Altissima la tensione sul dossier Ucraino

Rimane altissima la tensione sul dossier ucraino, con Washington e Bruxelles che studiano sanzioni severe e piani di emergenza contro una eventuale riduzione del gas russo, mentre Kiev tenta di abbassare i toni affermando che al momento una minaccia di invasione da parte di Mosca «non esiste». «Ci sono scenari rischiosi - ha spiegato il ministro della Difesa Alexei Reznikov - Ma fino a oggi le forze armate russe non hanno creato unità d'attacco tali da mostrare che siano pronte a un'offensiva domani». Il presidente americano Joe Biden, comunque, ha annunciato che potrebbe considerare sanzioni personali contro il collega Vladimir Putin se decidesse di invadere l'Ucraina. C'è comunque un intoppo nelle relazioni tra Nato, Stati Uniti e Regno Unito, e Paesi europei: questo intoppo ruota attorno all'Ucraina ed è collegato alla Russia. Detto con un'immagine: un C-17 delle Forze armate britanniche ieri è decollato dalla base della RAF a Brize Norton, nell’Oxfordshire, per portare armamenti anticarro leggeri (Law prodotti dalla svedese Saab Bofors) in Ucraina, per arrivare a destinazione l'aereo ha evitato i cieli della Germania, deviando su Danimarca e Polonia prima di atterrare a Kiev. Qualche ora prima, mentre Londra definiva necessaria la spedizione in questa fase di “aumento della minaccia” da parte della Russia, il governo tedesco aveva nuovamente escluso le consegne di armi in Ucraina.

Berlino ha recentemente messo il blocco anche su una fornitura di obici estoni, che Tallin voleva inviare per rafforzare la difesa di Kiev. L’Estonia, con Lituania, Lettonia e Polonia è tra i Paesi che intendono muoversi davvero per rafforzare l’Ucraina: e vogliono farlo sia perché ne condividono le pressioni subite dalla Russia, sia perché cercano di creare un fronte compatto davanti a Mosca. Sentono il peso del destino, temono di essere i prossimi. E questo marca una netta differenza all’interno della Nato, con Stati Uniti e Regno Unito che hanno predisposto aiuti militari, l’Est europeo che chiede di fare sul serio, mentre gli altri europei non si spostano troppo dalle dichiarazioni di “profonda preoccupazione”.

Sono passate poco più di 48 ore dalla consegna delle risposte americane e Nato alla richiesta di maggiori garanzie avanzata dalla Russia. Risposte che avrebbero dovuto rappresentare un nuovo punto di partenza di un dialogo volto a una rapida de-escalation al confine tra la Federazione e l’Ucraina. Invece, in mattinata dall’esecutivo di Mosca è arrivata quella che è a tutti gli effetti una bocciatura: “Nato e Stati Uniti, nelle risposte trasmesse ieri sera a Mosca sulle garanzie di sicurezza, non hanno chiarito le preoccupazioni principali espresse dalla Russia”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, aggiungendo che le risposte sono una base che “permette di avviare una conversazione seria, ma su argomenti secondari“, mentre “in questo documento non vi è alcuna reazione positiva sulla questione principale” che per noi è la “chiara inammissibilità di un’ulteriore espansione della Nato a est e del dispiegamento di armi d’attacco che potrebbero minacciare il territorio della Federazione Russa”.

La Turchia si è offerta di mediare tra Russia e Ucraina. “Grazie, ma no grazie” è la risposta da Mosca, niente tavolo negoziale ma è ben accetto, “lodabile”, ogni sforzo per riportare l’Ucraina al rispetto degli Accordi di Minsk, dicono i russi, che sono i primi a non aver mai voluto implementare quegli accordi. A inizio febbraio il presidente Recep Tayyp Erdogan sarà a Kiev.

Ankara da anni ormai intrattiene stretti rapporti commerciali, anche in campo militare, con la Russia di Vladimir Putin. Così non sorprende che, “quando lo permetteranno i suoi impegni e la situazione della pandemia”, il presidente russo in persona volerà nella capitale turca per incontrare Recep Tayyip Erdogan per arrivare a una mediazione proprio sulla questione ucraina, dopo che il Sultano, all'inizio di febbraio, avrà incontrato il capo dello Stato di Kiev, Volodymyr Zelensky

È una delle evoluzioni più interessanti della crisi in diretta al confine ucraino, dove da settimane la Russia ha ammassato migliaia (centomila, forse di più) di truppe. La Casa Bianca è convinta che sia possibile persino possibile un'invasione in stile classico, e questa è un'evoluzione relativamente nuova. Sebbene un'azione ibrida (infowar, attacchi cyber, operazioni psicologiche, missioni clandestine e false flag, militari senza insegne come i Little Green Men e tutte le varie misure attive aggiornate) sia ancora in cima alla lista delle possibilità, adesso i funzionari che hanno visto i report di intelligence più aggiornati dicono ai media statunitensi che ci sono buone possibilità che con la Russia sia intenzionata a invadere e arrivare a Kiev. Non è chiaro quanto queste dichiarazioni siano preoccupazioni veritiere oppure servano a mettere pressione su Mosca — ossia siano parte di una contro campagna informativa.

