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Cina, Usa, Italia: il futuro (post-Covid) che verrà

Una realtà con la quale è impossibile non misurarsi: nonostante l'impatto della pandemia, la Cina è stata la prima nazione capace di risollevarsi dal Covid-19, attuale seconda economia al mondo, mercato immenso e tutt'ora affamato di prodotti occidentali. Dal crollo dello scorso marzo a causa delle restrizioni agli spostamenti imposti nella maggior parte del mondo,  Il mercato azionario cinese è tornato ai massimi livelli dall'inizio della crisi finanziaria globale. Il motivo? Secondo Ronald Wan, amministratore delegato di Partners Capital, gli investitori sono attratti dalla rapida ripresa dell'economia cinese e dagli stimoli decisi da Pechino. Terra dalla quale sono partiti i grandi trend di trasformazione digitale a livello planetario, il Dragone rappresenta il modello di consumo digitale più sofisticato al mondo.

"Dobbiamo restare impegnati nello stare al passo coi tempi e non nel rifiutare il cambiamento. Adesso è il momento degli sviluppi più grandi e della maggiori trasformazioni", ha detto pochi giorni fa il Presidente cinese Xi Jinping parlando al World Economic Forum di Davos sottolineando l'importanza della transizione e  del "multilateralismo" oltre alla condivisione degli "stessi valori", adattandosi  "ai cambiamenti del mondo per rispondere alle sfide globali".

Conoscere la cultura cinese, oggi è fondamentale per non scontrarsi con una concorrenza aggressiva. Dalle meraviglie di WeChat e Alibaba, a scenari distopici degni di Black Mirror, il "regno di Mezzo", caratterizzato da una cultura millenaria a tratti profondamente distante da quella occidentale, è diventato un player sempre più influente e controverso nello scacchiere geopolitico mondiale, oltre che un partner commerciale tanto necessario quanto insidioso e difficile da gestire. Quindi, Che cosa serve quando si decide di approcciare questo mercato:? Ne hanno parlato Andrea Ghizzoni, Head of Strategy, Vodafone Italia, Josef Nierling, CEO, Porsche Consulting in Italia, Marco Giovannini, Chairman & CEO, Guala Closures e Gabriele Castaldi, Head Industry, EMS Chemie Cina, durante il webinar organizzato da Ruling Companies.

La Cina, caratterizzata non solo da un business diverso, ma anche da una cultura lontanissima da quella Europea, di conseguenza “Quando si decide di avere a che fare con questo partner commerciale è importante prendere in considerazione alcuni punti”, sottolinea Ghizzoni, Head of Strategy, Vodafone Italia, per il quale “Il primo è un nodo culturale. La Cina, ha una cultura lontanissima e diversissima dalla nostra. Basti pensare al ritorno del confucianesimo in diverse generazioni di cinesi, il ruolo delle donne che è in rapidissima evoluzione, le differenze di modelli di consumo tra generazioni che si susseguono ogni 10 anni, le persone nate dopo gli anni 80, 90 o 2000. Seconda cosa – continua Ghizzoni - le piattaforme digitali che ci vengono in aiuto. Si tratta di strumenti potentissimi e come tali vanno conosciuti bene. Per approcciare questo mercato è necessario in primis un ragionamento solido sul modello di business, pensare a quale sia il modello di business e a come questo evolverà negli anni è la domanda fondamentale a cui dare risposta all'inizio poi discendono le altre questioni”.

Con l'impressionante forza della vastità del suo territorio e della sua popolazione, la Cina sta cercando di diventare una potenza economica che porta a superare il vecchio immaginario di una Cina manifatturiera con prodotti semplici di massa. “Oggi il mercato cinese ha due parole chiave: essere sofisticato e essere altamente tecnologico. Sofisticato significa che porta lo guardo al settore industriale, alla richiesta di prodotti sempre più complessi. Se guardiamo ai beni di consumo sappiamo bene che il lusso oggi è focalizzato nel mercato cinese e il 50% del mercato globale del lusso sarà in Cina fra qualche anno, possiamo dire che è un mercato di complessità elevata” dichiara Nierling, CEO, Porsche Consulting in Italia. “Parlando di tecnologie hi-tech è la Cina quel mercato dove bisogna accedere con i prodotti più nuovi, noi stessi lanciamo in Cina prodotti molto innovativi. Per avere successo bisogna quanto più possibile produrre in Cina e per il mercato cinese. E anche a sostegno del business in Cina bisogna utilizzare dei metodi sempre più sofisticati ad esempio noi stiamo sfruttando molto la tecnologia di data analytics per comprendere i gusti del consumatore cinese, tarare gli accessori per un veicolo tanto più mirati a questo mercato”, conclude Nierling.

“La Cina è il nostro principale mercato estero rappresenta il 25% del fatturato globale”, interviene Daniele Pini, CFO, Pinko. “Abbiamo circa 150 colleghi tra Shanghai e Hong Kong di cui quasi 40 nel nostro headquarter di Shanghai quindi un team devo dire molto forte che ha saputo sviluppare negli anni il business con grande attenzione”.

 Marco Giovannini, Chairman & CEO, Guala Closures indica la via da seguire: "occorre scegliere bene il segmento di mercato e  familiarizzare sempre di più con un concetto, quello della flessibilità nello spostamento degli impianti, destinato a diventare sempre più strategico".

Così come in Germania, anche in Cina si comincia a respirare aria di industry 4.0, una tendenza dell'automazione industriale che integra alcune nuove tecnologie produttive per migliorare le condizioni di lavoro, creare nuovi modelli di business e aumentare la produttività e la qualità produttiva degli impianti. Una quarta rivoluzione che aprirà le porte a tantissime opportunità“, ricordando sempre di non smettere mai di imparare, perché la cultura cinese è molto più lontana da noi di quanto possiamo immaginare”, conclude Gabriele Castaldi, Head Industry, EMS Chemie Cina.

Intanto, tra i tanti dossier che Mario Draghi si ritroverà sulla scrivania di Palazzo Chigi proprio il "faldone" sulla Cina pratica cinese. In tanti hanno già iniziato a chiedersi come cambieranno i apporti tra l’Italia e la Cina con l'insediamento del nuovo Governo. Ci si muove ancora nel campo delle ipotesi e in pochi si sbilanciano. Al momento nel discorso alle Camere il Premier ha fissato i pilastri che sorreggeranno il suo esecutivo: l’atlantismo e l’europeismo.

Arrivano segnali anche dagli Stati Uniti che "lavoreranno strettamente con l'Europa per venire incontro alle sfide comuni che affrontiamo",  ha ribadito il Presidente Joe Biden sottolineando che "l'America è tornata, l'Alleanza atlantica è tornata". Il presidente americano ha parlato anche di Cina e Russia. Con la prima, Usa e Ue devono prepararsi ad una "competizione di lungo periodo. E sarà una competizione dura", avvertendo che bisogna respingere gli abusi economici di Pechino.

 

 

 

 

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