Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Sabato, 20 Aprile 2024

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:526 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:558 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:741 Crotone

L'I.C. Papanice investe i…

Mar 01, 2024 Hits:1341 Crotone

Presentato il Premio Nazi…

Feb 21, 2024 Hits:1460 Crotone

Prosegue la formazione BL…

Feb 20, 2024 Hits:1294 Crotone

Si firmerà a Crotone il M…

Feb 14, 2024 Hits:1465 Crotone

Le opere del maestro Affi…

Feb 07, 2024 Hits:1512 Crotone

Silvio Berlusconi, arriva e riparte su una berlina grigia seduto dal lato passeggero, le auto blu sono sparite dalla scena. Salvini arriva a piedi, altri usano il taxi che sapra tanto di  queste consultazioni, dove un rito antico della prima e seconda Repubblica ritorna verniciato di fresco.

Ma nessuno ha usato l auto blu, ed e una novita di queste consultazioni dove Il clima tra il divanetto su cui siedono gli ospiti e la poltrona Presidenziale è formale quel tanto che basta, ma per nulla imbrigliato. 

Persino il Quirinale ha ceduto al nuovo che avanza e si è fatto più smart, spalancando le porte ai social network e divulgando foto e calendari a colpi di tweet. Una novità che fa sentire il Presidente più vicino ai cittadini. Mattarella non prende appunti, lo fa per lui il direttore della Segreteria generale Daniele Cabras. Al termine di ogni incontro il Sergio Mattarella si allontana dal tavolino basso con la composizione floreale e si posiziona davanti alla tv a circuito chiuso dello Studio alla Vetrata, per seguire in diretta le dichiarazioni.

Cosi si è chiuso il secondo giorno di consultazioni al Quirinale. Dopo il Pd e Forza Italia è arrivata, a piedi, la delegazione della Lega con il segretario Matteo Salvini, Gian Marco Centinaio e Giancarlo Giorgetti, capigruppo al Senato e alla Camera.

"Lavoriamo per un governo che lavori almeno 5 anni. Partendo da chi ha vinto le elezioni e numeri alla mano coinvolgendo il Cinque stelle", ha detto Matteo Salvini al termine del colloquio con Mattarella. Salvini ha anche detto di non temere, se necessario, un ritorno al voto.

"Continuerò - ha detto ancora il leader del Carroccio - a incontrare tutti a partire da centrodestra, prima forza in parlamento ma andiamo in Parlamento se abbiamo numeri certi".  Il leader della Lega ha prospettato l'ipotesi di un governo del centrodestra con il coinvolgimento di Fi.  "Faremo di tutto - ha detto - per dare un governo che duri 5 anni ovviamente partendo dal centrodestra coinvolgendo M5s, senza altre soluzioni temporanee e improvvisate, vediamo se si riesce a trovare una quadra". "Andiamo in Parlamento - ha concluso - se ci sono i numeri certi, altrimenti si torna al voto. La Lega è un partito nato tra la gente figuriamoci se abbiamo paura di tornare alle elezioni".

«Oggi Berlusconi ha messo un punto fermo rispetto al fatto che il M5s non deve andare al governo: hanno preso il 32%, è difficile tenerli fuori in una fase come questa», ha dichiarato il capogruppo alla Camera, Giancarlo Giorgetti, braccio destro di Matteo Salvini, sottolineando che «secondo me, tatticamente Berlusconi ha sbagliato, ha alzato la palla a Di Maio che l'ha semplicemente schiacciata: ha avuto gioco facile oggi pomeriggio ed è finito il cinema».

D'altronde, lo stesso segretario della Lega al termine del colloquio con il presidente Mattarella aveva indicato una linea divergente rispetto a quella tracciata dal Cav. «Se ciascuno rimane sulle sue impuntature, sui suoi personalismi, sui suoi ragionamenti di partito, il governo non nasce», ha detto Salvini rimarcando che la Lega lavora a «un governo che duri cinque anni, ovviamente partendo dal centrodestra che ha vinto le elezioni e, numeri alla mano, coinvolgendo i Cinque Stelle, altre soluzioni sarebbero improvvisate» ribadendo il proprio «no a governi a tempo o raccogliticci».

Il governatore della Liguria, Giovanni Toti (Forza Italia), ad Agorà viene interrogato a proposito dell'ipotesi di un governo presieduto da Antonio Tajani, con l'appoggio del Pd. Secondo Toti "fare un governo che escluda uno dei partiti che è uscito rafforzato e comunque in ottima salute con gli italiani e fare un governo retto da una stampella del partito più punito dagli elettori mi sembrerebbe di non interpretare la volontà del paese. Poi con il Pd ci sono ancora più differenze che con il M5S in questo momento".

"Lega e M5S - prosegue Toti - sono le forze risultati vincenti alle ultime politiche". In questa delicata fase istituzionale ''la via maestra è provare a fare un governo di centrodestra con l'appoggio, attraverso qualsiasi forma, dei cinque stelle. Se i cinque stelle non dovessero starci, allora ne prenderemo atto. E a quel punto, spetterà al capo dello Stato, Sergio Mattarella, trovare e indicare il percorso...''.

Una rottura tra Salvini e Berlusconi "andrebbe spiegata ai nostri elettori, non credo che sia interesse di nessuno dividersi", spiega Toti parlando a "Circo Massimo", su Radio Capital. Per il governatore è possibile trovare un punto d’incontro fra M5S e centrodestra, "ma non è facile. Il problema - osserva - è come si fa a conciliare i programmi, visto che quello del M5S è alternativo a quello del centrodestra". Infine sul partito unico: "Penso che con un M5S al 33% il centrodestra si debba strutturare. Ma il partito unico deve essere una scelta del popolo, senza predellini e iniziative personali".

