Nuove proteste in Afghanistan

Nuove proteste hanno avuto luogo in Afghanistan nonostante il divieto a manifestare sancito dai talebani, che hanno intimato alla popolazione di rimanere in casa. Lo riferisce la Bbc. I manifestanti sono scesi in piazza in diverse parti del Paese, decine si sono radunati anche nei pressi dell'ambasciata del Pakistan a Kabul, dove i talebani hanno aperto il fuoco nel tentativo di disperdere la folla.

"I talebani devono capire questo: l'Afghanistan di oggi non è quello che hanno governato fino a 20 anni fa. Allora hanno fatto quello che hanno voluto, e noi siamo rimaste in silenzio. Ma adesso non più. Non accetteremo tutto ciò che dicono, non indosseremo il burqa né resteremo chiuse in casa". E' la testimonianza di Ramzia Abdekhil, una delle manifestanti afgane scese in piazza la scorsa settimana a Kabul, raccolta dal quotidiano turco Hurriyet.

 L'ulteriore passo all’indietro. «Le donne non potranno giocare a cricket, né praticare alcun altro sport che esponga i loro corpi e li mostrino ai media. Ma in realtà, che necessità c’è che le donne facciano sport? L’Islam vieta che il corpo della donna sia visto in pubblico», ha dichiarato Ahmadullah Wasiq, che è il numero due della Commissione culturale talebana. Ad ascoltarlo tornano alla mente tutti i lenti progressi compiuti dalle donne, ma in realtà dall’intera società afghana, in quei primi anni post-2001. Allora la nascita di una nuova squadra di basket femminile, l’apertura di ogni palestra alle donne, le neo-giornaliste assunte nel proliferare di giornali, radio e televisioni, l’apparire sul mercato del lavoro di professioniste pronte a prendere il proprio posto in uffici che sino ad allora erano stati solo per uomini, sembravano successi destinati a durare, a cambiare il Paese per sempre.

Un mondo sottolinea corriere della sera senza sport femminili, senza musica che non siano le nenie religiose, senza giochi, senza volti di donne, senza immagini, ma dominato da uomini barbuti che sorvegliano rigorosi fantocci di burqa blu o, ancora meglio, neri dalla testa ai piedi. Soltanto tre settimane fa i nuovi padroni talebani, ebbri di vittoria, promettevano magnanimi che il nuovo Afghanistan del ritorno dei mullah sarebbe stato accondiscendente nei confronti della società civile sviluppatasi negli ultimi vent'anni sotto l’influenza culturale e sociale della coalizione occidentale a guida americana. 

Gli ultimi due giorni sono stati una drammatica doccia fredda per chiunque si fosse lasciato illudere. Martedì la presentazione del loro nuovo governo ha riportato in auge figure e modi di pensare legati a filo doppio alla loro teocrazia radicale tra il 1994 e il 2001. L’incubo che l’Afghanistan torni ad essere una base logistica del terrorismo internazionale diventa concreto

Nella mentalità misogina e sessuofobica scrive l agenzia adnkronos,di questi talebani, il corpo della donna rappresenta il diavolo, il male, - ha spiegato la deputata del Pd - e quindi, come ogni fondamentalismo, perché questo non è l'unico, ci si esercita sul corpo della donna, a mortificarlo, a renderlo invisibile e a fare delle donne figure prive di diritti". "La cosa che colpisce di più oggi è la formazione del governo afgano.

 Mi vengono i brividi - ha aggiunto Boldrini- quando leggo quei nomi, nomi che sono noti all'antiterrorismo di tutto il mondo, figuri che hanno operato come terroristi. Mi riferisco ad Haqqani, ma anche il primo ministro Hasan è una persona che proviene da quell'ambito. Yaqoob, il figlio del Mullah Omar, ministro della difesa. Il peggio del peggio".

"D'altronde io non ho mai avuto dubbi -ha proseguito l'ex presidente della Camera- avendo conosciuto i talebani degli anni '90 e il loro regime sanguinario attraverso missioni svolte lì. Quando i talebani attuali hanno ricevuto su un piatto d'argento il paese, e questo lo si deve all'insensata azione del presidente Donald Trump, che ha consegnato loro il paese, non è che hanno preso le distanze dal regime sanguinario degli anni '90, assolutamente no".

"La cosa più grave e molto significativa, è la provocazione che hanno voluto fare con la formazione di questo governo. Che non è inclusivo, come era stato loro richiesto: è solo di Pashtun, e quindi non ci sono gli altri gruppi, ed è fatto solo di uomini, e di uomini compromessi e parte attiva del terrorismo internazionale".

"Non c'è nulla da sperare e non c'è neanche nulla da sorprendersi se i talebani hanno introdotto i vecchi divieti che già erano in vigore negli anni '90, e quindi anche il divieto per le donne di fare lo sport", conclude Boldrini.

L'impatto che la dimensione geografica ha avuto, interessa in modo cruciale anche la realtà politica. L’Afghanistan, infatti, ha un territorio prevalentemente montagnoso, e questa particolare topografia ha storicamente reso difficile ricondurre sotto il controllo del potere centrale quelle aree che la geografica rende distanti da Kabul. In termini di governo, pertanto, il Paese è caratterizzato da un importante divario tra centro e periferia e da una profonda frammentazione. Questa realtà frammentaria, tale per cui ogni zona tende ad essere di fatto sotto il controllo di gruppi e milizie locali, rimane una delle principali sfide per lo Stato afghano (e le forze alleate), che fatica a stabilire una presenza indiscussa e un controllo efficace su tutto il Paese.

L’Afghanistan è Paese le cui peculiarità politiche, etniche e religiose affondano le proprie radici nella geografia. In virtù della sua posizione, l'Afghanistan è sempre stato al centro delle rotte lungo cui i mercanti trasferivano merci e idee tra Europa, Medio Oriente e Asia. Ciò ha inevitabilmente esposto il Paese a continui influssi culturali, linguistici e religiosi, che hanno favorito l’emergere di una realtà variopinta, caratterizzata dalla coesistenza – spesso difficile – di identità diverse.
Sul piano etnico-tribale, in particolare, la frammentazione ha assunto i tratti più profondi: alla maggioranza etnica Pashtun si aggiungono Tjiki, Hazara, Uzbechi, Aimak, Turkmeni e Baluchi, e il fatto che ogni zona del Paese sia caratterizzata dalla prevalenza di uno specifico gruppo tribale dà alla cartina etnica dell'Afghanistan confini particolarmente netti.

fonti Adnkronos,corriere della sera e varie agenzie

 

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