Covid 19, Grecia e Italia al centro della crisi economica

Oxford Economics, che nel suo ultimo report sullo stato dell’economia globale ha lanciato l’allarme per la possibilità che per Paesi come Grecia e Italia il proseguimento della crisi possa trasformarsi in un dissesto economico di ampia portata.  

Il grave problema politico-economico causato dal coronavirus rischia di colpire, una volta di più, con viva forza i Paesi dell’Europa mediterranea, già duramente messi in ginocchio dalla Grande Recessione e dalla crisi dei debiti sovrani del 2010-2012.

il nostro Paese, che fino ad ora sta subendo le conseguenze peggiori dall’epidemia in termini sanitari, rischia un duro contraccolpo. Per Roma la caduta del Pil nell’anno in corso potrebbe toccare i 2-3 punti percentuali. Il governo di Giuseppe Conte ha messo sino ad ora sul campo 25 miliardi di euro per tamponare gli effetti della crisi in termini di sostegno al reddito, congedi, misure fiscali. Tuttavia, vi sono ancora numerosi scenari aperti. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri non ha spiegato come si movimenterà la massa di risorse fino a 350 miliardi da raggiungere con l’effetto leva senza investimenti di ampio respiro e non sono state date risposte a figure come i lavoratori autonomi e gli imprenditori individuali, potenziali vittime del tributo più salato della crisi  

Il Consiglio Fiscale di Atene ha recentemente stimato che la crescita, nel 2020, è destinata a essere sforbiciata al 2,54 per centro contro il 2,8 per cento presentato come obiettivo dal governo di Kyriakos Mitsotakis. Scenari più foschi prevedono una sforbiciata al +2,1% o addirittura al +1,8%, che se si considerano le ampie problematiche accumulate da Atene negli anni passati può rappresentare una differenza tale da decidere le prospettive reali di ripresa del Paese.

Il tempo stringe e Grecia e Italia devono mettere in campo adeguate misure connesse a investimenti produttivi, stimoli economici e reti di protezione sociale per evitare che il riflusso economico in corso si trasformi in una vera e propria rotta. Le criticità sistemiche dei due Paesi, a cui si aggiunge l’aumento della volatilità degli spread che rende più costosi gli interessi sul debito pubblico in questa fase, possono esplodere o, al tempo stesso, essere sanate con un’efficace politica economica. Capace di anticipare, piuttosto che rimediare, le conseguenze della crisi su produzione, lavoro, servizi essenziali. A patto di agire strategicamente.  

Giuseppe Conte ha chiesto all'Ue di usare "tutta la potenza di fuoco" del fondo di salvataggio da 500 miliardi di euro per affrontare la crisi economica del continente. Non solo per l'Italia, ma per tutti i Paesi colpiti dal coronavirus. "La politica monetaria da sola - spiega in un colloquio con il Financial Times - non può risolvere tutti i problemi. Dobbiamo fare lo stesso sul fronte di bilancio e, come do detto, il tempismo è essenziale.

La strada da seguire è aprire le linee di credito del Mes a tutti gli stati membri per aiutarli a combattere le conseguenze dell'epidemia Covid-19". Il passo fatto dall'Italia arriva il giorno dopo la mossa a sorpresa della Bce, con l'Europa che guarda sollevata alla reazione dei mercati che provano il rimbalzo dopo il profondo rosso dei giorni scorsi. Ma è un sollievo più che temporaneo: tutti, dai Governi alle istituzioni comunitarie, sono consapevoli che Christine Lagarde ha soltanto comprato loro un po' più tempo per decidere i prossimi passi e mettere a punto una strategia credibile ed efficace che non si aspettano solo le Borse.  

L'intervento di Francoforte, che ha annunciato 750 miliardi di nuovi acquisti per tamponare gli effetti negativi a livello economico e monetario del coronavirus sui mercati continentali, ha dato un bello scossone alle Borse del Vecchio Continente, che – non a caso – nella giornata di ieri e in quella di oggi hanno aperto – e proseguito – nel segno della positività.  

