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Spari e violenza al confine tra Turchia e Grecia

Migliaia di migranti sono bloccati ormai da diversi giorni al confine tra Grecia e Turchia, e la tensione tra i due Paesi non accenna a diminuire. La polizia greca avrebbe utilizzato getti d'acqua e gas lacrimogeni per disperdere le persone che, al contempo, avrebbero reagito lanciando pietre, supportate dagli agenti turchi che a loro volta avrebbero sparato dei lacrimogeni. Da ambo le parti si parla di fuoco di deterrenza.

Inoltre, un video diffuso di recente dalle maggiori testate giornalistiche online mostra il ricorso a dei droni tattici da parte dei due eserciti per perlustrare i rispettivi confini.
Fonti governative greche accusano anche i turchi di aiutare i profughi ad attraversare la linea di confine, preparando degli "attacchi combinati" e fornendo loro delle cesoie per tagliare le recinzioni.

La Grecia, va avanti nel compito scomodo di gendarme di una delle frontiere esterne dell'Unione. All'Afp una fonte del governo di Atene ha annunciato il prolungamento per 36 chilometri della recinzione rinforzata del confine con la Turchia per contenere la pressione dei migranti. Dopo gli incidenti degli ultimi giorni, con l'uso degli idranti e dei lacrimogeni da parte della polizia greca e il lancio di pietre da parte dei migranti, sono stati dislocati altri agenti anti-sommossa con cani e droni.  

La Turchia ha allestito una tendopoli per i profughi che vengono spinti fino alla barriera, a dimostrazione di come al momento non vi sia l'intenzione di accompagnarli indietro.

Nel corso della giornata sono stati rinvenuti sui terreni a ridosso della barriera metallica diversi candelotti lanciati dal territorio turco. Secondo la polizia greca sono stati lanciati dai “colleghi” turchi dispiegati a Edirne. Alcuni dei proiettili sono stati fotografati, dopo verifiche incrociate svolte anche da “Avvenire”, non ci sono molti disubbidire che si tratti di dotazioni turche.

Sui due lati è attiva una guerra di propaganda che rende sempre più difficile il lavoro dei cronisti. Ai giornalisti è infatti impedito di arrivare a pochi metri dagli scontri, e chi ci prova viene immediatamente riportato indietro dai militari, rendendo più complicata la verifica sul campo delle informazioni.

In un nuovo video diffuso dalle autorità greche, si vedono militari turchi picchiare selvaggiamente alcuni migranti. L'aggressione, secondo le fonti, sarebbe avvenuta a poca distanza dalla barriera tra i due Paesi. Secondo l'Esercito di Atene, le forze speciali di Ankara per tutto il giorno hanno spinto i profughi a continuare a dare l'assalto al posto di frontiera per sfondare le barriere ed entrare in Grecia. Chi si rifiuta o arretra viene spinto di nuovo in avanti.

"Grecia! Vi lancio un appello: aprite le porte e liberatevi di questo peso. Fateli andare negli altri Paesi europei!", è stato il messaggio inviato da Erdogan al premier greco Kyriakos Mitsotakis nel corso di un discorso televisivo con il quale ha anche confermato la missione di oggi a Bruxelles. "Spero di tornare dal Belgio con risultati differenti", ha scandito il leader turco riferendosi ai previsti colloqui con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.  

A Zagabria, dove si è tenuto il consiglio dei ministri degli esteri dei 27, è dunque arrivato il contrordine sul fronte dei migranti: per il momento, nessun altro miliardo da erogare ad Erdogan per mantenere i profughi in Turchia, al contrario l’obiettivo sembra quello di evitare che dai confini esterni dell’Unione transiti una nuova massiccia ondata di profughi.

I ministri degli esteri europei si sono riuniti nella capitale croata dove, al primo punto all’ordine del giorno, vi era per l’appunto la crisi innescata dalle dichiarazioni di Erdogan di venerdì scorso. In quell’occasione, il presidente turco ha lasciato sostanzialmente via libera di raggiungere il confine con la Grecia a tutti i migranti presenti nel suo paese. Il tutto come ritorsione per il mancato appoggio dell’Ue nei confronti della Turchia a riguardo della battaglia in corso ad Idlib.

Da allora, lungo i confini greci e turchi sono iniziati giorni contraddistinti da tensioni e tentativi di fuga verso il territorio comunitario da parte di migliaia di migranti. Le misure prese da Atene per il momento hanno contenuto gli ingressi regolari, il governo ellenico ha schierato ingenti forze sia lungo le frontiere terrestri che marittime.

L’Europa però considera critica la situazione e, nei giorni scorsi, a livello diplomatico si era diffusa l’ipotesi di nuove contrattazioni con Ankara per provare a dirimere la questione. Era stato lo stesso Erdogan ad annunciarlo: “L’Ue mi aveva sottovalutato – ha dichiarato il presidente turco lunedì – Da quando ho riaperto i confini adesso i telefoni sono tornati a squillare”.

