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686 i migranti sbarcati a Lampedusa

Sono in tutto 686 i migranti sbarcati a Lampedusa su un peschereccio di 15 metri approdato ieri sera al molo commerciale. Le operazioni di sbarco, che comprendono un primo triage sanitario, si sono concluse poco prima dell'una di notte. Cinque sono stati portati al Poliambulatorio dell'isola perché stavano male.

Sono originari di Egitto, Ciad, Marocco, Siria, Bangladesh, Sudan, Nigeria, Etiopia e Senegal. Il peschereccio, intercettato dalle motovedette ad otto miglia dalla costa, è partito da Zuwara, Libia. Sono stati tutti portati all'hotspot dove, al momento, sono presenti 1.091 persone a fronte dei 250 posti disponibili.  Se in un primo momento il molo Favarolo è diventato un tappeto umano, adesso a dare problemi è l’hotspot di contrada Imbriacola. Lì dentro, a fronte di 250 posti disponibili, ci sono circa mille migranti con tutti i problemi che questo comporta. In giornata, fanno sapere dalla prefettura, sull'Isola arriverà la nave quarantena Aurelia all’interno della quale verranno trasferiti i migranti già sottoposti al tampone rapido. Secondo l’analista Michela Mercuri “Gli arrivi imponenti dalla Libia, sono il riflesso di quanto sta accadendo a Tripoli”. Ieri ci sono stati altri 5 sbarchi sull'isola per un totale di 119 persone

Altri 4 barchini, con un totale di 67 migranti, sono giunti a Lampedusa durante la notte, dopo il maxi sbarco di 686 persone. Le 4 "carrette" - occupate da 30, 8, 12 e 17 persone - sono state intercettate quasi sotto costa dalle motovedette della Guardia costiera e Fiamme gialle. Questi piccoli gruppi - arrivati dopo alcuni giorni di stop dovuti al maltempo - sono stati portati prima a molo Favarolo e poi all'hotspot. Lampedusa è, di fatto, abituata a questi piccoli approdi, mentre l'ultimo maxi sbarco registrato sull'isola risale allo scorso 28 agosto quando giunsero in 539. Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Agrigento, i 539 immigrati, che già avevano subito ripetute violenze nei campi libici, erano stati stipati nell'imbarcazione anche sulla base della nazionalità riservando i posti peggiori ai non magrebini. Durante la traversata coloro che stavano sottocoperta, in assenza di acqua e in difficolta respiratorie, venivano picchiati con dei tubi di gomma e con cinture ad ogni minima protesta.

Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio lancia ancora una volta l'allarme: "Il maxi approdo di 686 immigrati di questa notte a Lampedusa, provenienti dalla Libia a bordo di un grosso peschereccio, induce a pensare ancora una volta alla esistenza di un'organizzazione criminale transnazionale che rende assolutamente necessarie ed improcrastinabili complesse indagini internazionali. Fare comprendere agli stati del Mediterraneo e agli stati europei che operano nel Mediterraneo l'estrema gravità del fenomeno e indurli ad una fattiva cooperazione giudiziaria internazionale è di fondamentale importanza per contenere l'immigrazione irregolare ed arginare le inaudite violenze e le tragiche violazioni dei più elementari diritti umani, cui sono vittime gli stessi immigrati e fra essi quelli più deboli come donne e bambini".

il sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello. "Le politiche europee  dovrebbero pensare in maniera concreta ad affrontare e risolvere il problema dell'immigrazione che non gestisci solo pensando all'accoglienza che funziona alla perfezione. La recente crisi dell'Afghanistan - conclude Martello - ha aggravato il problema perché le attenzioni politiche, a livello internazionale, si sono spostate solo sul fenomeno dei rifugiati tralasciando del tutto quello dei migranti economici. I risultati sono sotto gli occhi di tutti".

Secondo l’analista Michela Mercuri al quotidiano il Giornale,  “Gli arrivi imponenti dalla Libia, sono il riflesso di quanto sta accadendo a Tripoli”.  Circa 45mila ad oggi i migranti giunti sulle coste italiane dall'inizio dell'anno. Una situazione sfuggita dal controllo e che non ha trovato ancora il pugno duro dai piani alti del governo centrale. “Fin qui l'attività del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese – afferma Michela Mercuri – è stata piuttosto debole e deludente. Nella recente conferenza di Malaga c’è stato un flebile tentativo del ministro di perorare il Patto sull’immigrazione e l’asilo sfruttando la collaborazione dei Paesi rivieraschi sulla stessa scia del Patto di Malta. In quella circostanza quell’accordo non ha portato a nulla di fatto e l’Italia ha continuato da sola ad occuparsi del problema della redistribuzione dei migranti. L’approccio invece deve essere sinergico, più incisivo, e deve coinvolgere la maggior parte dei Paesi europei”.

“Khalifa Haftar – afferma su IlGiornale.it l’esperta di Medio Oriente – ha in qualche modo dismesso la divisa e vuole presentarsi alle elezioni. Si è creata una sorta di spaccatura fra quelli che potrebbero essere i candidati di Tripoli e quelli dell’Est Libico, tra cui il generale Haftar. Ora Tripoli vuole dimostrare agli attori dell’Ovest di essere una zona nevralgica che merita particolare attenzione e chiedere quindi il sostegno dei suoi candidati per fermare l’immigrazione. Il fattore dell’aumento degli sbarchi quindi potrebbe essere una richiesta di maggiore attenzione da parte degli attori dell’Ovest per far capire che questa parte della Libia è determinante perché altrimenti il problema dell’immigrazione, votando Haftar, non si risolverà”.

 

 

 

 

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