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Che cos’è il Patto di stabilità? Una domanda questa che in molti si staranno facendo visto l’ennesimo scontro in atto a Bruxelles, con l’Italia pronta a salire sull’Aventino e ad apporre il veto alla ratifica delle modifiche elaborate dalla Commissione.

E perché l’Italia potrebbe mettere il veto alla ratifica delle modifiche: dopo la sospensione causa Covid, nel 2024 torneranno in auge i vincoli comunitari che il nostro Paese al momento non riuscirebbe a rispettare.

Il Patto di stabilità è uno dei pilastri su cui si regge l’Unione europea e serve ad armonizzare le politiche di bilancio pubblico perseguite dai Paesi membri. Lo scopo è quello di garantire la stabilità economica interna e si basa su due parametri fondamentali: il deficit dei singoli Stati contraenti e il rapporto debito pubblico e Pil.

Chi non rispetta i vincoli concordati rischia una pesante procedura d’infrazione che si traduce dapprima in una raccomandazione e poi in una sanzione vera e propria. A causa del Covid è stato sospeso fino al 31 dicembre 2023 e nel 2024 tornerà a essere in vigore.

Visto il mutato quadro economico continentale, con lo scoppio della guerra in Ucraina che ha minato la ripresa post-Covid, l’Unione europea è pronta ad apportare delle modifiche al Patto di stabilità. Per Giorgia Meloni però le condizioni elaborate da Bruxelles resterebbero troppo stringenti e proibitive per l’Italia minacciando il possibile ricorso al veto.

Giorgia Meloni - l’Italia non riuscirebbe comunque a rispettare le nuove regole - tanto che la premier non ha escluso il ricorso al veto: “Credo si debba fare una valutazione su ciò che è meglio per l’Italia sapendo che se non si trova un accordo, noi torniamo ai precedenti parametri. Io farò tutto quello che posso”.

Dopo essere stato sospeso per tre anni a causa della pandemia, nel 2024 il Patto di stabilità tornerà a essere in vigore e, se così fosse, l’Italia non riuscirebbe a rispettare i parametri soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra deficit e Pil: al momento siamo oltre il 140%, ben lontani dal tetto massimo del 60%.

L’Italia però sarebbe in buona compagnia visto che sarebbero ben tredici gli Stati membri a sforare questo parametro, con solo la Grecia però che starebbe peggio di noi. Ad aprile 2023 la commissione europea ha elaborato delle modifiche al Patto di stabilità che adesso però devono essere ratificate.

"La partita della riforma del Patto di Stabilità europeo è difficilissima, è ancora aperta" e "a Bruxelles riconoscono che la nostra politica di bilancio è seria". Lo ha detto il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni alla Camera in vista della riunione del Consiglio Ue parlando della riforma del patto di stabilità. "Il nostro approccio è stato sempre pragmatico. "Non possiamo permetterci" che non ci sia nella riforma il rilancio della crescita, ha osservato la premier, sottolineando che "la misura del superbonus pesa come un macigno" ma "l'Italia è una nazione virtuosa che si presenta con le carte in regola".

"Si parte da posizioni che sono tra loro molto distanti. La posizione definitiva dell'Italia andrà presa quando sapremo esattamente dove si è fermata la trattativa". Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, si è espresso così sul Patto di Stabilità, nella replica alla Camera in vista del Consiglio Ue. L'Italia ha "un approccio costruttivo e pragmatico ma dobbiamo tenere aperte tutte le opzioni", ha affermato.

"La trattativa è serrata. Riteniamo che con la posizione italiana si stia difendendo il futuro dell'Europa. Faremo modo di ottenere la migliore soluzione possibile. Non darò il mio assenso a un patto di stabilita' che nessun governo, non solo il nostro, può rispettare", ha sottolineato.  "Preferisco essere accusata" di isolamento "piuttosto di aver svenduto l'Italia come è capitato ad altri".  

