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Quanti si aspettavano un fallimento del vertice, saranno rimasti delusi. Quanti si aspettavano che il primo vertice svoltosi ad Arcore dopo molto tempo finisse con uno sfaldamento del blocco di centro-destra, dovranno rimproverare solo la loro ingenuità. 

L'accordo dà il via libera all'alleanza con la quarta gamba ma chiude la porta a nomi che non siano condivisi da tutti e tre i leader di, Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia. Un diritto di veto che blocca le candidature nell'uninominale di esponenti come Flavio Tosi ed Enrico Zanetti (e forse anche di Maurizio Lupi), sui quali il segretario leghista, ma anche Giorgia Meloni, avanzano da tempo rimostranze. Meloni, Salvini e Berlusconi hanno convenuto di incontrarsi nuovamente a breve. Per quanto riguarda il programma i partecipanti esprimono soddisfazione sulla «piattaforma di lavoro ampia» attorno alla quale costruire la coalizione.

«Sulle regionali la coalizione conferma che si presenterà con candidati comuni e condivisi. Per quanto riguarda la Lombardia, se davvero il presidente Maroni per motivi personali non confermasse la disponibilità alla sua candidatura, verrebbe messo in campo un profilo già comunemente individuato». Lo si legge nel comunicato congiunto del vertice del centrodestra ad Arcore che conferma le indiscrezioni sul presidente uscente della Lombardia che punterebbe a tornare a Roma come possibile ministro del centrodestra. 

Durante il pranzo si è poi ufficializzata la coalizione a quattro: «Ufficializzata la composizione della coalizione a quattro con Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia e quarto Polo. Tra le decisioni di oggi anche quella di costituire due delegazioni comuni, che si incontreranno già martedì prossimo, per definire i dettagli del programma e dei collegi». È un ulteriore passaggio della nota finale del vertice ad Arcore tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

I primi passi dell'azione di governo saranno «meno tasse, meno burocrazia, meno vincoli dall'Europa, più aiuti a chi ha bisogno, più sicurezza per tutti, riforma della giustizia e giusto processo, revisione del sistema pensionistico cancellando gli effetti deleteri della legge Fornero, realizzazione della flat tax, difesa delle aziende italiane e del Made in Italy, imponente piano di sostegno alla natalità, controllo dell'immigrazione». «Tra le priorità - si legge ancora - anche l'adeguamento delle pensioni minime a mille euro, il codice di difesa dei diritti delle donne e la revisione del sistema istituzionale col principio del federalismo e presidenzialismo». Infine un passaggio che sembra prefigurare il passo indietro di Roberto Maroni nella corsa al secondo mandato per il Pirellone: «Per quanto riguarda la Lombardia, se davvero il presidente Maroni per motivi personali non confermasse la disponibilità alla sua candidatura, verrebbe messo in campo un profilo già comunemente individuato». Un interrogativo che sarà sciolto già oggi in una conferenza stampa del governatore lombardo.

Per quanto riguarda i temi della campagna elettorale, Matteo Salvini aveva proposto e oggi ha ottenuto come uno dei primi punti programmatici «la revisione del sistema pensionistico cancellando gli effetti deleteri della Legge Fornero». «Cancellazione della legge Fornero nel programma del centrodestra: missione compiuta. 4 marzo voto Lega», cinguetta festante su Twitter il leader della Lega.

La legge Fornero tanto cara alla sinistra sul sistema pensionistico è tornata d'attualità con l'avvicinarsi delle elezioni politiche, tra chi in caso di vittoria promette di abolirla e chi invece ne difende l'impianto di base. Sinistra e Demiocratici la diffendono il centro destra no...ma cosa prevede la riforma che porta il nome dell'ex ministro del lavoro nel governo Monti e quali sono i suoi meriti secondo quelli del centro sinistra ? 

La legge Fornero ha stabilizzato secondo la sinistra la spesa pubblica italiana (assicurò risparmi per 80miliardi dal 2012 al 2021) e ha ridato credibilità all’Italia nella gestione del nostro debito pubblico che è il quarto più alto nel mondo. Entrò in vigore in gran fretta il primo gennaio 2012, poche settimane dopo la nascita del governo tecnico di Mario Monti, perché all’epoca gli interessi sul debito erano schizzati alle stelle.