Però, secondo l'ex ministro dell'Economia e delle Finanze nel secondo, terzo e quarto governo Berlusconi, intervistato da Il Sole 24 Ore, si è trattata solamente di una mossa per guadagnare tempo nell'immediato, a corta gittata: "Quella della Bce stata un'azione en subite. Più che di un ritrovato slancio europeo, si è trattato di paura per un rischio bancario parigino. Insomma, di positivo, ma non so quanto, si sta solo comprando tempo. La promessa d'acquisto di 750 miliardi significa per l'Italia qualcosa più di 100 miliardi. Ecco, peccato però che noi dobbiamo emettere quest' anno oltre 400 miliardi di titoli…".  

Nel prosieguo della chiacchierata con il quotidiano economico, il tre volte ex titolare del Mef punta il dito contro la finanza in senso stretto invocando la necessità della politica di recuperare il suo primato, affrancandosi – appunto – dallo strapotere dei mercati. E a tal proposito, il giudizio di Tremonti è assai caustico, visto che parla del "decennio perduto, dal 2009 a oggi, in mano alla finanza". Dieci anni persi, dice, "non per colpa dei governi. Perchè il Quantitative easing ha oppiato la politica, ma la colpa è di chi fuma l'oppio o di chi lo spaccia? Come minimo, di entrambi…".

Ed è qui che l'accademico scrive il Giornale torna a battere con forza su una questione a lui molto cara e che potrebbe aiutare la politica (economica) a tornare alla realtà: "Una via potrebbe essere quella degli Eurobond. Che ora sembrano avere molti tifosi ma non sono un'invenzione di oggi. L' idea era nel piano Delors del 1994, poi nel programma della presidenza italiana dell'Unione nel 2003, respinto dalla commissione Prodi, e rientrano nel dibattito con l' articolo che ho firmato nel 2009 sul Financial Times insieme all' allora presidente dell' Eurogruppo Jean-Claude Juncker. Un articolo che non era una presa di posizione estemporanea, ma rifletteva le discussioni che allora si svolgevano nelle lunghe e gotiche notti dell'Eurogruppo".

Poi però cosa è successo? E qui Tremonti chiosa con un attacco agli alti papaveri dell'Ue: "Poi tutto è crollato con la Grecia, e al posto degli Eurobond arriva la Trojka con Christine Lagarde e soci. Ma gli Eurobond non sono decollati perché il muro del Nord Europa si è rivelato insuperabile. Pensate forse che Jean-Claude Juncker rappresentasse il Sud Europa?".

REF Ricerche rivede nettamente al ribasso la stima sulla contrazione del Pil italiano nel primo semestre -8% dal -1/-3% indicato in precedenza. La caduta -si legge nella nota del centro di ricerche - riguarda con questa intensità solamente l'ultima parte del primo trimestre, che potrebbe chiudere con un possibile decremeto del 3 per cento sul quarto 2019, e manifestarsi pienamente nel secondo, quando la caduta sarebbe di un altro 5 per cento sul primo trimestre".  Un rimbalzo è possibile, secondo il Ref, a partire dal terzo trimestre.  

Il ministro dell'Economia francese, Bruno Le Maire, ha avvertito che se l'Unione europea abbandona l'Italia, l'Ue "non si riprenderà più". Intervistato dalla tv Lci, Le Maire ha lanciato un appello ai Paesi Ue a "essere uniti" per far fronte al Coronavirus. "Se sarà ognun per sé" - ha ammonito - se si abbandonano alcuni Stati, se ad esempio si dice all'Italia 'cavatevela da soli', l'Europa non si riprenderà".

Le modalità con cui si può fare un'operazione di questo genere sono legate alla discussione su questi eurobond, cioè su strumenti che si costruiscono sul mercato e sono a disposizione per tutti i Paesi": lo ha detto il commissario agli affari economici Paolo Gentiloni a Radio Anch'io. Gentiloni ha sottolineato che la crisi "riguarda tutti", e che visto che abbiamo strumenti coordinati dobbiamo provare ad usarli".

Poi da non sottovalutare, in entrambi i casi, la possibilità che l’epidemia possa portare a un dissesto del sistema di welfare a causa dello sbilanciamento tra nuove spese e minori entrate: proprio per questo motivo per i due Paesi, e soprattutto per l’Italia, è vitale ritrovare in tempi rapidi il sentiero della crescita con opportune manovre anticicliche.

