È ripartita l'invasione all'Italia: oltre 800 migranti in mare

“Il mio obiettivo è quello di far uscire tutte le persone che non hanno niente da fare qui”: questa frase è stata pronunciata da un’importante personalità politica francese al settimanale Valeurs Actuelles, foglio noto per le sue posizioni di destra. Sembrerebbe dunque un’intervista fatta ad un dirigente di Rassemblement National o alla stessa Marine Le Pen. E invece quella frase è nientemeno che del presidente francese Emmanuel Macron. Proprio colui che per mesi ha bacchettato l’Italia a guida gialloverde per le posizioni sull’immigrazione, adesso ha iniziato a vestire i panni di chi vuol usare il pugno di ferro contro gli immigrati irregolari.

Sull’immigrazione pare che Macron abbia iniziato a sparigliare le carte. Lo scorso mese, alla vigilia della sua visita presidenziale presso il dipartimento d’oltremare di Mayotte, l’inquilino dell’Eliseo aveva promesso un grande giro di vite contro i migranti irregolari. Nell’arcipelago dell’oceano indiano, che ogni anno deve fronteggiare l’arrivo di migranti dalle vicine Comore e da altri paesi africani, il tema dell’immigrazione è molto sentito. Prima di mettere piede nel dipartimento d’oltremare, Macron ha promesso un piano per espellere almeno 25mila migranti irregolari...

Dopo il picco di immigrazione irregolare verso l’Europa tra il 2014 e il 2017, molti paesi dell’Europa occidentale hanno cominciato a restringere i diritti riservati ai richiedenti asilo. La Svezia ha dato un giro di vite già nel 2016. La Francia ha adottato provvedimenti restrittivi a inizio 2018. E settimana scorsa si è diffusa la notizia che la Danimarca starebbe valutando di relegare i richiedenti asilo la cui domanda è stata respinta ma che non possono essere rimpatriati in un’isola remota.

Ma cosa succede quando un governo riduce il livello di protezione riservato ai richiedenti asilo, pur non essendo capace di aumentare i rimpatri verso i paesi di origine? La risposta è semplice: aumentano gli stranieri senza permesso di soggiorno presenti sul territorio. Ed è esattamente ciò che succederà in Italia nei prossimi due anni.

In breve. Tra giugno 2018 e dicembre 2020, il numero degli irregolari in Italia aumenterà di almeno 140.000 unità. Parte di questo aumento (circa 25.000 unità) è già accaduta nei mesi passati. Ma l’aumento maggiore verrà registrato tra oggi e la fine del 2020.

Nello “scenario base”, quello in cui l’Italia avrebbe mantenuto tutti e tre i livelli di protezione internazionale (status di rifugiato, protezione sussidiaria e protezione umanitaria), gli irregolari in Italia sarebbero aumentati di circa 60.000 unità. Ma il decreto-legge dello scorso ottobre (da poco convertito in legge) potrebbe aggiungere al numero dei nuovi irregolari previsti dallo scenario base ulteriori 70.000 irregolari, più che raddoppiando i nuovi irregolari presenti in Italia. Ai ritmi attuali, i rimpatri dei migranti irregolari nei loro paesi di origine avranno un effetto solo marginale: per rimpatriarli tutti sarebbero necessari 90 anni, e solo a condizione che nel prossimo secolo non arrivi più nessun irregolare.

In totale, entro il 2020 il numero di migranti irregolari presenti in Italia potrebbe superare quota 670.000. Si tratta di un numero più che doppio rispetto ad appena cinque anni fa, quando i migranti irregolari stimati erano meno di 300.000. Sarebbe anche il record di sempre se si esclude il 2002, quando in Italia si stimavano presenti 750.000 irregolari.

Portare a terra gli immigrati clandestini, curarli, identificarli e poi alloggiarli – oltre che dare loro da mangiare – sono misure che hanno delle implicazioni di carattere economico poiché pesano in modo considerevole nel loro complesso sulla economia del paese ospitante. Inoltre, dopo essere stati assistiti a spese dello Stato, non viene loro richiesto nulla in cambio e quindi, sotto il profilo economico, contribuiscono a sviluppare una cultura del non lavoro. Senza dimenticare, oltretutto, che in alcuni casi per diversi anni ottengono anche alloggi, facilitazioni e privilegi negati paradossalmente alle popolazioni autoctone.