Il governo "dovrà partire da chi ha vinto le elezioni, cioè il centrodestra e dal leader della coalizione vincente, cioè la Lega". "Non siamo disponibili - ha detto l'ex premier Silvio Berlusconi al termine del colloquio con Mattarella al quale hanno partecipato anche le capogruppo Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini - a un governo fatto di pauperismi e giustizialismi e populismi e odio che innescherebbe una spirale recessiva e di tasse elevate con fallimenti a catena anche nel settore bancario". "Siamo disponibili con presenze di alto profilo a soluzioni serie e credibili in sede europea. Su questo siamo disposti a dialogare". "Serve un governo", ha evidenziato Berlusconi, per affrontare le urgenze del Paese.

"Abbiamo detto al presidente Mattarella che sentiamo tutta la responsabilità di esser la prima forza politica di lavorare il prima possibile per assicurare una maggioranza ad un governo del cambiamento", ha detto il leader del M5S Luigi Di Maio al termine delle consultazioni al Colle. "Come ho ribadito durante tutta la campagna elettorale, abbiamo ottenuto 11 milioni di voti su una posizione ben precisa che abbiamo ribadito al presidente anche sulla politica estera. Con noi al governo l'Italia resterà alleata dell'Occidente nel Patto atlantico, nell'Unione europea e monetaria: è questo l'obiettivo". 

"Le mie aperture sono sincere, ma voglio anche precisare che rispetto a quello che ho letto in questi giorni io non ho mai voluto spaccare il Pd, mi rivolgo al Pd nella sua interezza perché al di là delle differenze di vedute non ci permetteremo mai di interferire nelle loro dinamiche interne". "Un contratto di governo si può sottoscrivere o con la Lega o con il Pd. Questi sono i due interlocutori, è chiaro che sono due soluzioni alternative", ha ribadito Di Maio dopo le consultazioni al Quirinale. "Dopo gli incontri capiremo con chi si potrà sottoscrivere il contratto di governo", aggiunge. 

"Non vogliamo spaccare la coalizione di centrodestra ma non riconosciamo una coalizione di centrodestra, perché non solo si sono presentati alle elezioni con tre candidati premier ma perché si sono preparati alle consultazioni separati. E una di queste forze non riconosce il M5s, perciò ci rivolgiamo alla Lega": così ancora il capo politico del M5s dopo le consultazioni al Quirinale.

I Dem hanno ribadito la loro posizione con il segretario reggente Maurizio Martina: 'Chi ha vinto le elezioni', è stato l'invito "si prenda la responsabilità del governo", per quanto riguarda il Pd: "non ci sono ipotesi di governo". Forza Italia ha invece sottolineato la necessità e l'"urgenza" di un governo che parta dal centrodestra, la coalizione che ha ottenuto più voti. Silvio Berlusconi ha evidenziato la necessità di figure di "alto profilo" e detto no a governi fatti "di pauperismi, giustizialismi e populismi

Ma nessun partito e nessuno schieramento dispone da solo dei voti necessari per formare un governo e sostenerlo ed è indispensabile quindi, secondo le regole della nostra democrazia che vi siano intese tra più parti per formare una coalizione che possa avere una maggioranza in Parlamento. Nelle consultazioni in questi due giorni questa condizione non emersa": così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al termine delle consultazioni al Quirinale. "Farò trascorrere qualche giorno di riflessione, anche sulla base della esigenza di maggior tempo che mi è stata prospettata da molte parti politiche. Sarà utile anche a me per analizzare e riflettere su ogni aspetto delle considerazioni" fatte dai partiti e "sarà utile a loro per valutare responsabilmente la situazione, le convergenze programmatiche, le possibili soluzioni per dare vita a un governo". 

"E' indispensabile che vi siano delle intese" tra le forze politiche che ora hanno "qualche giorno di riflessione" che sarà loro utile per " valutare responsabilmente convergenze programmatiche". Questo è l'invito del presidente Sergio Mattarella ai partiti al termine del primo giro di consultazioni. Il Capo dello Stato ha deciso di riconvocare il secondo giro di colloqui non prima della metà della settimana prossima.

Questi hanno una fame di potere infinita, e sarà questo che li porterà a un accordo di governo", "nonostante l'esito di questo primo giro di consultazioni, sono convinto che l'accordo Salvini-Di Maio sia ancora sul tappeto. Siamo alla tattica, certo, ma alla fine quello sarà lo sbocco". E' l'opinione di Paolo Cirino Pomicino, che, in un'intervista al quotidiano nazionale spiega: "La bramosia di potere è tale, da parte di tutti, che tutti saranno disposti a ingoiare la loro dose di rospi".

"Il rospo che ingoierà Salvini - afferma Cirino Pomicino - è vedere Di Maio a palazzo Chigi, quello di Di Maio è di prendersi dentro Berlusconi, quello di Berlusconi è di coabitare con i grillini". "Macché elezioni - aggiunge -. Vogliono tutti andare al governo. L'appetito governativo è altissimo". In ogni caso, secono Cirino Pomicino, non servirebbero: "Non credo. Accadrebbe come in Spagna, dove si sono registrati spostamenti marginali e poi la situazione resta quella di prima".

