Arrestati due presunti terroristi dell'Isis

La rete dello Stato islamico si insinua tra le pieghe della società italiana. Questa mattina sono stati messi a segno altri due arresti eccellenti: due immigrati, un tunisino di 35 anni e un pachistano di 27 anni, sono finiti in manette a Brescia con l'accusa di "associazione con finalità di terrorismo anche internazionale" e di "eversione dell’ordine democratico".

I due presunti terroristi arrestati oggi parlavano di colpire la base militare di Ghedi, nel Bresciano, e di altri obiettivi in Italia. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli. I due pensavano di addestrarsi militarmente "in territorio siriano" e avevano scaricato dalla rete un manuale per i 'mujahidin occidentali'. Il tunisino e il pakistano avevano i documenti in regola e vivevano in Italia da anni, in particolare nel Bresciano, a Manerbio.

Le indagini, condotte dagli uomini della Digos e del servizio Polizia postale, hanno permesso di accertare che i due, sostenitori dell'Isis, svolgevano continuativa attività di istigazione pubblica in rete. I due arrestati sono un tunisino e un pakistano che aveva creato l'account twitter 'Islamic_State in Rom' e progettavano azioni terroristiche.

Le ordinanze di custodia cautelare sono state firmate dal gip Elisabetta Meyer. I due avevano i documenti in regola e vivevano in Italia da anni e in particolare nel Bresciano, a Manerbio. Uno dei due risulta residente a Milano ma è domiciliato nella cittadina in provincia di Brescia. Le foto con messaggi minacciosi a firma 'Islamic State' sullo sfondo di alcuni luoghi-simbolo italiani, a Roma e Milano, che i due avrebbero fatto circolare su un profilo twitter, erano già emerse circa tre mesi fa, a fine aprile.

Il pakistano e il tunisino arrestati nel corso del blitz antiterrorismo della Digos di Milano e della Polizia postale parlavano tra loro in italiano, non avendo un'altra lingua comune in cui esprimersi. E' quanto emerge dalle indagini, che si sono avvalse anche di intercettazioni, coordinate dal procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli e dal pm Enrico Pavone.

I due arrestati, da quanto si è saputo, lavoravano da anni in Italia, uno come operaio e manovale e l'altro nel settore delle pulizie. L'indagine è stata rapida, è scattata circa tre mesi fa dopo le prime segnalazioni della Polizia postale su quei messaggi minatori online ed ha portato stamani agli arresti. Il 26 aprile scorso, infatti, avevano iniziato a circolare sul web foto con testi minatori e di propaganda jihadista il cui messaggio, in sostanza, era "siamo nelle vostre strade", ossia si sosteneva che l'Isis era arrivato anche a Roma e Milano. "Siamo nelle vostre strade. Siamo ovunque. Stiamo localizzando gli obiettivi, in attesa dell'ora X": questi i messaggi, scritti a penna su dei foglietti in italiano, arabo e francese e tenuti in mano probabilmente dalla stessa persona che scattava la foto. Sullo sfondo diversi scorci, dal Colosseo, al Duomo fino alla stazione di Milano. In un caso, sotto la scritta 'Islamic State in Rome' appare anche il nome di Omar Moktar. Si tratta di un leader di Al Qaeda, ma anche del cosiddetto 'Leone del Deserto', il famoso eroe nazionale libico che condusse negli anni '20 la guerriglia anticoloniale contro gli italiani.

Il tunisino aveva creato su Twitter l'account Islamic_State_in_Rom e, insieme al complice pachistano, progettava azioni terroristiche sul territorio italiano. Nel corso dell'operazione contro il terrorismo internazionale denominata "Bay’a", la polizia postale è riuscita a risalire a decine di messaggi minacciosi a firma Islamic State che avevano sullo sfondo alcuni luoghi-simbolo di Roma e Milano. 

I due terroristi lavoravano come operai in un’azienda della Bassa bresciana. Lassad Briki, nato il 12 febbraio 1980a Kairouan (Tunisia), risiedeva a Manerbio. In questo paesino in provincia di Brescia è stato raggiunto da Muhammad Waqas, nato il 16 agosto 1988 a Gujirat (Pachistan). Pare che non fossero legati ad alcun gruppo ma che si muovessero da soli. "I due pensavano di addestrarsi militarmente in territorio siriano - ha spiegato il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli - erano consapevoli di non avere un addestramento militare consolidato".


La raffica di arresti degli ultimi mesi stanno riportando alla ribalta il dibattito politico sulla costruzione di nuove moschee. Se a Firenze il sindaco Dario Nardella tira dritto sull'apertura di un nuovo luogo di culto, a Milano il centrodestra si prepara ad alzare le barricate. Fratelli d'Italia ha chiesto a Pisapia di chiudere il bando che viola ben due leggi regionali. "Ricordiamo i dieci jiahdisti presi meno di un mese fa, ricordiamo la ragazza italiana e la sua famiglia convertiti alla guerra santa - tuona De Corato - dove si sono convertite queste persone? Dove pregavano?". In molti casi le moschee possono, infatti, diventare luoghi di ritrovo per i terroristi. Per garantire il più possibile la sicurezza, la Regione Lombardia ha varato la legge sui luoghi di culto. "Il centrosinistra che governa Milano non vede l’ora di aprire due moschee - conclude De Corato - ma aprire adesso nuove moschee è una follia".

Anche Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio, chiede "un giro di vite" sulle moschee. "Se questo è il modello di accoglienza tanto auspicato da Renzi e dal centrosinistra, non possiamo dormire sonni tranquilli - continua - per chi non lo avesse ancora capito, il prossimo passo, nel nome dell’integrazione islamica, sarà la nascita di un partito in grado di condizionare in maniera forte e diretta le politiche del Paese che più di ogni altro, per collocazione geografica, è maggiormente vulnerabile all’islamizzazione".

 

Anche Firenze potrebbe vedere, già nei prossimi mesi, la costruzione di una nuova moschea. Il centrodestra ha già chiesto di sentire i cittadini, attraverso un referendum, per capire come la pensano. Una prova di democrazia che Nardella non ha alcuna intenzione di appoggiare. "Non è mai stato fatto un referendum per aprire una chiesa o un luogo di culto - tuona il primo cittadino di Firenze - altrimenti lo dovremmo fare con ebrei, copti, ortodossi e cristiani...". E sfida il centrodestra a considerare la moschea un'occasione di "arricchimento del contesto culturale ed interreligioso della città e non uno strumento di lotta politica da parte dei musulmani".

 

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