Salvini: "Non faremo un nuovo documento"

Il muro contro muro continua. Mentre Moscovici pur tendendo la mano al premier Conte  rimarca che ad oggi "serve una procedura di infrazione" contro l'Italia, Salvini chiude alla possibilità di inviare un "nuovo documento" ai vertici di Bruxelles. Certo, qualche decimale verrà probabilmente corretto in parlamento ma l'impianto della legge di Bilancio resterà pressoché invariato. A partire dalle misure che smobilitano la legge Fornero. Quota 100 partirà, come previsto, dal prossimo febbraio e riguarderà potenzialmente oltre 600 mila italiani che potranno scegliere se continuare a lavorare liberamente o andare in pensione liberando centinaia di migliaia di posti di lavoro. "I soldi ci sono - rimarca Salvini - e, anzi, i tecnici ci stanno dicendo che forse ne abbiamo messi anche troppi per eccesso di prudenza". Nessun passo indietro è, poi, previsto sul piano straordinario di assunzioni di 8mila uomini e donne delle forze dell'ordine che presidiano il Paese difendendolo da attacchi interni ed esterni. "Quei soldi - promette il vice premier leghista - ci saranno a prescindere da qualunque tavolo, da qualunque letterina".

Che la maggioranza in parlamento sia improntata ad andare avanti sulla strada tracciata sin qui lo conferma anche il leghista Alberto Bagnai. "Non esiste motivo economico né politico per deflettere dall'impianto della manovra", spiega il presidente della Commissione Finanze al Senato sottolineando, ai microfoni di Radio anche io, che quello in corso con Bruxelles è "un dibattito politico" dovuto all'orientamento del governo giallo verde diverso da quello dell'esecutivo europeo. Una situazione che Bagnai definisce "surreale" perché, insiste, "l'economia italiana è solida" e le istituzioni europee non dovrebbero creare tensioni e "seminare il panico" sui mercati azionari. "In questo contesto - conclude l'esponente leghista - non c'è alcuna fuga dai titoli di Stato italiani".

Ci sarà la manovra economica che spetta al Parlamento approvare - mette in chiaro Matteo Salvini - quindi mi sembrerebbe originale e ingeneroso che qualcuno dall'Unione europea prendesse dei provvedimenti sanzionatori prima ancora che la manovra esista". Le dichiarazioni rilasciate dal vice premier leghista, a margine della inaugurazione del nuovo anno accademico alla Scuola di perfezionamento della Polizia, raffreddano i rapporti tra l'esecutivo gialloverde e la Commissione europea che in questi stanno trattando per evitare all Italia la procedura di infrazione. "Non siamo una monarchia ma una repubblica parlamentare - scandisce - quindi fino a quando non passa dal Parlamento la manovra non esiste".

"Da un lato tende la mano all'Italia e dall'altro minaccia il governo con le procedure di infrazione che sono ormai lo spauracchio che Bruxelles agita per convincere Roma ad abbassare le pretese in manovra. E così dopo la cena di sabato tra Juncker e Conte in cui il governo sostanzialmente ha concesso margini di revisione all'Ue e dopo le apertuire di Salvini, arriva la voce (grossa) di Moscovici che mette ancora in guardia Roma: "Allo stato attuale, per quanto riguarda il debito, sarebbe necessaria una procedura di infrazione...".

Parole chiare che di certo non rasserenano il clima tra l'Italia e l'Ue. Sulle sanzioni poi Moscovici aggiunge: "Non sono mai stato un partigiano delle sanzioni. Penso che le sanzioni siano sempre un fallimento". Dopo il bastone, come detto, arriva la carota e Moscovici tende nuovamente la mano al governo italiano: "Sono sempre stato un commissario favorevole alla flessibilità - ha aggiunto Moscovici - aperto al dialogo tra Roma e Bruxelles, legato a un’Italia che rimanga al centro della zona euro. Per l’Italia la porta resta aperta, la mano tesa. Dobbiamo cercare con tutte le forze delle soluzioni condivise nell’interesse degli italiani e della zona euro".

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