In una riunione dei Ministri degli Esteri dei Paesi dell'Alleanza Atlantica e stato detto che , “Il rischio di un conflitto è reale”, ha dichiarato il segretario generale Stoltenberg, che ha nuovamente stigmatizzato “l'ammassamento di truppe” russe al confine. Apertura - comunque - al dialogo; e mercoledì, sul tavolo, vi saranno le “garanzie di sicurezza” richieste dal Cremlino, in particolare l'assicurazione che Kiev non entri mai a far parte della NATO: eventualità che priverebbe Mosca di ogni residua profondità strategica ad occidente, esponendola direttamente a potenziali azioni ostili. Il rischio che la situazione possa sfuggire di mano è insomma concreto. Eloquente la posizione di Edward Leigh: deputato di maggioranza di un Paese di certo non amico della Russia, come il Regno Unito. L'ipotetico ingresso dell'Ucraina nel blocco Nord Atlantico – ha detto - rappresenterebbe “una provocazione pericolosa e non necessaria”.

Fibrillazioni politiche che hanno un impatto diretto sul prezzo del gas in Europa; così come l'attuale crisi in Kazakistan: dossier in un qualche modo collegato, secondo alcuni, alla strategia di massima pressione sul Cremlino. Ma al netto di ogni speculazione appare reale il malcontento di ampie fasce della popolazione kazaka, specie delle periferie. Il Presidente Tokayev, intanto, dopo le aperture dei giorni scorsi – come il ripristino del prezzo calmierato del gpl –, ha optato per la linea dura. “26 criminali armati” sono stati eliminati, ha annunciato il Ministero degli Interni. Tutto ciò dopo l'assalto ad edifici governativi, e l'uccisione di più di una dozzina di agenti delle forze dell'ordine. Scenario da guerra civile, che aveva indotto le Autorità a richiedere l'intervento delle truppe dell'Organizzazione del trattato per la sicurezza collettiva: composta da 6 ex repubbliche sovietiche, guidate dalla Russia. Secondo Mosca, infatti, sarebbero stati anche interventi dall'esterno a far degenerare le proteste contro il carovita. Washington, dal canto suo, ha definito “folli” le accuse circa un proprio coinvolgimento.

Secondo Marta Ottaviani, autrice di "Brigate russe", sulla guerra occulta del Cremlino in una intervista al Il Giorno : La Russia, e il caso Ucraina lo spiega alla perfezione, ha cambiato il modo di fare la guerra. La nostra generazione ha studiato un certo tipo di conflitto, con i carri armati, gli aerei, i movimenti di truppe. A partire dal 2.000, quando Putin ha preso il potere, la Russia ha elaborato una strategia di guerra non lineare, che consiste proprio nel non attaccare direttamente un Paese, ma nel metterlo nella maggior difficoltà possibile, in modo tale da fargli passare periodi di grandissima instabilità. Come accaduto nel 2014 quando il Paese in questione si è spaccato”.

Gli Usa, secondo quanto rivelato da una fonte dell'amministrazione, stanno preparando con gli alleati dei piani di emergenza per compensare una eventuale riduzione delle vendite del gas russo, mettendo in guardia il Cremlino a non usare le forniture energetiche come arma politica. Si guarda a varie aree del mondo, dall'Africa settentrionale al Medio Oriente, dall'Asia agli stessi Stati Uniti, per poter acquistare altri volumi di gas naturale in caso di riduzione delle forniture. Peraltro, alti dirigenti dell'amministrazione Biden hanno spiegato che le forniture all'Europa lungo la rotta ucraina sono già state dimezzate, circa 40 miliardi di metri cubi all'anno contro i precedenti 100. E Washington è in contatto anche con importanti acquirenti e fornitori di gas naturale liquefatto (Lng), con l'obiettivo di assicurarsi piccoli volumi da molte fonti.

Fonti : il Giornale / fatto quotidiano / il Giorno / sanmarino / Formiche

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