Gli investitori, soprattutto esteri, dubitavano che l’Italia fosse in grado di ripagare il debito. La Fornero eliminò le pensioni anticipate o d’anzianità, alzò l’età per lasciare il lavoro, bloccò per tre anni gli aumenti automatici per le pensioni più alte e fece scattare per tutti il sistema di calcolo contributivo. Un sistema più “avaro” ma più equo e più semplice di quello precedente....e ha ridotto in fame secondo la destra tutti i pensionati Italiani...e aprendo le porte per andare in pensione verso i 67 anni...  

«Meno tasse, meno burocrazia, meno vincoli dall'Europa, più aiuti a chi ha bisogno, più sicurezza per tutti, riforma della giustizia e giusto processo, revisione del sistema pensionistico cancellando gli effetti deleteri della Legge Fornero, realizzazione della flat tax, difesa delle aziende italiane e del Made in Italy, imponente piano di sostegno alla natalità, controllo dell'immigrazione: saranno questi i primi passi dell'azione di governo di Centrodestra che uscirà dalle politiche del prossimo 4 marzo», si legge. «Tra le priorità anche l'adeguamento delle pensioni minime a mille euro, il codice di difesa dei diritti delle donne e la revisione del sistema istituzionale col principio del federalismo e presidenzialismo», informa il comunicato.  

Prossimo vertice: martedì prossimo per definire i dettagli del programma e dei collegi.

Alla fine del vertice Salvini gioisce per una sua battaglia di vecchia data: «Cancellazione della legge Fornero nel programma: missione compiuta», scrive su Facebook. Fratelli d'Italia, invece, non nasconde la propria soddisfazione per l'inserimento del presidenzialismo come contraltare «centralista» al regionalismo propugnato dalla Lega, all'insegna del principio: «Regioni forti in uno Stato forte». Inoltre Giorgia Meloni ottiene anche il via libera a una manifestazione, fissata per metà febbraio, in cui tutti i candidati firmeranno un impegno a non cambiare casacca, prendendo un impegno pubblico contro il trasformismo. Berlusconi, invece, su Twitter, saluta l'impegno di tutti i partiti a «presentare candidati comuni e condivisi alle prossime Regionali». E al Foglio ribadisce che «Forza Italia avrà un ruolo trainante nella coalizione oltre a rappresentare una garanzia contro tentazioni egemoniche».

Pirozzi fara un passo indietro? Perché no risponde lui ai giornalisti che lo domandano, a patto che a scendere in "campo" sia Giorgia Meloni. Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice e candidato alla guida della regione Lazio con la propria lista civica, non esclude la possibilità di farsi da parte. «L'unica persona per la quale farei un passo indietro - ha detto Pirozzi - volentieri è Giorgia Meloni». Il sindaco di Amatrice interviene cosi nel giorno del post vertice di Arcore tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Tra i candidati del centrodestra 'papabilì resta il nome del senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ma in tal caso Pirozzi non sarebbe disponibile a un passo indietro: «No, lo farei solo nel caso di Giorgia Meloni, che è un leader nazionale». E se in cambio del ritiro dalla corsa alla Regione Lazio gli venisse offerta una candidatura in parlamento? Pirozzi risponde con una battuta: «L'unico posto sul quale ci potrei pensare è quello di commissario tecnico della nazionale», sottolinea il sindaco di Amatrice, già allenatore di calcio....

Intanto nell'intervista al Foglio, Berlusconi mette in guardia gli italiani dai Cinque Stelle. "Sono il più grave pericolo per il futuro dell'Italia dal dopoguerra. La loro finta democrazia diretta maschera, come tutti sanno, il potere effettivo di pochissime person - avverte - è lo stesso centralismo democratico dei vecchi partiti comunisti, governato in questo caso da un politburo molto ristretto, costituito da un vecchio comico, un oscuro professionista della comunicazione, e forse la figurina Di Maio". Quindi, continua: "L'idea che l'Italia possa cadere nelle loro mani è assolutamente pericolosa, ed è un pericolo reale, immediato. Se davvero alcune figure della cultura, dell'economia, dell'impresa non se ne rendessero conto, e pensassero di usare i grillini per trarne qualche vantaggio, rischierebbero di fare la parte di quelli che Lenin chiamava 'utili idioti', da usare e poi da eliminare".

Oggi, secondo il leader di Forza Italia, il Paese sta già oggi vivendo "una triplice oppressione, quella fiscale, quella burocratica e quella giudiziaria". "I Cinque stelle vorrebbero aggravarla ancora - spiega nell'intervista al Foglio - d'altronde il loro linguaggio è dal principio quello dell'invidia, quello dell'odio, della giustizia sommaria, dell'utilizzo dell'arma giudiziaria contro gli avversari politici. I nomi dei magistrati con i quali hanno rapporti più stretti, e che vorrebbero nel loro futuro governo, sono eloquenti e fanno venire i brividi". Incalzato dal direttore Claudio Cerasa, Berlusconi mette in chiaro che alle prossime elezioni politiche la vera sfida sarà tra la rivoluzione liberale di Forza Italia ("una rivoluzione possibile, concreta, costruttiva") e il "ribellismo" del Movimento 5 Stelle.

Per il Cavaliere secondo il quotidiano il Giornale i grillini rappresentano "un pericolo" perché "della vecchia sinistra hanno ereditato le parti peggiori, lo statalismo, la cultura del 'no', l'oppressione fiscale, la diffidenza verso la libertà dei cittadini, il giustizialismo feroce, senza neppure avere la tradizione di serietà e la cultura di governo che ai comunisti non mancavano". Per questo sono doppiamente pericolosi. "Se vincessero massacrerebbero di tasse il ceto medio, aggredendo la casa, i patrimoni, le successioni, le stesse pensioni - mette in guardia Berlusconi - bloccherebbero le infrastrutture fondamentali, porterebbero al governo i settori più politicizzati della magistratura".

Per Berlusconi agli ordini di Beppe Grillo e Luigi Di Maio ci sono professionisti della politica, "persone che dipendono dalla politica per vivere, e quindi dalla benevolenza dei loro capi, che ne decidono destini e carriere". "A differenza dei vecchi professionisti della politica - conclude l'ex premier - quelli della Prima Repubblica, qui manca anche l'esperienza, la conoscenza dei meccanismi di governo: la gran parte di loro non ha mai lavorato, non ha mai amministrato neppure un condominio. I risultati, dove sono chiamati a governare le città, si vedono"

La coalizione dei moderati infatti è al 36 per cento e di fatto si mette alle spalle gli altri schieramenti. Il Pd, come sottolineava un sondaggio del Corriere di qualche giorno fa, è sempre più in calo e nelle ultime settimane anche il Movimento 5 Stelle ha registrato una leggera flessione. Con queso trend sulle intenzioni di voto di fatto il centrodestra al voto potrebbe ottenere ben 281 seggi, subito dietro il Movimento 5 Stelle con 158 deputati e i dem con 151. A seguire Liberi e Uguali guidati da Pietro Grasso con 27 seggi. Amara sorpresa per Alternativa popolare che in questo momento non riuscirebbe a sforare la soglia di sbarramento. Per ottenere la maggioranza bisognerebbe ottenere 316 seggi. Con il trend positivo delle ultime settimane, i moderati potrebbero anche tentare la scalata alla soglia più alta del 40 per cento.

E così, come sottolinea il Corriere, l'andamento dei dati degli ultimi giorni, fa registrare un incremento di almeno 29 seggi proprio per il centrodestra. I 5 Stelle invece ne perdono 15, mentre il Pd ne perde almeno 13. Il segno "più" è solo per Liberi e Uguali che registra una crescita di tre seggi considerando anche il flop di Alternativa Popolare che non riesce, per il momento, ad entrare in Parlamento. Di certo da qui al voto molte cose possono cambiare. Ma difficilmente gli scenari potrebbero cambiare lo stato attuale che vede sempre il centrodestra in vantaggio su tutte le rilevazioni. Va detto che per ottenere la maggioranza serve uno sprint nei mesi che precederanno il voto. Un centrodestra unito potrebbe guadagnare quei quattro punti percentuali che lo separano dalla soglia del 40 percento che di fatto sarebbe un grande successo per Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia.

Le intenzioni di voto pubblicate domenica dal Corriere segnalavano un calo del Pd, solo in parte compensato dalla crescita delle forze alleate, una contrazione del M5S, il centrodestra complessivamente accreditato del 36% dei voti validi, la sinistra stabile al 6,6%. Con questi numeri il centrodestra risulterebbe avere complessivamente 281 seggi (sommando scranni provenienti dai collegi uninominali e dal proporzionale), seguito dal M5S con 158 deputati, dal Pd con 151, e da Liberi e uguali con 27 seggi tutti provenienti dal proporzionale. Alternativa popolare al momento non raggiunge la soglia di sbarramento e non è stata considerata, a differenza delle altre volte, come alleata del Pd, tenuto conto delle divisioni che attraversano la formazione.