Anche la tutela delle fasce più deboli della popolazione, soprattutto gli anziani, potrebbe essere una priorità capace di richiedere ampie, per quanto assolutamente doverose, risorse di bilancio in maniera tale da anestetizzare gli effetti dell’isolamento sociale e dell’impoverimento che le misure di quarantena e contenimento del Covid-19 inevitabilmente provocheranno. La Grecia ha circa il 21,5% della popolazione oltre i 65 anni, in Italia questa percentuale sale al 22,8%. In terra ellenica, anziani e pensionati sono stati tra le prime vittime delle durissime misure di austerità imposte dalla Troika, che hanno condotto allo smantellamento del sistema sociale e delle misure pensionistiche di sussistenza; in Italia rappresentano la fascia più colpita dalla pandemia del Covid-19, e dunque quella nei cui confronti servirà una più attenta riprogrammazione del sistema sanitario nazionale capace di rafforzarlo adeguatamente.

"Gli strumenti ci sono e li useremo tutti", dice il responsabile dell'euro Valdis Dombrovskis, rassicurando chi teme che l'Ue brancoli nel buio. Ma il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno ammette che si stanno esplorando anche altre strade oltre a quelle esistenti, "per rafforzare la risposta", perché non tutti sono d'accordo che quello che c'è a disposizione sia sufficiente: una frase che letta alla luce della richiesta del premier italiano sembra prefigurare l'ipotesi di un utilizzo del Mes. Intanto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ribadisce che all'Italia sarà concessa "massima flessibilità" sulla spesa e sugli aiuti di Stato. E che le saranno lasciati 11 miliardi di euro di fondi strutturali che avrebbe dovuto restituire a Bruxelles, perché inutilizzati.

La situazione in questi giorni cambia così rapidamente che la Ue non riesce nemmeno a fissare i propri appuntamenti. Già un Ecofin, previsto per domani, è saltato. Grazie alla mossa di Francoforte i ministri non avevano più urgenza di lanciare un nuovo segnale per rassicurare i mercati, e hanno deciso di prendersi più tempo per disegnare la strategia che porterà al riparo l'economia europea. Probabilmente si vedranno - sempre in teleconferenza - in formato Eurogruppo esteso lunedì. Ovvero sempre a 27, ma con Centeno che guida la riunione e decide l'agenda.

Questo anche perché sul tavolo è ora un tema del Fondo Salva-Stati, il Mes, che all'Eurogruppo è nato, e solo in quel contesto può svilupparsi. Centeno ricorda che proprio il Consiglio ha dato mandato ai ministri di esplorare tutte le strade per salvare l'economia europea, incluso il Mes. Al momento, sarebbe lo strumento più semplice da utilizzare: è già pronto ad intervenire ed ha una capacità residua di 410 miliardi di euro. Mettere a punto qualcosa di simile, come alcuni Governi lasciano intendere, sarebbe troppo laborioso. L'impiego del Mes ha però un limite 'politico': se uno Stato chiedesse il suo aiuto, arriverebbe vincolato a condizioni stringenti.

Finora si è trattato di riforme strutturali e risanamento forzato dei conti, come per la Grecia. Si potrebbe però lavorare per rendere più accettabile il suo impiego. Ad esempio, la condizionalità potrebbe essere legata ad interventi per il sistema sanitario oppure per le emergenze legate alla crisi epidemica. E il 'paracadute' potrebbe aprirsi per più Stati o addirittura per tutti, così da evitare stigmatizzazioni di chi lo utilizza. Il dibattito sul Mes però, per ora non è nemmeno iniziato ufficialmente. I dubbi sono molti, e altrettanti sono quelli sull'idea lanciata da Francia, Italia e Portogallo di creare i 'corona bond', che farebbero nascere gli eurobond a cui finora la Germania si è sempre opposta.

La Merkel è infatti la più fredda sull'idea, consapevole che mettere in comune i debiti non avrebbe l'ok del Bundestag. La riflessione dell'Ue prosegue nei prossimi giorni, in vista dell'Eurogruppo e di un nuovo vertice Ue la prossima settimana. In quell'occasione la Commissione dovrebbe proporre di attivare la clausola di salvaguardia del Patto di stabilità, che sospenderà gli aggiustamenti di bilancio. Ma anche su questo punto le posizioni non sono unitarie, perché c'è chi vorrebbe attivarla subito e chi fare un'altra discussione in sede di Ecofin prima del via libera.

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