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Il gip di Agrigento, Alessandra Vella, ha rimesso in libertà la Rackete che pochi giorni fa aveva forzato il blocco dei porti italiani per far sbarcare a Lampedusa 40 migranti recuperati al largo della Libia. Ma non c'è solo l'annullamento dei domiciliari per la 31enne, la Rackete non verrà neanche espulsa.

Come spiega il Corriere, la comandante della Sea Watch deve rimanere a disposizione dei magistrati che l'hanno indagata anche per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Niente espulsione immediata quindi.

"Rispediamo subito in Germania la ricca fuorilegge", aveva tuonato Matteo Salvini pochi istanti dopo la sentenza del gip. Ma il decreto già firmato dal prefetto non potrà essere eseguito.

Toghe di nuovo contro il vicepremier leghista. E il livello di scontro potrebbe aggravarsi con il passare dei giorni, almeno fino a quando la Rackete non sarà costretta a lasciare l'Italia.

L'interrogatorio della capitana è fissato per il 9 luglio anche se l'avvocato della 31enne ha già annunciato che depositerà un'istanza di rinvio perché proprio quel giorno ha un altro impegno professionale. Il faccia a faccia con i magistrati slitterà quindi almeno di un'altra settimana.

Scontro tra le toghe e il ministro dell'Interno: l' Anm, sottolinea una nota della giunta registra, "ancora una volta, commenti sprezzanti verso una decisione giudiziaria, disancorati da qualsiasi riferimento ai suoi contenuti tecnico-giuridici, che rischiano di alimentare un clima di odio e di avversione, come dimostrato dai numerosi post contenenti insulti e minacce nei confronti del Gip di Agrigento pubblicati nelle ultime ore".

"Io non entro in casa altrui però con quello che stiamo leggendo sulle spartizioni di poltrone e procure a cura di qualche magistrato penso che siano gli ultimi che possano dare lezioni di morale a chiunque. Sentire che Salvini è il problema di questo Paese mi sembra veramente folle": replica il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, a margine dell'esercitazione sull'uso del teaser all'istituto ispettori della polizia a Nettuno, vicino Roma

Noi facciamo monitoraggio nel Mediterraneo. Se dovessimo trovarci in una situazione in cui siamo l'unica imbarcazione che può svolgere il salvataggio, agiremo come ci impone la legge del mare. Faremo quello che è previsto dalle normative che ci obbligano a comportarci in un certo modo, come ha fatto la Sea Watch. È così che abbiamo fatto e così faremo". Lo ha detto Alessandro Metz di Mediterranea Saving Human in una conferenza stampa congiunta delle Ong.

Intanto la procura di Agrigento ha negato il nulla-osta all'allontanamento dall'Italia di Carola Rackete fino al 9 luglio, giorno in cui la comandante della Sea Watch sarà interrogata dai pm che la indagano per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Il provvedimento di allontanamento emesso ieri dal prefetto di Agrigento dovrà essere comunque convalidato dalla sezione specializzata del tribunale civile di Palermo, ma non sarà eseguibile fino a quando non arriverà il nulla-osta della Procura.

La politica di Fdi è una furia per la scarcerazione della cosiddetta "capitana" Carola Rackete decisa dal gip di Agrigento, che, di fatto, l'ha scagionata e rimessa in libertà in quanto l'attivista "ha agito per salvare vite umane".

Ecco, dunque il durissimo commento della Meloni, che se la prende contro i giudici italiani: "La magistratura libera la comandante della Sea Watch. Manco un minuto di galera per chi ha violato i nostri confini, violato la legge, speronato una nave della guardia di finanza. Per la sinistra immigrazionista la legge non conta. Possono fare i loro porci comodi e farla franca...".

Infine, chiosa così: "Abbiamo fatto bocciare dal Parlamento il Global Compact ma i magistrati ce lo impongono con le loro sentenze. Una ragione in più per chiedere subito il blocco navale per impedire ai barconi di partire e di avvicinarsi alle nostre coste. Per non dover avere ancora a che fare con la magistratura italiana. E ora almeno affondiamo (o demoliamo) la Sea Watch".

Nessuno mi toglie dalla testa che quella di Agrigento è una sentenza politica". Così il vicepremier e ministro dell'Interno Matteo Salvini è tornato sulla decisione del Gip di non convalidare l'arresto della comandante della Sea Watch Carola Rackete. "Togliti la toga e candidati con la sinistra" ha aggiunto il titolare del Viminale rivolgendosi al giudice in diretta Facebook e poi ha aggiunto: "io non mollo, anche perché ci sono tanti giudici che vogliono applicare la legge e non ribaltarla. Io conto su di voi".

"È una sentenza vergognosa", aveva commentato in precedenza Salvini, a margine dell'esercitazione sull'uso del taser all'istituto per ispettori di polizia a Nettuno, vicino Roma. "La scarcerazione mi ha provocato tanta rabbia - ha aggiunto -. È stata una scelta incredibile con motivazioni incredibili perché qui si è messo a rischio la vita di alcuni uomini delle forze dell'ordine che stavano facendo il loro lavoro".

Intanto diverse ong chiamate in audizione alla Camera nell'ambito dell'esame del decreto sicurezza hanno deciso di disertare per solidarietà nei confronti della ong Sea Watch il cui intervento è stato cancellato ieri su richiesta di Lega ed FdI.

Bailamme in Aula alla Camera dopo le accuse di "omicidio" lanciate dal deputato leghista Igor Iezzi durante un intervento dopo il forfait delle ong in audizione. "Alcuni deputati, usando il loro ruolo, sono saliti su una nave che stava violando le norme di sicurezza e hanno dato copertura politica al tentativo di uccidere alcuni agenti della Guardia di finanza", ha detto Iezzi. A quel punto sono seguite urla e contestazioni dei deputati di minoranza e il vicepresidente della Camera Ettore Rosato, che sta presiedendo l'assemblea, ha chiesto al leghista di interrompere l'intervento spiegando: "Non accetto che si dia dell'assassino a nessun deputato". E successivamente ha aggiunto: "Le parole di Iezzi saranno oggetto di valutazione all'ufficio di presidenza per la gravità dei suoi contenuti".

La commissione europea ha deciso di non aprire la procedura d'infrazione per deficit eccessivo nei confronti dell'Italia: lo ha detto il commissario europeo agli affari economici e monetari, Pierre Moscovici, nel corso di una conferenza stampa che sancisce così la decisione di non aprire la procedura d'infrazione per debito eccessivo

Sassoli, infatti, è un parlamentare Pd, "ex giornalista della Rai, magari ancora col contratto giornalistico della televisione pubblica". Così il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha commentato, in diretta Facebook la nomina di Sassoli.