Intanto intervenendo ai microfoni di Radio 105, il Cavaliere spiega il suo piano per un nuovo governo in caso di vittoria del centrodestra: "Pensiamo a una maggioranza di ministri non scelti tra politici di professione ma tra protagonisti di impresa, professioni, istruzione e alti gradi. Tra persone che non hanno mai fatto politica, che vengano dal lavoro e abbiano saputo raggiungere traguardi". Poi il Cav ha aggiunto: "A me piace chiamarli cavalieri del lavoro". Il leader di Forza Italia ha poi messo nel mirino il Movimento Cinque Stelle criticando il programma fiscale dei grillini: "Rimango in politica per responsabilità verso gli italiani. I 5 Stelle distruggerebbero il ceto medio con una tassazione insostenibile e taglierebbero anche le pensioni dignitose". Tema importante anche quello dell'immigrazione. 

E su come affrontare l'emergenza, Berlusconi ha le idee chiare: "La presenza dei migranti provoca una quasi inesistenza della nostra sicurezza. Sì ai poliziotti di quartiere e all'esercito in città come nell'operazione che io avevo per primo promosso 'strade sicure'". Poi secondo il leader di Forza Italia è necessario che l'Ue stipuli trattati "per far sì che migranti economici possano essere rimandati in paesi di origine e fermati prima che si imbarchino". 

Berlusconi a questo punto ha parlato dei suoi avversari politici e soprattutto degli eredi dell'ideologia comunista: "Non esistono più post-comunisti, ci ha pensato Renzi a farli fuori ma la situazione politica rimane grave". Ma al centro del programma di Forza Italia c'è un nuovo piano fiscale. Il Cavaliere proprone una vera e propria rivoluzione per i contribuenti: "La flat tax consentirà a tutti di pagare molto meno", rendendo "molto più difficile l'evasione e l'elusione. Con quello che gli italiani pagano di tasse avrebbero il diritto di avere una macchina pubblica in perfetta efficienza, ma questo non accade. Neanche una macchina pubblica efficiente, giustificherebbe la tassazione che gli italiani subiscono". Infine il Cav conclude il suo intervento con una battuta: "Il mio programma elettorale credo sia sufficientemente 'rock'".

Secondo il Corriere della sera sara difficile creare una maggioranza:

Gli andamenti premiano con evidenza il centrodestra che, rispetto alle stime di poco più di un mese fa, guadagna 29 seggi, a scapito dei 5 Stelle (che ne perdono 15) e del Pd (che ne perde 13), mentre Liberi e uguali ne guadagna 3, anche grazie al mancato ingresso in Parlamento di Alternativa popolare. Come mai questi cambiamenti? Il centrodestra guadagna qualche seggio nel proporzionale (5 in totale), ma ben 24 nel maggioritario. 

Il calo di Pd e M5S infatti fa sì che una parte dei collegi cosiddetti marginali, cioè dove le distanze sono ridotte, passi da queste formazioni al centrodestra, in particolare al Sud, sottraendoli soprattutto ai pentastellati le cui perdite sono appunto concentrate nel maggioritario. Ma il dibattito di questi giorni è incentrato sulla possibilità che la coalizione di centrodestra arrivi alla maggioranza assoluta, grazie alla «soglia implicita» del 40%. In realtà questa ipotesi al momento parrebbe di non facile realizzazione. 

I calcoli sono semplici. Per avere la maggioranza alla Camera occorrono 316 deputati. La coalizione (o la forza politica) che ottiene il 40% si porta circa 160 deputati dalla quota proporzionale. Per arrivare alla maggioranza occorrono ancora 156 deputati. Che corrispondono a circa il 68% dei deputati eletti con il sistema uninominale (231, escludendo la Valle d’Aosta). Infine va notato che i conflitti degli ultimi giorni e le polemiche sempre più marcate tra Salvini e Berlusconi non giovano alla coalizione. Certo quello del centrodestra è un elettorato che più facilmente degli altri si «cumula», superando differenze anche importanti. Ma le divisioni interne possono allontanare più di un elettore.