"Il governo è impegnato da mesi in condizioni negoziali non semplici, nelle quali mai abbiamo smesso di perorare un approccio costruttivo e pragmatico, che consente finalmente di bilanciare l'elemento della solidità dei bilanci nazionali e sostenibilità dei loro debiti pubblici, con l' imprescindibile elemento della crescita e del sostegno agli investimenti", ha detto la premier, "non è stato così fino ad oggi, non possiamo permetterci che continui ad essere così da domani. Ma voglio dire che, a dispetto delle semplificazioni giornalistiche che spesso alimentano una contrapposizione" tra i "Paesi virtuosi e Paesi spreconi, tra frugali e spendaccioni, oggi la posizione negoziale dell'Italia parte da una base di credibilità e serietà che ci viene riconosciuta, grazie all'azione del nostro governo e a quella in particolare del ministro Giorgetti".

"Abbiamo registrato risultati straordinari sulla rimodulazione del Pnrr", ha dettoancora  la presidente del Consiglio, che ha ringraziato il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto: "grazie all'impegno encomiabile di tutto il governo, e del ministro Fitto in particolare, abbiamo registrato risultati straordinari sulla rimodulazione e l'attuazione del Pnrr, che oggi ci vengono riconosciuti dalla Commissione europea, dal Consiglio e da tutti gli analisti economici".

"Ricordo ancora - ha aggiunto - quando, nei mesi della campagna elettorale, la nostra annunciata volontà di intervenire per revisionare un Piano nato in un quadro economico e geopolitico completamente diverso da quello attuale veniva derisa, derubricata ad annuncio velleitario o addirittura bollata come una scelta irresponsabile che avrebbe portato l'Italia con un piede fuori dall'Europa, messo a rischio la nostra credibilità internazionale e con essa i nostri conti pubblici. Con tenacia e perseveranza abbiamo dimostrato che si poteva fare, anzi permettetemelo, si doveva fare ed è stato fatto", ha concluso.

Nel gergo comune viene chiamato “Patto di stabilità” ma, in realtà, si tratta dello “Stability and Growth Pact” (quindi patto di stabilità e crescita) con il quale l’Unione europea richiede ai Paesi membri il rispetto di alcuni parametri di bilancio.
Nel dettaglio, il Patto di stabilità consiste nel rispetto delle seguenti soglie:
il rapporto deficit e Pil non deve superare il 3%
il rapporto debito pubblico e Pil non deve superare il 60%
Stando alle parole della Commissione europea, i parametri previsti nel Patto di stabilità “mirano a evitare che le politiche di bilancio vadano in direzioni potenzialmente problematiche” e a “correggere disavanzi di bilancio o livelli del debito pubblico eccessivi”.

Gli Stati membri che non soddisfano i parametri previsti dal Patto di stabilità (rapporto deficit/Pil < 3% e rapporto debito/Pil < 60%) possono subire la procedura d’ infrazione prevista all’articolo 104 del Trattato che consta in tre fasi:

avvertimento;
raccomandazione;
sanzione.

Qualora il disavanzo di un Paese membro si avvicinasse al tetto del 3% del Pil, la Commissione europea propone - su approvazione del Consiglio dei ministri europei in sede di Ecofin - l’avvertimento preventivo (early warning) al quale segue una raccomandazione vera e propria se tale soglia viene superata.

 

Fonte Agi e varie agenzie

 

 

 

Pochi giorni fa, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis hanno firmato la “Dichiarazione di Atene sulle relazioni amichevoli e di buon vicinato”. Questo rappresenta un passo significativo nelle relazioni tra i due paesi, storicamente segnate da tensioni.

Dopo decenni due paesi confinanti, la Grecia e la Turchia, hanno firmato un accordo con l’obiettivo di porre fine alle tensioni, intimidazioni e provocazioni. L’unico “accordo di amicizia” tra i due paesi fu firmato nel 1930 da Ismet Inonu e Eleftherios Venizelos al fine di risolvere alcune questioni, tra cui le problematiche legate alle minoranze che non erano state risolte dopo la prima guerra mondiale.