 

 

Da giorni sono in mare fra le Imia e Kastellorizos diverse navi da guerra Elleniche e Turche. Tutti i reparti delle isole egee sono in stato di massima allerta e rinforzati.

Nel mezzo la tesi gravissima espressa da alcuni analisti sui media ellenici e dallo stesso ministro secondo cui il commando turco era appostato alla frontiera greca per studiare possibilità di ingresso e una volta visti i due militari greci li ha catturati intenzionalmente. Tsipras ha convocato un consiglio dei ministri di urgenza.

Il ministro Kammenos ha dichiarato ai giornalisti che la cattura dei due soldati potrebbe essere stata orchestrata dalla Turchia. Il clima si è fatto estremamente pesante dopo le provocazioni turche e la decisione senza precedenti del Maximos, sede del governo di Atene, di epitetare Erdogan in un comunicato ufficiale “Sultano”. In seguito lo stesso ministro della Difesa gli ha dato del pazzo: “L’uomo è completamente impazzito. In colpa Netanyahu, poi gli altri americani. Ha fatto una dichiarazione contro Netanyahu, con un pazzo non si trova la quadra”.

La replica di Ankara, nel giorno dell’incontro tra Erdogan e Putin, è sul filo della minaccia di guerra ed e cosi e scontro totale tra Grecia e Turchia uno dei motivi : i militari ellenici detenuti da Ankara da 35 giorni potrebbero restare lì 15 anni ha detto il ministro degli esteri di Atene Panos Kammenos che ha chiamato Erdogan “sultano”. .

E ha stimato che la detenzione dei due soldati greci nelle prigioni turche potrebbe durare a lungo, almeno tre lustri, “in un Paese in cui non ci sono tribunali e la giustizia lavora agli ordini del sultano”.

Ma lo scorso anno, sempre in questi giorni di Pasqua Greca , un reparto greco venne sbarcato con procedura d'emergenza sull'isolotto Panagià, appartenente al complesso di Oinousses. Poco prima era arrivata l'informativa di un pianificato sbarco di un reparto turco in dispregio alla celebrazione festiva cristiana.

Un panorama a cui si somma l’escalation sulla sovranità dell’isola di Imia, nel Dodecaneso. Da Ankara il portavoce del ministero degli esteri turco ha detto che la legge greca su quasi 450 aree la n.4519 che crea siti di interesse comunitario e di zone di protezione speciale per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie, animali e vegetali sottoposte al programma “Natura 2000” altro non è che l’ennesimo tentativo della Grecia di sfruttare questi strumenti per rivendicazioni territoriali nell’Egeo.

Ieri il Parlamento di Atene ha dato il via libera con procedura accelerata ad un nuovo piano per la difesa del valore di 1 miliardo di euro: i vecchi Mirage saranno sostituiti, al pari di blindati e sistemi anti missile. Gli 85 caccia F16 necessitano di un ammodernamento come le fregate e dei cacciatorpedinieri. I primi 55 milioni dovrebbero essere stanziati a breve per ammodernare i C-130 e i C-27. La commissione difesa è stata convocata alla presenza di tutti i capi delle forze armate, Evangelos Apostolakis, Alcibiade Stefanis, Nikos Tsounis e Christos Christodoulou.

Intanto non si fermano le esercitazioni militari in tutta la Grecia. Dopo la Delta Force anfibia impiegata nell’Egeo orientale la scorsa settimana, ecco l’ottava Brigata Meccanizzata impegnata in Epiro al confine con l’Albania a dimostrazione di una situazione di elevata tensione.

In questa cornice si inserisce la visita di due giorni del presidente russo Vladimir Putin in Turchia: al centro la centrale nucleare di Akkuyu, nella provincia di Mersin, la cooperazione militare che ha visto Ankara acquistare da Mosca i missili S-400 e il caso dei due militari greci detenuti a Edirne, su cui Putin dirà senza dubbio qualcosa essendo molto legato ad Atene.

E stato anche un incontro trilaterale con il presidente iraniano Hassan Rohani, ma il piatto forte e stata la Siria con la cosiddetta “iniziativa di Astana” il protocollo iraniano-russo-turco per la risoluzione diplomatica del conflitto. Un incontro particolarmente importante perché il quadro ha subito un decisivo cambio di passo dopo l’invasione turca di Afrin e la conquista quasi totale del Gouta orientale.

Russia, Turchia e Iran hanno concordato di "accelerare gli sforzi" per assicurare una tregua sul terreno in Siria e proteggere i civili nelle zone di de-escalation. Così un documento congiunto diffuso al termine del summit ad Ankara tra Putin, Erdogan e Rohani, leader dei Paesi del processo di Astana.

Il riavvicinamento russo-turco è comunque un fatto che ha delle particolarità oggettive, dal momento che solo due anni e mezzo fa, nel novembre 2015, un aereo da caccia russo era stato abbattuto da turco F-16, vicino al confine con la Siria, portando i due paesi sull’orlo della rottura.

Intanto Il ministero degli esteri turco ha definito “irresponsabile” la presa di posizione di Atene ma è ormai chiaro come Erdogan non intenda fare nulla per stemperare i toni. La controreplica di Tsipras si è sviluppata sulla traccia “non provochiamo nessuno, ma non abbiamo paura di nessuno”. Il riferimento del premier greco in quel tweet è al tentativo di impedire che l’escalation continui e sfoci in un “terreno ancora inesplorato”.