Tuttavia, la linea adesso emersa da Zagabria appare quella della difesa dei confini esterni. Un dietrofront per l’appunto, confermato anche da un comunicato diffuso al termine della riunione dei ministri degli esteri: “Gli attraversamenti illegali non saranno tollerati – si legge nel testo – A questo proposito, l'Ue e i suoi Stati membri prenderanno tutte le misure necessarie, in accordo con la legge dell'Ue e internazionale”.

“I migranti – si legge ancora nella nota – non dovrebbero essere incoraggiati a tentare di attraversare illegalmente il confine via terra o mare. Il Consiglio chiede al governo turco e a tutti gli attori e organizzazioni sul terreno di trasmettere questo messaggio e di contrastare la divulgazione di false informazioni”.

Dunque, stop agli attraversamenti e difesa delle frontiere: una linea che sembrerebbe essere stata spinta dalle rimostranze di diversi paesi circa l’ipotesi di continuare il dialogo con la Turchia. La stessa Grecia, in prima linea nel provare a difendere i confini, ha fatto sapere di non essere nella possibilità di accettare il passaggio e l’arrivo di migliaia di migranti.

Anche da Vienna nelle scorse ore il cancelliere Sebastian Kurz aveva sferzato l’Europa sulla questione: “O si difendono i confini esterni – ha dichiarato il capo dell’esecutivo austriaco – Oppure si introdurranno quelli interni”.

Intanto un'azione di forza per riversare in Europa i migranti che dalla Turchia arrivano o tentano di arrivare in Grecia: è la ricetta provocatoria che Recepp Tayipp Erdogan suggerisce ad Atene, cercando di aumentare la pressione sulle istituzioni Ue che incontra oggi a Bruxelles.

Grazie al lavoro di cucitura di Michel con il suo viaggio ad Ankara dei giorni scorsi, questo è il primo faccia a faccia formale con i vertici Ue dopo la denuncia unilaterale, a fine febbraio, del patto del 2016 con il quale Ankara si impegnava a bloccare il flusso dei profughi verso l'Unione in cambio di 6 miliardi di euro. Dall'incontro di oggi non c'è da aspettarsi un nuovo accordo o lo stanziamento di altri fondi Ue: si tratta piuttosto del rilancio di un dialogo politico fermo da tempo.

Per quanto riguarda il capitolo migrazioni, si cercherà di far chiarezza sulle diverse interpretazioni dell'accordo già in essere, per metterlo in sicurezza. Una tranche del denaro dev'essere ancora sborsata e potrebbero essere valutati modi per accelerare l'iter. Naufragata sul nascere, invece, l'ipotesi di uno stanziamento di 500 milioni di euro aggiuntivi, che la settimana scorsa aveva fatto timidamente capolino. All'incontro si parlerà anche di liberalizzazione dei visti e di unione doganale anche se lo scoglio del rispetto dei criteri Ue, su cui si era incagliato l'intero processo negli anni passati, rimane di fatto insormontabile. Sul tavolo anche il discorso sull'assistenza militare alla Turchia, che potrebbe essere riannodato, e la questione delle trivellazioni nell'area di Cipro.

Un appuntamento preceduto da una lunga telefonata, venerdì scorso, con la cancelliera tedesca Angela Merkel che dell'accordo del 2016 era stata la regista. E preceduto anche da un'altra mossa a sorpresa del presidente turco: giovedì l'annuncio da parte delle autorità greche dell'arrivo di oltre 1.700 profughi sulle isole greche che si sono aggiunti ai 38mila che in condizioni disperate sono ammassati in campi improvvisati; sabato l'ordine di Erdogan alla Guardia costiera turca di fermare i migranti che tentano di attraversare il mar Egeo per il pericolo che la traversata comporta. Scelta che ha poco a che fare con preoccupazioni umanitarie e molto con la voglia di dare un segnale all'Europa e riaffermare che, se c'è qualcuno che in questa gigantesca tragedia umanitaria ha il coltello dalla parte del manico, questo è lui, il sultano di Ankara.

Una coalizione di Paesi "volontari" dell'Unione europea prevede di prendersi in carico fino a un massimo di 1.500 bambini migranti attualmente bloccati sulle isole greche, come misura di sostegno "umanitario". Lo ha annunciato il governo tedesco.

"A livello europeo, in questi giorni si stanno svolgendo negoziati su una soluzione umanitaria, con l'obiettivo di organizzare la cura di questi bambini nel quadro di una coalizione di volontari", ha sottolineato Berlino in un comunicato stampa, senza specificare quali siano i Paesi coinvolti. "Vogliamo aiutare la Grecia ad affrontare la difficile situazione umanitaria di 1.000-1.500 bambini sulle isole" del Paese, hanno aggiunto i partiti della coalizione di governo della cancelliera Angela Merkel. "Questi - hanno detto - sono bambini che, a causa di una malattia, hanno urgentemente bisogno di cure, o sono bambini non accompagnati di età inferiore ai 14 anni, per lo più femmine".


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