L'elezione di David Sassoli a presidente del Parlamento europeo, non rispetta "il voto degli italiani. Già ieri, il vicepremier era apparso critico, a seguito delle nomine per i maggiori organi dell'Unione Europea: "Qua continuano a spartirsi le poltrone", aveva detto Salvini, riferendosi a Germania e Francia, che erano riuscite a far nominare rispettivamente Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea e Christine Lagarde a capo della Bce. Il tutto, aveva aggiunto, "tra democristiani e socialisti". Per questo aveva espresso la volontà di "nominare un ministro per le Politiche europee da parte del governo italiano. L'ho detto al premier Conte stamattina. Avere un uomo di governo italiano sette giorni su sette a Bruxelles a difendere l'interesse nazionale, penso che ormai sia urgente".

Ma, "al di là dei nomi" indicati per i ruoli al vertice dell'Unione Europea, al vicepremier preme che "cambino le regole, a partire da immigrazione, taglio delle tasse e crescita economica. E su questa battaglia l'Italia sarà finalmente protagonista". In particolare, Matteo Salvini insiste sulla volontà di abbassare le tasse, un impegno che intende portare in fondo, a prescindere dalle idee di Bruxelles: "Se l'Ue sarà contenta, noi saremo contenti; se non sarà contenta lo faremo lo stesso perchè lo stipendio ce lo pagano gli italiani, non i burocrati della Commissione Europea".

 

 

 

 

 

 

Quale nazione seria lo permetterebbe?". Carola Rackete rischia di essere rimessa in libertà dopo poche ore ai domiciliari e Giorgia Meloni non ci sta. "Ha violato i nostri confini e decine di nostre leggi - attacca la leader di Fratelli d'Italia, a proposito della capitana della Sea Watch sbarcata sabato notte a Lampedusa -, ha favorito l'immigrazione clandestina e speronato una motovedetta della Guardia di Finanza dopo che le era stato negato lo sbarco sia dall'Italia che dall'Europa: subito libera. Ma quale Nazione seria permetterebbe mai che costei venga rimessa in libertà dopo tutto questo? Sono veramente sconcertata. P.S. Capitano ed equipaggio liberi, possiamo almeno smantellare la Sea Watch o ce la dobbiamo ritrovare qui tra qualche giorno carica di clandestini?".

«Conosco Matteo Salvini, penso che su certe cose abbia anche ragione». Uno dei 42 migranti a bordo della Sea Watch 3, sbarcato dopo l'approdo a Lampedusa, sorprende così in una breve intervista ai microfoni di Stasera Italia.

«Carola Rackete non si è mai arresa e ci ha sempre dato coraggio, sollevando il nostro morale durante tutti quei giorni» - ha spiegato l'uomo, intervistato dalla trasmissione di Rete 4 - «Penso che Salvini abbia in parte ragione: è giusto che tutta l'Europa faccia la sua parte. La Germania e la Francia, così come gli altri paesi, devono accogliere la loro quota di migranti. Non si può lasciare sola l'Italia, c'è crisi ovunque e non è facile per nessuno».

Se Matteo Salvini si trovasse alla deriva in alto mare, nessuna nave interverrebbe in suo soccorso. Ogni comandante temerebbe, infatti, di venire arrestato in esecuzione del decreto sicurezza bis, come accaduto a Carola Rackete, capitano della Sea Watch 3, attualmente agli arresti domiciliari a Lampedusa. È la "provocazione" del quotidiano tedesco Die Welt nella sua rubrica satirica, ironizzando sugli ultimi sviluppi della vicenda della Sea Watch, la nave battente bandiera olandese della ong tedesca.

Secondo Die Welt, persino la Marina militare italiana non soccorrerebbe Salvini poiché, come afferma un immaginario ufficiale dell'arma, il ministro dell'Interno "reagirebbe molto male se osassimo fare qualcosa del genere". Paradossalmente, il salvataggio del leader della Lega verrebbe impedito proprio dal decreto sicurezza bis, ideato dal ministro dell'Interno. "Il problema maggiore è impedire alle navi delle Ong di prendere a bordo Salvini", sostiene Die Welt, secondo cui "la Guardia costiera di Lampedusa auspica che un gommone carico di migranti abbia pietà" e salvi il titolare del Viminale. Piccolo dettaglio che sembra sfuggire a Berlino e dintorni: il caso Sea Watch non riguarda il soccorso dei migranti né l'accoglienza, quanto piuttosto la "redistribuzione" tra i paesi dell'Ue dei profughi e la violazione della legge da parte di un'organizzazione privata che vorrebbe imporre la propria volontà (quella di attraccare e far sbarcare migranti a piacimento) a uno Stato sovrano.

L'Anpi ha ribaltato le accuse, sostenendo che "chi ha violato la costituzione è stato il governo italiano" ma da Fratelli d'Italia è arrivata la controreplica all'associazione dei partigiani. "Gli atti di pirateria vanno combattuti arrestando gli equipaggi, prendendo in custodia i clandestini e poi affondando le navi illegalmente entrate nelle nostre acque territoriali - ha spiegato Federico Mollicone, deputato e capogruppo FdI in Commissione Cultura -. Quali valori costituzionali avrebbe difeso Carola con le sue manovre illegali? Chiediamo che l'Anpi, finanziata con soldi pubblici, smetta di far politica e diventi un archivio storico di una parte della storia della Repubblica. Va eliminata la possibilità dell'iscrizione dei non combattenti, altrimenti rischiamo una deriva partitica dell'associazione, che si esprime su temi di attualità, ma percepisce finanziamento pubblico. Chiediamo sia ristretta la possibilità di iscrizione fino ai parenti affini al primo grado".

Intanto, in audizione alla Camera il procuratore di Agrigento ha evidenziato sul caso Sea Watch che: "Non è stato fino ad ora provato il preventivo accordo tra trafficanti di esseri umani ed ong. Che non deve essere limitato ad un semplice contatto, tipo una telefonata, ma deve esserci una comunicazione del tipo: 'stiamo facendo partire migranti, avvicinatevi e prelevateli'".  

Mi pare che le parole del procuratore di Agrigento di ieri siano state chiarissime: non c'era stato di necessità e c'è stato deliberatamente un attacco ad una nave militare italiana. Se non basta questo per stare in carcere non so cosa bisogna fare. Siccome non faccio il giudice non decido io chi va carcere e chi non va in carcere, come ministero dell'Interno siamo già pronti, in caso di scarcerazione, mi auguro non sia così, a rimetterla su un aereo in direzione Berlino». Così il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, torna sulla vicenda di Carola Rackete, parlando a Limbadi, in Calabria, dove si trova per la consegna di una villa sequestrata alla 'ndrangheta.