La Turchia inoltre secondo fonti diplomatiche elleniche starebbe cercando di scambiare i due soldati greci con gli otto ufficiali dell’esercito turco che hanno ricevuto asilo in Grecia dopo il fallito golpe del luglio 2016. Ma ufficialmente Ankara smentisce questa tesi e continua le provocazioni militari. Un caccia F16 dell’aviazione turca ha sorvolato a bassa quota l’isola greca di Farmakonisi: è entrato nello spazio aereo greco per 15 minuti attivando le contromisure dell’aviazione ellenica.

Ma le provocazioni Turche non si fermano qui : il pattugliatore TCG Kuşadası ha gettato l'ancora all'imboccatura del porto dell'isola greca di Kalymnos, in un evidente atto di provocazione; drones militari turchi hanno sorvolato più volte le isole di Pserimos e Kalolimnos nuovo tentativo di speronamento di un'unita della Guardia Costiera greca, la vedetta LS 611, al largo dell'Isola di Chios.

Israele è "molto preoccupato" per il vertice ad Ankara dove i dirigenti di Turchia, Russia e Iran discutono del futuro assetto in Siria. Lo ha detto alla radio militare il ministro della difesa Avigdor Lieberman secondo cui è notevole in particolare l'assenza da quel vertice di rappresentanti dell'Unione Europea, degli Stati Uniti e dell'Onu. "Si tratta di un processo che aggira l'Occidente", ha notato il ministro.

In particolare Lieberman si è detto inquieto per il ruolo dell'Iran che "vuole sviluppare infrastrutture per restare in maniera permanente in Siria. Noi - ha avvertito - non possiamo accettarlo". In risposta ad una domanda, Lieberman ha escluso che l'esercito israeliano possa un giorno occupare una zona di sicurezza all'interno della Siria, ma ha anche ribadito che Israele "non rinuncerà nemmeno a un millimetro alle alture del Golan".

 

 

La partita è tutta aperta. E prima di dare alla luce il nuovo governo ne vedremmo di ogni. Ieri Salvini ha messo in chiaro che "si parte prima dal centrodestra" e che, in ogni caso, "nessuno si muove da solo""se c'è convergenza sul programma". E tra i temi indica anche il reddito di cittadinanza. Ma la poltrona di Palazzo Chigi rischia di dividerli. Su un eventuale incarico a Di Maio Silvio Berlusconi è stato irremovibile "Non può essere lui il premier". Dal quartier generale pentastellato non esce nulla in chiaro, ma vengono lanciati i primi "pizzini". "Siamo pronti a offrire (a Salvini, ndr) i ministeri più importanti", spiegano i grillini alla Stampa 

"Il governo non si può fare se non sarà fatto premier Luigi Di Maio. Il voto dei cittadini va rispettato". A dirlo è ai microfoni di "24 Mattino", su Radio24, il deputato M5S Alfonso Bonafede. Il reddito di cittadinanza? "Si farà, senza se e senza ma", sottolinea Bonafede che, sull'ipotesi di un accordo con Silvio Berlusconi per il governo, ribadisce: "Di Maio non farà mai il Nazareno". 

Il leader della Lega, Matteo Salvini, ieri ha precisato che l'impianto programmatico di un governo guidato dal centrodestra è prioritario rispetto alla premier ship «Non è: o Salvini o la morte», ha ribadito. 

In questi giorni, tuttavia, anche la Lega ha rivendicato una precedenza nell’avere Matteo Salvini come candidato premier, alla luce del risultato del centrodestra alle urne del 4 marzo. . Salvini ha detto che sarebbe «un onore» diventare premier, anche se il segretario leghista non esclude altre possibilità. 

Sul suo conto, tanto Luigi Di Maio quanto Grillo hanno espresso parole di ottimismo : «È una persona di parola». Di chi gli M5S non si fidano è Silvio Berlusconi, con cui non si sono seduti al tavolo per l’elezione dei presidenti di Camera e Senato e non intendono farlo nemmeno per la formazione del Governo «In questo Paese - ha detto Salvini - il problema non sono io. Io mi metto a disposizione. 

Se mi rendessi conto che per aiutare questo Paese ci sono anche altre persone che possono dare una mano per carità di Dio non sono io a dire di no». «Si parte dal programma», ha poi aggiunto, «chiunque ci stia al programma; chi fa il presidente del Consiglio è l’ultimo dei miei problemi. Io sono pronto, non sono come quei bambini che vanno al campetto che se non fanno gol se ne vanno col pallone. Sono disponibilissimo a ragionare con tutti».

E Danilo Toninelli è stato formalmente eletto capogruppo M5s dall'assemblea dei senatori riunita a palazzo Madama. Alla riunione era presente anche Luigi Di Maio che si è tra l'altro complimentato con Toninelli per la gestione, assieme a Giulia Grillo, della partita delle presidenze. Sono stati quindi confermati Vito Crimi come vice capogruppo vicario, Vilma Moronese, Stefano Patuanelli, Gianluca Perilli, Daniele Pesco come vice capigruppo, Gianluca Castaldi, Sergio Puglia, Vincenzo Santangelo come segretari. Tesoriere del gruppo è invece Nunzia Catalfo.

Il primo punto qualificante, dunque, sarebbe l'abolizione della riforma Fornero e la reintroduzione di un sistema a quote età anagrafica + anzianità contributiva per l'accesso al pensionamento. Su questo tema un'intesa con i pentastellati è possibile. Il secondo punto è attinente alla riforma fiscale come da programma del centrodestra: flat tax al 15% per la Lega, chiusura delle liti pendenti, sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sull'Iva e ritorno all'autonomia locale della riscossione.