A partire dagli anni ’60 e ’70, le tensioni si concentrarono sulla divisione dell’isola di Cipro, mentre negli anni ’90 la questione delle delimitazioni dei confini aerei e marittimi nel Mar Egeo divenne predominante. Recentemente, la principale problematica è stata quella dell’immigrazione, creando ulteriori conflitti politici. Nonostante le divergenze, l’accordo di ieri rappresenta una pietra miliare per una nuova era di dialogo e cooperazione.

"Oggi abbiamo firmato la Dichiarazione di Atene sull'amicizia e le relazioni di buon vicinato. Una Dichiarazione che conferma il rapporto di amicizia tra noi, definisce i principi e le pietre miliari del nostro dialogo ed evidenzia le possibilità della nostra cooperazione, a livello regionale e internazionale". ha dichiarato K.Mitsotakis primo Ministro Ellenico

La visita di Erdogan ad Atene non è una visita ufficiale ma di lavoro e in questo contesto sono stati firmati un totale di 15 accordi, memorandum e dichiarazioni/dichiarazioni congiunte tra Grecia e Turchia.

Nell'ambito del 5° Consiglio Supremo di Cooperazione tra Grecia e Turchia, con la visita di Erdogan ad Atene, sono stati firmati in dettaglio tra i due Paesi un accordo, sette memorandum e altre sette dichiarazioni/dichiarazioni congiunte.

Il presidente turco è tornato ad Atene martedì, sei anni dopo la sua ultima visita nella capitale greca nel dicembre 2017, sotto l'allora primo ministro Alexis Tsipras. L'atmosfera che ha prevalso in quegli incontri del 2017 ad Atene, con Tsipras e Pavlopoulos, è stata carica negativamente, così come molte delle cose che sarebbero seguite sul fronte greco-turco nel periodo fino al 2022.

Dallo scorso febbraio, tuttavia, le relazioni greco-turche sembrano essere entrate in una traiettoria di disinnesco della tensione rafforzando l'agenda positiva, con questa tendenza che è stata suggellata oggi durante i contatti tenuti dalla folta delegazione turca guidata da Recep Tayyip Erdogan ad Atene.

In precedenza, Recep Tayyip Erdogan e Kyriakos Mitsotakis hanno firmato durante il loro incontro la Dichiarazione di Atene sull'amicizia e le relazioni di buon vicinato, con la quale si impegnano a continuare ad avere consultazioni costruttive e significative, basate sul dialogo politico, su questioni di reciproco interesse e ad adottare misure volte a rafforzare la fiducia. al fine di eliminare eventuali tensioni e rischi.

La Grecia e la Turchia si impegnano, nel contesto di questa dichiarazione, "ad astenersi da qualsiasi dichiarazione, iniziativa o azione che possa mettere a repentaglio il mantenimento della pace e della stabilità nella loro regione". Allo stesso tempo, sottolineano che "si adoperano per risolvere qualsiasi controversia che possa sorgere tra di loro in via amichevole, attraverso consultazioni dirette tra loro o con altri mezzi di scelta reciproca, come previsto dalla Carta delle Nazioni Unite".

Questo testo, che è arrivato dopo intensi negoziati tra i due ministeri degli Esteri, potrebbe non essere giuridicamente vincolante ma ha un ulteriore valore politico (e in un certo senso informalmente vincolante) in quanto porta le firme dei leader di Grecia e Turchia. Nello stesso contesto, stabilisce un precedente positivo nelle relazioni greco-turche, mentre allo stesso tempo funge da base per migliorare ulteriormente le relazioni tra i due paesi, a partire da ciò che ha preceduto e continua ad essere promosso (dialogo politico, CBM, agenda positiva).

Le due parti sottolineano inoltre, a livello di capi di Stato, il loro impegno a favore dei principi di buon vicinato, amicizia, cooperazione e risoluzione pacifica delle controversie tra di loro, sulla base del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite.

È ovvio che Erdogan vuole buoni rapporti con la Grecia, almeno nel periodo attuale. I motivi che gli impongono di migliorarsi si vedono ogni giorno nelle cronache: il doppio gioco che fa con l'Occidente e i suoi avversari, la questione ucraina e quella palestinese. Erdoğan, in altre parole, ha affari ben più seri da affrontare, cercando di stabilire per il suo Paese un ruolo privilegiato, una doppia porta, per così dire, tra l'Occidente e gli altri. Non serve, quindi, ai suoi scopi intimidire un alleato della NATO.