L'interrogatorio della capitana della Sea Watch è durato poco meno di 3 ore: Carola è arrivata in tribunale ad Agrigento direttamente da Lampedusa, dove era ai domiciliari, con una motovedetta della Gdf che l'ha sbarcata sul molo di Porto Empedocle. E ha risposto al giudice, dicono gli stessi pm al termine, in maniera "collaborativa, serena ed estremamente lucida".

Il procuratore Luigi Patronaggio e l'aggiunto Salvatore Vella hanno chiesto la convalida dell'arresto sia per la violazione dell'articolo 1100 del codice della navigazione, atti di resistenza con violenza nei confronti di una nave da guerra, sia per resistenza a pubblico ufficiale. La procura ritiene che la manovra che ha provocato lo "schiacciamento" sulla banchina della motovedetta sia stata fatta "con coscienza e volontà".

"Non c'era uno stato di necessità poiché la Sea Watch aveva ricevuto, nei giorni precedenti, assistenza medica ed era in continuo contatto con le autorità militari per ogni tipo di assistenza" ha spiegato Patronaggio. Il procuratore ha anche precisato che lo stato di necessità invocato per il salvataggio dei migranti sarà invece al centro dell'altro fascicolo sulla vicenda, quello in cui la comandante è indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e per il quale sarà sentita nei prossimi giorni. In questo caso i pm verificheranno se i porti libici possono ritenersi sicuri, se la zona sar libica sia efficacemente presidiata e, soprattutto, se vi siano stati contatti tra i trafficanti di esseri umani e la Sea Watch.

Al momento, aggiunge ancora Patronaggio, è sufficiente per Carola il divieto di dimora in provincia di Agrigento, in particolare nei porti di Lampedusa, Licata e Porto Empedocle. "Abbiamo ritenuto, in relazione alle circostanze di questo caso e alla personalità del soggetto, che tale misura sia idonea a salvaguardare eventuali ulteriori esigenze cautelari". Carola tornerà dunque in libertà già forse oggi anche se dovrà ripresentarsi ad Agrigento il 9 luglio per l'interrogatorio davanti ai pm. "Espelleremo la ricca fuorilegge tedesca" ha ribadito Matteo Salvini che, subito dopo la decisione del gip, si dice pronto ad allontanare per motivi di sicurezza la giovane capitana della Sea Watch con l'accompagnamento in Germania. Il ministro ha anche riunito i tecnici al Viminale affinché valutino gli emendamenti al dl sicurezza bis per raddoppiare le sanzioni previste, anche alla luce del caso Sea Watch. La misura dell'allontanamento della donna rischia però di non poter essere attuata visto che la procura non ha firmato il nulla osta richiesto dal prefetto. Per il ministro, comunque, le parole di Patronaggio "sono chiarissime: la fuorilegge merita il carcere". Intanto l'inasprirsi del botta e risposta tra Italia e Germania sulla sorte di Carola ha spinto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad intervenire. "

"Ho agito per stato di necessità, i migranti minacciavano il suicidio, non potevo attendere oltre. Per giorni ho chiesto alle autorità un porto sicuro, ma non ho mai avuto risposta". Davanti al Gip di Agrigento, la capitana Carola Rackete ha rivendicato ogni scelta fatta dal 12 giugno, il giorno che a 47 miglia dalla Libia ha soccorso una sessantina di migranti, fino alla notte del suo arresto, 17 giorni dopo, quando per l'ennesima volta ha violato i divieti della Guardia di Finanza ed ha attraccato di forza al molo di Lampedusa. E, come aveva già fatto rivolgendosi direttamente ai finanzieri, ha confermato che non aveva intenzione di far male a nessuno: "mi ero resa conto dell'ormeggio in banchina della motovedetta ma credevo sinceramente che i finanzieri si spostassero mentre io mi avvicinavo. Ho commesso un errore, non volevo colpirli

Proseguiremo le operazioni di salvataggio in mare, hanno assicurato nel frattempo i responsabili della Sea Watch durante un conferenza stampa. "Serve una soluzione politica in modo che situazioni del genere non tornino a ripetersi", ha detto il portavoce Ruben Neugebauren. Ed ha aggiunto: "Siamo molto delusi dal governo tedesco e dall'Europ

Il comportamento del vicepremier e ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini, sulla questione dei migranti "non è accettabile". Nuovo attacco di Parigi all'Italia sulla vicenda Sea Watch. La portavoce del governo francese, Sibeth Ndiyaye, intervistata questa mattina da BFM-TV sul caso, ha anche affermato che l'Italia non è stata "all'altezza" sull'accoglienza dei migranti. Esistono delle norme marittime e queste norme marittime - ha detto Sibeth Ndiaye - ci dicono che quando ci sono persone in pericolo in mare, vanno depositate nel porto più vicino e più sicuro. E in questo caso si tratta di porti italiani". "Il mio comportamento sull'immigrazione è inaccettabile? Il governo francese la smetta di insultare e apra i suoi porti, gli italiani hanno già accolto (e speso) anche troppo. Prossimi barconi? Destinazione Marsiglia", replica il ministro dell'Interno Matteo Salvini replicando alle critiche della portavoce del governo francese.

La Germania nel frattempo ha fatto sapere che accoglierà un terzo dei migranti a bordo della Sea Watch. Lo riferisce lo Spiegel online. Si tratta di una dozzina di persone. Più volte era stato comunicato da diverse città ed istituzioni locali tedesche la disponibilità ad accogliere alcuni dei migranti a bordo della nave. Tuttavia, fino ad ora il governo aveva auspicato il raggiungimento di un accordo a livello europeo. Evidentemente, da parte del ministero dell'Interno di Berlino c'è stato un via libera in seguito anche alle trattative che si sono svolte al margine del Consiglio Europeo di Bruxelles.

