Il rapporto l'Ocse mette in evidenza i rischi strutturali e occupazionali in Italia

La crisi del coronavirus costituisce una sfida per l'economia europea e per le condizioni di vita dei cittadini. Durante questa crisi sanitaria è fondamentale non solo proteggere i settori critici della nostra economia, ma anche i nostri beni, le nostre tecnologie e le nostre infrastrutture e soprattutto occorre tutelare i posti di lavoro e i lavoratori.

L'impatto economico della crisi del coronavirus varia a seconda dei settori industriali e delle imprese in funzione di una serie di fattori, tra cui la possibilità di adattarsi ai problemi che interessano le catene di approvvigionamento, la disponibilità di scorte o il ricorso a processi di produzione just-in-time.

La Commissione europea è in stretto contatto con le autorità nazionali, i rappresentanti dell'industria e le altre parti interessate al fine di monitorare e valutare l'impatto sull'industria e sul commercio europei.

Nel suo rapporto l'Ocse mette in evidenza che in Italia molti problemi strutturali, che vanno ancora indirizzati, erano preesistenti alla crisi pandemica. Più nel dettaglio, l'Ocse ricorda che il Pil pro capite degli italiani è inferiore del 26% a quello dei 18 Paesi Ocse più ricchi e che la produttività nel nostro paese è inferiore del 17% rispetto ai migliori risultati dell'Ocse.

"La crisi rischia di far calare ulteriormente i tassi di occupazione, già bassi, e di rafforzare le diseguaglianze, soprattutto per chi ha uno scarso livello di competenze e un basso livello di formazione continua": lo scrive l'Ocse nella scheda sull'Italia del report 'Going for Growth 2021. Shaping a Vibrant Recovery

Secondo l'Ocse in Italia il 20% delle famiglie più povere guadagna il 6,6% del reddito totale. Sul fronte dell'ambiente l'Ocse segnala che il Italia i tre quarti della popolazione "è esposto a livelli dannosi di inquinamento", anche se le emissioni di gas a effetto serra "sono scese negli ultimi anni".

Molti degli attuali problemi strutturali dell'Italia, "sono stati aggravati dalla crisi Covid-19". È quanto si legge nel nel rapporto dell'Ocse 'Going for Growth 2021', nel quale si evidenzia che ora "la priorità fondamentale per la ripresa è migliorare l'efficacia della pubblica amministrazione", specie per quanto riguarda la "governance degli investimenti pubblici e un migliore coordinamento e attuazione tra i diversi livelli di governo", e anche per "un utilizzo efficace dei fondi disponibili dallo strumento europeo di ripresa e resilienza (Rrf) e per realizzare i vantaggi delle riforme strutturali".

"Un'offerta efficace di istruzione, servizi pubblici di promozione dell'impiego e politiche di attivazione servizi in materia di istruzione, può contribuire a mitigare i divari tra domanda e offerta di competenze e lavoro, in particolar modo per i giovani e per i lavoratori più vulnerabili", suggerisce l'Ocse.  

La "priorità essenziale" per favorire la ripresa dell'Italia è rappresentata dalla "promozione dell'efficienza della pubblica amministrazione, principalmente nell'ottica di migliorare la gestione degli investimenti pubblici e rendere, al contempo, più efficaci l'assegnazione e il coordinamento dei compiti di attuazione delle varie politiche tra i diversi livelli di governo. Passaggi chiave, questi ultimi, per un efficace utilizzo dei fondi del Recovery e per la piena realizzazione dei vantaggi attesi dalle previste riforme strutturali": è quanto scrive l'Ocse nella scheda sull'Italia del rapporto 'Going for Growth'.

"Rimuovere i vincoli legali al telelavoro": questo uno dei suggerimenti rivolti dall'Ocse all'Italia, nel quadro del rapporto 'Going For Growth: Shaping a Vibrant Recovery' presentato oggi in presenza del segretario generale dell'organismo, Angel Gurria e del ministro dell'Economia e delle Finanze, Daniele Franco. Per favorire produttività e innovazione, l'Ocse suggerisce inoltre di "rimuovere i vincoli per favorire l'installazione più rapida di infrastrutture per le telecomunicazioni". Ma anche "sensibilizzare i manager e accrescere il loro livello di competenze per favorire la diffusione delle tecnologie, l'innovazione e un miglior utilizzo del personale".

Intanto l'11 febbraio 2021 la Commissione europea ha pubblicato le sue previsioni economiche d'inverno 2021. Secondo le previsioni, l'economia della zona euro crescerà del 3,8% nel 2021 e nel 2022. Secondo le previsioni, l'economia della zona euro crescerà del 3,7% nel 2021 e del 3,9% nel 2022.

Le economie della zona euro e dell'UE dovrebbero raggiungere i livelli di produzione precedenti alla crisi prima rispetto quanto indicato nelle previsioni economiche d'autunno 2020, in gran parte a causa di una spinta alla crescita più forte del previsto nella seconda metà del 2021 e nel 2022.

Dopo la forte crescita nel terzo trimestre del 2020, l'attività economica si è nuovamente contratta nel quarto trimestre poiché la seconda ondata della pandemia ha portato a nuove misure di contenimento. Con tali misure ancora in vigore, le economie dell'UE e della zona euro dovrebbero contrarsi nel primo trimestre del 2021. La crescita economica dovrebbe riprendere in primavera e acquisire slancio in estate con l'avanzare dei programmi di vaccinazione e la graduale riduzione delle misure di contenimento.

Anche il miglioramento delle prospettive per l'economia mondiale è destinato a sostenere la ripresa. L'impatto economico della pandemia rimane disomogeneo tra gli Stati membri e si prevede che anche la velocità della ripresa varierà notevolmente.

 

Fonti Agi / Commissione Europea / Ansa

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