Ore di alta tensione negli Stati Uniti

Ore di alta tensione negli Stati Uniti alla vigilia dell’apertura dell’Assemblea generale dell’Onu. Cinque persone sono state interrogate nella notte in relazione all’attacco di sabato sera nel quartiere di Chelsea. I cinque ieri erano in auto sul ponte di Verrazano, a New York, quando sono stati fermati, intorno alle 20.45 ora locale Tutti residenti a Elizabeth New Jersey, i cinque viaggiavano su un suv nero carico di armi, e andavano da Staten Island verso Brooklyn. La polizia inoltre sta cercando un'altra persona che potrebbe, in qualche modo, essere legata alle indagini

 Il primo a preoccuparsi per un possibile imminente attacco a casa sua era stato a fine giugno il direttore della Cia John Brennan. «Sono molto preoccupato per le capacità dell'Isis e per loro determinazione ad uccidere quanta più gente possibile mettendo a segno attacchi all'estero. Non sarei sorpreso - diceva Brennan a fine giugno - se tentassero di mettere a segno un attacco di quel genere negli Stati Uniti». 

In quest'ottica i due ordigni di Manhattan e quello in New Jersey potrebbero rappresentare il primo tentativo di colpire il nemico americano dispiegando non semplici lupi solitari, ma cellule ben strutturate come a Parigi e Bruxelles. A differenza dei lupi solitari immolatisi nel corso delle precedenti azioni l'eventuale cellula entrata in azione a New York avrebbe l'indubbio vantaggio di essere ancora operativa e di rappresentare una spada di Damocle per la sicurezza della Grande Mela. Una spada di Damocle particolarmente inquietante vista la campagna per le presidenziali e l'imminente arrivo a New York delle delegazioni internazionali e dei capi di stato pronti a partecipare alla 71ma Assemblea Generale dell'Onu in corso al Palazzo di Vetro fino al 26 settembre. Un appuntamento che la presenza di una cellula terroristica a piede libero trasformerebbe in un vero incubo sicurezza.

Dietro la tentata rappresaglia si potrebbe nascondere, però, anche l' aspirazione a siglare il primo vero attacco strutturato al cuore dell'America. Fino ad oggi il Califfato non è mai riuscito a mettere a segno un'azione ben pianificata sul territorio statunitense, ma si è limitato a rivendicare le iniziative di personaggi come Rizwan Farook e e Tashfeen Malik, la coppia radicalizzata autrice nel dicembre 2015 del massacro di San Bernardino, o dell'afghano Seddique Matin responsabile, a giugno, della strage nella discoteca gay di Orlando.

E stato immediato l'intervento degli artificieri. Poco dopo, mentre il robot stava esaminando il materiale, è avvenuta l'esplosione. La Cnn riferisce che lo zaino conteneva cinque ordigni. Nessun cellulare o dispositivo di innesco a tempo è stato rinvenuto. Altre tre bombe sono poi state ritrovate sempre in New Jersey, come ha riferito l'Fbi senza specificare dove.

Bloccate le partenze di tutti i treni diretti da New York in New Jersey, compresi quelli della linea ad alta velocità dell’Amtrak, ferme alla stazione di Penn Station, a Manhattan. La stazione di Elizabeth è vicina a Staten Island e al ponte di Verrazzano. Gli inquirenti hanno individuato alcune analogie tra gli ordigni esplosi a New York e in New Jersey, ma almeno per il momento non hanno concluso vi sia un legame.

Ma sabato mattina nel New Jersey, sull'altra sponda dell'Hudson, un altro ordigno - anch'esso dentro un cassonetto - è esploso, fortunatamente senza far feriti, a poche ore dal passaggio di una corsa amatoriale. Insomma nonostante il governatore dello Stato di New York Andrew Cuomo dichiari di non vedere collegamenti con il terrorismo internazionale le analogie farebbero ipotizzare l'esistenza di un lupo solitario o di una cellula islamista decisa a replicare le gesta dei fratelli Tsarnaev. Le motivazioni non mancherebbero. Al Qaida colpendo il cuore di New York a 15 anni dall'11 settembre e a cinque dall'uccisione di Bin Laden dimostrerebbe di essere ancora viva. La più evidente motivazione di un attentato firmato dallo Stato islamico sarebbe invece la vendetta per l'eliminazione di Abu Mohammad Al Adnani, il portavoce dell'organizzazione e mandante degli attacchi in Europa, ucciso a fine agosto da un raid aereo americano in territorio siriano.

La pentola a pressione collegata ad un telefonino ritrovata a quattro isolati dal punto della 23 sima strada di New York dove un'esplosione ha ferito 29 persone, sembra un tragico «deja vu» di quanto avvenuto il 15 aprile 2013 a Boston. Quel giorno due pentole a pressione esplose durante la maratona di Boston uccisero tre persone e ne ferirono altre 260. Quel giorno per capire chi avesse «ispirato» Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev, i fratellini ceceni autori dell'attentato, bastò a rileggersi Inspire la rivista di Al Qaida che in un articolo del 2010 intitolato «Make a bomb in the Kitchen of your Mom» «Fatti una bomba nella cucina di mamma»spiegava come far esplodere, con l'ausilio di un telefonino, una pentola a pressione piena di polvere pirica e chiodi. Ma le analogie non si fermano qui.

Intanto la polizia di New York ha diffuso nome e foto di un uomo ricercato per l'attentato di sabato notte: si tratta di Ahmad Khan Rahami, 28 anni, afghano naturalizzato. La notizia esce dopo che l'Fbi aveva condotto un raid in un edificio di Elizabeth (New Jersey), vicino al luogo dove la notte scorsa sono stati trovati diversi ordigni esplosivi,vicino alla stazione della cittadina del New Jersey.

Rahami è "armato è pericoloso", ha detto il sindaco di New York, Bill de Blasio, esortando chiunque lo veda o abbia informazioni su di lui ad avvisare immediatamente la polizia, senza cercare di avvicinarsi. La polizia ha pubblicato sui social media un numero verde da contattare (1800755-TIPS) e tutte le emittenti americane lo stanno pubblicando. L'ultimo indirizzo noto di Rahami è l'edificio di Elizabeth dove oggi hanno fatto irruzione le forze di sicurezza.

Secondo quanto riporta il New York Post, agenti del Bureau of Alcohol, Tobacco, Firearms and Explosives hanno partecipato all'operazione ma non è ancora stato reso noto se siano stati individuati dei sospetti. Il Washington Post scrive invece che la famiglia Rahami vive e lavora in quell'edificio. E' stato il portavoce della polizia di New York, Peter Donald, ad annunciare su Twitter la svolta nelle indagini che arriva dopo che le autorità hanno fermato diverse persone in relazione all'attentato.

Ora gli inquirenti stanno cercando di determinare, scrive ancora il Post, se Rahami possa essere stato influenzato, o meno, da gruppi estremisti internazionali o del suo Paese di origine.

Ci sono delle "somiglianze" tra le bombe di New York e quelle in New Jersey, e per questo motivo "ci sarebbe un legame" tra i due fatti, secondo il governatore di New York Andrew Cuomo. Il New York Times inoltre scrive che ci sono collegamenti tra il 28enne ricercato e le cinque persone fermate a bordo di un suv sul ponte di Verrazzano, che congiunge il New Jersey con Manhattan.

Questo nuovo attacco terroristico lascia sgomenti gli americani. Mentre New York viene dilaniata da una forte esplosione che ferisce 29 persone, Saint Cloud, città di 66mila abitanti nello stato del Minnesota, fa i conti con l'ennesimo lupo solitario che all'urlo "Allahu akbar" accoltella i passanti.

I miliziani del califfo Abu Bakr al Baghdadi esaltano Dahir Adan, il giovane americano di origine somala che ha seminato il panico in un centro commerciale di saint cloud Minnesota) accoltellando "i non musulmani" al grido di "Allahu akbar".

L'Fbi ci ha tenuto a metterlo subito in chiaro. Non ci sono prove di collegamenti tra l'esplosione di New York e l'accoltellamento avvenuto in Minnesota. L'attacco al centro commerciale resta comunque un episodio allarmante perché, dopo i fatti di Orlando e San Bernardino, dimostra quanto il terrorismo islamico si stia espandendo nelle pieghe sociali dell'America. "Il profilo di Adan in apparenza non è particolare, ricorda quello di altri protagonisti di agguati firmati dall’Isis - scrive Guido Olimpio sul Coprriere della sera  - giovani senza storia che si tramutano in terroristi entrando a far parte di un piano globale, più o meno ispirato dalla casa madre"

L'aggressore non era schedato dalla polizia se non per alcune infrazioni stradali. Non era nemmeno attivo sui social network. Su Facebook aveva addirittura scritto di venire da Fargo, nel Nord Dakota, e aveva postato foto della squadra di basket dei Lakers. Lo aveva fatto per scherzare. Nei suoi post, poi, non compaiono proclami a sfondo politico o di fantismo religioso. "Non c'era alcun segno premonitore...", fanno sapere gli inquirenti.

Prima di uscire di casa, secondo la ricostruzione del Corriere della Sera, Dahir Adan avrebbe salutato i genitori dicendo che avrebbe fatto un salto al centro commerciale di Saint Claude per comprare l'iPhone. Aveva addosso la divisa da guardia privata che gli aveva dato da indossare nel lavoro part time che svolgeva fuori dal Community College. Prima che un poliziotto lo abbattesse con un colpo di pistola, ha accoltellato otto persone. 

Non li colpiva a caso, ma sceglieva "i non musulmani". Originario della Somalia, aveva 22 anni e da quindici viveva negli Stati Uniti. Nel Minnesota ci è arrivato negli anni Novanta insieme ad altri 30mila somali sulla base di un programma governativo di accoglienza. Immigrati sui cui l'islam radicale ha subito messo le mani. "Da Minneapolis e dintorni sono partiti decine di volontari unitisi al movimento qaedista degli Shebaab - spiega Guido Olimpio - dei somali nati oppure cresciuti in America ma che a un certo punto della loro esistenza hanno compiuto il viaggio a ritroso, tornando nella terra dei padri con il solo obiettivo di combattere. Diversi non solo hanno partecipato ad azioni di guerriglia, ma hanno condotto missioni da kamikaze contro il contingente internazionale".

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