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Salvini: la Lega non farà patti «al di fuori del centrodestra»

In Conferenza Stampa, Matteo Salvini alla Stampa Estera ha confermato che la Lega non farà patti «al di fuori del centrodestra», però pensa a un programma (di governo) «che parta da quello del centrodestra ma sia aperto a contributi e proposte, senza stravolgimenti», così da potersi «arricchire e confrontare con gli altri partiti». Tutti ? No: «Fatto escluso il Pd, sconfitto dalle elezioni, tutto è possibile».

«lavoriamo per una solida maggioranza politica, non recuperando questo o quel transfuga». Quindi, M5s ? «Con loro c’è una differenza culturale di fondo, ma bisogna capire e approfondire la loro proposta, vedere quando dalle parole si passa ai fatti». Forse per cominciare a capire, ieri ha avuto un primo cordiale colloquio telefonico con Di Maio. Si parla anche di un appuntamento per mercoledì 21, ma prima nega il leghista e poi si accoda il grillino. Tutto smentito. L’appuntamento, non la telefonata. Quella c’è. Qualche particolare di quello che si sono detti lo rivela Di Maio: per amore della trasparenza, dice. «Ho ricordato a Salvini che il Movimento 5 Stelle è la prima forza politica del Paese, con il 32% dei voti, pari a quasi 11 milioni di italiani». Il succo è che vogliono la presidenza della Camera, «questo ci permetterà di portare avanti la nostra battaglia per l'abolizione dei vitalizi e tanto altro».

Ieri Salvini è tornato a parlare del possibile sforamento del tetto del 3%, «se serve per aiutare la crescita quello zero virgola non sarebbe un problema»; del presidente Juncker, «primo degli euroscettici che hanno governato l’Europa affamando i cittadini»; della Germania della Merkel «che non può dare lezioni, ma imparare a rispettare i vincoli europei sul surplus commerciale». E di rincalzo, in politica interna, ulteriori accentuazioni sulla politica fiscale, quella migratoria e sulla sicurezza. Con una postilla che apre a una nuova legge elettorale, con premio di maggioranza. Se ne evince una strategia di bombardamento su ogni ponte attorno al centrodestra, salvo quello che porterebbe ipoteticamente alla forza sinergica dei Cinquestelle. Con il leader leghista impegnato, piuttosto, nel tentativo di «egemonizzare» il centrodestra prima che nuove elezioni a primavera ’19 o un ritorno in campo in prima persona di Berlusconi possano riportarlo a ruoli subalterni. Non a caso, per ora, è proprio l’eventualità di una rapida chiamata alle urne quella che Salvini esorcizza come extrema ratio.

Ieri, poco dopo le ore 20 ho ricevuto una telefonata da Matteo Salvini. Mi fa piacere raccontarvi cosa ci siamo detti perché voglio che tutto avvenga nella massima trasparenza". Lo scrive sul blog del M5S il suo capo politico, Luigi Di Maio. Lo scambio tra i due leader, in sintesi, li ha visti riconoscersi reciprocamente la vittoria che però passa, secondo Di Maio, attraverso "l'attribuzione al MoVimento della presidenza della Camera dei Deputati" in quanto l'M5S è "la prima forza politica del Paese".

"Ho ricordato a Salvini - si legge nel post di Di Maio - che il MoVimento 5 Stelle è la prima forza politica del Paese, con il 32% dei voti, pari a quasi 11 milioni di italiani che ci hanno dato fiducia, e che alla Camera abbiamo il 36% dei deputati. Per noi questa volontà è sacrosanta - sottolinea - e vogliamo che venga rispecchiata attraverso l'attribuzione al MoVimento della presidenza della Camera dei Deputati. Questo ci permetterà di portare avanti, a partire dall'Ufficio di Presidenza, la nostra battaglia per l'abolizione dei vitalizi e tanto altro". Anche Salvini, conclude Di Maio, "ha riconosciuto il nostro straordinario risultato, e io ho riconosciuto il successo elettorale ottenuto dalla Lega".

Grasso ha ricevuto Danilo Toninelli e Giulia Grillo del Movimento 5 Stelle per un incontro interlocutorio in cui si è discusso del tema delle presidenze delle camere. Poi i capigruppo M5S hanno incontrato anche il segretario ad interim del Pd Maurizio Martina e il coordinatore della segreteria Dem Lorenzo Guerini.