lo scontro con Francia e Germania è profondo e appare sempre più radicato. Prima della questione nomine, a tenere banco tra Italia, Francia e Germania è stato il caso Sea-Watch 3, con Carola Rackete (tedesca) a comandare la nave che ha sfidato le autorità italiane. Il governo italiano non ha fatto altro che chiede che fosse rispettata la legge dello Stato. Ma la ong ha preferito infrangere le norme rendendo impossibile per le due autorità non applicare la legge. Eppure questo non è servito per frenare gli attacchi di Francia e Germania, proprio quei due Paesi che hanno chiuso le frontiere e rispedito nel nostro Paese i migranti, magari anche storditi. Eppure, nonostante tutto, il presidente della Repubblica tedesca, Frank-Walter Steinmeier, si è rivolto all’Italia dicendo che “coloro che salvano delle vite non possono essere considerati criminali”, e ha ricordato che “l’Italia è uno Stato fondatore dell’Ue, quindi ci si aspetterebbe che un caso del genere sia gestito diversamente”. Parole che hanno trovato la durissima reazione di Matteo Salvini e Conte, tanto che il secondo ha detto: “Se la cancelliera mi chiederà della Sea Watch può essere l’occasione per chiedere a che punto è l’esecuzione della pena dei due manager della Thyssen condannati in Italia con regolare processo che si è esaurito in tutti i gradi di giudizio

La sfida dell’Italia contro l’asse franco-tedesco ora è totale. Quel duopolio che controlla o che vuole controllare l’Unione europea si è riscoperto debole, come i leader che la rappresentano. E il governo italiano prova a scalfire questa alleanza definita nel Trattato di Aquisgrana con una manovra a tenaglia che vede da un lato l’asse con Donald Trump e dall’altro lato quella con il Gruppo di Visegrad.

Il J’accuse di Giuseppe Conte al Consiglio europeo è totale: “Cari colleghi, vi rivolgo un accorato appello, state commettendo un madornale errore. Se insistete su questo pacchetto di nomine senza tener conto delle nostre richieste, non mancate di rispetto a me personalmente, a me Giuseppe Conte, ma a tutti i milioni di cittadini che io rappresento. E soprattutto mancate di rispetto a tutti i milioni di cittadini degli altri Paesi europei che in questo momento non sono parte di questo accordo”. È con queste parole che il capo del governo italiano ha manifestato a tutti la sua contrarietà alle nomine scelte dall’asse franco-tedesco, in particolare quella di Frans Tiemmermans, imposto senza alcun rispetto dei principi democratici ma basato soltanto sulla logica dei rapporti di forza all’interno dell’Unione europea e dell’Europarlamento. E quell’ammissione di Angela Merkel: “Non potevamo votare con l’Italia contro” è un segnale chiarissimo. Non tanto della resa della Germania, quanto del fatto che l’Italia, questa volta, abbia fatto davvero muro contro le nomine scelte da chi queste elezioni non le ha vinte ma si considera comunque padrona dell’Europa.

A distanza di un anno, da quando Matteo Salvini ha chiuso i porti italiani, le ong stanno riprendendo l'assalto delle nostre coste. Nei giorni scorsi, la nave "Alan Kurdi" della tedesca Sea Eye e la "Open Arms" dalla spagnola Proactiva Open Arms hanno infatti ripreso a pattugliare il Mar Mediterraneo e hanno già effettuato la prima operazione di recupero che gli ha permesso di portare una quarantina di immigrati a Lampedusa. In queste ore, poi, si è aggiunta anche Mediterranea Saving Humans che, non potendo usare la Mare Jonio, da settimane sotto sequestro al porto di Licata, ha deciso di rimettere in mare la propria barca di appoggio, la "Alex", che, pur non essendo attrezzata per le operazioni di "search and rescue", raggiungerà l'area "Search and rescue" (Sar) libica per affincare le altre imbarcazioni che si trovano sul posto.

Lo stop dei giudici non sembra fermare nemmeno la Sea Watch. Questa mattina la grossa imbarcazione da 600 tonnellate, capitanata nei giorni scorsi dalla comandante Rackete, ha mollato gli ormeggi e, scortata dalle motovedette della Guardia di Finanza, ha raggiunto il porto di Licata (in provincia di Agrigento) dove resterà sotto sequestro per consentire ulteriori accertamenti tecnici della procura. "Continueremo a fare in modo che siano rispettati i diritti umani nel Mediterraneo, se necessario con una nuova nave se la nostra (Sea Watch 3, ndr) resta ancora sotto sequestro", ha detto Ruben Neugebauer, uno dei responsabili dell'organizzazione, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta a Berlino. La Sea Watch e le altre organizzazioni non governative hanno raccolto "oltre un milione" di euro per coprire le spese legali di Rackete. "Ora - ha dichiarato Neugebauer - abbiamo l'appoggio finanziario necessario per continuare a lavorare".

 

Al quattordicesimo giorno in mezzo al mare, la terra è ormai ad un passo per i 42 migranti della Sea Watch 3. Ma non possono ancora toccarla. Carola Rackete, la giovane capitana, alle 14 rompe gli indugi, dirige il timone verso Lampedusa ed entra in acque italiane ignorando l'alt delle motovedette della Guardia di finanza. "So cosa rischio - dice la donna - ma non ho scelta. I naufraghi sono allo stremo. Li porto in salvo". "Non sbarcheranno, schiero la forza pubblica. Ora mi aspetto che qualcuno emetta un ordine di arresto", la risposta del ministro Matteo Salvini.

A Bruxelles, la Commissione europea è in contatto con gli Stati per distribuire le persone salvate. Palazzo Chigi, intanto, ha avviato "iniziative formali" per verificare omissioni dell'Olanda, Stato di bandiera della nave. Il braccio di ferro tra l'Italia e la nave della ong tedesca, si trasferisce così dalle acque internazionali ad appena fuori dal porto di Lampedusa. "In 14 giorni - lamenta Sea Watch - nessuna soluzione politica e giuridica è stata possibile, l'Europa ci ha abbandonati. La nostra comandante non ha scelta".

"Questa mattina - aveva scritto in precenza la Sea Watch - abbiamo comunicato ai naufraghi la decisone della Corte di rigettare il ricorso. Sono disperati. Si sentono abbandonati. Ci hanno detto che la vivono come una negazione, da parte dell'Europa, dei loro diritti umani".

"Se il nostro capitano Carola porta i migranti salvati dalla Sea Watch 3 in un porto sicuro, come previsto dalla legge del mare, affronta pene severe in Italia", scrive in un tweet e su Fb la ong tedesca invitando a donare al fondo per l'assistenza legale di Sea Watch per "aiutare Carola a difendere i diritti umani ".

La comandante della nave, Carola Rackete, ieri aveva deciso di forzare il divieto di ingresso nelle acque territoriali con l'intenzione di sbarcare a terra i 42 migranti soccorsi al largo della Libia.

"Buongiorno Ue. Ieri, a causa di un'emergenza, siamo entrati nelle acque italiane. La guardia costiera e la Guardia di finanza sono stati a bordo. Abbiamo aspettato una notte, non possiamo più aspettare. La disperazione delle persone non è qualcosa con cui giocare". Lo scrive la ong tedesca Sea Watch in un tweet, mentre la nave è ferma da ieri appena fuori dal porto di Lampedusa col divieto di sbarcare.

