Presidenziali Russia, Putin rieletto con il 76,6% dei voti

"Buon lavoro presidente". Così su Twitter il leader della Lega, Matteo Salvini, si congratula con Vladimir Putin per la sua rielezione. "Complimenti a Vladimir Putin per la sua quarta elezione a presidente della Federazione russa. La volontà del popolo in queste elezioni russe appare inequivocabile", scrive su Facebook la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni 

Il presidente russo Vladimir Putin ha vinto le elezioni con il 76,6% dei voti, "un risultato senza precedenti". Lo ha annunciato il capo della Commissione elettorale centrale (Cec) Ella Pamfilova, dopo l'elaborazione del 99,83% dei seggi. Le ha fatto eco il suo vice, Nikolai Bulaev: "56.514.000 russi hanno votato per Putin, un record assoluto per le ultime elezioni del presidente della Federazione russa". A partecipare alla giornata elettorale, sono stati oltre 73 milioni di russi, rispetto ai 71,8 milioni delle ultime presidenziali del 2012. Secondo i dati ancora preliminari - quelli definitivi verranno presentati entro 10 giorni dalla Cec - l'affluenza è stata del 67,49%. 

Anche a Mosca e a San Pietroburgo, le due capitali dove si concentra l'elettorato più critico di Putin, il presidente ha raccolto più del 70% delle preferenze, con un'affluenza di circa il 60%. Al secondo posto, Pavel Grudinin, il candidato del Partito Comunista della Federazione Russa (CPRF), con il 13% circa. Terzo il leader del Partito Liberal Democratico della Russia Vladimir Zhirinovsky, attorno al 6% dei voti. Ksenia Sobchak ha il 2% delle preferenze, Grigory Yavlinsky, di Yabloko, guadagna l'1% delle schede. Maxim Suraykin e Boris Titov ottengono lo 0,7%, Sergei Baburin lo 0,6%. Nessuno degli sfidanti rappresentava del resto una preoccupazione per Putin. 

Le autorità hanno detto di non aver rilevato irregolarità significative, ma opposizione e ong ne hanno denunciate migliaia. Putin: "Il successo è il nostro destino" "Grazie a tutti i nostri sostenitori per questo risultato: ora è importante essere uniti e includere nella nostra squadra anche chi ha votato altri candidati. Il successo è il nostro destino. Lavoreremo tutti duramente per il futuro della grande Russia", ha detto Vladimir Putin parlando alla folla davanti al Maneggio, nel cuore di Mosca a pochi passi dal Cremlino. "Davanti a noi sfide enormi, serve una svolta" "Davanti a noi ci aspettano sfide enormi, dobbiamo risolvere i problemi della nazione, serve una svolta", ha poi detto Putin parlando al suo comitato elettorale. "Questo risultato significa che è stato approvato quello che abbiamo fatto in condizioni difficili in questi anni ma anche quello che faremo, ciò che abbiamo proposto: mi auguro che le forze politiche si sforzino di pensare al bene del paese prima che al loro tornaconto", ha aggiunto. 

Un’elezione che conferma l’approvazione della Russia per il suo presidente, quella che ha rieletto con il 75% dei consensi Vladimir Putin, che si è così assicurato il quarto mandato presidenziale. Una popolarità in patria che non corrisponde all’opinione che buona parte del mondo politico ha del leader del Cremlino.

Il portavoce della campagna elettorale di Putin, con un pizzico di sarcasmo, ha ringraziato il premier britannico Theresa May e i suoi alleati per aver incoraggiato con minacce e ultimatum i russi ad andare alle urne e sostenere il loro Zar. 

Il 4 marzo scorso, la spia doppiogiochista  Sergei Skripal  è stata avvelenata a Salisbury, in Gran Bretagna. Subito si è puntato il dito contro i servizi segreti russi che avrebbero, almeno secondo le ricostruzioni fornite fino ad ora, colpito Skripal utilizzando il gas nervino.

Un attacco di questo tipo potrebbe essere un’arma a doppio taglio per Putin. Ammettiamo che siano stati i russi: che vantaggio ne avrebbero tratto? Probabilmente, quello di dimostrare all’Mi6 di poter colpire i nemici del Cremlino in qualsiasi momento, persino a ridosso delle elezioni, sul suolo britannico. Ma avrebbe avuto senso per Putin organizzare un’operazione simile a due settimane dal voto ?