Il primo è l'accordo nel campo dell'istruzione, confermato dal ministro dell'Istruzione. Il ministro dell'Istruzione Kyriakos Pierrakakis e il suo omologo turco Yusuf Tekin. L'accordo mira a rafforzare la cooperazione tra i due Ministeri dell'Istruzione nel campo dell'istruzione professionale e riguarda il riconoscimento dei diplomi di istruzione tecnica, lo scambio di conoscenze ed esperienze, l'organizzazione di attività didattiche congiunte per insegnanti e studenti, gli scambi di studenti.

l Memorandum of Understanding (MoU) DI IPTO – TEIAS nel campo dell'interconnessione elettrica, firmato dal Direttore Generale delle Operazioni, Infrastrutture e Mercato di IPTO Dimitris Michos e dal Presidente TEIAS Orhan Kaldirim e riguarda la creazione di una nuova linea di interconnessione tra Nea Santa e Babaeski con l'obiettivo di potenziare l'interconnessione elettrica tra Grecia e Turchia e aumentare il volume del flusso di energia bidirezionale di 600 MW.

I Ministri hanno inoltre firmato un Memorandum of Understanding (MoU) nel settore delle piccole e medie imprese. Il ministro dello Sviluppo Kostas Skrekas e il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan. Il presente memorandum si riferisce allo sviluppo di strutture di rete tra le piccole e medie imprese dei due Paesi, nonché all'informazione reciproca e allo scambio di buone pratiche per semplificare l'ambiente imprenditoriale.

Il Memorandum of Understanding (MoU) ECG-Eximbank nel settore delle esportazioni, firmato dal Vice Ministro degli Esteri Costas Frangogiannis e dall'Amministratore Delegato di Turk Eximbank Ali Guney, promuove la cooperazione di Export Credit Greece e Turk Eximbank al fine di aumentare le esportazioni di beni e servizi. L'operazione prevede lo scambio di best practice e know-how, la formazione del personale, l'informazione e la facilitazione nella risoluzione dei problemi, ecc.

Il quarto memorandum firmato durante la visita di Erdogan ad Atene è il Memorandum of Understanding (MoU) EG - Invest in TR in the Investment Sector, tra il vice ministro degli Esteri Costas Frangogiannis e il presidente di Invest in Turkiye Burak Daglioglu. Il presente memorandum si riferisce alla cooperazione tra Enterprise Greece e Invest in Turkiye al fine di attrarre investimenti.

A questo ha fatto seguito il Memorandum of Understanding (MoU) tra EG – TOBB nel settore degli investimenti/imprese, firmato dal Vice Ministro degli Esteri Costas Frangogiannis e dal Vice Presidente di TOBB Cengiz Gunay, per la cooperazione tra Enterprise Greece e l'Unione delle Camere e delle Borse Merci della Turchia (TOBB) al fine di sostenere le comunità imprenditoriali dei due paesi. La cooperazione comprende, tra l'altro, lo sviluppo di strategie per aumentare le missioni commerciali e imprenditoriali, lo scambio di informazioni e know-how, la gestione delle risorse umane e lo sviluppo economico sostenibile.

Nel settore dei servizi sociali, con particolare attenzione alla protezione delle persone con disabilità, è stato firmato il Memorandum of Understanding (MoU), firmato dai Ministri della Sicurezza Sociale. Il Ministro delle Politiche della Famiglia e della Coesione Sociale Sofia Zacharaki e il Ministro degli Esteri turco Hakan Fidan con l'obiettivo di promuovere la cooperazione per lo sviluppo di strategie e servizi volti alla parità di accesso e inclusione delle persone con disabilità nel tessuto sociale.