"La legge prevede che bisogna essere autorizzati per poter attraccare, non possiamo far arrivare in Italia chiunque, le regole di un Paese sono una cosa seria. Le persone sulla Sea Watch non sono naufraghi, ma uomini e donne che pagano 3.000 dollari per andar via dal proprio Paese. In Italia stanno arrivando, in aereo, migliaia di migranti certificate che scappano dalla guerra. Spero che nelle ultime ore ci sia un giudice che affermi che all'interno di quella nave ci sono dei fuorilegge, prima fra tutti la Capitana. Se la nave viene sequestrata e l'equipaggio arrestato io sono contento". Così il ministro dell'Interno Matteo Salvini su Radio CRC.

"Sea Watch ha fatto la sua battaglia politica sulla pelle di 42 persone. In 15 giorni sarebbero arrivati in Olanda due volte. Hanno rifiutato i porti sicuri più vicini. Ong aiutano trafficanti di esseri umani". Lo scrive Matteo Salvini in un tweet. E in altri due sottolinea. "Non assecondo chi aiuta gli scafisti che con i soldi degli immigrati poi si comprano armi e droga". E "non permetto che siano Ong straniere a dettare le leggi sui confini nazionali di un Paese come l'Italia".

E così la capitana tedesca della Sea Watch 3 Sea Watch a Lampedusa Carola Rackete ha mostrato i muscoli e indicato la rotta ha puntato la prua della nave verso il porto di Lampedusa, forzando il blocco della Capitaneria navale nostrana. E scatenando l'ennesima guerra tra Italia, Ong ed Europa, quest'ultima sempre più inerme di fronte a tali querelle.

Bene, se la nave della Ong tedesca battente bandiera olandese vuole arrivare al porto sicuro di Lampedusa, il 61% degli italiani non vuole che attracchi. Già, perché un sondaggio realizzato da Emg Acqua e presentato durante la trasmissione Agorà, su Rai Tre, racconta che la maggioranza dei cittadini interpellati è contraria alla presa di posizione della Ong.

La pensa in questo modo il 93% degli elettori della Lega di Matteo Salvini e il 49% degli elettori del Movimento 5 Stelle. "Solo" per il 33% degli intervistati invece la nave dovrebbe entrare in un porto italiano.

In queste ore, la Guardia di Finanza è salita a bordo dell’imbarcazione per controllare i documenti della nave e i passaporti di tutto l'equipaggio.

È quanto rischia la Sea Watch 3 ai sensi delle nuove norme previste dal decreto sicurezza-bis approvato in Consiglio dei Ministri lo scorso 11 giugno e già operativo, in attesa di essere convertito in legge dalle Camere. Un rischio che la "capitana" della nave ong, Carola Rackete, ha deciso di accollarsi sfidando le autorità italiane e le resistenze dell'altro "capitano" Matteo Salvini. Ma a dover preoccupare la 31enne tedesca non solo soltanto le quasi certe conseguenze economiche del suo gesto, quanto quelle penali, dato che Rackete potrebbe avere commesso alcuni reati.

Tre, per la precisione. Come scrive Repubblica, la comandante della Sea Watch 3 rischia di essere incriminata per rifiuto di obbedienza a nave da guerra, resistenza o violenza contro nave da guerra e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Andiamo con ordine. Partiamo dalla prima ipotesi di reato, "rifiuto di obbedienza a nave da guerra", disciplinata dall'articolo 1099 del Codice di Navigazione. Che recita: "Il comandante della nave, che nei casi previsti nell'articolo 200 non obbedisce all'ordine di una nave da guerra nazionale, è punito con la reclusione fino a due anni".

Insomma, Rackete se la caverebbe con poco. Se non fosse che la sua decisione di forzare il blocco navale costituisce violazione anche dell'art. 1100 del Codice di Navigazione, "resistenza o violenza contro nave da guerra". Ecco cosa prevede questa disposizione: "Il comandante o l'ufficiale della nave, che commette atti di resistenza o di violenza contro una nave da guerra nazionale, è punito con la reclusione da tre a dieci anni. La pena per coloro che sono concorsi nel reato è ridotta da un terzo alla metà". Infine, non si può proprio scartare una terza ipotesi di reato, il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, punito nei casi più gravi con la reclusione tra i cinque e i quindici anni.

Insomma, nella peggiore delle ipotesi la "capitana" potrebbe essere condannata a 27 anni di carcere. Ma si tratta solo di un'ipotesi...

Il Viminale dà notizia della presenza di due imbarcazioni con complessivamente una quarantina di migranti a bordi attualmente in acque Sar maltesi, con dunque la competenza in mano al governo di La Valletta per quanto concerne la sicurezza.

Intervenuto su Porta a Porta su Raiuno nelle scorse ore, il ministro dell’interno Matteo Salvini afferma di aver dato l’ordine di fermare questi mezzi prima dell’ingresso in acque italiane: “È una questione di principio – tuona il titolare del dicastero – Malta certamente come è solita fare non le fermerà e le lascerà passare in direzione Italia ma questa volta ho dato disposizione di fermarli".

Sul posto secondo il quotidiano il Giornale dovrebbero giungere a breve delle motovedette, a cui Salvini ha dato ordine di bloccare i barconi in procinto di navigare verso l’Italia e molto probabilmente verso il porto di Lampedusa, lo stesso ad oggi sotto i riflettori per via del braccio di ferro tra Viminale ed ong Sea Watch.

La questione dei due mezzi a cui fa riferimento Salvini, è diversa da quella che riguarda l’ong tedesca. Si tratta infatti di migranti non scortato o raccolti a bordo da navi delle organizzazioni non governative.

Al contrario, si parla di imbarcazioni con a bordo probabilmente degli scafisti al timone partite forse dalle coste libiche. In poche parole, si ha a che fare con le stesse modalità riguardanti il fenomeno dei cosiddetti “sbarchi fantasma”, approdo autonomi di migranti lungo le spiagge siciliane che fanno poi perdere le proprie tracce.

Solo che questa volta le due imbarcazioni risultano avvistate e, per l’appunto, Salvini ne vorrebbe proibire l’ingresso presso le acque territoriali italiane.

Resta da capire il modo visto che, come sottolinea Repubblica, non è consentito alcun intervento di polizia giudiziaria delle motovedette italiane in acque internazionali.

