Draghi : prima affossò l'Italia (con le privatizzazioni) e la Grecia, e poi le salvò alla Bce

Esordì  il 26 luglio del 2012, con il programmatico è il celebre discorso del “whatever it takes” (“faremo tutto quello che è in nostro potere per salvare l’Euro e, fidatevi di me, sarà abbastanza). Con questa presa di posizione Draghi proiettò la politica monetaria in un territorio inesplorato. Quella della BCE fu una promessa aperta, che mantenne un certo grado di imprevedibilità.

Non so se sia possibile dire che Mario Draghi, abbia effettivamente salvato l'Euro, ma certamente e stato protagonista di misure innovative che nessuno fino a quel momento avesse fatto, quelle anche definite misure “non convenzionali”.

Alla fine del suo mandato possiamo dire che Draghi sia stato un guidatore che ha dovuto aggirare molti ostacoli , è stato un grande attivista ha affrontato con coraggio situazioni che avrebbero portato lo sgretolamento dell’Europa, uno su tutti ricordiamo la situazione Greca, quella italiana, quella del portogallo. Oggi, però, nonostante tutto con un'economia in peggioramento, lontana da un tasso di inflazione vicino al target del 2% e soprattutto cosa ancora più grave e che i paesi che ne fanno parte non hanno seguito gli stimoli che la Bce ha dato in questi anni, le riforme dovevano essere fatte come lo stesso Draghi ha affermato più volte.

Di Mario Draghi si è detto e scritto tutto il possibile scrivono "affari italiani". Da una parte l'uomo che ha salvato l'euro, dall’altra l’espressione dei poteri forti che rispondono di volta in volta al nome di Gruppo Bilderberg, Goldman Sachs, arrivando alle teorie più bislacche che annoverano la massoneria globale e il NWO (che sta per New World Order).

La verità sottolineano "affari italiani",è che Mario Draghi è forse il meno italiano tra i potenti del nostro Paese. Prima di tutto, perché ha uno standing internazionale riconosciuto. Tant'è che è bastato fare il suo nome – il governo arriverà, stiamone pur certi – perché lo spread precipitasse e le borse brindassero. Equita ha già fatto una lista delle azioni da acquistare sotto l'esecutivo del Divino.

Divenuto consigliere del ministro Giovanni Goria scrivono affari italiani,nel primo governo Craxi, dal 1984 al 1990 è stato direttore esecutivo della Banca Mondiale. Un'escalation, appunto.

Ma è dal 1991 sottolineano "affari italiani",che Draghi inizia a mostrare che cosa può fare: viene chiamato dall'allora ministro Guido Carli a fare il direttore generale del Tesoro, su suggerimento del governatore di Bankitalia Carlo Azeglio Ciampi. Ed è qui che la storia si fa un po’ più spessa. Nel 1992, a bordo della nave Britannia, partecipa a un summit divenuto celeberrimo – e che ha permesso di alimentare la mistica sul Draghi trafficone al servizio dei poteri forti – in cui si chiede di fatto all'Italia, per restare in Europa e poter ambire (dieci anni dopo) a entrare nell’euro, di abbattere un debito pubblico che i favolosi anni ‘80 hanno fatto schizzare al 125% del Pil.

Sottolineano affari italiani che Draghi fa l'unica cosa che si può fare: avviare le privatizzazioni. Iniziando a spolpare l’Iri dei gioielli della corona: Eni, Enel e, soprattutto, l’allora Sip. Sulla compagnia di telecomunicazioni si potrebbero scrivere interi volumi. Ma è bene soltanto ricordare che l’azienda venne prima data in gestione al famoso “nocciolino duro” degli Agnelli e poi, nel 1999, ceduta per oltre il 51% ai bresciani Roberto Colaninno ed Emilio Gnutti. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Una serie di cessioni, rimpalli, rimbalzi di responsabilità che ha portato a decuplicare il debito, a ridurre del 40% gli investimenti industriali e a bruciare oltre 70mila posti di lavoro. Non esattamente un successone.