Stavolta, pare, Salvini si è infuriato davvero. «Sospendiamo qualsiasi tavolo e incontro con Silvio Berlusconi - afferma il leader leghista - finché non avremo spiegazioni ufficiali sul voto contrario di Forza Italia all'iter veloce per la legge Molteni che cancella lo sconto di pena per i reati gravissimi

Tensioni nel centrodestra dopo le dichiarazioni di Berlusconi che ha aperto a un Gentiloni-bis in caso di pareggio alle urne. Strappo di Salvini con Fi a causa del no azzurro al ddl della Lega contro gli sconti di pena: 'Incredibile scelta di Fi di proteggere stupratori e assassini. Sospendiamo le partecipazioni a tavoli e incontri fino a un chiarimento ufficiale'. Immediato il commento di Matteo Renzi: 'Litigheranno prima, durante e soprattutto dopo, ma il giorno delle elezioni fingeranno di stare insieme per racimolare qualche seggio in più. Su questo punto il Pd è paradossalmente più forte e credibile: la rottura con la sinistra radicale ha il pregio di fare chiarezza'. Psi, Verdi e Area Civica e i prodiani scendono in campo a fianco del Pd con la lista 'Insieme'.

E arrivando al Ppe Silvio Berlusconi ha ribadito che senza maggioranza, "succederebbe quanto previsto dalla Costituzione non da me: si andrà a nuove elezioni e il governo in carica rimarrà per l'ordinaria amministrazione. Non ho dato alcuna interpretazione politica né detto che noi preferiamo questa situazione". Poi il leader di FI si dice "certo che il centro-destra avrà i numeri per governare. Punto". Si è anche detto "stupito dell'interpretazione letta sui giornali", circa le sue dichiarazioni su un'eventuale prosecuzione del governo Gentiloni.

Il leader del Carroccio non ha digerito il voto contrario degli azzurri in Commissione Senato sull'iter veloce della Legge Molteni che negherebbe sconti di pena per chi commette reati gravi. Il segretario della Lega ha ribadito la rottura del dialogo con Forza Italia: "Per quanto ci riguarda sospendiamo le nostre previste partecipazioni a tavoli e incontri con Fi e Berlusconi finchè non ci sarà un chiarimento ufficiale. Stiamo ricevendo centinaia di telefonate, messaggi, mail di donne e uomini arrabbiati e delusi per l’incredibile scelta di Forza Italia di proteggere stupratori e assassini". Di fatto adesso spetterà a Silvio Berlusconi provare a ricucire lo strappo che si è consumato usando le sue doti diplomatiche

Giancarlo Giorgetti, vicesegretario Lega, attacca ancora: «Noi mai con Gentiloni, non vogliamo tradire gli elettori». Intanto Berlusconi, intervenendo alla presentazione dell'ultimo libro di Bruno Vespa, non sembra preoccupato: «Lui si propone in modo troppo aggressivo alla gente, grazie al suo protagonismo ha portato la Lega da quattro al 15 per cento. Chapeau. Però al tavolo è molto ragionevole e comprensivo, anche disposto a cambiare parere sui punti sui quali la sua opinione era contraria alla mia o a quella di Giorgia Meloni». Come già successo altre volte, questa l'idea del Cav, un faccia a faccia potrebbe risolvere tutto. Non sarà una legge a mandare a picco un'alleanza. La Meloni si propone come paciera: «Vediamoci entro Natale».

Eppure stavolta i toni sono più alti del solito e la ferita più sanguinante perché l'incidente riguarda un punto cardine del programma elettorale del Carroccio, l'eliminazione degli sconti di pena per alcuni reati particolarmente gravi e che prevedono l'ergastolo, come la strage e l'omicidio con stupro. Ebbene, secondo la Lega, grazie al voto determinante di Forza Italia, la commissione Giustizia al Senato, con il no alla convocazione in fase deliberante della Molteni, ha di fatto bloccato il provvedimento impedendo che arrivi in aula.

La Molteni, è saltata per il voto contrario del forzista Giacomo Caliendo e dell'ex ministro Carlo Giovanardi, oggi senatore di Gal. Di fatto sul gelo tra Salvini e Forza Italia è arrivato il commento del grillino Di Maio: "Io l’avevo detto che il centrodestra è una coalizione che non esiste - ha aggiunto - dove ci sono forze politiche che vogliono stare con la Merkel e forze politiche che non vogliono stare con la Merkel; litigano un giorno sì e un giorno no. Io dico agli italiani - ha proseguito - che da una parte abbiamo un centrodestra che è sfaldato e dall’altra un centrosinistra che è sfaldato".

Ma che nel centrodestra però non siano tutte 'rose e fiori' lo dimostra anche l'appello della leader Fdi affinchè si convochi un vertice "chiarificatore" prima di Natale per capire se "vogliamo stare insieme per dare all'Italia un governo credibile". Già perchè se a dividere nell'immediato i partiti del centrodestra è la presa di posizione sul ddl per la certezza della pena, il vero nodo è rappresentato dalle strategie post elettorali. Approfittando della presentazione (ormai diventata una vera e propria tradizione) dell'ultimo libro di Bruno Vespa in cui esordisce (salvo poi chiarire che era una battuta) dicendo che "forse Mussolini non era un dittatore", il Cavaliere fa capire di voler essere lui il punto di riferimento del centrodestra.

Il Cavaliere smentisce non solo di voler una riedizione delle larghe intese "è una sinistra troppo di sinistra" ma si dice convinto che in questa competizione l'avversario sia rappresentato dal Movimento Cinque Stelle e non dal Pd: "Con le loro divisioni ed un progetto poco concreto per noi non rappresentano un competitor". La fresca separazione di Alternativa Popolare è l'occasione per dare "il bentornato a casa " a Maurizio Lupi, l'unico citato dal leader Fi che per rassicurare i suoi mette in chiaro che nessuno degli ex Ap "entrerà in Forza Italia e che non ci sarà mai una collaborazione con Alfano", una precisazione che fa scattare l'applauso della sala. Ma se la 'quarta' gamba non occuperà posti nelle liste azzurre, i parlamentari di Fi non sono certo al sicuro. Il Cavaliere conferma l'intenzione di volere volti nuovi a sedere sugli scranni del Parlamento. L'idea che in molti azzurri gli abbiano comunicato di non volersi ricandidare non convince nessuno ma l'ex premier garantisce che la decisione sulla composizione delle liste "non sarà solo sua ma verrà approvata dal comitato di presidenza".

Intanto Silvio Berlusconi, all'ingresso della riunione del Partito popolare europeo, prima del vertice dei capi di Stato e di governo, si è soffermato sul tema immigrazione :  "Senza un grande piano Marshall per l’Africa, l’Europa corre il rischio di essere invasa dai sei miliardi di persone che vivono nella miseria".

"Porteremo una proposta che implicherà anche un grande piano Marshall per l’Africa e altri paesi per far nascere delle economie locali e affinché ne loro stessi territori i cittadini di questi paesi possano trovare lavoro", ha spiegato ancora Berlusconi. "Se questo non sarò fatto in futuro i sei miliardi di persone che vivono nella miseria e una volta non conoscevano come si vive nel paese del benessere ci invaderanno". Berlusconi ha fatto sapere di averne già parlato con il presidente russo Vladimir Putin, che condivide questa impostazione, e ha chiesto che il Ppe si attivi nei vari paesi per promuovere questo grande piano per aiutare l’Africa.

"Per quanto riguarda l’immigrazione c’è ancora molto da lavorare", ha detto Berlusconi. "Polonia, Ungheria e Repubblica ceca hanno addirittura denunciato il sistema delle quote dicendo di non volerle attuare", ha spiegato Belrusconi: "Il problema dell’immigrazione non trova una soluzione adeguata in ciò che è stato deciso fino adesso, perchè tra l’altro l’attuazione concreta ha visto invece di 98 mila migranti allocati per quote negli altri paesi, soltanto 31 mila migranti quest’anno, 21 mila dalla Grecia e 10 mila dall’Italia". Per il leader di Forza Italia "il sistema è completamente da rivedere" e occorre "cambiare quello che è stato e è il trattato di Dublino che impone di svolgere tutte le pratiche di riconoscimento e dell’attribuzione o meno dello status di rifugiato al paese di primo approdo dei migranti.

«Non c’è nulla di cui aver paura», assicura Herbert Kickl, 49 anni, segretario generale di FpÖ (Partito della libertà austriaco) e futuro ministro degli Interni, uno dei sei esponenti dell’ultradestra che siederanno nel governo di coalizione assemblato dal giovane premier cristiano-democratico Sebastian Kurz. «Nessuna paura», è il mantra dei nuovi padroni dei palazzi viennesi.

«La presenza dell’estrema destra al potere non è mai indolore»: ha commentato ieri il commissario europeo agli Affari economici e finanziari, Pierre Moscovici. La coalizione in Austria, ha aggiunto, dovrebbe suscitare «l’allerta dei democratici che hanno a cuore i valori europei», anche se la situazione attuale «è probabilmente diversa da quella del 2000». Nel febbraio di quell’anno l’Unione Europea, su pressione della Francia, mise in «quarantena» il governo dell’Austria dopo l’ingresso di sei esponenti del FpÖ, allora guidato da Jörg Haider, con una serie di sanzioni e misure restrittive che furono revocate solo in settembre. Un’ipotesi che oggi non sembra all’ordine del giorno a Bruxelles.

In Italia cresce la preoccupazione per la possibilità che la nuova maggioranza nero-blu riaccenda le spinte autonomistiche in Alto Adige, concedendo ai «membri dei gruppi etnici di madrelingua tedesca e ladina nel Sud Tirolo», come suggerito dal programma presentato sabato, «l’opportunità di acquisire la cittadinanza austriaca» in aggiunta alla cittadinanza italiana. «Una mossa velleitaria, l’Europa ha chiuso la stagione dei nazionalismi», taglia corto Tajani. Più duro il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, secondo cui si tratta di una promessa unilaterale che «sembra avere il crisma del pugno di ferro etno-nazionalista». «Sdoganare la cittadinanza su base etnica avrebbe effetti gravissimi, ad esempio, in tutti i Balcani», ha scritto su Facebook. In difesa di Kurz e alleati accorre solo il leader della Lega Matteo Salvini: «Se controllare i propri confini è estremismo, allora sono estremista anch’io».
A Vienna, intanto, sono previste già da oggi numerose manifestazioni di protesta. 

E non fanno in tempo a presentare il nuovo governo, che già si scatena il primo incidente diplomatico. E proprio con l'Italia. E' bufera su Vienna per la decisione della nuova coalizione di centro-destra, formata dal Partito popolare (Övp) e dal Partito della libertà (Fpö), di valutare la possibilità di dare la cittadinanza austriaca ai cittadini italiani di lingua tedesca e ladina che vivono in Alto Adige. Durissima la reazione Italiana

"I sudtirolesi potranno richiedere la cittadinanza austriaca già nel 2018, al più tardi all'inizio del 2019". Lo ha annunciato a Bolzano il parlamentare austriaco Werner Neubaur, responsabile della Fpoe (il partito di ultradestra austriaco al governo) per i rapporti con l'Alto Adige. La richiesta, ha detto, potrà essere avanzata da chi si è dichiarato tedesco e dai suoi figli e sarà gratis "per non gravare sulle tasche delle famiglie". Secondo Neubauer, in futuro atleti altoatesini potranno gareggiare per la nazionale austriaca.

"I dettagli dovranno essere stabiliti da un'apposita commissione" che sarà istituita con il via libera del governo, ha aggiunto Neubauer nel corso di una conferenza stampa, alla quale hanno partecipato Eva Klotz e il suo partito Suedtiroler Freiheit, i Freiheitlichen altoatesini, la lega patriottica Heimatbund e l'ex presidente della Regione Franz Pahl (Svp). Potranno avere il passaporto austriaco gli altoatesini che alla dichiarazione di appartenenza linguistica hanno optato per quella tedesca. Di conseguenza la potranno richiedere anche i figli, anche in caso di famiglie mistilingue, ha precisato Neubauer. 

Saranno invece esclusi i trentini, anche se in passato il loro territorio apparteneva all'impero austro-ungarico, "perché non indicati dallo Statuto d'autonomia come minoranza linguistica". Neubauer si è detto fiducioso che la richiesta di doppio passaporto non sarà un flop, "anche perché la Svp si è molto spesa per la questione e non può rischiare una figuraccia". Secondo il parlamentare austriaco, il 98% degli aventi diritto presenteranno domanda. Per quanto riguarda invece il servizio di leva in Austria, ha precisato che i 500.000 austriaci che vivono all'estero non lo devono prestare. Spostando la residenza in Austria ovviamente scatterebbe l'obbligo. "Per alcuni altoatesini potrebbe essere addirittura interessante intraprendere la carriera militare in Austria", ha aggiunto.

Sergio Mattarella scioglierà le Camere?  I rumors che serpeggiano a Palazzo Chigi dicono che Gentiloni non salirà al Quirinale per rassegnare le dimissioni. Dichiarerà, piuttosto, "esaurito" il proprio compito.In questo modo, Mattarella potrà chiedergli di portare a termine "gli affari correnti" lasciandolo così, formalmente, ancora in carica

Ma si sapra, soprattutto, quando si andrà a votare. Agli italiani, va da sé, interessa solo quest'ultima data. Anche perché negli ultimi anni non hanno visto tanti governi eletti. La road map prevederebbe lo scioglimento del parlamento il 27 dicembre e le elezioni politiche il 4 marzo.

Che sia tutto finito lo si sa ormai da tempo. Il punto è solo capire quando. Quando il premier Paolo Gentiloni farà un passo indietro. 

"Votare il 4 marzo? Ci va benissimo: prima si vota, meglio è". Il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha commentato così l'ipotesi di convocazione delle elezioni Politiche il 4 marzo, pubblicata su alcuni quotidiani nazionali. Contattato dalle agenzie di stampa, Salvini ha aggiunto di essere però anche "favorevole all'election day: bisogna votare lo stesso giorno anche per le Regionali, non farlo sarebbe uno spreco di denaro, una follia

Silvio Berlusconi, tassello dopo tassello, continua a comporre il mosaico del centrodestra che verrà, ma soprattutto a rimettere al centro del suo progetto politico la lotta contro l'oppressione fiscale rilanciando la riduzione delle imposte come fattore di libertà per il cittadino. Un ritorno allo spirito del '94 perseguito in maniera assidua, costante e approfondita.

L'attenzione si concentra poi sulla futura compagine parlamentare di Forza Italia. «Noi abbiamo subito diverse scissioni anche perché non ero in Parlamento perché cacciato dal Senato, siamo circa 100 e solo la metà verrà ripresentata, ovviamente con il loro consenso. Siccome ne presenteremo 600 di questi 50 hanno già fatto politica mentre 550 no. Abbiamo pensato a un governo composto ipoteticamente da 20 ministri magari qualcuno di più, in cui 12 dovranno essere protagonisti della vita vera e solo 8 posti ai politici. Ne ho parlato con Salvini che si è detto assolutamente soddisfatto. Ho incontrato in questi giorni un personaggio che sarebbe perfetto come responsabile dell'innovazione».

«Le tasse sono il modo in cui uno Stato diminuisce le libertà dei propri cittadini» dice a Tgcom24. «Evitare l'elusione e l'evasione significa per lo Stato introitare molto di più. Con la flat tax si arriva ad applicare l'equazione liberale del benessere. Stiamo subendo una oppressione fiscale. Se lo Stato ci chiede un terzo dei guadagni ci sembra giusto. Oltre no». E snocciola un po' di numeri: «C'è un 44% di pressione fiscale ed è una percentuale altissima. Per gli imprenditori si sale ancora. Io pago il 73% per quanto riguarda le mie aziende. La flat tax costituisce per noi una riforma assolutamente indispensabile. 

Abbiamo un Centro studi del pensiero liberale che la sta studiando. La flat tax è stata introdotta dagli inglesi a Hong Kong nel 1947 e ha ottenuto risultati talmente positivi che l'ha mantenuta in vita anche il successivo governo della Repubblica Popolare Cinese. Questo modello è stata introdotto in tanti paesi del mondo». Sempre sul tema tasse Berlusconi fa sapere che una volta tornato al governo intende «eliminare la tassa di successione e di donazione in vita, come fatto quando eravamo al governo, così come il bollo auto sulla prima auto». Tuttavia, puntualizza, «ci sarà un limite di esenzione», perché «non si può andare in Ferrari e pretendere di essere esentati dal bollo». Così come Berlusconi promette «detassazioni su apprendistato e assunzioni per tre anni».

Il leader di Forza Italia torna a mostrare l'albero della libertà, ovvero il programma del centrodestra in versione grafica. «È un bell'albero, che ho disegnato in una notte insonne. Affonda le solide radici nei nostri valori cristiani e liberali che ci legano al Ppe», spiega il Cavaliere. E fa sapere che a breve tutto sarà pronto con gli alleati. «Questa settimana riuniamo un tavolo di tecnici per dare l'ok definitivo a quel programma. Poi ci troveremo noi, Matteo, la Giorgia e qualcuno della quarta gamba per porre la parola fine sul programma».

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