The day after del centrodestra dopo la rielezione del Presidente Mattarella

La leader di FdI,  Giorgia Meloni, afferma che rifonderà lei il centrodestra, per non essere più trattati dall'alto in basso da una sinistra sempre più presuntuosa: polverizzato in Parlamento ma maggioranza nel Paese", dice Meloni, in una diretta Facebook.

Meloni, riferendosi al suo partito, spiega che “noi non siamo solo destra, siamo conservatori, e non di poltrone, come altri... FdI ha già allargato il suo campo d'azione. E i ‘centristi’ non sono una cosa a sé. In tutte le grandi democrazie c'è un partito conservatore e uno progressista, in cui ci sono esponenti che vanno da un estremo all'altro dello schieramento. Quello che negli altri Paesi non esiste è un 'centro' trasformista, che può formarsi col proporzionale, spregiudicato e pronto a stare ovunque dove si governa. Questo non può esserci nel nuovo centrodestra che ricostruiremo”. Quanto al governo in molte regioni e città del centrodestra l'esponente di FdI ricorda che “sul territorio le dinamiche sono diverse, sono modelli che funzionano. Vedremo nelle prossime ore che succederà, ma ricostruiremo quello che oggi si è rotto, in modo migliore. È una promessa, e io sono una che, come si è visto, mantiene la parola data”.

"Nulla è perduto, non vi abbattete, ma lavoriamo, non bisogna piegarsi. Voi avete votato Draghi e prima Monti a Presidente del Consiglio e dite a me che ci voleva un politico al Quirinale? Non fatemi la morale, se avessimo votato avremmo un politico di centrodestra al Colle. All'ultimo vertice del centrodestra eravamo tutti contrari alla rielezione di Mattarella. tanto che ho fatto una battuta: 'non possiamo votare no a Mattarella', poi non so che è successo, e ancora non lo so".

"Oggi il centrodestra per come lo abbiamo visto non c'è più", dice Meloni, intervistata dal Corriere della Sera, delusa dalla rielezione al Colle di Sergio Mattarella e dal comportamento degli alleati. “Va ricostruito. Non mi dimentico che nella Nazione milioni di elettori lo chiedono. Inizio dal mio partito, percepisco la solitudine di tanta gente che non ha compreso, che non voleva finisse così”. Per Meloni è stata una "enorme occasione sprecata" dal centrodestra per poter eleggere una figura di area. "Avevamo i numeri, come maggioranza relativa, almeno per dare le carte. Ma nella coalizione molti non lo hanno voluto", ricostruisce la leader. Il riferimento è in particolare alla partita sbagliata su Casellati. "Siamo stati noi a farci male”, ammette Meloni. “Anche se in quel caso FdI ha votato compatta e anche la Lega ha votato bene. In qualche modo avevano ragione gli avversari che dicevano che sulla carta eravamo maggioranza, ma non nel voto sul presidente

Meloni non si aspettava la svolta del segretario della Lega Matteo Salvini sul Mattarella bis sottolinea tg24. “No, non l'ho capito, lo trovo incomprensibile. Ho scoperto dalle agenzie che avrebbe votato Mattarella. L'unica ipotesi alla quale tutti i leader del centrodestra avevano detto no con apparente convinzione. Ed è la seconda volta che apprendo dalle agenzie di scelte su cui sembravamo d'accordo poi totalmente disattese: prima l'ingresso di Fi e Lega nel governo Draghi e ora questa”. I due leader non si sono ancora sentiti: “No, d'altronde non credo ci sia molto da chiarire”, ha chiuso l’argomento.

Dunque Giorgia Meloni non ha ancora avuto chiarimenti da Matteo Salvini su come mai sia avvenuto un dietrofront a favore del secondo mandato di Sergio Mattarella come capo dello Stato. La presidente di Fratelli d'Italia, quando era iniziata a circolare con insistenza questa possibilità, si era detta incredula e basita per la mossa del leader della Lega: "Salvini propone di andare tutti a pregare Mattarella di fare un altro mandato da presidente della Repubblica. Non voglio crederci".

Ora, archiviata la partita per il Quirinale, nel centrodestra è arrivato il momento di avviare riflessioni importanti sul futuro della coalizione. La scorsa settimana è stata segnata da passaggi che hanno messo in risalto divergenze importanti che, tra le altre cose, hanno portato a bruciare la carta Maria Elisabetta Alberti Casellati a causa di circa 60 franchi tiratori. Un altro segnale è arrivato quando Forza Italia aveva annunciato di voler condurre in autonomia le trattative per il Colle, così come non è passato inosservato l'asse con le anime centriste.

