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Manovra, Di Maio: «Aperti al dialogo, ma non tradiremo le promesse fatte»

Le riforme le facciamo, non torniamo indietro. Il problema è farle bene. E se sarà possibile recuperare dei soldi, lo faremo, possibilmente destinandoli agli investimenti. Io non cerco alibi, ma non ne darò". Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in una conversazione informale col Corriere.

Il governo apre alla possibilità di una trattativa con l’Europa. E lo fa dicendo di essere pronto a ritoccare i decimali. Ad aprire le danze è Matteo Salvini: "Penso nessuno sia attaccato a quello, se c’è una manovra che fa crescere il Paese può essere il 2,2, il 2.6... non è problema di decimali, è un problema di serietà e concretezza. L’importante è confermare le riforme su pensione, lavoro e aiuti alle imprese". Poi in serata fonti Cinque Stelle confermano la linea. "Conte ha tutto il nostro sostegno. Come abbiamo sempre detto il tema non è il muro contro muro sul deficit, su cui c’è sempre stato pieno dialogo" è il ragionamento. Non difenderemo i numerini ma i cittadini».

«Noi vogliamo dialogare con l'Ue, vogliamo trovare una soluzione ma non possiamo tradire le promesse fatte perché non siamo come tutti gli altri governi. Le promesse si manterranno, non ci saranno slittamenti». E ancora: «Si è detto troppo poco di come abbiamo costruito la manovra. Gran parte dei fondi li abbiamo trovati nel bilancio sebbene tutti pensino che sia una manovra per deficit. Stiamo per tagliare le pensioni d'oro nella legge di bilancio che entro dicembre sarà approvato e andiamo a mettere mano in spese inutili negli appalti della Pa e delle partecipate». «Con i tagli agli sprechi finanzieremo la riforma quota 100. Abbiamo messo un miliardo in più sulla Sanità e ora stiamo facendo un piano con il ministro Grillo per non chiudere i piccoli ospedali», sottolinea ancora Di Maio.

«Il reddito di cittadinanza andrà a calare negli anni successivi. La misura interviene il primo anno ma poi mira al reinserimento nei posti di lavoro che si liberano con quota 100 quindi non spenderemo gli stessi soldi i primi due anni di reddito di cittadinanza».

«Oggi il Cdm darà la delega al sottosegretario a Vito Crimi per tutte le aree sismiche italiane. Ci sarà un unico punto di riferimento per le aree colpite», afferma il vicepremier Luigi Di Maio nel corso del Restitution Day dei consiglieri regionali abruzzesi. «Nei primi giorni di dicembre - continua - firmerò il decreto semplificazione che sarà immediatamente legge. Interverremo sul Sistri che in queste condizioni non serve a nulla».

Una melina. Così la Repubblica descrive la strategia che Di Maio e Salvini hanno intrapreso sulla manovra per opporsi alla procedura di infrazione avviata dall'Europa. L'obiettivo è "tirare" sei mesi, fino alla fine di maggio 2019, per arrivare alle elezioni europee senza avere sul groppo le sanzioni di Bruxelles, che penalizzerebbero alquanto le prestazioni elettorali dei due partiti di governo.

A questo punterebbero, secondo il quotidiano di Calabresi, l'ipotesi di un "alleggerimento" del rapporto deficit/Pil (da 2,4 a 2,2%) che il governo ha buttato là nelle ultime ore. O, ancora, l'ipotesi di un rinvio della partenza del reddito di cittadinanza ad aprile o di una riduzione della platea di coloro che andrebbero in pensione grazie alla Quota 100. L'obiettivo comune di Salvini-Di Maio è tirare fino a maggio, consapevoli, i due leader, che dopo le Europee scatterà un "liberi tutti" che sarà legato in gran parte proprio all'esito di quel voto.

Jean-Claude Juncker gioca a fare il "poliziotto buono" - almeno nelle uscite pubbliche -, il suo vice, Valdis Dombrovskis mantiene la linea più dura nei confronti dell'Italia. "Serve una correzione sostianziale e non marginale della traiettoria di bilancio", dice il vicepresidente della Commissione europea. E alla domanda se una riduzione del deficit al 2 o al 2,2% del deficit sia sufficiente per trovare una soluzione con il governo ha ricordato che al Consiglio Ue di luglio l'Italia si era impegnata per fare "uno sforzo strutturale dello 0,6% del Pil e invece prevede un peggioramento dello 0,8%".

"Si tratta di un peggioramento dell'1,2% del Pil", ha accusato, "Il divario è molto grande e occorre una correzione sostanziale della traiettoria fiscale, non marginale". Dombrovskis ha anche citato le previsioni della Commissione sull'Italia: "L'economia italiana sta rallentando, abbiamo fatto una revisione delle stime di crescita dall'1,3% a 1,1% per quest'anno. Questo sembra indicare che il governo dovrebbe correggere il corso della sua politica di bilancio, perchè la direzione sembra essere controproducente".

A Moscovici che insiste sui pericoli di una manovra economica italiana destinata a far lievitare il debito pubblico, Conte ha avuto l'ardire di ricordare le magagne francesi. "Pierre", ha detto al commissario europeo, "guarda che in società complesse come le nostre la stabilità sociale è più importante di quella finanziaria. Pensa alla tua Francia: prima avete avuto la rivolta delle "banlieues", delle periferie. Ora avete la protesta dei "gilet gialli". Sono segnali da non trascurare".

Non fa nomi, il Commissario Ue. Ma non è difficile immaginare a chi siano indirizzate le dichiarazioni contenute nel suo discorso al Centre for European Reform. E dopo aver immaginato tanti piccoli Mussolini che si aggirano per il Vecchio Continente, ora arriva addiruttira a parlare del rischio di un nuovo conflitto intra-europeo.

Se saranno i nazionalismi ad imporre la loro visione della "preferenza nazionale" l'Unione Europea "morirà" e tornerà la "guerra" in Europa, è il ragionamento di Moscovici che non ha mai nascosto una certa antipatia per i vari Salvini, Le Pen, Orban e via dicendo. Li vorrebbe "sconfiggere alle prossime elezioni". Anzi, lo considera un fatto fondamentale per la sopravvivenza dell'Ue. "Se reintroduciamo le divisioni tra noi, Nord-Sud, Est-Ovest, e se la preferenza nazionale diventerà il modo di pensare l'Europa, l'Europa morirà", ha spiegato il commissario Ue senza mezzi termini. Non è il primo affondo che riserva ai cosiddetti populisti. basti pensare agli scontri con Matteo Salvini.

"Senza l'Europa, sono sicuro che la guerra può riemergere qui", ha sottolineato il commissario, ricordando il discorso di Francois Mitterrand davanti all'Europarlamento nel 1989, quando l'allora presidente francese disse "il nazionalismo è la guerra".

La manovra, spiega il ministro, "è stata costruita con uno spirito di ricerca dell’equilibrio e stiamo dialogando in modo virtuoso con la Commissione europea per trovare miglioramenti condivisi, miglioramenti che il parlamento può apportare nella sua sovranità". Tria spiega che è necessario un "serio bilanciamento delle politiche da adottare" perché oggi si presenta un "dilemma": se scegliere di "rafforzare misure all’economia" o adottare una "maggiore prudenza di spesa". A ciò "si sovrappone anche la necessità di non divergere dalle regole europee che rischierebbe di produrre effetti negativi sulla crescita e sulla stessa politica espansiva che abbiamo deciso".  

"Non accettiamo lezioni di morale" dall'opposizione sulle scelte di politica economica. E riferendosi al precedente governo si toglie un sassolino dalla scarpa: "Non è nostra intenzione parlare di responsabilità del passato e ho ricordato che si tratta della nostra storia comune" ma "nel momento in cui dialoghiamo con la Commissione europea, nel dibattito domestico non accettiamo che qualcuno venga a farci la morale in tema di politiche per la crescita". Negli ultimi anni, attacca il ministro, "c'è stato un aumento della spesa corrente per finanziare la stagione dei tanti bonus con oneri che continuano a pesare sul nostro bilancio".

Due sono gli obiettivi che si pone il governo con questa manovra: "Aumentare il tasso di crescita e ridurre il rapporto debito-pil. I pilastri per raggiungere questi obiettivi - aggiunge Tria - sono: il rilancio degli investimenti, l'avvio delle riforme fiscali, il rafforzamento delle politiche per il contrasto della povertà, per il lavoro e la riforma del sistema pensionistico".

La stima sulla crescita nel 2019 formulata dal Governo "è metodologicamente corretta",ha ribadito il ministro riferendosi alla previsione dell’1,5% contestata da tutti gli istituti di previsione e facendo notare che "la stima dell’Istat diffusa a novembre diverge di soli due decimali, da 1,3% a 1,5%".

Se l’Ecofin confermerà l’opinione sulla manovra italiana espressa dalla Commissione europea "apre alla prospettiva di una procedura d’infrazione per deficit eccessivo basata sul debito: si tratta di una prospettiva che pone oggi il governo e il parlamento sovrano di fronte alla necessità di assumere decisioni di forte responsabilità che richiede un’operazione di verità sulla quale costruire ampio consenso".

"L'Italia ha beneficiato della politica espansiva del Quantitative easing (Qe)" della Banca centrale europea, che "ha portato a un risparmio per 35 miliardi". Questo beneficio, però, "non si è riflesso in una discesa del debito e, solo parzialmente, sulla spesa per interesse", ed "è stato assorbito per la stagione dei tanti bonus".

 

 

 

 

 

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