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L'impegno dei cattolici (e non) dopo il 4 marzo

Non intendo trattenermi sulla querelle elettorale e su quale possibile governo sarà proposto o imposto agli italiani. Ormai si sa tutto sull'esito elettorale: chi ha vinto e chi ha perso. In queste settimane saremo sommersi delle varie proposte e formule per arrivare a qualche forma di governo.

In questo momento voglio fare delle riflessioni che riguardano i cattolici, i parlamentari eletti nelle varie formazioni partitiche.

Intendo partire dal peso politico che avrà la pattuglia parlamentare, che condivide la piattaforma valoriale del «Comitato difendiamo i nostri figli», di quel «popolo del Family Day», guidato da Massimo Gandolfini.

Partiamo da qui, il popolo del family day si è spaccato prima delle elezioni, alcuni dirigenti con alla guida di Mario Adinolfi hanno scelto di fare un partito identitario, etico, «Il Popolo della famiglia» (il PdF), altri, la maggioranza, con Gandolfini, hanno scelto di contaminare le forze politiche, criticando apertamente la scelta di Adinolfi e compagni. A Roma, in un convegno sull'inverno demografico, il Comitato insieme ad Alleanza Cattolica ha presentato dei punti programmatici a tutte le forze politiche, si sono presentati esclusivamente i rappresentanti di centrodestra. Nello stesso tempo alcuni uomini del Comitato sono stati candidati ed eletti il 4 marzo in queste forze, in particolare nella Lega.

In questi giorni si stanno facendo delle riflessioni sul risultato elettorale del Pdf, ne ha parlato l'avvocato Simone Pillon, eletto senatore nel Collegio di Lombardia 5: Monza, Brianza, Martesana. Ho tratto alcune informazioni dalla sua consueta esposizione su facebook.

In alcuni collegi il voto al PdF ha causato la sconfitta dei candidati del centrodestra. Sostanzialmente bastava quel migliaio di voti per far vincere il candidato della coalizione di centrodestra. E' successo in un collegio a Torino, ma anche in qualche altro. Inoltre da fonti sicure ascoltando Pillon, si può affermare con ampio margine di sicurezza che qualora i 220 mila voti, che ha preso in tutto il Paese il PdF(0,7%) fossero confluiti verso la Lega, si sarebbero guadagnati una trentina di parlamentari in più. Naturalmente potevano essere uomini vicini al family day, pronti a contaminare il centrodestra. Invece uomini di valore sono rimasti esclusi dal Parlamento. A proposito in questi giorni alcuni pidieffini sui social si sono permessi di fare dell'ironia sulla presunta contaminazione, alludendo che sono pochi e quindi non determinanti.

E' un dato di fatto su cui occorre riflettere, anche se Pillon con signorilità evita di fare polemiche, per quanto mi riguarda io non posso esimermi dal farle. In pratica la scelta di ghettizzare la famiglia in un solo partito, è stata dannosa e inutile. E' stato un errore politico. Questo poteva andare bene, forse, negli anni '50 o '60, quando esisteva ancora la società cristiana, oggi non c'è più, abbiamo una società «coriandolizzata», come sostiene Giuseppe De Rita. Certamente ancora persistono frammenti di cristianesimo nel nostro Paese, nonostante un certo mondo stia morendo. Tocca al Comitato e a chi vuole allearsi e condividere il suo progetto per rianimare il corpo sociale, risvegliando le tante famiglie sane presenti sul territorio, come abbiamo visto nelle due manifestazioni romane.

Tuttavia il voto coraggioso e generoso dato al PdF, sarebbe stato opportuno che venisse canalizzato verso la coalizione del centrodestra. Invece i dirigenti del Pdf si sono intestarditi, illudendosi di raggiungere chissà quali risultati. Questa debacle del Pdf ci porta ad ulteriori chiarimenti in merito all'impegno e al ruolo dei cattolici in politica.