Il leader M5s ,Giuseppe Conte, ribatte al ministro degli Esteri che  ha espresso la necessità nel M5s di aprire una riflessione politica: "Alcune leadership - ha detto il ministro degli Esteri ieri subito dopo la rielezione di Mattarella - hanno fallito, hanno alimentato tensioni e divisioni: dobbiamo lavorare per unire, per allargare, la politica in questi giorni è rimasta vittima di se stessa: per fortuna questo stallo l'hanno risolto il Parlamento grazie anche al contributo del presidente del consiglio Mario Draghi". "Se Di Maio parla di fallimento, se di Maio ha delle posizioni - sottolinea oggi Conte - le chiarirà perché lui era in cabina di regia, come ministro l'ho fatto partecipare, ci chiarirà perché non chiarito questa posizione, e soprattutto ci chiarirà i suoi comportamenti, non a Conte agli iscritti".

Con un articolo sul quotidiano Il Giornale, firmato da lui, Salvini tra l altro scrive : 

È inutile nasconderci dietro un dito. Le votazioni per il presidente della Repubblica hanno mostrato la potenziale forza, ma anche i limiti, della coalizione di centrodestra come è attualmente. A fronte di una forte volontà di coesione e alla presenza di un progetto politico-culturale organico, credibile, capace all'azione di forze centripete che hanno tarpato le ali alle nostre legittime ambizioni. Personalmente ho la coscienza pulita: al di là degli insulti e delle critiche che ho subìto, ho messo la faccia per proporre soluzioni di prestigio che a sinistra hanno bocciato sistematicamente.

Non mi abbatto. E rilancio. Io rispetto chi ha detto no al governo di unità nazionale, no a Draghi e l'altro ieri no all'elezione di Mattarella, ma non capisco la scelta di attaccare gli alleati che hanno maturato una decisione diversa. Non rispetto, invece, chi ha detto sì a tutto questo e poi si è reso artefice di operazioni di «tradimento» che ricordano brutte pagine della nostra storia, di cui fra l'altro è stato vittima nel passato anche il Presidente Berlusconi.

Bisogna reagire e creare daccapo le condizioni del nostro stare insieme. Anche il progetto più convincente ha bisogno di una gamba politica che lo faccia camminare, di una organizzazione adeguata che metta capo a una unità di intenti e di azione pratica che valorizzi e non disperda le nostre forze. Gli attuali schemi non riescono a garantire del tutto questo ancoraggio al reale: non basta sommare le nostre forze ma è necessario che si cominci a ragionare in un'ottica veramente unitaria. 

È giunto il momento di federarsi. Solo un nuovo contenitore politico delle forze di centrodestra, a cominciare da quelle che appoggiano il governo Draghi, può agire in modo incisivo. Per federarsi abbiamo bisogno di superare gli egoismi: non annullando, ma valorizzando le nostre differenze e facendole poi convergere in una sintesi in cui tutti si possano riconoscere. La sintesi culturale, valoriale, in verità già esiste: i nostri valori sono chiari, solidi, alternativi a quelli della sinistra.

Intanto la Lega fa sapere che nei nei prossimi giorni Matteo Salvini convocherà il Consiglio Federale. All'ordine del giorno, anche una profonda riflessione sul centrodestra dopo quanto successo a proposito di Quirinale e i troppi voti mancati per la Presidente Casellati. Salvini intende ragionare sul futuro della coalizione, con chi è sinceramente interessato, per costruire un progetto di medio-lungo termine

Secondo il Post : Da anni considerato il partito litigioso e diviso in correnti per antonomasia, nel corso di queste elezioni è stato invece sorprendentemente unito, o almeno è riuscito a dare quell’impressione. È uno dei motivi per cui il suo segretario Enrico Letta è descritto in queste ore come uno dei “vincitori”, anche se – come ricordano in molti – il suo obiettivo era di far eleggere Mario Draghi. Ma da settimane ripeteva che ipoteticamente la rielezione di Mattarella sarebbe stata la soluzione perfetta.

Le cronache di questi giorni hanno parlato di correnti del PD che perseguivano obiettivi e interessi diversi, ma sembra che nel momento più caotico delle trattative i principali dirigenti abbiano agito con lo stesso obiettivo, e non risultano trame interne particolarmente machiavelliche. In particolare, il partito ha reagito in fretta e con decisione in un momento potenzialmente critico: quando venerdì sera Matteo Salvini e Giuseppe Conte, i leader di Lega e Movimento 5 Stelle, si sono intestati l’iniziativa di eleggere al Quirinale il capo dei servizi segreti Elisabetta Belloni. La leadership del PD non ha gradito quegli annunci non concordati, e ha lavorato per spostare altrove l’inerzia delle trattative.

Letta ha poi lavorato in modo apparentemente allineato con il leader di Italia Viva Matteo Renzi, storico rivale da quando i due si alternarono alla presidenza del Consiglio nel 2014. Da tempo Renzi era descritto ormai in combutta con il centrodestra, ma l'ultima settimana ha ridimensionato questa lettura. È stata solida anche l’intesa con Liberi e Uguali, il piccolo partito di sinistra di Roberto Speranza. Invece è uscita molto azzoppata la coalizione con il M5S, partito con il quale Letta, seguendo la strategia avviata dal suo predecessore Nicola Zingaretti, aveva costruito un'alleanza politica.

Fonti :  Ansa / Tg24 / Il Giornale / Il Post

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