Ma l’invio in quel tratto di mare dei mezzi promesso da Salvini, ha in realtà in primo luogo un chiaro scopo politico: far capire cioè sia ai mezzi delle ong che ai barconi “autonomi” in navigazione verso l’Italia che dal Viminale non vi è alcuna intenzione di accettare supinamente impennate del numero di approdi.

In effetti, dopo il crollo degli sbarchi arrivato a raggiungere anche il 90% rispetto al 2018, da fine maggio complice il bel tempo i viaggi della speranza verso le nostre coste appaiono in aumento. I numeri rimangono ben lontani rispetto ai periodi delle emergenze degli anni passati e soprattutto del 2017, al tempo stesso però Salvini appare preoccupato da nuove possibili impennate delle partenze soprattutto dalla Libia.

Da qui il “braccio di ferro” con la Sea Watch e l’annuncio di invio di due motovedette lì dove appaiono avvistati i barconi prima citati.

Su Repubblica, questa mattina, Lerner va oltre e di fatto chiama in causa la madre di Salvini: "Vien da chiedersi: ma cosa penserà di Salvini la madre di Salvini? Quando, di fronte a quello che, comunque la si pensi, rimane un dramma umano, il suo Matteo scrive: 'Non sbarca nessuno, mi sono rotto le palle. Lo sappia quella sbruffoncella'". A questo punto, dopo avre preso le difese della "capitana" di Sea Watch, Lerner non risparmia il colpo e attacca ancora: "Una giovane donna che lo ridimensiona a Capitano piccolo piccolo. Sbruffoncella? Non abbiamo piuttosto a che fare con un ministro sbruffone da osteria? - continua Lerner - Come nei videogiochi con cui egli si diletta nel cuore della notte, il responsabile dell'ordine pubblico scimmiotta la parodia della difesa dei confini nazionali bloccando un'imbarcazione di 50 metri con 42 naufraghi a bordo. E poi minaccia di erigere barriere fisiche (galleggianti?) a imitazione dei suoi modelli Orbán e Trump, o al contrario (sarebbe già meglio) di smettere l'identificazione e la registrazione degli sbarcati, di modo che possano proseguire il loro viaggio in direzione Nord Europa, da dove, così facendo, non potrebbero più essere rispediti a forza in Italia".

Il durissimo attacco al leader di Fratelli d'Italia è di Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana. sottolinea il quotidiano il Giornale Il pasdaran pro immigrazione, in un video, risponde per le rime al video della collega-avversaria politica, nel quale l'esponente di Fdi aveva invocato l'arresto dell'intero equipaggio della Sea Watch 3, il sequestro della nave della Ong tedesca battente bandiera olandese e, dulcis in fundo, anche il suo affondamento.

"Ho visto il video della Meloni, girato da qualche tetto del Parlamento, comoda e sistemata. Le dico con molta onestà che il delirio va curato. Forse sarà colpa del caldo", scrive Fratoinanni nell'anteprima nel filmato, in cui dice: "Sono a Palermo, in attesa di imbarcarmi sul volo che mi porterà a Lampedusa. Sto andando lì ad accogliere la Sea Watch 3 e la sua comandante, Carola Rackete, persona coraggiosa che ha sfidato l'ipocrisia e la violenza del nostro governo e dell'Europa intera, per portare in salvo 42 persone che hanno una sola colpa: quella di essere sfuggite alla morte, salvate dal naufragio del mezzo di fortuna sul quale si trovavano…".

Dunque, ecco l'affondo al capo politico di Fratelli d'Italia: "Mi è capitato sotto gli occhi un video di Giorgia Meloni: è forse il caldo a spiegare il contenuto di questo video, in cui la Meloni si scaglia con una violenza inaudita contro persone inermi, contro chi organizza e pratica solidarietà, e nel quale, con la bava alla bocca, in modo cattivo e violento, annuncia addirittura la richiesta e la necessità che la Sea Watch venga affondata". Infine, c'è tempo per un'ultima stilettata: "Questa rincorsa folle sempre più a destra, in competizione con la Lega di Salvini, la Meloni sfiora il ridicolo. Ecco, forse è il caldo la causa di questo delirio, ma di delirio si tratta e va curato: trovi qualcuno bravo, che provi a mettere un freno a questa violenza che fluisce senza freni…".

Intanto e' diventato l'emblema della legalità. Il Movimento 5 Stelle lo ha difeso a spada tratta. La Raggi è scesa in campo personalmente spiegando che quella casa gli spettava di diritto

Scrive il giornale lo ha ricevuto persino papa Francesco nella sagrestia della Basilica di San Giovanni in Laterano esprimendogli solidarietà cristiana dopo gli attacchi ricevuti. Lui, Imer Omerovic, il 40enne rom bosniaco con una moglie e 12 figli sulle spalle, è andato in tv a dire «che ha sempre lavorato, che ha una regolare partita Iva e che vende macchine su internet». Ecco, le macchine. Allo stato attuale Imer ne ha intestate 27. Sì, avete capito bene: ventisette. Due sono arrivate dopo la turbolenta assegnazione dell'alloggio popolare a Casal Bruciato. Si tratta di una Fiat Stilo 1.9 JTD, intestata il 22 maggio, e di una fiammante Bmw Serie 5 530D, intestata il 7 giugno.

La partita Iva della sua ditta individuale è regolare, ancora attiva e collegata al «commercio all'ingrosso e al dettaglio di autovetture e di autoveicoli leggeri». Peccato però che la sede sociale (e in realtà anche l'indirizzo di residenza) siano a Roma in via Pontina 601. E cosa c'è in quella via? Il nulla. O meglio, fino a qualche anno fa c'era l'ex campo nomadi di Tor de Cenci. Adesso l'area di proprietà del Comune è abbandonata. Ma dove sono le autovetture di Omerovic? Se svolge l'attività che dice di svolgere, il commerciante dovrebbe quantomeno avere un deposito, una lista di veicoli in esenzione fiscale, un registro di carico e scarico, delle fatture di vendita e quindi degli introiti. Tutte cose che non risultano. Anzi, effettuando una visura risulta che non ci sono bilanci depositati in camera di commercio dall'apertura dell'attività.

Ma è normale che a una persona che possiede 27 auto venga assegnata una casa popolare? Roberta Della Casa, presidente M5s del Municipio IV nonché una delle più attive nel garantire il diritto all'alloggio alla famiglia Omerovic, non si sbilancia ma ammette: «Mentre per ottenere il reddito di cittadinanza vengono fatte verifiche patrimoniali approfondite, per la domanda di assegnazione di una casa popolare i controlli sono più stringati ed è necessario solo l'Isee e la documentazione relativa allo stato di famiglia, stiamo cercando di rivedere il meccanismo per dare maggiori risposte».