C’è poi un altro scenario da non sottovalutare: da sempre, all’interno dei servizi segreti britannici, sono presenti diverse anime. Tra queste anche una antirussa, fin dai tempi della Guerra fredda. È quindi possibile che l’attacco a Skripal rientri in questo grande gioco all’interno dell’Mi6.

L’escalation tra i due Paesi ha coinvolto anche Francia, Germania e Stati Uniti che hanno sposato la convinzione britannica che dietro all’avvelenamento con il gas nervino ci sia non solo Mosca, ma soprattutto Putin. In particolare, a puntare il dito contro il leader russo è stato il ministro degli Esteri britannico Boris Johnson secondo il quale è “enormemente probabile che sia stata una decisione di Putin quella di portare l’impegno di un gas nervino nelle strade britanniche, nelle strade dell’Europa, per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale”.  

il portavoce di Angela Merkel ha assicurato che la cancelliera tedesca “scriverà molto presto un telegramma a Putin e in quell’occasione parlerà  anche delle sfide della relazione tedesco-russa”. 

Dopo che il Cremlino ha respinto l’ultimatum del governo inglese che voleva dalla Russia un’ammissione di responsabilità, i rapporti tra i due Paesi si sono fatti sempre più tesi. E così il premier britannico Theresa May ha annunciato l’espulsione di 23 funzionari russi, la sospensione dei rapporti bilaterali e ha comunicato che nessun membro del governo e della famiglia reale sarà presente in Russia durante i Mondiali di calcio. La risposta del Cremlino non si è fatta attendere: Putin ha ripagato con la stessa moneta la May “cacciando” i diplomatici di Londra da Mosca. La Russia ha inoltre negato il suo consenso all’apertura del consolato generale britannico a San Pietroburgo e interrotto le attività del British Council sul suolo russo. 

I leader occidentali purtroppo non si sono affrettati a fare le congratulazioni a Putin. Tra i primi a complimentarsi con lo Zar è stato l'”alleato” cinese Xi Jinping, che ha definito la collaborazione con Mosca “al miglior livello della storia”. Sono seguiti i telegrammi dei leader delle ex repubbliche sovietiche: Kazakhistan, Azerbaijan, Tajikistan e Bielorussia. Ma anche Venezuela, Cuba e Bolivia. Nessun messaggio invece da parte di quell’Occidente i cui rapporti con la Russia si sono fatti ancora più complicati in seguito all’avvelenamento dell’ex spiaSergej Skripal. 

Secondo l'ultima ricostruzione di Scotland Yard, infatti, il gas nervino usato per far fuori Skripal non si trovava - come sostenuto in precedenza - nella valigia della figlia Yulia, ma a quanto pare potrebbe essersi trovato nellìimpianto di riscaldamento della Bmw dell'ex colonnello addetto allo spionaggio di Mosca.

Inoltre, come dichiarato dall'ambasciatore russo all'Unione europea, Vladimir Chizhov, l'origine dell'aggressivo chimico potrebbe essere un laboratorio di ricerca britannico che si trova a soli pochi chilometri da dove è stata avvistata l'auto di Skripal la mattina di domenica quattro marzo.

Intanto però il caso Skripal sbarca al vertice europeo dei 28 ministri degli Esteri in cui si sottolinea che "le vite di molti cittadini sono state minacciate da questo atto illegale" . L'Ue "prende molto sul serio la valutazione del governo britannico secondo cui è altamente probabile che la Federazione russa sia responsabile". Ma il Cremlino non si lascia ancora intimorire: "O prove o scuse".

L'ambasciata russa evoca lo "Sherlock Holmes" ideato dalla scrittrice Agatha Christie per far leva sui diversi colpi di scena che stanno colorando la vicenda dell'ex spia avvelenata con il gas nervino Novichok, proprio come in un bel thriller. La premier inglese Theresa May ci è rimasta maluccio, ma visti gli ultimi sviluppi nemmeno Poirot ci capirebbe qualcosa. 

 

 

 

 

 

 

 

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