Salvini: «Nessuno ci potrà fermare»

«Se Bankitalia vuole un governo che non tocca la Fornero, la prossima volta si presenti alle elezioni con questo programma. Nessun italiano ha mai votato per la Fornero. È stato un esproprio di diritti e democrazia che viene rimborsato. Giustizia è fatta. Indietro non si torna!». Lo scrive su Twitter il vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, commentando le valutazioni espresse dalla Banca d'Italia in Parlamento sugli obiettivi delineati con la Nota di aggiornamento al Def.

«Sono contento per il controllo dei confini, se arriviamo anche al controllo dei mercati abbiamo fatto bingo», ha poi aggiunto Salvini da Lione dove ha partecipato al G6 dei ministri dell'Interno europei, rispondendo ai giornalisti che gli chiedono di commentare le tensioni finanziare. «Non credo alle scie chimiche e alle invasione degli alieni - ha rilevato -. Ma chi scommetteva su fatto che l'Italia continuava a impoverirsi ha perso la scommessa, quando tutti leggeranno la manovra gli operatori economici seri investiranno in Italia».  

«Sulla riforma della Fornero niente e nessuno ci potrà fermare. Andiamo avanti tranquilli, l'economia crescerà anche grazie alla modifica della legge Fornero, un'opera di giustizia sociale che creerà tanti nuovi posti di lavoro», ha detto il leader della Lega Matteo Salvini, rispondendo sempre alla Banca d'Italia che ha chiesto di non modificare le regole sul pensionamento.

«A maggio finalmente 500 milioni di persone potranno cambiare la storia d'Europa: sicuramente socialisti e sinistra andranno a casa», ha poi sostenuto il ministro dell'Interno. 

«Toni bassissimi, cravatta allacciata, più di così non so cosa fare, posso invitare a cena Juncker, sto meditando, in un ristorante vegano, in maniera assolutamente sobria», ha poi risposto Salvini a chi gli chiedeva se con Bruxelles lo scontro resterà alto.

«Oggi al tavolo dei ministri è stato evocato il modello australiano per il governo dei flussi» migratori, «che è esattamente quello a cui sto lavorando io: fino a quattro mesi fa eravamo razzisti, ora il modello italiano fa scuola», ha affermato ancora il vice premier, sottolineando che nel corso dei lavori del vertice «i ministri hanno ripetuto che i migranti economici non possono essere accolti, condividendo la posizione italiana, in Europa si arriva seguendo le regole».

Paolo Savona, in un lungo confronto a Roma con la Stampa estera : 

Gli obiettivi di finanza pubblica indicati dal governo nella Nota di aggiornamento del Def, saranno sottoposti ad un monitoraggio trimestrale. E in caso di scostamenti dal percorso indicato dal Tesoro e da Palazzo Chigi, il governo interverrà con dei correttivi. A spiegarlo ieri è stato il ministro delle Politiche Comunitarie, Non solo. La prima verifica, ha spiegato il professore, verrà fatta poco prima della fine dell'anno per «decidere se partire».  

Nessun cenno durante il discorso al suo ormai famoso Piano B. Anzi. Savona ha garantito che all'interno della compagine di governo gente che vuole lasciare l'Europa «non ce n'è». Ed in particolare i vice premier Luigi Di Maio e Matteo Salvini «possono essere intemperanti nelle risposte ma una cosa è essere intemperanti, un'altra è essere irresponsabili». Savona ha poi ricordato le proposte che ha avanzato all'Europa nel suo documento, come quella di permettere ai Paesi di fare deficit per un importo pari al Pil nominale e di far acquistare il debito italiano eccedente il 60% dalla Bce a fronte di garanzie costituite anche da beni dello Stato di pari valore.

La verifica trimestrale del rispetto dei parametri indicati nel Def, sempre secondo Savona, dovrebbe servire anche a scongiurare il downgrading delle società di rating. Se la decisione può essere cambiata ogni tre mesi», ha spiegato il ministro, non c'è possibilità di previsione per chi emette il giudizio sull'affidabilità italiana. Spread e borse non preoccupano del resto il professore. «Abbiamo superato la prova dei mercati», ha detto. Lo spread, insomma, si è comportato meglio di quanto previsto dal governo. Il tema di fondo, per il governo, è cosa farà l'Europa. «Siamo preoccupati», ha detto Savona, «per lo scontro politico. Che cosa succederà», ha aggiunto, se l'Europa si mette in una situazione conflittuale rispetto a un programma moderato? Io non lo so dire», ha risposto. Aggiungendo poi: «Deciderà il popolo». Ma lo scontro politico in Europa e una crisi finanziaria in Italia, ha argomentato il professore, non sarebbe nell'interesse di nessuno. 

Tuttavia le regole che sono state disegnate a livello comunitario non possono essere accettate indistintamente alla stregua di un «pilota automatico» sennò il rischio è che l'Ue faccia la fine di una «nave che va contro un iceberg». Non solo. Savona confida anche, nel caso in cui la crisi dovesse avvitarsi su se stessa, su un intervento della Banca centrale europea. «Credo», ha detto il ministro, «che nessuno abbia interesse a che l'Italia entri in una grave crisi e Draghi ci sarà fino al 2019. Sono fiducioso che la Bce preverrà una nuova grave crisi». Savona poi, ha chiesto soprattutto ai giornalisti della stampa estera di non chiamarlo «euroscettico». La costruzione europea, la visione, ha spiegato, «è corretta», ma quello che non funziona è la sua attuazione con «i vincoli e i nodi che dobbiamo snodare». Bisogna «europeizzare il cambiamento», ha detto il professore. I sovranismi hanno caratteristiche diverse da Paese a Paese, quindi, ha sottolineato, «o riusciamo a discutere l'uno con l'altro oppure ognuno prende i propri difetti e se li gestisce autonomamente».

In realtà, secondo Savona, le ipotesi contenute nel programma di governo, ossia una crescita del Pil dell'1,5% nel 2019 con un deficit fissato al 2,4%, sono conservative. «Da un punto di vista di logica economica», ha sostenuto il ministro, «si tratta di un programma moderato e con tutte le cautele necessarie». Quali però siano i correttivi che il governo potrebbe prendere in caso di scostamento dagli obiettivi programmatici non è chiaro. Savona ha spiegato che, sempre secondo le stime dell'esecutivo, nel prossimo triennio l'Italia accumulerà un surplus della bilancia commerciale di parte corrente di 160 miliardi di euro. Un «risparmio inutilizzato» che andrebbe convogliato verso gli investimenti pubblici e privati. Proprio per questo, ha ribadito, il governo ha attivato una task force per sbloccare i piani pubblici e delle imprese. Ma non è chiaro cosa accadrà alle misure di spesa come il Reddito di cittadinanza e la riforma della Fornero. Se, cioè, in caso di scostamenti possano essere congelate. Un'ipotesi che durante la stesura del Def era stata caldeggiata dal ministro dell'Economia Giovanni Tria. Savona comunque è fiducioso. Ritiene che il programma del governo possa spingere la crescita al 2% già il prossimo anno e al 3% nel 2020. Sempre che «gli investimenti partano».

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