Smantellata cellula di estremisti islamici

Blitz antiterrorismo, una cellula di estremisti islamici che operava tra l'Italia e i Balcani è stata smantellata. Tre arresti tra la provincia di Torino e l'Albania,il gruppoi reclutava aspiranti combattenti e li instradava verso le milizie dell'Isis.

Il gip di Brescia ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Anas El Abboubi, il marocchino residente nel bresciano, arrestato nel 2013, scarcerato dal Riesame e che ora si trova a combattere in Siria. Per El Abboubi l'accusa è di "addestramento con finalità di terrorismo".

''Oggi è una giornata importante per la lotta al terrorismo''. Lo ha detto il procuratore di Brescia Tommaso Buonanno commentando l'operazione della polizia di Stato che ha portato agli arresti dei sospetti jihadisti.

Il giovane aveva collegamenti con gli altri tre arrestati nell'inchiesta della Procura di Brescia. Stando alle indagini, El Abboudi il 6 settembre 2013 era andato in Albania per raccogliere istruzioni per riunirsi a gruppi jihadisti in Siria. L'inchiesta è riuscita a ricostruire gli ultimi spostamenti in Italia del giovane marocchino residente nel bresciano e i suoi contatti prima di inserirsi nelle fila dello Stato Islamico, dove ha assunto il nome di battaglia di 'Abu Rawaha l'italiano'.

In manette anche un ventenne italiano di origine marocchina, autore del documento di propaganda dell'Isis, un testo di 64 pagine interamente in italiano, apparso di recente sul web. Il documento si chiama 'Lo stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare". Il giovane, secondo le indagini, era attivissimo su Internet e avrebbe preparato il documento, di cui si è saputo solo lo scorso 28 febbraio, a novembre scorso. Il testo illustra nel dettaglio le attività del Califfato in Siria e Iraq, descrivendolo come uno Stato che offre protezione ai suoi cittadini ed è spietato con i nemici. L'importanza del documento, sostengono gli investigatori, sta non tanto nei contenuti quanto nel fatto che è stato ideato specificatamente per il pubblico italiano. Le indagini hanno accertato che dopo esser stato messo in rete dal ventenne, il documento è stato rilanciato da diversi utenti, attraverso Facebook e siti internet. I tre arrestati oggi dalla polizia nel blitz antiterrorismo erano in contatto, sia telefonico che tramite Facebook, con Anas El Abboubi, uno dei foreign fighters italiani che si troverebbe attualmente in Siria. Lo stesso Anas (arrestato dalla Digos nel giugno del 2013 e poi scarcerato dal tribunale del Riesame), pochi giorni prima di trasferirsi in Siria, aveva effettuato un viaggio in Albania, dove viveva uno dei presunti estremisti islamici bloccati dall'antiterrorismo.

"La regione balcanica - fanno sapere i servizi segreti italiani - si conferma nodale per il radicalismo di matrice islamica, in virtù dell’incessante attivismo di soggetti e di gruppi estremisti di orientamento salafita, sempre più coinvolti nel reclutamento e nel trasferimento di jihadisti in territorio siriano ed iracheno". L'operazione denominata "Balkan connection" è stata coordinata dal servizio centrale antiterrorismo della direzione centrale della Polizia di Prevenzione e condotta dalla Digos di Brescia con il concorso delle questure di Torino, Como e Massa Carrara. La complessa operazione ha portato all'arresto di due cittadini albanesi, zio e nipote, il primo (Alban Haki Elezi, 38 anni) residente in Albania e l’altro in provincia di Torino, e un 20enne marocchino, anch’egli residente in provincia di Torino. I primi due sono indagati del reato di reclutamento con finalità di terrorismo, il terzo di apologia di delitti di terrorismo aggravata dall’uso di internet. La cellula era in contatto, telefonico e via facebook, con Anas El Abboubi, marocchino residente a Vobarno (Brescia) e inserito nella lista dei 65 foreign fighter italiani che nel settembre del 2013 si è unito al Califfato. Pochi giorni prima di trasferirsi in Siria l'uomo era stato proprio in Albania per un brevissimo periodo. Il 12 giugno del 2013 era già stato arrestato dalla Digos proprio per reati di terrorismo.

Dopo la partenza di Anas El Abboubi per la Siria, i due albanesi avevano individuato un altro aspirante combattente da inviare nello Stato islamico. Si tratta di un giovanissimo tunisino residente in provincia di Como, ancora minorenne all’epoca dei primi approcci avvenuti sempre tramite internet, che, inizialmente titubante, era stato progressivamente convinto ad aderire al Califfato. Proprio per rinforzare i suoi propositi di combattente, uno dei due reclutatori era appositamente venuto in Italia per incontrarlo

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