Telecom in quegli anni era ancora un’azienda ad azionariato diffuso e il Tesoro deteneva il 3,5% delle quote. Con la golden share, inoltre, avrebbe potuto opporsi alla vendita. Ma non lo fece, preferendo rimanere neutrale.

 

Ma la saga continua,come scrivono affari italiani, terminata la parentesi da Dg del Tesoro diventa vice chairman e managing director di Goldman Sachs a Londra. Un ruolo di rilievo che non lo mette al riparo dalle critiche. Una su tutte: la vendita di derivati alla Grecia per “imbellettare” i bilanci per entrare nell'euro. È bene ricordare che il combinato disposto tra titoli tossici e spese folli per le Olimpiadi del 2004 costarono ad Atene la famigerata cura “lacrime e sangue” imposta dalla Trimurti Fed, Bce e Ue. Un disastro di cui Draghi sarebbe in qualche modo correo, visto il suo ruolo nella banca d’affari.

 

Intanto nella giornata di ieri i grillini scrive il giornale,hanno posto delle "condizioni" per appoggiare un esecutivo a guida Draghi: oltre alla salvaguardia dei provvedimenti di Conte (dal reddito di cittadinanza al decreto Dignità), vorrebbero un programma che abbia tra i punti principali il reddito universale, un'imposta patrimoniale per i super ricchi, acqua pubblica, blue economy, digitalizzazione, conflitto di interessi e banca pubblica. Ecco perché l'ex ministro dell'Interno vuole vederci chiaro: "Draghi dovrà scegliere tra noi e Grillo, tra chi vuole tagliare le tasse e chi vuole la patrimoniale con altre tasse. Abbiamo una idea di Italia che è diversa da quella di Grillo, dei 5 Stelle. Io non posso stare assieme con chi vuole tassare i risparmi degli italiani".

"Se ci sono spazi per aiutare milioni di italiani noi ci siamo. Non facciamo le cose a metà: se ci siamo ci siamo, altrimenti diamo una mano dall'opposizione come abbiamo fatto nell'ultimo anno e mezzo", è stato il commento di Salvini rispondendo alla domanda se il partito sarebbe pronto anche a far parte dell'esecutivo nel caso di un sostegno al governo Draghi. I veti in realtà stanno arrivando dalla sinistra. Liberi e uguali ha già annunciato che sarebbe "difficile stare insieme a chi vuole la flat tax" e dunque - considerando che i temi di Leu "sono incompatibili con la presenza della Lega" - si esprimera solamente "sulla base del perimetro programmatico e politico delineato da Draghi".

 

In un articolo del quotidiano il Giornale si sottolinea il perché Giorgia Meloni, pur la tentazione è lontana quanto la reale possibilità che il centrodestra resti unito. Almeno stando così le cose. Ma difficile che Giorgia Meloni, che ha sempre sventolato la coerenza quale migliore delle sue virtù, possa cambiare idea su Mario Draghi.

L'ostracismo nei suoi confronti scrive il giornale, viene da lontano ed è rimasto pressoché sempre costante. L'unico punto di incontro si è registrato nell'ottobre del 2011, quando la Meloni era ministro della Gioventù nel governo Berlusconi e quando Draghi, ancora governatore della Banca d'Italia, parlò dei giovani come volano per il nostro paese. "Draghi mette l'accento sul grande rischio che stiamo correndo: quello di bruciare la capacità di sviluppo e innovazione delle nuove generazioni. Sono convinta anch'io che l'uscita dalla crisi dipenda dalla capacità della nostra società di abbattere le barriere che oggi impediscono ai nostri giovani di emergere e farsi traino della crescita economica. In questa direzione abbiamo lavorato sin dall'inizio della legislatura, anche in questi momenti di rigore".

Nel 2015, la Meloni come ricorda il giornale, lancia addirittura il guanto di sfida al banchiere nell'ipotesi di partecipazione alle primarie del centrodestra: "Non credo sia suo interesse, ma se vuole scendere in campo spinto da Berlusconi ci confronteremo sui contenuti. Lui difenderà l'Europa dei grandi capitali e delle banche, noi l'Italia delle partite IVA, degli artigiani, dei professionisti e di tutti coloro che pur meritando di volare restano schiacciati al suolo dall'arroganza del potere finanziario ben rappresentato da Draghi". Il solco tra i due è netto. L'élite da un lato, il popolo dall'altro.

L'anno successivo sottolinea il giornale,il leader di Fdi scuote il suo di popolo con un post al vetriolo su Facebook contro il figlio dell'economista: "Volevate un altro motivo per dire basta all'Euro dei banchieri, usurai e lobbisti? Eccolo: Giacomo Draghi - il figlio di Mario Draghi presidente della BCE che decide la politica monetaria dell'eurozona - lavora per la banca d'affari Morgan Stanley e specula sui Bond e sull'andamento dei tassi. Cioè specula e guadagna in base alle decisioni prese dal padre. Mario Draghi ha detto che non c'è niente di strano. Ma veramente questa gente ci prende tutti per scemi? L'Europa vive una crisi profonda, cresce la povertà, cresce la disoccupazione, ma per i tecnocrati e gli affaristi le cose vanno sempre alla grande. Riprendiamoci la nostra sovranità e la nostra libertà, prima che queste sanguisuga ci tolgano l'ultima goccia di sangue".

Per queste ragioni sottolinea il giornale, non stupisce nemmeno l'ostracismo nei confronti dell'ipotesi di Draghi presidente della Repubblica entrata nel dibattito politico nella fine del 2019. Ipotesi rigettata in maniera netta: "Non lo candiderei alla Presidenza della Repubblica. La nostra battaglia è l'elezione diretta del Presidente della Repubblica. Io non lo candiderei, se qualcuno altro lo fa..... Ma io trovo scandaloso se una minoranza nel Paese avesse la presunzione di eleggere il presidente della Repubblica. Ieri ho sentito dire che vogliono un Capo di Stato europeista e che salvi l'Europa. Io voglio un Capo dello Stato che salvi l'Italia". E ancora: "Per noi il prossimo Presidente della Repubblica deve avere alle spalle una storia di difesa dell'economia reale e dei nostri interessi nazionali, non provenire dal mondo della grande finanza internazionale".

Ironia della sorte,come scrive il giornale, ora che Draghi è stato chiamato come premier per salvare l'Italia. Ma non è solo il nome a far venire l'orticaria alla Meloni ma anche l'idea di una maggioranza posticcia e raffazzonata. Lo ha spiegato bene l'ex presidente di Azione Giovani nel marzo 2020: "Le parole di Draghi sono necessarie in un momento in cui l'Ue rischia di dissolversi. L'Ue deve decidere se esistere, l'inizio non è stato confortante, abbiamo visto alcune nazioni, segnatamente la Germania, che hanno pensato che il Coronavirus fosse una opportunità per raggiungere certi obiettivi, come l'austerità o il saccheggio di asset strategici di Paesi in difficoltà. Draghi ha dato un messaggio a questi Paesi....

Ma non è un tema Draghi sì, Draghi no, continua la sua ricostruzione il quotidiano il giornale,poi dobbiamo distinguere: abbiamo una emergenza sanitaria e la ricostruzione economica. L'emergenza sanitaria durerà settimane e ha bisogno di una fase con forze che sappiano dare una mano. Non so se qualcuno ritiene che in questa fase si possa cambiare il governo. Questo richiede dei tempi. Ciò non significa che io consideri Conte adeguato per questa stagione, non ho mai votato la fiducia, e sono convinta che questo non è il massimo. La ricostruzione avrà bisogno di qualche anno, non è questione di una manovra da fare a dicembre. Ora credo che quando sarà finita l'emergenza, immaginare che la ricostruzione si possa fare con un Parlamento in cui uno su tre è di M5s non mi vedrebbe ottimista. Per la ricostruzione non serve una melassa in cui si sta tutti insieme; dopo l'emergenza ricomincia la normale dialettica in cui serve una visione. Sarebbe più efficace un governo forte, con un forte mandato popolare, una visione chiara con 5 anni per fare le cose. Questo è il modo migliore di ricostruire mentre mettere insieme tutto e il contrario di tutto, otterrebbe gli stessi risultati di quelli che ci hanno provato, purtroppo non con ottimi risultati".

 

 

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