Sono fiducioso che l'Italia sarà un alleato impegnato della Nato anche con il nuovo governo con cui aspetto di poter lavorare". Così il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg a chi chiedeva se fosse preoccupato da un governo italiano guidato da partiti vicini alla Russia. "Abbiamo visto i risultati del voto ma è troppo presto per dire quale tipo di governo" sarà formato, in ogni caso "abbiamo visto nella storia della Nato che sono stati eletti governi diversi con idee diverse ma siamo sempre rimasti uniti".

Bisogna avere fiducia nel Paese". Così il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano un commento sui timori per l'instabilità dell'Italia. Gentiloni sta per intervenire alla presentazione del libro Sos Capitale di Marco Causi.

"Serve serieta' e coraggio - ha detto ancora - perche' senza di essi non si da' un futuro ad un Paese verso il quale dobbiamo avere il massimo della fiducia".

L'immagine di un centrodestra unito che Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni hanno cercato di dare ieri sera con il vertice a palazzo Grazioli non dura nemmeno 24 ore. Nelle stesse ore in cui il leader della Lega conferma di guardare al Movimento Cinque Stelle come interlocutore principale, il Cavaliere riunisce i parlamentari per chiudere ad ogni ipotesi di intesa con i pentastellati: "Apro la porta per cacciarli", dice l'ex premier smentendo le voci in merito ad una sua disponibilità ad un esecutivo con i grillini.

Poche parole che evidenziano la divergenza di linea all'interno della coalizione. Davanti agli azzurri l'ex capo del governo ostenta tranquillità sulla compattezza del centrodestra ma è evidente che il suo progetto non è lo stesso di Salvini. L'obiettivo principale per Berlusconi è quello di evitare le urne, "dobbiamo scongiurarle a tutti i costi", è la premessa del lungo intervento nella sala della Regina a Montecitorio. 

E l'unica strada è quella di tentare un governo a tutti i costi, un esecutivo che ha nel Pd il suo principale interlocutore ma che non disdegna un eventuale sostegno da parte dei singoli grillini: Ognuno di voi convinca un parlamentare M5s a sostenerci, è la richiesta avanzata dal capo di Forza Italia ai suoi. Un'operazione che richiede tempi lunghi e che Berlusconi non ha nessuna fretta di accelerare con la speranza di poter convincere anche gli alleati a cambiare posizione. Salvini e Meloni infatti non hanno nessuna intenzione di aprire ad un'intesa con i Dem.

La preoccupazione in sala però è evidente soprattutto nei conciliabili post riunione emerge la consapevolezza che i piani di Salvini siano altri: ormai il dialogo con i Cinque Stelle è avanzato - è il ragionamento - e noi rischiamo di essere marginali. Già perchè è proprio il futuro che preoccupa la pattuglia azzurra in particolare chi è eletto al Nord dove il 'peso' del Carroccio è nettamente superiore a quello di Fi. Un dato che Berlusconi non nasconde anzi per l'ex capo del governo la 'colpa' del risultato di Fi è da attribuire alla sua incandidabilità. 

Ora però l'obiettivo del leader azzurro è quello di uscire dall'angolo sfruttando il fattore tempo con la convinzione in realtà che il leader della Lega più che un esecutivo con i pentastellati voglia ritornare alle urne. A temerlo sono gli azzurri convinti che con un nuovo voto la Lega possa consolidare il suo vantaggio e di fatto terminare l'opa su Forza Italia. Una preoccupazione che conoscono bene anche a Grazioli tanto che il leader di Forza Italia ha fatto sapere ai suoi parlamentari che uno dei punti discussi con Salvini e Meloni è proprio evitare il cambio di casacca anche dentro la stessa coalizione: "Chi vuole lasciare i gruppi si iscriverà al Misto". 

In attesa delle 'mosse' di Salvini e soprattutto del giro di consultazioni da avviare con gli altri partiti, Berlusconi congela anche la questione dei capigruppo. L'ex premier ha fatto sapere che in vista della fase delicata Renato Brunetta e Paolo Romani restano al loro posto ma che successivamente i gruppi dovranno riunirsi per procedere alle votazioni per eleggere i loro vertici.