Il terzo punto qualificante è il contrasto all'immigrazione clandestina con il sistema dei respingimenti. A questo si accompagnerebbe un rafforzamento delle misure di sicurezza nelle città. Anche su questo tema, in linea di principio, M5s non dovrebbe essere particolarmente ostile.

È la domanda che sorge spontanea dall'accenno a questi dieci punti. Da alcune ipotesi che Salvini ha enunciato si possono dedurre quali saranno le priorità su cui un esecutivo di matrice leghista comincerebbe a lavorare. 

«Chi ci ha votato ci ha dato fiducia per fare delle cose come l'abolizione della legge Fornero: vediamo in Parlamento chi ci sta», ha sottolineato aggiungendo che «io voglio cancellare la Fornero, lo spesometro, controllare l'immigrazione». Considerato che per il numero uno della Lega «gli M5s, a partire da Di Maio e Grillo, si sono dimostrati affidabili», è chiaro chi sia l'interlocutore privilegiato.

Un quarto punto d'incontro è rappresentato dagli incentivi all'inserimento o reinserimento di giovani e anziani nel mondo del lavoro. Nella logica del centrodestra questo punto è stato indicato sempre come un sistema di decontribuzione totale per facilitare le assunzioni. E in questo senso sembra pensarla anche Salvini nel rivolgersi ai Cinque stelle: «Se il reddito di cittadinanza fosse pagare la gente per stare a casa, dico di no ma se fosse uno strumento per reintrodurre nel mondo del lavoro chi oggi ne è uscito, allora sì».

Analogamente dirimente è la questione dei rapporti con l'Europa. La revisione dei Trattati, perseguita tanto da Lega quanto da M5s, appare chimerica, ma è praticabile una «sterzata» nell'indirizzo politico, da attuarsi con i buoni uffici di Forza Italia e concomitante con l'insediamento della nuova Commissione nel 2019.

Un governo ispirato al programma del centrodestra riprenderebbe in mano il dossier delle grandi opere, magari con una gradazione diversa rispetto all'inizio e con un focus maggiore sull'infrastrutturazione dei porti del Mezzogiorno. 

In chiave meridionalista si possono leggere l'impegno per l'autonomia con la dislocazione dei ministeri nelle varie Regioni, per il rafforzamento dei poteri di Roma Capitale e per la creazione di una zona franca fiscale al Sud. Anche una correzione della «Buona scuola» di Renzi avrebbe chance di gradimento. Più difficile, in questa prospettiva, attuare una riforma della giustizia assieme ai grillini notoriamente filo-magistrati.

Tra M5S e Lega ci sono programmi politici con punti di contatto ma anche alcune differenze sostanziali. Tra le principali, il reddito di cittadinanza punto forte dei Cinque Stelle e la flat tax al centro del programma del Carroccio. 

Se il reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del M5s durante la campagna elettorale «fosse uno strumento per reintrodurre nel mondo del lavoro chi oggi ne è uscito» troverebbe d’accordo anche il segretario della Lega Matteo Salvini, che assicura di non aver ancora parlato con Di Maio di questa misura. «Per serietà abbiamo parlato di fare partire prima i lavori delle Camere - spiega - Sulle idee che abbiamo su temi come lavoro, giustizia, scuola dobbiamo confrontarci. Se il reddito di cittadinanza fosse pagare la gente per stare a casa no, ma se fosse uno strumento per reintrodurre nel mondo del lavoro chi oggi ne è uscito allora sì»

Stando alle previsioni fatte in queste ore, il giro di consultazioni con il presidente della Repubblica non dovrebbe durare molto, non essendo molti i partiti. A questo punto Sergio Mattarella diventa il vero arbitro della partita politica per la formazione del Governo. Tutto dipenderà, ovviamente, da ciò che gli diranno i partiti a proposito di un eventuale accordo per il raggiungimento di una maggioranza parlamentare.

 

Governo tecnico, di scopo, di minoranza, del presidente. Sono molte le formule e le sfumature che vengono citate, anche dai protagonisti politici, dato che le urne hanno consegnato un Parlamento senza una chiara maggioranza. 

"A differenza dei 5Stelle, la Lega esclude qualsiasi alleanza di governo col Pd bocciato dagli italiani. La coalizione che ha preso più voti è quella di centrodestra e da questa si riparte, dialogando anche con i 5Stelle ma senza subire veti o imposizioni". Lo scrive il leader della Lega Matteo Salvini su Facebook.

"Faremo ciò che abbiamo detto in campagna elettorale: proporremo un contratto di governo come si fa in Germania, si fa ciò che c'è scritto, quello che non c'è scritto non si fa". E' quanto ha detto, a quanto si apprende, Luigi Di Maio in assemblea parlando di interlocuzione sui temi o con un Pd senza Renzi o con la Lega. 

Il modello di "contratto" a cui ha fatto riferimento il leader M5s durante l'assemblea con i parlamentari M5s è quello di coalizione sottoscritto in Germania dalla Spd e dalla Cdu in cui vengono esattamente elencati i punti di programma da portare avanti dall'esecutivo incaricato. E' un programma di governo "perimetrato", in cui è esclusa, avrebbe spiegato Di Maio, qualsiasi iniziativa che non sia stata concordata nel "contratto".

Diverse sono le vie percorribili per il Capo dello Stato Sergio Mattarella. dopo la prima seduta di Camera e Senato il 23 marzo e l'elezione dei presidenti (una prima cartina di torna sole per capire le possibili alleanze) un elemento indicativo sarà quello della formazione dei gruppi entro il 25 marzo. I capigruppo e i leader saranno poi chiamati alle consultazioni, insieme all'ex capo dello Stato Giorgio Napolitano e ai nuovi presidenti delle Camere.

