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Quando Macron faceva la morale all’Italia

Il Governo è cambiato,così come le politiche relative al flusso migratorio. I nuovi ministri, forti dell’ampio consenso dei cittadini, ma questo succedeva al vecchio Governo Lega e m5s ... cercano di porre rimedio agli accordi licenziosi e contro gli interessi degli stessi italiani degli esecutivi Renzi-Gentiloni, che hanno previsto l’apertura indiscriminata dei porti alle navi delle Ong e a quelle delle missioni europee. Secondo il Primato Italiano Il risultato è chiaro a tutti: più di 600 mila immigrati irregolari arrivati in Italia e il Mediterraneo ridotto ad un cimitero a cielo aperto. Forse un giorno qualcuno dovrà rispondere di queste 14 mila morti (dati UNHCR 2015-2018).

Quello che pochi conoscono continua il Primato Italiano, sono però gli accordi segreti sottoscritti bilateralmente dai Premier Renzi e Gentiloni e dagli omologhi di altri Paesi, per assicurarsi che tutti gli immigrati raccolti in mare fossero portati solo ed esclusivamente in Italia. Era il luglio scorso quando la sottoscritta e Luca Donadel abbiamo notato una nave della Marina Militare Irlandese che faceva la spola tra la zona SAR libica e i porti siciliani con una frequenza alquanto sospetta. Dublino non era allora inclusa nella missione europea di Frontex, EUNAVFOR MED Operazione Sophia, che prevedeva come attività collaterale il soccorso delle imbarcazioni dei migranti in pericolo sotto il coordinamento di MRCC di Roma

E oggi con il Governo giallo rosso si fanno altri nuovi accordi, che sono i 5 punti del testo condiviso da Malta, Italia, Germania e Francia:

1. un meccanismo di redistribuzione con tempi rapidissimi - al massimo 4 settimane - dei migranti soccorso nel Mediterraneo che sbarcano, sia in Italia sia in un altro Paese.


2. una volta ridistribuiti, il Paese di accoglienza si farà carico della richiesta di asilo e delle eventuali operazioni di rimpatrio delle persone non aventi diritto di asilo.

3. un meccanismo di rotazione dei porti di approdo, su base volontaria

4. si tratta di un progetto pilota da verificare, una volta che verrà applicato

5. l'obiettivo dell'accordo è che possa essere esteso al maggior numero di Paesi comunitari

Ma da parte di Macron arriva un chiaro messaggio: no all’accoglienza indiscriminata che tanto piace alla sinistra Open Borders e no ai migranti economici, che devono essere rispediti a casa. Nei giorni scorsi, e prima di incontrare il premier Giuseppe Conte a Roma, come riporta La Stampa, Macron ha incontrato i deputati del suo partito, la République en Marche. Durante l’incontro, il presidente francese ha chiesto una stretta sugli immigrati. Vuole eliminare “le distorsioni del diritto d’asilo”, per cui in Francia, dopo gli afghani, sono i georgiani e gli albanesi i richiedenti più numerosi (provenienti da due Paesi che non hanno diritto allo status di rifugiati). Inoltre, Macron pretende dai suoi parlamentari nuove norme che limitino il ricongiungimento familiare.  

“Visto che il governo francese è così generoso (almeno a parole) con gli immigrati, indirizzeremo i prossimi eventuali barconi verso Marsiglia” replicò Salvini. “Sarebbe bello che i governi francese e tedesco si occupassero di quello che succede in Francia e Germania e non dessero lezioni all’Italia”. Ora, lo stesso Presidente francese che dava lezioni di umanità all’Italia e parla di una “mancanza di solidarietà europea” agisce né più né meno proprio come il suo rivale Salvini, chiudendo i rubinetti dell’immigrazione illegale.  

Cosi dopo il documento di Malta sui migranti – presto rivelatosi un “eurobidone” per l’Italia – ecco che il presidente francese Emmanuel Macron chiarisce, ancora una volta, un aspetto importante che la sinistra italiana e il governo “giallo-rosso” fanno finta di non sapere e comprendere. “La Francia non può accogliere tutti se vuole farlo bene”, ha dichiarato il capo dell’Eliseo in un’intervista a Europe 1 a margine dell’assemblea generale dell’Onu a New York. Per il capo di Stato francese, “non c’è abbastanza cooperazione in Europa, dobbiamo guardare alla realtà di questo fenomeno migratorio e prendere decisioni”. “Oggi – ha sostenuto Macron – siamo sia inefficaci che disumani in Europa come in Francia. Dobbiamo accelerare la rifondazione delle regole di Schengen e Dublino, vale a dire avere regole comuni in materia di asilo ed essere più efficienti nel rimandare nel loro Paese, fin dall’inizio, coloro che non sono destinati a rimanere in Europa”.  

Tutto semplice, almeno sulla carta sottolinea il Giornale . Almeno così appare ai massimi esponenti del governo giallorosso, stando alle dichiarazioni sopra riportate di Luigi Di Maio. Peccato che, a livello pratico, nessuno sia mai riuscito a trovare accordi risolutori con i Paesi nordafricani in questione. Un precedente incoraggiante è rappresentato dall’accordo italo-libico firmato a Bengasi nel 2008, vanificato però dall’inizio delle primavere arabe e dai bombardamenti contro Muammar Gheddafi. Per il resto, esistono già accordi con la Tunisia ed intese con l’Algeria, ma al momento i risultati non sono significativi. Il piano che trapela da New York è, se non impossibile da realizzare, quanto meno difficile. E l’attuazione potrebbe richiedere tempi molto lunghi e non rispondere quindi alle esigenze immediate che invece ha il governo giallorosso.

Questo perché già più volte la Tunisia fa sapere di non volere hotspot nel proprio territorio. Ben che meno da Tunisi accetteranno l’idea di mettere a disposizione i propri porti per far entrare le navi con i migranti a bordo. Inoltre, un accordo sui rimpatri con la Tunisia già c’è, chi arriva a Lampedusa dal paese africano lo sa ed è per questo che, come in questi giorni, vengono inscenate proteste per non tornare subito in patria. Fin qui la situazione che riguarda la Tunisia, paese considerato più stabile rispetto agli altri dell’area. In Algeria attualmente non c’è nessuno con cui trattare, visto che dopo le dimissioni di Bouteflika il Paese è retto ad interim dal suo successore e fatica a ritrovare un certo equilibrio istituzionale. Il Marocco già a malincuore, e non senza difficoltà, si riprende i migranti respinti dalla Spagna: Madrid e Rabat nel 1992 siglano un accordo in tal senso, reso però pienamente operativo soltanto in questo mese di febbraio dal governo di Pedro Sanchez, con le autorità marocchine che accettano frettolosi rimpatri solo in caso di numeri molto alti.

In poche parole, la questione dei rimpatri non è semplice. Occorre certamente affrontarla, ma non è facile venirne a capo in poco tempo. Per di più, al netto di un eventuale successo della strategia italiana, il tutto riguarderebbe solo la tratta libica, quella cioè sì in ripresa nelle ultime settimane ma che complessivamente dona al momento meno grattacapi di quella tunisina. L’Italia quindi si sta muovendo, sul discorso immigrazione, solo a livello mediatico. Nulla di concreto in Europa o nel Mediterraneo verrà posto in essere.

Ma ancora l’approccio realista e pragmatico del presidente Emmanuel Macron sul tema dell’immigrazione – che ha chiuso da tempo il confine di Ventimiglia così come i porti francesi – stona un po’ con le polemiche di quest’estate contro l’Italia. Prima di riappacificarsi con il nostro Paese – grazie all’insediamento del governo “giallo-rosso” – il capo dell’Eliseo è stato protagonista di numerosi battibecchi con l’ex ministro dell’Interno e leader leghista Matteo Salvini. “Dobbiamo rispettare le regole umanitarie e del diritto marittimo internazionale. Quando una nave lascia le acque della Libia e si trova in acque internazionali con rifugiati a bordo deve trovare rifugio nel porto più vicino. È una necessità giuridica e pratica. Non si possono far correre rischi a donne e uomini in situazioni di vulnerabilità”, osservò Macron a Parigi lo scorso 22 luglio, sottolineando che “l’impegno della Francia è totale per proseguire una politica efficace e che risponda ai nostri principi. Non dobbiamo lasciar montare i populismi da nessuna parte”.

Nonostante i toni trionfalistici del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il documento di Malta si è rivelato in poche ore quello che in realtà è: un bluff. Appena la bozza è finita nelle mani delle cancellerie europee è subito apparso chiaro che il meccanismo sugli sbarchi e la ripartizione dei migranti discussi ieri al mini-summit della Valletta non risolveranno affatto l’emergenza immigrazione né argineranno le partenze dal Nord Africa. L’adesione, fanno sapere all’agenzia Agi fonti vicine al dossier, sarà infatti “totalmente volontaria” e non ci sarà “obbligatorietà” per i Paesi che decideranno di partecipare.

Come scrive inoltre Mauro Indelicato su InsideOver, di redistribuzione e di rimpatri se ne parla già da anni ed esecutivi di diverso colore da almeno due decenni provano ad imprimere simili svolte nel contrasto all’immigrazione. A La Valletta cinque ministri dell’interno dell’Ue raggiungono un’intesa preliminare in cui si sancisce la redistribuzione automatica, ma dei soli migranti che arrivano con le navi ong o che vengono salvati dalle navi militari, pari al 10% dei migranti che arrivano nel nostro Paese. Sempre che l’accordo vada effettivamente in porto.

 

 

 

 

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