Silvio Berlusconi è un uomo disperato. Sa, e lo ha ammesso, che se si dovesse tornare a votare questa volta il MoVimento 5 Stelle prenderebbe il 40% e questo lo terrorizza. Per questo sta già cercando di fare campagna acquisti presso gli altri gruppi parlamentari. Infatti, avrebbe detto ai suoi di convincere quanti più deputati e senatori del MoVimento 5 Stelle a passare con lui. All’ex premier diciamo subito una cosa: i nostri parlamentari non sono in vendita". Così Giulia Grillo M5S e Danilo Toninelli, capigruppo del MoVimento 5 Stelle alla Camera e al Senato nel 'blog delle Stelle'. "Sono stati eletti dai cittadini per fare,- dicono- in Parlamento, gli interessi degli italiani e per rispettare gli impegni presi in campagna elettorale. All’ex premier vogliamo dire che istituiremo il vincolo di mandato, come promesso, per evitare proprio i cambi di casacca e i voltagabbana. E’ una delle priorità del nostro programma che noi rispetteremo. Queste dichiarazioni di Berlusconi dimostrano che il centrodestra non parla di programmi, di contenuti, a differenza del MoVimento 5 Stelle, ma litigano fra loro per decidere chi sia il leader. E Berlusconi, che vuole fare campagna acquisti, dimostra che non ha imparato la lezione. 

 

E’ proprio di questi giorni, infatti, la notizia che la Corte dei conti ha aperto un’inchiesta sulla compravendita dei senatori che portò l’ex parlamentare Idv, De Gregorio, alla corte di Berlusconi, facendo così cadere il governo Prodi. L’organo di giustizia contabile, infatti, ha ipotizzato un danno d’immagine del Paese e, tradotto in denaro, un aumento dello spread valutabile attorno ai 6 milioni di euro. Denaro che il leader di Fi potrebbe dover pagare di tasca propria. 

 

Le cose sono cambiate. Il 4 marzo 11 milioni di italiani hanno partecipato, recandosi in massa ai seggi, ed hanno scelto il MoVimento 5 Stelle con un chiaro mandato: cambiare il Paese. Tutti i parlamentari del MoVimento 5 Stelle rispetteranno questo mandato in Parlamento. Berlusconi se ne faccia una ragione. Luigi Di Maio - ieri sera - ha comunicato 'in tutta traspareza' di aver ricevuto una telefonata dal leader della Lega, Matteo Salvini: "gli ho ricordato che il MoVimento 5 Stelle è la prima forza politica del Paese, con il 32% dei voti, pari a quasi 11 milioni di italiani che ci hanno dato fiducia, e che alla Camera abbiamo il 36% dei deputati. Per noi - sottolinea Di Maio - questa volontà è sacrosanta e vogliamo che venga rispecchiata attraverso l'attribuzione al MoVimento della presidenza della Camera dei Deputati. Questo ci permetterà di portare avanti, a partire dall'Ufficio di Presidenza, la nostra battaglia per l'abolizione dei vitalizi e tanto altro". 

 

"Così come Salvini ha riconosciuto il nostro straordinario risultato, anche io ho riconosciuto il successo elettorale ottenuto dalla Lega" ha ribadito. Di Maio inoltre ricordando la girandola di incontri di oggi di Giulia Grillo e Danilo Toninelli, che si stanno "anche con le altre forze politiche" ha ribadito che "l'interlocuzione sulle presidenze delle Camere è slegata da ciò che riguarderà la formazione del governo". Lega-M5S: una poltrona per due. Pd: chiediamo figure autorevoli e di garanzia Primo giro di consultazioni sulle presidenze delle Camere, e primi ostacoli nel percorso alla ricerca di una soluzione per individure i successori di Laura Boldrini e Pietro Grasso. 

 

Matteo Salvini e i Cinque Stelle, con i capigruppo Danilo Toninelli e Giulia Grillo, si muovono in parallelo: il leader della Lega per lo piu' per telefono, con contatti rapidi e informali ai leader degli altri partiti. I pentastellati con incontri faccia a faccia. Dal Pd, da Leu e dagli altri interlocutori arriva ad entrambi la richiesta di figure autorevoli e di garanzia, in un partita che deve tenere separate la questione delle presidenze da quella del governo. Ma a quanto apprende l'agenzia Dire, Lega e Movimento Cinque Stelle hanno annunciato ai gruppi parlamentari che hanno contattato in queste ore di rivendicare entrambi l'attribuzione della presidenza della Camera dei deputati. 

 

 

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