È stato inoltre firmato un Memorandum of Understanding (MoU) per il settore sportivo tra il ministro degli Esteri George Gerapetritis e il suo omologo turco. Questo memorandum sostituisce il vecchio Protocollo del 2013 e promuove il rafforzamento dell'istituzione dei Giochi Olimpici, la cooperazione nella lotta contro la manipolazione dei giochi, la cooperazione e gli scambi tra le federazioni nazionali e i club sportivi.

la Dichiarazione congiunta sulla cooperazione nel settore del turismo, firmata dal Ministro degli Affari Esteri. Il Ministro del Turismo Olga Kefalogianni e il Ministro del Turismo turco. Il Ministro della Cultura e del Turismo Mehmet Ersoy, le due parti riconoscono il ruolo del turismo come ponte di cooperazione tra Grecia e Turchia, ma anche il suo contributo allo sviluppo economico e il sostegno ai professionisti, alle imprese e alle comunità locali. In tale contesto, convengono di riunirsi annualmente in seno al comitato misto per il turismo al fine di promuovere la cooperazione diretta tra gli operatori turistici e gli operatori turistici, di migliorare lo scambio di buone pratiche ed esperienze, ecc.

La Dichiarazione Congiunta / Dichiarazione di GSRT-TUBITAK per la cooperazione nel campo della Ricerca e dell'Innovazione, con le firme dei Ministri degli Affari Esteri. Il Ministro dello Sviluppo Kostas Skrekas e il Ministro degli Esteri turco Hakan Fidan, preoccupa gli organismi nazionali di ricerca e tecnologia dei due Paesi e mira a proseguire ed espandere la loro cooperazione scientifica e allo stesso tempo confermano l'intenzione di lanciare una gara congiunta nei settori: scienze della vita, salute, farmaceutica, agroalimentare, economia circolare, energia sostenibile, materiali da costruzione, cultura, turismo e industria creativa.

Con la Dichiarazione/Dichiarazione congiunta per la convocazione di un Comitato misto per l'economia e il commercio (JEC - JETCO), firmata dal Vice Ministro degli Esteri Frangogiannis e dal Vice Ministro del Commercio turco Sezai Ucarmak, le due parti concordano di convocare la 6a sessione del Comitato congiunto per l'economia e il commercio. La parte turca ha proposto di tenerlo il 2 febbraio 2024 a Istanbul, dove verranno affrontate le questioni commerciali. energia, trasporti, turismo.

Per quanto riguarda il settore agricolo, è stata firmata una dichiarazione congiunta sulla cooperazione, in cui le due parti esprimono l'intenzione di procedere allo scambio di know-how nel campo delle colture agricole, di cooperare nella gestione delle inondazioni o della siccità, di cooperare nella prevenzione e nella gestione degli incendi boschivi, di combattere la pesca illegale, di promuovere la ricerca nel campo dello sviluppo rurale. È stato firmato dal Segretario di Stato. Avgenakis, Ministro dello Sviluppo Rurale, e il Ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan.

I due Paesi hanno inoltre firmato una dichiarazione congiunta sulla cooperazione doganale, con le firme del presidente dell'AADE George Pitsilis e del vice ministro turco. Le due parti ribadiscono il loro impegno a sviluppare ulteriormente la cooperazione tra le autorità doganali e convengono di organizzare seminari congiunti, scambio di informazioni e migliori pratiche al fine di migliorare l'efficienza dei servizi doganali, combattere le frodi, promuovere la sicurezza e la protezione dei cittadini.

Il Vice Ministro degli Esteri Frangogiannis e il Vice Ministro degli Esteri turco Burak Akcapar hanno co-firmato una Dichiarazione Congiunta per l'organizzazione di un Hackathon in cui Grecia e Turchia prevedono di organizzare una competizione online con la partecipazione attiva di studenti delle scuole secondarie, studenti dell'istruzione superiore, start-up, camere di commercio e industria dei due paesi. I partecipanti saranno invitati a presentare idee e proposte sui temi della tutela dell'ambiente e della vita quotidiana negli ambienti urbani.

