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Il Governo pone la fiducia sul decreto Sicurezza

Il governo porrà la questione di fiducia al decreto sicurezza e immigrazione, si apprende da fonti di Palazzo Chigi del M5S.

Con l'intervento illustrativo del relatore, Stefano Borghesi (Lega), l'Aula di Palazzo Madama ha iniziato l'esame del decreto sicurezza, già licenziato la settimana scorsa dalla Commissione Affari costituzionali del Senato.

"Senza la fiducia avrei votato contro il provvedimento, che credo finirà per produrre più irregolari. Ma siccome mi aspetto che questo governo farà in futuro cose buone, nel momento della fiducia uscirò dall'Aula. Ma posso assicurare che tutti i miei colleghi, nel merito di questa legge, la pensano come me". Lo afferma Paola Nugnes, senatrice 'ortodossa' dei 5 Stelle. "La verità - aggiunge - è che non si vuol fare vedere che Fi e FdI votano a favore

La risposta di De Falco non si è fatta attendere. "La replica non esiste. Ho sempre assunto su di me le responsabilità del mio ruolo in ogni momento, e le responsabilità del mio ruolo non le decide Buffagni. Se un genio si sente più illuminato degli altri, evidentemente non riesce a far parte di una comunità. Che faccio, commento 'ste sciocchezze? Non voglio scendere a quei livelli, proprio per rispetto della mia storia, del mio nome e del futuro che deve avere la dialettica politica. 

Per rispetto all'intelligenza di tutti, non voglio commentare questa roba. Io non ho presentato 80 emendamenti. Questa è gente che parla senza sapere di che cosa sta parlando, con una superficialità che è essa stessa criminale. Spero ancora che il provvedimento in aula possa essere all'ultimo migliorato. Nel caso in cui dovesse essere posta la fiducia, valuterò la situazione. A quel punto la fiducia non si riferisce più al provvedimento ma al governo. Se su questo provvedimento può cadere il governo? Non lo so. Chi pone la fiducia pone in discussione, non io".

Un'altra dissidente, Paola Nugnes, ha annunciato: "Non permettere un regolare dibattito dell'aula, voler mettere insieme il giudizio su un provvedimento con un giudizio complessivo sul governo e sulle sue funzioni future non è il modo più opportuno di procedere. Alla fiducia non posso in coscienza votare no, ho ancora molte aspettative in questo esecutivo soprattutto sulla legge di bilancio espansiva che si sta approntando. Ritengo che mi asterrò dal votare".

In aula a Palazzo Madama ha iniziato a parlare il relatore, il senatore leghista Stefano Borghesi. Secondo quanto confermato da fonti governative di entrambi i partiti di maggioranza, M5s e Lega, il governo porrà la questione di fiducia al dl Sicurezza. Tra i nodi da superare la contrarietà di almeno quattro dissidenti  5 stelle che hanno annunciato la loro avversità al decreto, caro alla Lega e voluto dal ministro dell'Interno Matteo Salvini. Che si trova in viaggio per il Ghana e che ha fatto sapere che dovrebbe essere in aula domani per il probabile via libera definitivo.

Insomma, il governo mette all'angolo i dissidenti. Stamattina, su Radio Capital, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Stefano Buffagni ha tuonato: "Se Gregorio De Falco non voterà il decreto si assumerà le sue responsabilità. Se non si ritrova nella maggioranza sono certo che si dimetterà e tornerà a fare il suo lavoro. Se pensi che c’è un provvedimento con delle criticità ne discuti internamente, nella maggioranza, non è che presenti 80 emendamenti come se fossi all'opposizione, perché questo mette in difficoltà tutti. Intendiamoci, quello che sta facendo la Lega con il ddl anticorruzione è esattamente lo stesso giochino".

Tito Boeri continua a "picconare" il governo e soprattutto continua a puntare il dito contro la manovra. Il presidente dell'Inps non ha mai digerito le nuove misure previste in manovra sul fronte previdenziale. Boeri è stato molto duro nei giorni scorsi e adesso rincara la dose: "La Manovra non è ancora definita perchè sulle pensioni, come ho sottolineato anche nei giorni scorsi, è ancora da scrivere: ci sono soltanto dei fondi ma non c’è ancora nulla dentro la legge di bilancio. Questo non lo dico in senso negativo; è tutto ancora da fare. Più che riscrivere la manovra bisogna ancora scriverla e quindi - ha sottolineato Boeri - la si può scrivere anche bene e spero che venga fatto".

Intanto in vista della riunione dell'Euro gruppo di oggi, il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, torna ad attaccare duramente l'Italia criticando la manovra economica presentata dal governo Conte. "Che il governo italiano voglia mettere in opera un piano contro la povertà e degli investimenti in infrastrutture lo capisco perfettamente e non lo discuto - spiega in un'intervista a France info  - ma non si può fare ciò che si vuole quando si appartiene alla zona euro, perché i governi e gli Stati hanno firmato insieme dei trattati, il Patto di Stabilità, che impone delle regole comuni. Tutti le hanno rispettate - incalza - se all'improvviso qualcuno dice che queste regole non valgono, parla non solo al popolo ma anche ad altri".