Praticamente nel dopoguerra siamo passati dal partito unico per i cattolici (la DC) alla trasversalità, (Convegno di Palermo e Verona), il progetto culturale dei cattolici, che faceva riferimento a Scienza e Vita, al Forum delle Famiglie, sotto la tutela del cardinale Camillo Ruini. Con la trasversalità si cercava di  contaminare il più possibile tutti gli schieramenti politici. Per un certo tempo, finchè c'era il cardinale Ruini, la strategia ha funzionato, dopo, la struttura è implosa. Si è poi passati al partito «riserva indiana», in cui i cattolici sono stati rinchiusi all'interno di un piccolo partitino tipo l'Udc, Ncd poi. Partitini ininfluenti perché poco convinti di difendere le istanze valoriali. Alla fine la storia si conclude con Pierferdinando Casini candidato nel Pd a Bologna, che si ritrova a parlare sotto i ritratti dei gerarchi comunisti e ad Angelino Alfano che non ha il coraggio di candidarsi perchè sicuro di essere inseguito (ssigutatu) dalla gente.

Oggi siamo giunti a una nuova fase, che è quella del Family Day, dove i cattolici sono orfani dei vescovi pilota e forse questo è una buona cosa, e che si organizzano da soli. Pertanto i cattolici da queste elezioni non sono stati tagliati fuori, ora si apre una nuova stagione. Che i pastori, i vescovi, abbiano fatto un passo indietro, è un bene. Del resto i vescovi devono fare i pastori, non devono dispensare criteri di come muoversi in politica.

Secondo i calcoli di Pillon esistono una cinquantina di parlamentari, un buon 5% che hanno aderito alla piattaforma valoriale del Comitato e del Family Day, magari è gente che non per forza proviene da ambienti cattolici. Il Comitato guidato da Gandolfini per certi versi funge da sindacato che intende dare consigli, guidare questo nutrito gruppo parlamentare, a cui man mano si stanno aggregando anche sindaci, assessori, consiglieri comunali, regionali. Certo la politica, per sua natura, è divisiva, non fa comunione, ecco perché è auspicabile trovare un luogo extra-politico, pre-politico, dove trovarsi, dove ognuno porta il suo contributo.

Per Pillon grazie ai mille convegni organizzati dal Comitato, sta partendo dal basso un lavoro che potrebbe arrivare a una nuova edizione dell'Opera dei Congressi. La politica non sarà lasciata sola. Servono quelle «minoranze creative», come auspicava Benedetto XVI, per contagiare anche il mondo politico. E' un compito impegnativo e prioritario, occorre costruire «ambienti sani», per riconquistare i cuori a Cristo e per poter ricomporre i cocci di una società senza bussola. Oggi viviamo un periodo molto simile a quello vissuto dai benedettini, che seppero costruire un nuovo mondo a fronte dello sgretolamento dell’impero romano in Occidente.

A questo punto occorre però fare una premessa, bisogna tenere sempre in mente che la Politica non salverà questa generazione. La politica in sé non ha questa capacità di salvarla, perché se così fosse, quando Nostro Signore Gesù Cristo venne sulla terra, avrebbe assunto le sembianze di un uomo politico, o si sarebbe fatto nominare imperatore di Roma e così avrebbe salvato il mondo. Invece Nostro Signore ha scelto di salire sulla Croce e da lì regnare.

Tuttavia la buona politica può fare molto, anche se è uno strumento limitato. Pertanto non possiamo pensare che la politica è l'unico strumento per sostenere le istanze dei cattolici. E' uno dei tanti strumenti e peraltro neanche tra i più importanti. Ecco perché non conviene dividersi sulle questioni politiche, come se fossero questioni di fede. La politica rimane essenzialmente una delle strade da percorrere.

A questo proposito sono illuminanti le parole del pensatore e uomo d’azione brasiliano Plinio Correa de Oliveira (1908-1995), maestro della scuola cattolica contro-rivoluzionaria del Novecento, che nel proprio scritto più importante, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione (originariamente pubblicato nel 1959 e in forma ampliata nel 1977) annota: «[…] è necessario riconoscere che se qualcuno, per esempio, riuscisse a far cessare le proiezioni cinematografiche o le trasmissioni televisive immorali o agnostiche, avrebbe fatto per la Contro-Rivoluzione molto di più che se avesse provocato la caduta di un governo di sinistra, nella routine di un regime parlamentare» (Rivoluzione e Contro-Rivoluzione. Edizione del cinquantenario, 1959-2009, con materiali della “fabbrica” del testo e documenti integrativi, presentazione e cura di Giovanni Cantoni, parte I, cap. X, n.4, Sugarco, Milano 2009, p. 92).

 

 

 

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