Infine, durante la visita di Erdogan ad Atene, è stata firmata una Dichiarazione Congiunta per la prossima convocazione di un Comitato Tecnico per il 2° ponte di Evros - EGNATIA. Koutsoukos e il turco An. Il Direttore della Direzione Generale delle Autostrade della Turchia, Selahattin Bayramcavus, ha firmato questa dichiarazione congiunta riconoscendo lo stato di avanzamento dei lavori per la costruzione di un secondo ponte transfrontaliero nell'area di Kipoi - Ypsala, sotto la supervisione di Egnatia Odos S.A., e annunciando la prossima riunione dei comitati tecnici e degli esperti.

Erdoğan si è allontanato di un isolato da Maximos dopo il suo incontro con il primo ministro e, sì, ha attraversato quell isolato con la sua Mercedes personale che è volata ad Atene da Ankara. La destinazione era l'ambasciata turca, dove ha incontrato per quasi due ore i rappresentanti della minoranza musulmana e non solo. Il primo incontro è stato fuori dall'ambasciata, dove lo aspettava l'allenatore turco del Panathinaikos, Ergin Ataman, con il quale è entrato insieme e, come ha raccontato ai giornalisti in seguito, ha bevuto caffè e discusso di basket. L'allenatore ha anche scherzato sul fatto che Erdogan e Mitsotakis dovrebbero organizzare un'amichevole tra di loro.

Il presidente turco ha incontrato i membri del Comitato consultivo supremo della minoranza turca della Tracia occidentale, l'organo rappresentativo di una parte della minoranza che si identifica etnicamente come turca, che comprende tra gli altri i falsi omofobi. All'ambasciata c'erano anche i parlamentari Hussein Zeybek e Ferhat Ozgur, che ora appartengono alla Nuova Sinistra. E i familiari di Ahmet Sadik, il deputato e fondatore del partito di minoranza "Trust", morto in un incidente d'auto nel 1995 e onorato dalla Turchia come figura politica storica chiave della minoranza.

Le delegazioni greca e turca hanno tenuto un nuovo ciclo di discussioni sulle misure di rafforzamento della fiducia.
Come annunciato dal Ministero della Difesa Nazionale, l'incontro è stato ospitato presso il Ministero della Difesa Nazionale turco ad Ankara. A entrambe le delegazioni hanno partecipato ambasciatori, alti funzionari militari e altri funzionari.

Le due parti hanno convenuto in linea di principio di attuare o riattivare le attività CBM nel corso dell'anno 2024, sulla base dell'elenco di CBM precedentemente concordato. L'incontro si è svolto in uno spirito positivo, si legge nella dichiarazione.

Le due parti hanno convenuto in linea di principio di attuare o riattivare le attività CBM nel corso dell'anno 2024, sulla base dell'elenco di CBM precedentemente concordato. L'incontro si è svolto in uno spirito positivo, si legge nella dichiarazione.

Le due parti hanno inoltre convenuto di istituire un meccanismo di punti di contatto per comunicare e facilitare l'attuazione dei CBM concordati. Il prossimo incontro sarà ospitato dalla parte greca, ha aggiunto la dichiarazione.

Nel caso di disaccordo, le parti hanno concordato di affidarsi al diritto internazionale, al diritto marittimo e alla Carta delle Nazioni Unite. Si è, quindi, pensato di individuare soluzioni apparentemente semplici, cioè rivolgersi alle regole della comunità internazionale, per risolvere problemi molto difficili e radicati, come la questione di Cipro e quella delle minoranze.

Restano comunque divergenze importanti tra due paesi: L’ultimo colloquio di pace sul futuro di Cipro, per esempio, si è tenuto nel 2017. Attualmente, la Grecia sostiene una soluzione che prevede un modello di federazione bilaterale a due sezioni, cioè la continua esistenza della Repubblica di Cipro con lievi modifiche. La Turchia, invece, spinge per una soluzione che prevede due Stati in cui i greco-ciprioti ed i turco-ciprioti saranno rappresentati equamente e sovranamente.

Questa Dichiarazione è solo un primo passo per un rinnovato accordo e collaborazione fra due stati storicamente in disaccordo.

 

 

La verifica dello stato di attuazione del Piano e delle proposte normative finalizzate alla sua revisione al centro della prima riunione della Cabina di Regia PNRR di questa mattina nella Sala Verde di Palazzo Chigi, presieduta dal Ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, alla presenza del vice-presidente del Consiglio Matteo Salvini,  dei Ministri della Salute Orazio Schillaci  e dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, e dei rappresentanti degli altri ministeri, con la partecipazione attiva delle Organizzazioni sindacali presenti al tavolo, Cgil, Cisl, Ugl, Confsal, Cisal e Usb.

La Cabina di regia ha effettuato la verifica dello stato di attuazione del Piano e delle proposte normative finalizzate alla sua revisione, approvata dalla Commissione europea lo scorso 24 novembre, con l’introduzione di sette importanti riforme, il potenziamento di diverse misure e il nuovo capitolo REPower EU, che, insieme all’implementazione di diversi investimenti previsti nel Piano, risulterà strategico per la crescita economica del Paese e per raggiungere strutturalmente gli obiettivi di competitività, sicurezza energetica e sostenibilità ambientale.

Nel corso della riunione il Ministro Fitto ha condiviso le informazioni in merito al prossimo saldo della quarta rata e alle interlocuzioni in corso per la verifica del conseguimento dei cinquantadue obiettivi connessi alla quinta rata, propedeutica alla presentazione della richiesta di pagamento entro il 31 dicembre.

“Con la revisione del Piano – ha comunicato il Ministro Fitto alle Organizzazioni sindacali – è stato portato a compimento un lavoro specifico per la messa a terra di tutte le misure programmate, che ha portato alla ridefinizione di 145 obiettivi strategici e ad una puntuale rimodulazione delle milestone e dei target, dalla quinta alla decima rata. Con il nuovo PNRR, insieme alla nuova missione REPower EU e all’introduzione di sette importanti riforme, in costruttiva collaborazione con la Commissione europea, sono stati riprogrammati oltre 21 miliardi di euro, con oltre 12 miliardi per incentivare gli investimenti delle imprese, 5 miliardi per nuove infrastrutture e per il potenziamento delle reti, circa 1,4 miliardi per contrastare la povertà energetica e per l’efficientamento energetico dei grandi condomini, 618 milioni per l’implementazione di misure rivolte ai giovani e 750 milioni per rafforzare l’assistenza domiciliare integrata”.

“Il governo ha idea di mettere in campo un provvedimento legislativo per attuare tutto questo. Quindi ascoltiamo i vostri suggerimenti da inserire nel testo di legge per dare rapida attuazione agli obiettivi previsti. Con l’intento di implementare le norme a supporto della semplificazione. L’iter proseguirà fino all’adozione finale del nuovo Pnrr nel prossimo Consiglio”, ha concluso il Ministro.

Intanto il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha spiegato la posizione italiana sulla riforma del Patto di Stabilità nell'audizione di ieri alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. «La fissazione di un ritmo di riduzione minima del debito e di un obiettivo massimo di deficit - ha aggiunto - deve, per così dire, salvaguardare la prudente gestione del quadro di finanza pubblica nazionale, ma non dovrebbe trasformarsi in ulteriori stringenti regole che limitino in maniera eccessiva le politiche di bilancio dei Paesi europei».
«Il governo è disposto a ricercare una soluzione, ma la stessa non deve tradursi in un sistema eccessivamente complesso e potenzialmente contraddittorio» ha spiegato il Ministro dell'Economia.

Il messaggio è molto chiaro: l'Italia è favorevole a una riforma del Patto che contempli una riduzione del disavanzo e dell'indebitamento, ma non quella proposta dalla Germania. «La posizione negoziale che stiamo tenendo è di disponibilità all'introduzione di salvaguardie sul debito e sul deficit, ma solo a condizione che esse non siano troppo stringenti» in quanto «potrebbero riproporre, se non addirittura complicare, uno schema che ha mostrato limiti e che le stesse istituzioni europee hanno dichiarato di voler superare». Se non si va verso modifiche più soft, tornerà il vecchio Patto con buona pace di tutti i partner europei.