Dopo le consultazioni, qualora emergesse una difficoltà a dare vita ad una maggioranza stabile, il presidente della Repubblica potrebbe scegliere di dare a un esploratore ad esempio uno dei presidenti delle Camere il compito di lavorare per facilitare l'emergere di una soluzione di governo. Lo stesso 'esploratore' potrebbe ricevere in un secondo momento l'incarico di formare un governo.

Il capo dello Stato, una volta terminate le consultazioni, potrà inoltre scegliere se dare un pre-incarico a qualcuno, come avvenne nel caso di Pier Luigi Bersani, per verificare la possibilità di formare un governo ma prima dell'incarico vero e proprio. Oppure un incarico pieno che consente all'incaricato di presentare la lista dei ministri e poi provare a ottenere la fiducia.

Una seconda ipotesi è quella in cui sia lo stesso presidente a scendere in campo in questo ruolo di mediazione per un Governo del Presidente. E' ciò che avvenne per Napolitano con il governo di Enrico Letta.

Un governo che era anche delle larghe intese, sostenuto (fino alla ricomposizione di Forza Italia) da forze politiche storicamente in contrasto tra di loro: Pd, Pdl, Sc e Udc. Le larghe intese per ora, almeno sulla carta, escluse da tutti, si potrebbero realizzare nel caso di una intesa per un governo Pd-Fi, M5s-Lega-Fdi o ancora Pd-M5s-LeU.

Altra ipotesi, forse più complessa, è quella alla quale sembrerebbe alludere il Movimento Cinque stelle quando si dice pronto a un confronto a partire dal giorno dopo le elezioni, quella cioé di un Governo di minoranza, con le alleanze (variabili) che vengono trovate provvedimento per provvedimento. Questo tipo di governo, frequente nei Paesi nordici ma anche in Spagna, è secondo diversi costituzionalisti complicato dall'obbligatorietà, che non c'è in tutti i Paesi, del passaggio della fiducia in Parlamento dopo la nomina del capo del governo.

Oltre allo scioglimento diretto delle Camere, c'è l'ipotesi, poi, molto citata in questi giorni, di un Governo di scopo con l'obiettivo della modifica della legge elettorale.

Altra formula possibile è quella del Governo tecnico, come avvenne nel caso del governo Monti, ovvero dell'incarico a una personalità esterna.

Luigi Di Maio lancia, registrando la trasmissione Di Martedì su La7, la proposta di un contratto di governo da sottoscrivere - spiegano fonti M5s - o con la Lega o con il Pd. Secondo una anticipazione di Corriere.it dall'apertura verrebbe esclusa Forza Italia come partito che bloccherebbe i tentativi di riforma del sistema.

"Il Pd, coerentemente con le decisioni assunte in direzione, dirà al presidente Mattarella che non siamo disponibili ad alcun governo che abbia Di Maio o Salvini come premier - ha detto il capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Andrea Marcucci -. La proposta del leader 5 stelle è ovviamente irricevibile". 

"Di Maio dimostra scarsissima cultura istituzionale perchè Berlusconi non ha bisogno di legittimazioni da lui essendo stato in questi anni votato da milioni e milioni di cittadini", ha detto la capogruppo Fi alla Camera Maria Stella Gelmini commentando il veto del candidato premier M5S a Fi. "Siamo noi indisponibili a fare un governo con chi dimostra di non aver compreso il ruolo che gli elettori gli hanno attribuito", ha aggiunto.

Un "contratto alla tedesca" su alcuni temi, come una legge anticorruzione seria e il reddito di cittadinanza, aperto a chi ci sta, "esclusa Forza Italia". E' quanto ha prospettato Di Maio ai parlamentari M5S, secondo quanto si apprende. Di Maio ha citato espressamente inoltre la legge sul conflitto di interessi. Il contratto "va messo nero su bianco, con un impegno chiaro su determinati temi".

Le condizioni poste da Di Maio rischiano di far saltare qualsiasi tipo di intesa. "A meno di miracoli non credo che al primo giro di consultazioni ci sia un incarico - commenta Giorgetti ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital  - credo vengano valutate tutte le pregiudiziali che mano a mano spero vengano rimosse". Per il presidente dei deputati leghisti, però, c'è "un terreno su cui si può lavorare" per costruire un governo con il Movimento 5 Stelle. Ma c'è un "ma". "Solo se cadono alcuni pregiudizi e alcune pregiudiziali - mette in guardia - il governo che nascerà deve essere forte". Perché questo avvenga devo tutti fare un passo indietro. O, per dirla con le parole di Giorgetti, "trovare una via di mezzo". Sia sulle alleanze sia sui programmi. "La Lega sola con il centrodestra avrebbe fatto flat tax senza reddito di cittadinanza - argomenta il lerghista - il Movimento 5 Stelle da solo avrebbe fatto reddito di cittadinanza senza flat tax.

Secondo Giorgetti, Di Maio propone "un programma alla tedesca con i tradimenti all'italiana, proponendo al Pd di lasciare Renzi e al centrodestra di lasciare Berlusconi". Un tradimento "plateale, a poche settimane dalle elezioni". "Di Maio vuole mettere condizioni a destra, non è il modo giusto per cominciare - spiega il leghista su Radio Capital - sappiamo che abbiamo avuto un mandato popolare, ma prima di mettere veti vogliamo parlare con gli altri, partendo dal programma di centrodestra". A Mattarella, poi, dirà quello che il Carroccio intende "fare per cambiare questo Paese". "Partiamo da questo - conclude - poi arriveremo al resto".

 

 

 

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, avvierà dal 3 aprile le consultazioni per capire se esiste una strada che porti alla nascita di una maggioranza. In attesa del lavoro del capo dello Stato, le forze politiche si muovono tra strategie silenziose e nodi politici da sciogliere. Ieri, sia Matteo Salvini che Luigi Di Maio hanno rivendicato per Lega e M5s la guida del futuro esecutivo. Una mossa che punta a neutralizzare reciproche fughe in avanti. In realtà, le trattative, al netto delle dichiarazioni ufficiali, sia tra i leader che all'interno dei partiti continuano.

Una volta eletti i presidenti ed i presidenti dei gruppi parlamentari di Camera e Senato, da martedì 27 marzo il presidente della Repubblica avrà a disposizione tutti gli interlocutori previsti per avviare le consultazioni per la formazione del nuovo governo, il primo della legislatura. Le consultazioni, che a questo punto potrebbero partire subito dopo Pasqua, vengono di norma aperte dai presidenti delle Camere; dopo Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico nello Studio alla Vetrata sarà ricevuto il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano e quindi i capigruppo dei due rami del Parlamento.

Alla Camera i deputati devono comunicare a quale gruppo si iscrivono entro il prossimo 26 marzo. I gruppi sono tutti simultaneamente convocati per il 27 marzo alle 15.30 per l'elezione dei rispettivi presidenti. A seguire si terrà la prima conferenza dei capigruppo. Al Senato i senatori devono dichiarare l'adesione ai gruppi entro lunedì. I gruppi parlamentari sono convocati martedì 27 marzo alle 16 per procedere, ove non lo avessero ancora fatto, alla propria costituzione e all'elezione dei rispettivi presidenti. La prima conferenza dei Capigruppo di palazzo Madama è convocata per mercoledì 28 marzo alle 11.

L'Aula della Camera è convocata per giovedì 29 marzo per l'elezione dei componenti dell'Ufficio di presidenza. L'Assemblea di Montecitorio sarà chiamata ad eleggere quattro vicepresidenti, tre questori e otto segretari di presidenza. L'Aula del Senato è convocata mercoledì 28 marzo alle 15 per l'elezione dei componenti del Consiglio di presidenza, composto da quattro vicepresidenti, tre questori ed otto Segretari. L'elezione degli uffici di presidenza delle due Camere avviene per schede, è segreta, come quella dei presidenti ed avviene con il meccanismo del cosiddetto 'voto limitato', volto a tutelare le opposizioni: ciascun parlamentare può votare per un numero di candidati inferiore a quelli da eleggere.

"Non è o Salvini o la morte" ha detto inoltre parlando della possibilità che invece di premier lui diventi 'solo' ministro. "A me - ha spiegato - interessa che l'Italia cambi. Sono pronto a metterci la faccia in prima persona e lavorare 24 ore su 24. Ma siccome voglio il cambiamento non è o Salvini o la morte". "La coalizione che ha vinto è quella di centrodestra. Anche se non ha i numeri sufficienti per governare da sola ha vinto, quindi si parte dal programma di centrodestra", ha sottolineato Salvini. E all'interno del centrodestra, ha ricordato, l'accordo era che chi prendeva un voto in più esprimeva il premier. "Sono pronto ma - ha aggiunto - non voglio fare il presidente del Consiglio a tutti i costi, con tutti perché altrimenti mi ammalo. Lo faccio se c'è la possibilità di approvare le leggi per cui gli italiani mi hanno dato il voto. Altrimenti se mi dicono va a fare il presidente di un governo dove ci son dentro tutti quanti e poi vediamo che cosa si riesce a fare in un anno no". 

Dopo l'intervista al Corriere nella quale Silvio Berlusconi apre a un governo Salvini escludendo l'ipotesi di una alleanza solo Lega-M5s, a parlare è il leader del Carroccio. Che va all'attacco dell'Ue: "I problemi fra Madrid e Barcellona - ha detto a Telelombardia - si risolvono dialogando, non con le manette". "L'Unione Europea - ha aggiunto - ha dimostrato il suo nulla".

"Per ora i 5 Stelle si sono dimostrati affidabili", ha detto ancora. "Io le persone le giudico dai fatti, non dalle parole. Poi nei fatti, nei numeri uno si dimostra affidabile o non affidabile" ha spiegato aggiungendo che "quello che hanno detto, hanno fatto. 

Come Di Maio e Grillo hanno detto Salvini ha dato una parola e l'ha mantenuta, io apprezzo la gente che dice una cosa e poi la fa" e questo "vale anche per Berlusconi: alla fine abbiamo chiuso con il centrodestra compatto"

"Sono pronto, ritengo ci sia una squadra pronta" ha detto Salvini ironizzando sulla figura dell' ircocervo con la quale Silvio Berlusconi ha definito un'eventuale alleanza Salvini-Di Maio. "Chi ci ha votato - ha spiegato - ci ha dato fiducia per fare delle cose come l'abolizione della legge Fornero e su questo "vediamo in Parlamento chi ci sta".

Rispetto all'elezione dei presidenti delle Camere - ha detto ancora sul governo - è "un altro paio di maniche". "Chi mi dà una mano a cancellare la legge Fornero? Su la mano in Aula. C'è una maggioranza: io andrò dal presidente della Repubblica con i nostri 10 punti più importanti, la riforma della scuola, del lavoro...".