All’inizio dell’immigrazione incontrollata e, cioè a partire dal 2015, gran parte dei Paesi europei e fra questi Italia, Francia Germania Svezia allestirono campi profughi per ospitare gli immigrati nelle stazioni o nelle scuole. Per esempio nel solo 2015 la Germania spese circa 6 miliardi di euro mentre l’Italia 3 miliardi. Particolarmente significativo è il caso della prima che fu costretta a fare un calcolo preciso in base al quale i nuovi profughi costavano circa 670 euro al mese, escluso il vitto e l’alloggio, cioè circa 12 mila euro l’anno. Quanto alla Svezia, ogni rifugiato costava all’incirca 2300 euro l’anno e proprio per questo fu costretta a stanziare circa 860 milioni di euro. Proprio per le cifre rilevanti che l’accoglienza implicava la Svezia sarà costretta a espellere tutti quegli immigrati la cui domanda non veniva accolta. Ebbene le persone allontanate furono tra le 60 e 70 mila.

Intanto nell’ultima settimana, prima dell’atteso nuovo peggioramento previsto in questi week end, si può parlare di vero e proprio assalto: i gruppi criminali operanti in Tunisia e Libia sono riusciti a far partire dalle coste nordafricane circa 800 migranti.

Un flusso inarrestabile che ha caratterizzato anche le ultime ore. Tra persone soccorse da navi militari e navi delle Ong, ben ci si può rendere conto dell’attuale situazione vigente nel Mediterraneo.

Le organizzazioni non governative hanno a bordo dei loro mezzi attualmente 367 persone. Sono tre le organizzazioni impegnate attualmente tra la Libia e la Sicilia. La prima è la Sos Mediterranée, la quale è stata protagonista con la sua Ocean Viking di tre missioni di salvataggio in pochi giorni ed ha attualmente a bordo 215 migranti.

L’altra ong impegnata è invece la spagnola Open Arms, che ha caricato a bordo dell’omonima nave 73 persone, raccolte all’alba di ieri da un barchino in difficoltà non lontano dalla Libia. Infine, c’è un’altra ong, spagnola anch’essa, che ha iniziato ad operare proprio in questa settimana: si tratta della Aita Mari, impegnata con un omonimo mezzo nel Mediterraneo e che nelle ultime ore ha caricato a bordo 79 soggetti presi da un barcone in difficoltà.

Alarm Phone, il network telefonico che riceve e rilancia gli allarmi direttamente dai mezzi in difficoltà, dal proprio canale Twitter nelle ultime ore ha segnalato diverse situazioni di gommoni in avaria.

Il tribunale dei ministri,ha deciso di archiviare il procedimento sulla vicenda simile della Alan Kurdi, la nave della ong tedesca Sea Eye. La questione risale al 3 aprile scorso, quando l'imbarcazione soccorse 64 migranti a bordo di un gommone al largo della Libia e poi puntò verso l'Italia e in particolare verso le coste di Lampedusa. Dopo giorni di braccio di ferro con il governo italiano, gli attivisti alla fine si arresero e puntarono su Malta dove, il 13 aprile, i naufraghi poterono sbarcare per essere redistribuiti tra Germania, Francia, Lussemburgo e Portogallo grazie a un accordo con l'Unione europea.

Al rifiuto di Salvini ad aprire i porti, scattò - come al solito - l'indagine per abuso d'ufficio e rifiuto di atti d'ufficio. Un'inchiesta in cui finì indagato pure il prefetto Matteo Piantedosi, capo di gabinetto del Viminale. Ma ora il tribunale dei ministri ha archiviato tutto su richiesta della procura di Roma.

"Una buona notizia, ogni tanto...", ha commentato il leader della Lega, "un Tribunale finalmente riconosce che bloccare gli sbarchi non autorizzati di immigrati non è reato! Sono curioso di vedere a questo punto cosa decideranno le altre procure, e una volta tornato al governo rifarò esattamente le stesse cose".

Sull'ex ministro, infatti, pende il caso della Open Arms, la nave bloccata per 19 giorni al largo di Lampedusa con 164 migranti a bordo. Le ipotesi di reato formalizzate dalla procura di Agrigento sono di sequestro di persona e omissione d'atti d'ufficio. Proprio come accadde l'anno scorso per la Diciotti. In quel caso, però, il M5S fu determinante in Senato per negare l'autorizzazione a procedere. Il fascicolo è ora sul tavolo del procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, che farà le sue valutazione ed entro quindici giorni lo invierà al Tribunale dei ministri.

 

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