Nell'intervista a France Info Moscovici assicura che l'Eurogruppo sosterrà la decisione di chiedere all'Italia una versione rivista del Documento programmatico di bilancio. "I ministri delle Finanze - annuncia - diranno che il passo della Commissione è un passo di rispetto dello Stato di diritto e di rispetto di una regola che non è stupida, perchè assicura che il debito pubblico non aumenta troppo". Secondo il commissario agli Affari economici, le sanzioni all'Italia potranno anche arrivare, ma restano "lesito peggiore" di questa trattativa. "Non sono mai stato un partigiano di una sanzione - ci tiene, poi, a precisare - sono a favore del dialogo. Sono per un dialogo ininterrotto, continuo, vigoroso con l'Italia".

Interrogato su cosa farà la Commissione europea nel caso l'Italia non presenti un nuovo Documento programmatico di bilancio, Moscovici non si è voluto sbilanciare: "Vedremo... ma la Commissione c'è per far rispettare lo Stato di diritto, la regola, il regolamento di comproprietà della zona euro, perché non bisogna pensare che ciò che accade in Italia non abbia impatto sulla Francia - continua il commissario agli Affari economici - se l'Eurozona è destabilizzata, se abbiamo problemi finanziari, sono i francesi che ne soffriranno".

Contro Salvini, a Bruxelles, hanno ormai detto di tutto. Gli hanno dato del fascista e del razzista, lo hanno paragonato ai peggiori dittatori del Novecento e adesso lo accusano di instaurare una “democrazia illiberale” in Italia. Rientra tutto nella propaganda che alcuni commissari europei, insieme ai governi di Francia e Germania, stanno cercando di portare avanti per invitare gli europei a non votare i partiti sovranisti alle prossime elezioni europee. 

Nel mirino dell’Unione europea c’è (sempre) l’Italia. In quello di certi commissari c’è, in particolar modo, Matteo Salvini. Tanto che, nel giorno in cui si riunisce l’Eurogruppo, Pierre Moscovici, oltre a criticare l impianto della manovra economica  preannunciando sanzioni economiche contro Roma, attacca il vicepremier leghista accusandolo di creare un “clima” di populismo e democrazia illiberale. Ormai da Bruxelles piovono anatemi quotidiani contro il governo gialloverde. Insulti e accuse che si fanno sempre più violente pur di provare a delegittimare quelle forze sovraniste che, stando ai sondaggi, faranno il botto alle elezioni europee del prossimo maggio.

Intervistato da La verita, Doris ha ribadito che l'Italia è un Paese sicuro e che il sistema non è in pericolo come descritto da molti. "Guardi, l' altro giorno al bar mi ha fermato un signore, peraltro favorevole a questo governo - spiega il presidente di Mediolanum -: aveva timore di acquistare i titoli di Stato italiani. Naturalmente gli ho detto: 'Vai tranquillo'. Anche la mia banca sta continuando a comprare titoli di Stato, che restano prodotti sicuri. È significativo che un elettore di questa maggioranza abbia già perso fiducia".

Sul tema spread, Doris ci va cauto. Ha timore, come lo ha Ignazio Visco, il presidente di Banca d'Italia. Ma cerca di fare da pompiere: "Per carità, lo spread ha effetti nefasti: le banche vedono il patrimonio erodersi e non sono più in grado di fare credito. Ma spesso gli economisti si concentrano solo sui numeri. A me interessano i sentimenti dei risparmiatori, che generano effetti molto più immediati della salita dello spread. Chi ha paura di solito stacca il cervello: taglia subito i consumi e gli investimenti".

L'obiettivo di Ennio Doris è quello di diffondere tranquillità: l'Italia è sotto attacco, ma il sistema è solido. E i risparmiatori non devono avere la percezione del contrario, perché è dalla loro paura che si crea il pericolo per il Paese. E, come ha spiegato il presidente di Mediolanum, è il pensiero anche di Silvio Berlusconi, che ha incontrato di recente.

Ma questo non significa che Doris sia perfettamente in linea con i dettami dell'Unione europea. "Io ho vissuto la tragedia della guerra, e quindi mi batterò sempre perché vi sia amicizia e collaborazione tra i popoli europei. Certo, l' Italia era il Paese più europeista in assoluto e ora non lo è più. Forse qualche colpa a Bruxelles ce l' hanno", spiega il banchiere. "A volte sembrano davvero semplici burocrati, senza legittimazione elettorale, con una concezione dell' economia di stampo socialista. L' Unione deve rispettare le tradizioni e la diversità delle nazioni: deve guidare ma non imporre. Ricordo che negli anni Settanta Margaret Thatcher attaccava sempre l' Europa e questo mi infastidiva. Poi la vidi a Milano, la sentii parlare contro questa élite e aprii gli occhi, me ne innamorai".

E sulla caduta del governo nel 2011, il giudizio del presidente di Banca Mediolanum è chiaro: "I guai iniziarono nell'aprile di quell'anno, quando le banche tedesche cominciarono a liberarsi dei titoli di debito italiani. Quando la svendita uscì alla luce del sole, lo spread decollò". Poi arrivò Mario Monti. E la storia la conosciamo tutti. Mentre la Germania continua a pensare a noi come "colonia", teorizzando anche una patrimoniale.

 

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