Le storie dei appartenenti alla sinistra Italiana non finiscono con i Rom o con sea watch ma questa storia ha del incredibile : li inquirenti hanno ricostruito un giro d'affari da centinaia di migliaia di euro, secondo quanto riporta il Corriere della Sera. Coinvolta anche una onlus di Moncalieri, nel torinese, perquisita questa mattina dai carabinieri.

Politici, medici, assistenti sociali e psicologi. Sono tutti coinvolti, insieme al sindaco Pd di Bibbiano, che si trova agli arresti domicilari, nell'inchiesta "Angeli e Demoni", accusati di aver redatto false attestazioni, per fare in modo che i bambini venissero allontanati dalle proprie famiglie, per collocarli da amici e conoscenti, dietro compenso. 

Per riuscire a dimostrare l'inadeguatezza delle famiglie dei piccoli, venivano usati metodi barbari. Dall'inchiesta della pm Valentina Salvi, infatti, emergono ore e ore di "lavaggi del cervello" durante i colloqui tra i bambini e gli psicologi e persino l'uso di piccole scosse elettriche, che erano in grado di alterare "lo stato della memoria in prossimità dei colloqui giudiziari". Tutti metodi con i quali la memoria dei piccoli e i loro racconti sulla situazione familiare venivano manipolati: falsi abusi, disegni non autentici nei quali venivano riprodotte scene di violenza. Non solo. Sembra che spesso i terapeuti si vestissero da mostri o personaggi inquietanti, per incutere paura ai bambini, così da minare le loro convinzioni.

Così, una volta davanti al giudice, la versione dei minori non corrispondeva alla realtà e i magistrati decidevano spesso a favore del loro affido ad altre famiglie, inserite nel losco giro di affari. Sembra che alcuni bambini siano stati stuprati, una volta entrati a far parte dei nuovi nuclei famigliari o delle comunità.

 

 

 

 

Uscendo dal Consiglio europeo straordinario sulle nomine, Conte ha raccontato di aver avuto con la Merkel "un paio di bilaterali" durante i quali hanno avuto modo di confrontarsi su dossier più scottanti che i due hanno sul proprio tavolo. Uno di questi è appunto l'arresto della Rackete. "Ci sono stati momenti anche molto intensi di dialogo e di confronto", ha ammesso il presidente del Consiglio rivelando le pressioni della cancelliera sulla comandante dell'ong tedesca. Un'indebita pressione iniziata già nelle ore scorse con il ministro degli Esteri, Heiko Maas, che ne ha chiesto l'immediata liberazione. "Dal nostro punto di vista, secondo un procedimento basata sullo Stato di diritto, può esservi solo la liberazione di Carola Rackete", ha scadito Maas sottolineando, inoltre, che "il mercanteggiamento a livello europeo sulla distribuzione dei rifugiati è indegno e deve finire". Un attacco netto che si interseca con le sferzate dei francesi.

Durante il bilaterale, tuttavia, Conte ha cercato di arginare il pressing della Merkel. "Come immagino anche in Germania, in Italia il potere esecutivo è distinto dal potere giudiziario", le ha detto. Poi ha continuato: "Il presidente del Consiglio, pur essendo la massima autorità di governo, non può intervenire a raccomandare il comportamento che devono tenere i giudici. 

È nelle mani della magistratura...". Quindi, sempre durante il faccia a faccia, ha colto l'occasione per chiederle di farci avere notizie sull'esecuzione della pena dei due manager della Thyssen condannati. "Non è la prima volta che il governo italiano preme per avere notizie...", le ha fatto presente ricordando che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede è "da diverso tempo" che "sollecita notizie perché ci sia una esecuzione della pena.

La prova che l'Italia non è un Paese incivile l'abbiamo anche in queste ore. Mentre Germania, Francia, Olanda e Lussemburgo pontificano contro di noi, noi abbiamo accolto qualche centinaio di disgraziati che, con mezzi propri, hanno attraversato con successo il Mediterraneo. Non li abbiamo affondati, non respinti, non arrestati, anche se pure loro hanno aggirato, in un certo senso, i nostri divieti. Perché un conto sono la solidarietà e la comprensione con l'indigente che ruba un tozzo di pane al supermercato, altro è permettere che un miliardario (le Ong) organizzi una spesa collettiva e pretenda di non pagare il conto una volta arrivato alla cassa.  

In questa vicenda non siamo allo scontro tra civiltà e inciviltà, bensì tra legalità e illegalità. Carola non è stata arrestata per aver salvato vite umane, né il governo vieta alle ong di raggiungere i barconi, previo appuntamento con gli scafisti.  

Stare nel mezzo di una carreggiata, come stanno facendo in queste ore la parte più ipocrita della sinistra e molti illustri opinionisti senza nerbo, può sembrare la soluzione più comoda, ma, in realtà, è una scelta stupida in quanto espone al rischio di essere investiti da entrambi i sensi di marcia.

Lo facciano, ma non pretendano il diritto di portare a prescindere i loro carichi in Italia, contravvenendo alle leggi del mare in base alle quali l'approdo deve essere nel porto più vicino Tunisi o Malta in questo caso o, in subordine, nel Paese di provenienza della nave o dell'armatore.

Queste Ong dovrebbero cambiare sigla in Oag, cioè da «Organizzazioni non governative» a «Organizzazioni anti governative». O, meglio ancora, in Oai, «Organizzazioni anti italiane». Quindi per nessun motivo giustificabili. Almeno non da noi

Due mezze verità non faranno mai una verità intera, per questo non ha senso stare dalla parte di Carola - la capitana della Sea Watch 3 arrestata per una sfilza di reati legati all'immigrazione e alla sicurezza nazionale -, ma nemmeno da quella della Guardia di Finanza, che Carola l'ha arrestata su ordine della magistratura, così come si era augurato il ministro Salvini

Ma in queste ore, Oettinger, intervistato dall'emittente pubblica Zdf, è intervenuto anche sul caso Sea Watch e ha voluto elogiare l'iniziativa di Carola Rackete, la giovane capitana della nave: "Non mi importa delle valutazioni di Matteo Salvini. Come cittadino d'Europa, ho piena comprensione per questa donna che, secondo me ha agito con coraggio. E io ho fiducia nella giustizia italiana". E ha concluso: "Non si tratta di un incidente isolato, bisogna trovare una soluzione in Europa almeno per quanto riguarda i rifugiati".  

