Diciotti, Giunta dice no al processo a Salvini

Autorizzazione negata dalla Giunta per le Immunità del Senato alla richiesta del Tribunale dei ministri di Catania di poter processare il ministro dell'Interno Matteo Salvini con l'accusa di «sequestro di persona aggravato» per non aver fatto sbarcare per 5 giorni 177 migranti dalla nave Diciotti. I voti a favore della proposta del presidente della Giunta Maurizio Gasparri di dire no all'autorizzazione sono stati 16, 6 i contrari. «Sono molto soddisfatto del voto della giunta. I 5s Hanno voluto leggere il mio testo», ha spiegato Gasparri lasciando la Giunta.

Una riunione durata circa un paio d'ore, come promesso dal presidente e relatore Maurizio Gasparri, che ha chiesto di dire no alla richiesta del tribunale dei ministri di Catania di procedere nei confronti del vicepremier e ministro dell'Interno. Sul tema dovrà comunque esprimersi l'Aula del Senato entro il 25 marzo.

Un primo no era arrivato ieri sera dalla base del Movimento 5 Stelle, che ha espresso la propria preferenza attraverso la piattaforma Rousseau. Un voto non vincolante, ovviamente, ma che determina l'orientamento dei senatori grillini. E che ha reso quasi scontato il "no" di oggi, dal momento che anche Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega avevano da tempo annunciato di voler respingere la richiesta dei magistrati siciliani. Su 23 membri della Giunta, quindi, a favore del processo si sono espressi solo i quattro rappresentanti del Partito democratico, il senatore di Leu Pietro Grasso e l'ex 5 Stelle Gregorio De Falco. Assente invece la vicepresidente Giulia D'Angelo (M5S) che stanotte ha dato alla luce una bimba.

I parlamentari, non tutti, si sciolgono in un applauso appena Luigi Di Maio entra nella saletta del gruppo scortato dai suoi ministri e dice che «con questo risultato i nostri iscritti hanno valutato che c’era un interesse pubblico nella vicenda Diciotti». E in un momento, il giovane capo politico capisce di essere uscito indenne dal voto di Rousseau in versione forche caudine 2.0. O meglio: il Movimento è spaccato, quasi come una mela, ma l’alleanza di governo regge e dunque si va avanti. È il culmine di una giornata ricca di tensioni, con il vicepremier costretto ad annullare una cerimonia alla Federico II di Napoli per ritornare di corsa nella Capitale. Deve gestire da Roma gli umori dei suoi. Da sondaggi interni e passaparola il risultato è in bilico. «E rischia di cadere giù tutto», si sfoga. Anche perché proprio Di Maio si è esposto in prima persona con Salvini e tutto è appeso. Spesso il ministro dell’Interno in questi mesi si è sfogato così: «Ma Luigi i suoi li regge?». A dubbi del capo M5S si aggiungono quelli del premier Conte sul voto on line, prima fatti filtrare e poi smentiti da Palazzo Chigi. Fatti che testimoniano una grande fibrillazione.

La democrazia diretta è sempre stato un principio fondante del MoVimento 5 Stelle - spiega in una nota Francesco Silvestri, portavoce del MoVimento 5 Stelle alla Camera dei deputati sulle polemiche all'interno dei pentastellati sul voto sul caso Diciotti -. Anche sul caso Diciotti abbiamo fatto decidere i nostri iscritti, che è esattamente quello che non hanno mai fatto le altre forze politiche. Per questo ci stupiscono le parole di alcuni parlamentari che si lamentano per questa decisione. Ricordo, ad esempio, alla senatrice Fattori e a quanti cercano giornalmente visibilità sui giornali, che è proprio grazie a Rousseau che sono potuti entrare in Parlamento, ben conoscendo le regole che hanno sottoscritto. Il dialogo all'interno del MoVimento è sempre aperto, ma se Fattori e gli altri non condividono più questo modus operandi, potrebbero semplicemente restituire quanto dovuto e dimettersi".

"La rete aveva già votato su questo punto quando abbiamo votato il programma. È una contraddizione forte, perché questa votazione è fuori regolamento - ha detto a 'Circo Massimo' -. Nell'articolo 4 dello Statuto, che è quello che regola le votazioni, quelle di questo tipo non sono previste". "Con questo voto il M5S ha perso una parte della sua natura, dal punto di vista elettorale dovrebbe costare caro. Nella mia bolla di percezione il dissenso è ampissimo", aggiunge.

"Per me bisogna cercare un altro mezzo per trovare le convergenze e non cedere passo passo a ricatti. Condivido l'idea di voler andare avanti per portare avanti il programma, ma questo cedere può essere deleterio per il M5S e per il Paese. Si sta disegnando un'idea di società respingente, che fa leva sui più deboli. Siamo in recessione etica e morale, si sta dando adito a una visione di chiusura e di respingimento che non appartiene al vero Movimento".

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