USA e Cina d'accordo nel rilasciare le scorte di petrolio per abbassare i prezzi

L'amministrazione cinese ha fatto sapere che inizierà a rilasciare le riserve di petrolio greggio: una mossa, questa, che punta a far abbassare i prezzi. Proprio poche ore prima, secondo indiscrezioni, gli Stati Uniti avevano suggerito un'azione "coordinata" in tal senso ai Paesi maggiori consumatori di petrolio, tra cui proprio la Cina. Pechino ha però  rifiutato di commentare la richiesta degli Stati Uniti.

È sotto pressione il prezzo del WTI, il barile Usa di riferimento, sulle indiscrezioni secondo cui  Washington ha proposto ad altri Paesi consumatori di petrolio come Cina e Giappone di considerare un rilascio coordinato di riserve strategiche di petrolio, come soluzione per abbassare i prezzi.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto alla Federal Trade Commission (Ftc) di approfondire la possibilità di una condotta anticoncorrenziale o "illegale" da parte delle compagnie oli&gas statunitensi. Già ad agosto, il presidente Usa aveva chiesto alla Ftc di indagare su possibili condotte illegali che causano l'impennata dei prezzi del gas. Secondo Biden sono necessarie ulteriori azioni poiché i prezzi hanno continuato a salire.    

"Non accetto che gli americani che lavorano duramente paghino di più per il gas a causa condotta anticoncorrenziale o altrimenti potenzialmente illegale", ha affermato Biden in una lettera alla presidente della Ftc, Lina Khan. "Chiedo quindi che la Commissione esamini ulteriormente ciò che sta accadendo nei mercati del petrolio e del gas e che utilizzi tutti gli strumenti per scoprire qualsiasi illecito", ha detto il presidente.  

L'offerta da parte dell'amministrazione statunitense di scioccare i mercati arriva nel momento in cui le pressioni inflazionistiche, in parte guidate dall'aumento dei prezzi dell'energia, iniziano a essere pesanti mentre il mondo si riprende dalla peggiore crisi sanitaria da un secolo a questa parte.

I prezzi del petrolio riducono le perdite a metà mattinata, ma restano in calo dopo che l'Opec e l'Agenzia internazionale per l'energia hanno avvertito di un imminente eccesso di offerta, mentre l'aumento dei casi di Covid in Europa ha aumentato i rischi al ribasso per l'eventualità di chiusure che potrebbero frenare la ripresa.

Nel frattempo, la Cina ha dichiarato che si sta muovendo per rilasciare le sue scorte di petrolio a seguito di un rapporto di Reuters secondo cui gli Stati Uniti chiedevano ai principali Paesi consumatori come Cina e Giappone di prendere in considerazione un rilascio coordinato delle riserve  per abbassare i prezzi.
Il Wti perde lo 0,43% a 77,93 dollari al barile, il Brent cala dello 0,24% a 80,09 dollari al barile.

Nel mese di ottobre i prezzi avevano raggiunto i massimi da sette anni: questo perché la domanda è cresciuta rapidamente mentre l'Opec + ha deciso di aumentare la produzione, ma lentamente. Per l'amministrazione Biden, ciò non è sufficiente a tenere sotto controllo i prezzi.

Il prossimo governo tedesco deve fermare immediatamente il gasdotto Nord Stream 2, che collega Russia e Germania attraverso il Mar Baltico. È quanto affermato dal primo ministro della Polonia, Mateusz Morawiecki, nel corso di un'intervista rilasciata al quotidiano “Bild”. Il capo del governo di Varsavia ha aggiunto di aver contattato il candidato cancelliere Olaf Scholz, esponente del Partito socialdemocratico tedesco (SpD) e ministro delle Finanze della Germania dal 2018. Morawiecki ha rivelato di aver detto a Scholz che la Polonia sta “difendendo il confine dell'Ue” nella crisi dei migranti con la Bielorussia. Il primo ministro polacco ha quindi esortato il candidato cancelliere a lavorare “insieme per la pace”, non dando al presidente russo Vladimir Putin “altri soldi in pagamenti per l'energia affinché possa continuare ad armarsi”. Ciò significa la chiusura del Nord Stream 2 da parte della Germania. Con altri Paesi dell'Europa centrale e orientale, la Polonia è contraria al gasdotto, che giudica uno strumento di Mosca per accrescere la dipendenza dell'Ue dalle forniture di energia dalla Russia e per aumentare la pressione sui precedenti Stati di transito del gas. 

Intanto la Turchia ritiene che la Francia non abbia alcun diritto di commentare la presenza militare turca in Libia, che prevista da un accordo legittimo concluso con il governo libico. È quanto ha dichiarato il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, mercoledì 17 novembre, in seguito alla richiesta del presidente francese, Emmanuel Macron, rivolta alla Turchia e alla Russia, di ritirare le proprie forze dal Paese nordafricano. Ad avviso del leader francese, la presenza militare turca e russa è “irrispettosa della sovranità della Libia.

“Abbiamo un accordo con il legittimo governo libico, la Francia non ha alcun diritto di parlare della questione”, ha affermato Cavusoglu ai giornalisti mentre si trovava ad Ankara, aggiungendo che Parigi “ha la vecchia abitudine di commentare ciò che fanno gli altri”. Il ministro ha altresì precisato che la Turchia “parla solo con la Libia”.

Alla vigilia della conferenza di Parigi sulla Libia, tenutasi il 12 novembre, le forze armate libiche orientali hanno annunciato il rimpatrio di 300 mercenari stranieri dalla loro area di controllo, su richiesta della Francia.  Secondo quanto riportato da un funzionario militare libico, la mossa è finalizzata a favorire l'accordo, sostenuto dalle Nazioni Unite, per un ritiro graduale di tutte le forze armate straniere dal campo. I 300 mercenari sarebbero il primo gruppo a lasciare il Paese e la loro rimozione avverrebbe in coordinamento con la missione dell'ONU in Libia per prevenire la destabilizzazione dei luoghi in cui queste milizie dovranno tornare.

 Fonti Agenzia Nova / Agi / Sicurezza internazionale

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI