A 190 anni dalla liberazione la Grecia ancora combatte contro il pericolo Turco

Le frontiere della Grecia sono le frontiere europee: la Ue rispetta gli impegni presi con la Turchia sulla gestione dei migranti, Ankara deve fare lo stesso. Questo il doppio messaggio che i vertici delle istituzioni europee lanciano da Kastanies, valico di frontiera greca giorni sotto il pressing dei migranti che dal lato turco sperano di entrare in Europa.

La Grecia è "il nostro scudo europeo", dice von der Leyen, utilizzando la parola greca "aspida" per ringraziare Atene. "Queste sono circostanze eccezionali. Le autorità greche sono di fronte a un compito molto difficile nel contenere la situazione - dice - . È importante per me essere qui oggi con voi e dirvi che le preoccupazioni greche sono le nostre preoccupazioni. Questa frontiera non è solo greca, è la frontiera europea".

Il confine è rappresentato da qualche area coltivata e colline brulle. In mezzo scorre il fiume Evros, ed è proprio attraversando queste acque gelide che la stragrande maggioranza dei profughi vorrebbe cercare di arrivare entro il confine greco. In volo diversi elicotteri e numerosi droni equipaggiati con telecamere che trasmettono in tempo reale la situazione ai posti di controllo a terra. Dove possibile i frontalieri greci hanno srotolato metri e metri di quella che gli americani chiamano barbed wire, il filo spinato militare che nasconde anche piccole lamine affilatissime come lamette. 

 
Gli scontri erano già cominciati dai primi giorni non appena Ankara aveva dato il via libera ai profughi.I poliziotti greci hanno effettuato 66 arresti tra i migranti incapucciati ed armati di razzi lacrimogeni come in una vera guerriglia. Come riferisce il media Ekathimerini di Atene, ben 17 di costoro sono stati condannati a una pena detentiva di 3 anni e mezzo.

Nelle prime 24 ore della crisi del confine, 4.000 persone sono state fermate dall’attraversamento del territorio greco, ha detto il portavoce del governo greco Stelios Petsas. Le riprese della scena mostrano grandi folle di uomini mascherati che camminano e corrono vicino alla barriera cantando “Turchia, Turchia”.
 
Ogni 25 Marzo, la Grecia ricorda la liberazione dai Ottomani. Il popolo greco si unisce, come è solito fare, in una grande sfilata che parte da Koukaki e termina a Syntagma  ..Con quello che succede a Evros e alle isole Greche non e mai stata piu attuale di ricordare la storia che per 4 secoli ha messo la Grecia nel periodo piu buia : Iniziando con la caduta di Costantinopoli, e quindi dell’impero bizantino, avvenuta ad opera dell’impero ottomano nel 1453, il suolo ellenico è stato vittima di vessazioni, usurpazioni, ruberie, persecuzioni ed uccisioni da parte dei vicini turchi.

Nel 1814, alcuni rivoluzionari decisero di organizzarsi, dando vita alla cosiddetta Φιλική Εταιρία (Filikì Eterìa), una società rivoluzionaria segreta che aveva il compito di riunire i vari leader delle classi greche con l’obiettivo finale di liberare la patria dall’occupazione ottomana. Questa società venne fondata in particolare da tre greci: Nikolaos Skoyfas, Emmanoyel Xanthos e Athanasios Tsakalof.  
  
Il 25 marzo fu approvato come un giorno di memoria della rivolta nazionale dal Re Otto il 15 marzo 1838 in uno sforzo di abbinare l’evento ecclesiale dell’Annunciazione con la lotta dell’Indipendenza. Fu anche il desiderio di Alexandros Ipsilantis e della Filiki Eteria (Società degli Amici, composta da greci espatriati allo scopo di liberare la Grecia) di associare la rivolta con una grande festa ortodossa per incoraggiare il morale dei greci!

Appoggiando rivoluzioni nel Peloponneso e a Costantinopoli, la società inizia a credere seriamente di poter essere il perno motore della rivoluzione. Non a caso, un primo evento importante  si è verificato con l’appoggio dato alle rivolte nei principati danubiani: capitanata da Αλέξανδρος Υψηλάντης (Alexandros Ipsilantis), nato a Costantinopoli nel 1792, la rivolta del 6 marzo 1821 avrebbe innescato la scintilla per l’esplosione della rivoluzione greca. Nonostante Alexandros sia stato sconfitto dall’impero ottomano, appoggiato dai Russi in quella occasione, il 17 marzo, una popolazione del sud, i manioti, avrebbero dato vita ad una rivolta nel Peloponneso che sarebbe stata seguita dai vicini di tutta la regione. Entro la fine di quello stesso mese, tutto il Peloponneso avrebbe deciso di imbracciare le armi per poter dichiarare guerra al nemico turco.

Ad ogni modo, il 25 Marzo, non a caso giorno dell’Annunciazione alla Madonna che, secondo i cristiani ortodossi, rappresenterebbe il giorno in cui la salvezza sarebbe arrivata grazie alla nascita di Gesù Cristo,   fu dichiarata l’ufficialità della guerra per l’indipendenza. L’insurrezione sarebbe stata fomentata principalmente dall’arcivescovo di Patrasso, Germanòs, appoggiato da Theodoros Kolokotronis alla guida degli Armatolì e Kleftes. Contemporaneamente, Alì Pascià guidava la secessione dell’Epiro, che fu repressa un anno dopo, nel 1822, dai Turchi.

Ricordiamo alcuni degli episodi più grotteschi messi in atto dagli ottomani, in particolare quelli nell’isola di Chio, dove nel 1822 la popolazione venne letteralmente sterminata, e a Costantinopoli, dove si verificò il cosiddetto massacro di Costantinopoli, con l’impiccagione del patriarca. Questi fatti fecero sì che, più tardi, anche l’impero russo, la Gran Bretagna, il Regno di Francia  e altre potenze europee decisero di sostenere la causa greca; dall’altro lato, i turchi furono invece aiutati dall’Egitto, Tripolitania, Algeria e Tunisia.

Lo scontro sarebbe durato fino a quando, nel 1829, con il Trattato di Adrianopoli, venne riconosciuta l’autonomia alla Grecia, seppur sotto il protettorato di Francia e Gran Bretagna. Tuttavia, nel 1830, con il Protocollo di Londra, venne sancita l’indipendenza greca, dopo nove lunghi anni di scontri. Alcune regioni erano rimaste comunque sotto il controllo ottomano, come Macedonia, Creta, Tessaglia, l’Epiro e la Tracia. Due anni dopo, nel 1832, nonostante alcuni rivoluzionari nel 1827 avessero  sancito un primo ordinamento repubblicano sotto la presidenza di Giovanni Capodistria, a seguito  del suo assassinio, le potenze protettrici decisero di imporre la monarchia. Così, nell’agosto del 1832, Ottone di Wittelsbach divenne re, eletto dal popolo a Nauplia.

Con la conquista nel 1460 dell’ultimo territorio bizantino, della Morea (Peloponneso), e del Regno di Ponto, l’impero ottomano ha regnato per circa quattro secoli, seminando terrore e calpestando ogni tipo di libertà dei cittadini. La situazione difficile in cui versava il popolo greco ha favorito la crescita di un senso di ribellione nei confronti dei “padroni”, dando vita ad una forma di organizzazione rivoluzionaria, seppur molto divisa, eterogenea ed in forma embrionale.

Una delle strategie di ribellione messe in atto dai greci era dare appoggio  alle popolazioni straniere che combattevano contro i turchi in numerose guerre. Per esempio, la battaglia di Lepanto avvenuta nel 1571, ha visto numerosi greci appoggiare la “Lega Santa” contro l’impero ottomano. La stessa strategia è stata utilizzata quando i greci hanno deciso di appoggiare le rivolte dei contadini dell’Epiro nel biennio 1600-1601, oppure, ancora, quando hanno appoggiato la Repubblica di Venezia contro i turchi per il controllo del’Egeo e dell’attuale Peloponneso.  

E così via. I risultati furono in un primo momento rincuoranti, portando alla vittoria, seppur in inferiorità numerica, in alcune rivolte, e ottenendo l’indipendenza in alcuni territori. Tuttavia, la situazione poco a poco sarebbe degenerata; la mancata sollevazione popolare ha fatto sì che i “ribelli” fossero una piccola minoranza, sterminata subito dopo dai turchi che avevano messo in atto delle vere e proprie stragi. Si ricorda, per esempio, il caso dell’assassinio nel 1798 di  Ρήγας  Φεραίος Βελενστινλής (Rigas  Fereos Velenstinlis), un precursore dell’indipendenza che aveva messo in circolazione alcuni documenti su una possibile Grecia libera.
 

Durante la rivoluzione greca contro la dominazione ottomana si scrissero fiumi di pagine gloriose, a volte intrise di sangue per la lotta alla libertá, della storia ellenica. Condottieri e capitani irriducibili, uomini valorosi e coraggiosi combatterono e immortalarono l’idea di un popolo libero, anche attraverso le loro gesta: ovviamente il sogno di questi eroi era quello essenzialmente di una Grecia libera e indipendente.

 
 

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