Intanto  Il neo presidente della Camera, Roberto Fico, non sembra voler derogare al "low profile" che vuole imprimere al suo mandato. Anche questa mattina, dovendo rientrare da Napoli, ha scelto di non modificare le proprie abitudini: metro fino alla stazione centrale poi Freccia rossa per arrivare a Roma alle 9.40. A chi gli ha chiesto che cosa provasse a cominciare la settimana da presidente ha ammesso di provare una "grande emozione, ora andiamo a lavorare". E ha scherzato sul primo passo da compiere: "Per prima cosa, prendo il taxi e vado in ufficio". Ma una volta uscito dalla stazione ha puntato dritto verso i capolinea degli autobus salendo sull'85.

Arrivato in via del Corso, è sceso e ha proseguito a piedi fino alla Camera. In piazza Montecitorio un gruppo di persone gli ha stretto la mano augurandogli buon lavoro. All'entrata della Camera ha preferito non rispondere alle domande sulla presidente del Senato né sulle priorità stabilite

"Ci mettiamo subito al lavoro".

Il Cavaliere in un'intervista al Corriere della Sera parla di Salvini e dei contatti con i Cinque Stelle per un esecutivo grillino-leghista: "Sarebbe un ircocervo, l’animale mitologico spesso citato dai filosofi antichi come esempio di assurdità, perchè in esso convivono caratteri opposti e inconciliabili. E poi perchè Salvini dovrebbe fare il socio di minoranza di un governo Cinque Stelle? Non credo che l’elettorato di centrodestra lo perdonerebbe". Il leader di Forza Italia a questo punto sottolinea l'unità del centrodestra anche in vista della formazione di un nuovo esecutivo: "Con il leader della Lega e con Giorgia Meloni abbiamo accordi chiarissimi: è il centrodestra unito che lavorerà per una soluzione della crisi e per assicurare un buon governo all’Italia".

Sul leader della Lega, Matteo Salvini aggiunge: "Matteo è persona intelligente - ha detto Berlsuconi in un’altra intervista a La repubblica - sa benissimo che senza di noi è il leader di un partito del 17 per cento, che va ad allearsi con un altro che vale il doppio. Che vantaggio avrebbe nel fare lo junior partner di Di Maio? E poi vi immaginate gli elettori leghisti, i piccoli imprenditori e gli artigiani del Nordest, che accettano Di Maio premier o qualcuno con caratteristiche simili? Io non voglio che accada questo, non è nei miei progetti. Voglio che Matteo provi a governare. Con noi, e con chi ci sta.

Nel centrodestra, Fratelli di Italia, la terza forza della coalizione, deve sciogliere il primo nodo: sganciarsi dall'alleanza, sostenendo un eventuale governo M5s-Lega, o confermare il patto con gli elettori e restare all'opposizione in caso di strappo di Salvini. Non c'è una spaccatura all'interno del partito di Giorgia Meloni ma un ragionamento sulla proposta da recapitare a Mattarella. Meloni - nell'intervista al Corriere della Sera - ha provato a indicare la linea, intravedendo all'orizzonte solo un governo del centrodestra. La leader di Fdi è certa che i voti che mancano per ottenere la fiducia nei due rami del Parlamento si troveranno con un appello ai singoli deputati e senatori: «Mancano una cinquantina di voti, una distanza che si può colmare con un appello trasversale ai parlamentari.

Una riflessione che spinge una parte del partito a non scartare l'ipotesi di un accordo con Carroccio e Cinque stelle per sostenere la nascita di un esecutivo. È la proposta suggerita dall'ex capogruppo Fabio Rampelli che al Giornale ha fissato anche i paletti in cui muoversi: «Provare a essere il grillo parlante della maggioranza, un po' come faceva Bossi quando a Palazzo Chigi c'era Berlusconi». 

Se aderiscono a precisi punti di programma, non ha importanza da che partito provengono. A meno che non ci sia un accordo tra Pd e M5s, non ho motivo di dubitare che Mattarella farà fare a noi questa esplorazione». Una strada stoppata nel giro di un paio di ore dall'ex capogruppo dem Ettore Rosato che dal Giornale Radio Rai ha risposto: «La Meloni non troverà voti nel nostro gruppo». 

La rotta indicata dalla Meloni non scioglie il nodo politico. Perché se quei voti non arriveranno, cosa farà il partito? Una prima opzione potrebbe essere la via di un'opposizione parlamentare, forte anche dei numeri dei gruppi di Fdi, alla destra di un governo M5s-Lega. Una scelta che contiene il rischio, concreto, dell'irrilevanza politica per una ragione semplice: lo scenario di un governo M5s-Lega assegnerebbe al Pd, e non a Fratelli di Italia, il ruolo di opposizione.

Silvio Berlusconi è stato rinviato a giudizio, ancora una volta, a Milano, per il caso Ruby ter. Lo ha deciso il gup Maria Vicidomini che ha mandato a processo anche 4 'olgettine' nel filone con al centro i versamenti più recenti dell'ex premier alle giovani e i reati di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza. Il processo inizierà il prossimo 9 maggio. Il leader di FI è già processo a Milano con altri 23 imputati nel filone principale. 

Il procuratore aggiunto di Milano Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio avevano ribadito in udienza preliminare la richiesta di processo Berlusconi e le 4 giovani, che furono ospiti delle serate ad Arcore. 

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI