato. “Memorial” da allora ha creato Archivi, scritto libri ed articoli, divenuti patrimoni della cultura storica del Paese. Pur malvisto sotto il regime di Putin, negli ultimi anni è entrato nel mirino dei Servizi di sicurezza, del  ministero dell’istruzione e della cultura. L’anno scorso la Procura generale della FR ha dichiarato “Memorial” associazione  estremista e l’ha sciolta, lo scorso febbraio.

La storia – hanno decretato Putin e la sua banda di cleptocrati - la devono scrivere solo loro e i lori tirapiedi. Orwellianamente il loro neo-Ministero della Verità. Secondo cui la Guerra è pace/ La libertà è schiavitù / L’ignoranza è forza.

Ed infatti, all’unanimità, i legislatori della Duma hanno stabilito che di “guerra” – in relazione al conflitto scatenato da Mosca in Ucraina non si deve parlare né  scrivere nei media:

il “Ministero della verità” stabilisce che si debba parlare solo di “Voennaja Spetsoperatsija” – ovvero “Operazione militare speciale”. Mica “guerra”, parola bandita per legge: se la pronunci o la scrivi, si rischiano multe nell’ordine anche di centinaia di migliaia di rubli o pene carcerarie da tre anni in su. Nessuna informazione va pubblicata sulla “spetsoperatsija”, se non quelle diffuse dal bronzeo portavoce del ministero della difesa generale Igor Konashenkov .  Vergogna a lui e  a tutto l’Esercito Russo. Chi non si adegua andrà incontro a stellari pene pecuniarie o a reclusione fino a 15 anni.  Chi manifesta pacificamente contro la guerra, magari scrivendo sulla mascherina anti-Covid lo slogan degli oppositori “Net vojne” (no alla guerra), viene brutalmente arrestato dalla polizia, dalle forze antisommossa (OMON)  o da agenti della Rossgvardija dello pseudo-generale Zolotov, ex bodyguard di Putin.  Politici d’opposizione (superstiti) e i blogger contrari alla guerra (citiamo solo i nomi più noti: Il’ja Jashin, Evgenij Roizman, Valerij Solovej, più l’ironico architetto e urbanista e blogger-viaggiatore Ilja Varlamov,  il giornalista dalle fulminanti interviste Jurij Dud’) sono spariti tutti o spariranno dai canali di Youtube, chiusi da metà marzo.

 Sono state liquidate sia la Televisione libera in streaming “Dozhd’ TV” ;  sia la storica “Ekho Moskvy” diretta dal poliedrico fondatore e direttore Aleksej Venediktov.

 “Ekho” diffondeva le voci più diverse e significative dell’”altro pensiero”: dalla popolarissima giornalista e scrittrice Julija Latynina all’economista, ora “Sciences Po” di Parigi,  Sergej Guriev; dal solfureo iconoclasta scrittore e giornalista Aleksandr Nevzorov alla giornalista e politologa  Evgenija Albats; dall’umorista Viktor Shenderovich all’editorialista Sergej Parkomenko, per finire allo scrittore e saggista nazionalista  conservatore Aleksandr Prokhanov.

La “Ekho Moskvy” con Dozhd’-TV (insieme al  giornale “Novaja Gazeta”  diretta dal Premio Nobel 2022 Dmitrij Muratov)   erano restati – anche a guerra iniziata – l’unico luogo di informazione e di dibattito libero in tutta la Russia: la voce del presente, dunque, così  come “Memorial” era la voce libera sul passato. Di ogni voce libera ha fatto e farà strame il Ministero della Verità, l’Inquisizione di Vladimi Vladimirovich Puti, il temutissimo Roskomnadzor. Con l’aiuto dei siloviki, gli uomini delle strutture di forza (FSB, già KGB; polizia e OMON del Ministero dell’Interno, ministero della Difesa) in mezzo al silenzio di gran parte del popolo, ahinoi ! Tutto per volontà del “Presidente nel bunker”  e degli uomini e donne (ci sono anche loro, citiamone due a loro vergogna: la presidente della Camera Alta, Valentina Matvienko e la ex-cosmonauta Valentina Tereskova, degradatasi a ruffiana in capo del Fuhrer russo.

Soppresse le voci libere, quelle che si oppongono con forze e mezzi sempre più deboli Voci alle voci milionarie dei “propagandisti” del regime (detti propagandony): citiamoli a loro eterna vergogna di “clarinetti” o “pifferi” di regime – di orwelliana memoria:  i televisivi Vladimir Solov’ev (possiede tre ville a Como), Evgenij Popov (deputato) e la degna consorte Ol’ga Skabeeva (appartamento di lusso nel centro di Mosca), Margarita Simonjan, miliardaria per i suoi servizi propagandistici, e il suo compagno Tigran Keosajan (dirigenti della multinazionale TV “Russia Today”, ad essa vicino in Italia Marcello Foa) , Dmitrij Kiselev (villa miliardaria in Crimea), Artem Shejnin, l’economista di regime Najlja Asker-Zade (compagna – diciamo così,  del potente banchiere Kostin, jet privato e yacht).

Vergogna a parte il Patriarca di Mosca Cirillo, che benedice le truppe che vanno ad uccidere in Ucraina e caccia dalla Chiesa le centinaia di sacerdoti che alla guerra si oppongo. Ama portare al polso un orologio con brillanti dal valore di molte migliaia di euro. Regalo di Putin.

Infine tutti i direttori e redattori servili dei quotidiani e riviste di regime, di Mosca e  provincia. 

Son tutta gente che magari indosserà sugli abiti costosi, magari di marca italiana, la lettera “Z” con cui sono state sfregiate e spregiate le pareti di “Memorial”, dopo un’ennesima perquisizione (4 marzo) della sua sede già chiusa.  In realtà sono solo i miserabili “difensori” di un regime che sta massacrando l’Ucraina e la verità: che ora distrugge in terra ucraina, per criminale paradosso, quella stessa fascia russofona (Kharkov, Mariupol) che Putin, mentendo come è suo uso,  ha detto e ripete dal suo bunker materiale e mentale di voler liberare dalla banda di “naziki” e “narkomany”  che a dir suo e dei suoi complici, comanderebbero l’Ucraina e “genocidierebbero” i russi etnici! Che mandano in galera Aleksej Naval’nyj e le migliaia di giovani che protestano contro la guerra. Piccola minoranza, purtroppo, che tenta eroicamente di riscattare il proprio paese dall’immensa vergogna in cui Putin l’ha fatto piombare.

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