E dopo arriva l'ammonimento da Guenter Oettinger, commissario europeo al Bilancio ed esponente della Cdu tedesca che, intervistato dal quotidiano tedesco Rheinishe Post, ha avvertito il Paese: "Bisogna vedere se, in questi giorni, gli italiani soddisferanno le richieste della Commissione per quanto riguarda sia le entrate sia le uscite del progetto di bilancio per il 2020. Se non lo faranno, non avremo margini di manovra per evitare la procedura di infrazione". La decisione, prevista per domani, non arriverà in queste ore. Secondo quanto riportato da Repubblica, il collegio dei commissari europei, inizialmente previsto per martedì a Strasburgo e che avrebbe dovuto discutere del possibile avvio della procedura d'infrazione contro l'Italia, è saltato. Il rinvio si è reso necessario dopo la convocazione di un nuovo vertice europe sulle nomine domani alle 11.  

Oettinger, in materia di conti pubblici, ha poi voluto aggiungereo: "Il governo italiano deve pensarci tre volte prima di deludere le aspettative dell'Unione europea". "Nel lungo periodo", ha continuato il commissario, "un conflitto sempre più teso con l'Ue potrebbe scuotere la fiducia degli investitori" nei confronti dell'Italia. Le parole del commissario europeo sono arrivate a poche ore dal Consiglio dei ministri, in programma per il tardo pomeriggio. In questa sede il Tesoro discuterà, come ogni anno, dell'assestamento di Bilancio.  

Intanto i Paesi di Visegrád sono stati chiari: Zoltan Kovacs, portavoce del governo ungherese, ha dichiarato che “i V4 non possono sostenere né Manfred Weber né Frans Timmermans”, definendo l’olandese l’ uomo messo in una posizione chiave dal finanziere George Soros per “dirigere le politiche pro-immigrazione e le politiche finanziarie ed economiche secondo i suoi interessi”. I quattro Paesi da soli, tuttavia, non hanno il peso specifico necessario per bloccare la nomina di Timmermans.

In buona sostanza, Il requisito per ottenere l’ investitura di presidente della Commissione prevede l’appoggio di almeno 21 stati su 28, in rappresentanza del 65% della popolazione. Una maggioranza qualificata che, al momento, non c’è, perché oltre al Gruppo di Visegrád si sono espressi contro lo “schema Osaka” anche Bulgaria, Croazia e Irlanda, mentre il Regno Unito ha fatto sapere che, nel caso di voto, starà dalla parte della maggioranza. Un voto contrario dell’Italia potrebbe essere decisivo.  

Come recita l’articolo 17 del Trattato di Maastricht, “tenuto conto delle elezioni del Parlamento europeo e dopo aver effettuato le consultazioni appropriate, il Consiglio europeo, deliberando a maggioranza qualificata, propone al Parlamento europeo un candidato alla carica di presidente della Commissione. Tale candidato è eletto dal Parlamento europeo a maggioranza dei membri che lo compongono. Se il candidato non ottiene la maggioranza, il Consiglio europeo, deliberando a maggioranza qualificata, propone entro un mese un nuovo candidato, che è eletto dal Parlamento europeo secondo la stessa procedura”.

Un voto che però – secondo quanto fatto sapere dal presidente del Consiglio Ue Donald Tusk – è stato rinviato a domani. Non si terrà inoltre la riunione del collegio dei Commissari previsto per domani a Strasburgo.

Circa 7.500 rifugiati congolesi sono arrivati in Uganda dall’inizio di giugno, incrementando la pressione sulle strutture di accoglienza già sovraccariche.

La recrudescenza degli scontri tra i gruppi rivali Hema e Lendu nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo (RDC) costringe gli abitanti del paese a fuggire e ad attraversare il confine con l’Uganda a un ritmo di 311 persone al giorno, più del doppio rispetto a quanto avvenuto nel mese di maggio (145 persone al giorno).

Gli arrivi più recenti testimoniano una brutalità estrema. Gruppi armati starebbero attaccando villaggi, saccheggiando e incendiando case, e uccidendo uomini, donne e bambini. La maggior parte delle persone fugge in Uganda attraverso il lago Albert dalla provincia di Ituri, dove si stima che dall’inizio di giugno il numero di sfollati abbia raggiunto quota 300.000.

Alcuni rifugiati arrivano portando con sé numerosi beni ed effetti personali, temendo di non poter fare ritorno a casa per molto tempo. Altri, fuggiti da pericoli imminenti, hanno con sé poco più dei loro vestiti. Quasi due terzi delle persone in fuga sono minori.

I rifugiati giunti in Uganda affermano che molte altre persone potrebbero arrivare; tuttavia, i gruppi armati starebbero impedendo ad alcune persone di lasciare la RDC, mentre altri cercano, con fatica, di ottenere il denaro necessario a pagarsi il viaggio in barca – una somma equivalente a meno di 6 dollari USA.

In Uganda, intanto, le strutture di transito e accoglienza sono al limite. I nuovi arrivati vengono innanzitutto portati in un centro di transito a Sebagoro, un piccolo villaggio di pescatori sulla riva del lago, dove vengono sottoposti a controlli sanitari. I rifugiati vengono in seguito trasferiti al centro di accoglienza di Kagoma, a pochi chilometri di distanza. Attualmente il centro ospita circa 4.600 persone, 1.600 in più della capienza massima prevista.

Centinaia di rifugiati hanno ricevuto lotti di terra vicino all’insediamento di Kyangwali. Tuttavia, a causa del ritmo con cui nuovi rifugiati arrivano in Uganda, i bisogni delle persone superano di gran lunga l’assistenza che gli operatori umanitari sono in grado di fornire.

Alloggi e generi di primo soccorso costituiscono la priorità più urgente. Inoltre, autobus e camion sono necessari per trasferire i rifugiati dai centri di accoglienza sul confine agli insediamenti. Molti rifugiati hanno poi urgente bisogno di supporto psico-sociale e post-trauma.

Mentre i punti di raccolta e i centri di transito e accoglienza sono dotati di apparecchiature per i controlli diagnostici, le strutture sanitarie hanno bisogno di essere ristrutturate, e nelle cliniche mancano personale medico e farmaci.

Le scuole, già sovraffollate e a corto di personale, hanno bisogno di notevole sostegno al fine di soddisfare le esigenze relative all’istruzione dei nuovi arrivati.

L’UNHCR fa appello alla comunità internazionale affinché renda disponibili ulteriori finanziamenti. All’avvicinarsi della fine di giugno, l’UNHCR e i partner con cui lavora per rispondere alla situazione dei rifugiati in Uganda hanno ricevuto 150 milioni di dollari USA, equivalenti al 17% dei 927 milioni necessari per finanziare le loro operazioni.

 

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