Insomma, chiedere di ridurre il debito/Pil dell'1% annuo per 7 anni e, contestualmente, riportare il deficit/Pil al 3% correggendolo dello 0,5% l'anno per poi abbassarlo all'1,5% non è fattibile. Il pressing tedesco per il ritorno all'austerity, portato avanti dal ministro delle Finanze, Christian Lindner, sta indispettendo non solo l'Italia, ma non pochi partner, inclusa la Francia che inizialmente si era avvicinata alle posizioni di Berlino e ora ha bisogno di spendere.

Ecco perché Giorgetti ha sottolineato che la «condizione imprescindibile» è un «sufficiente spazio agli investimenti per la transizione digitale ed ecologica» nella nuova governance economica e che, soprattutto, «il primo ciclo di applicazione delle nuove regole consenta a Paesi quali l'Italia, che hanno concordato ambiziosi Pnrr, di poter accedere all'estensione del periodo di aggiustamento a sette anni». Tutto questo, ha precisato, «senza l'imposizione di ulteriori condizionalità, ma solamente in base all'impegno dello Stato membro a continuare lo sforzo di riforma». 

L'Italia, ha proseguito il ministro dell'Economia, «intende ridurre il debito in maniera realistica, graduale e sostenibile nel tempo, in un assetto che protegga e incentivi gli investimenti». In un simile contesto «le regole fiscali e di bilancio non sono il fine ma il mezzo», ha concluso perché «l'Europa non può immaginare di essere competitiva senza investimenti». Insomma, non si può imputare al governo Meloni di voler perseguire politiche economiche allegre perché, ha sottolineato Giorgetti, «ridurre l'elevato debito pubblico e i disavanzi eccessivi è un obiettivo ed è nell'interesse generale del Paese». Meno debito, infatti, significa meno spesa per interessi e anche tassi più bassi per i Btp.

La traballante maggioranza che sostiene il cancelliere Olaf Scholz, dopo che la Corte costituzionale di Karlsrühe ha bocciato 770 miliardi di fondi speciali, deve far finta di essere rigorosa anche con gli altri Paesi europei per non perdere credibilità. Con un piccolo particolare: agli altri cittadini europei interessa poco ciò che accade in Germania.

 

Fonte Palazzo Chigi Comunicazione / il Giornale / varie agenzie

 

Parla di "fiducia e di collaborazione" e si dice convinta che "è da qui che l'Italia deve e può ripartire. Dalla fiducia reciproca, dalla capacità di riscoprirsi parte di una comunità, di pensare ciò che si fa ogni giorno come parte di un progetto più grande, come parte di un progetto più alto". Giorgia Meloni, nel suo videomessaggio per l'Assemblea Annuale 2023 di Confesercenti, ricorda che si tratta di "un sentimento che in passato ha reso l'Italia ciò che è e che oggi noi dobbiamo saper recuperare, perché il governo potrà adottare le norme migliori del mondo, le più efficaci e le più giuste, ammesso che sia capace di farlo, ma tutto sarà inutile se gli italiani non sapranno riscoprire l'orgoglio di se stessi, la consapevolezza delle proprie capacita'".

Questo e il videomessaggio del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, all'Assemblea Annuale 2023 di Confesercenti  :   Saluto e ringrazio la Presidente De Luise, tutta la Confesercenti per questo invito. Mi spiace non essere riuscita ad essere con voi questa mattina a Venezia, città meravigliosa che, come si sa, amo molto, però non potevo far mancare il mio contributo in ogni caso alla vostra Assemblea annuale.

Prima di tutto voglio congratularmi con voi per l’idea che avete avuto di utilizzare il metaverso per l’evento di oggi. Scelta che dà la misura della capacità di Confesercenti e dei suoi associati di saper raccogliere, senza timori, senza pregiudizi, le sfide che il futuro ci mette davanti. È una caratteristica comune a tutto il mondo imprenditoriale italiano che ha consentito alle nostre imprese di affrontare cambiamenti epocali in questi anni. Penso su tutti all’avvento del commercio elettronico e alle grandi piattaforme online: un’innovazione che la pandemia ha contribuito ad accelerare in modo determinante e che, come tutti i cambiamenti, se non è adeguatamente governato, può portare insieme a grandi opportunità anche enormi rischi. È un cambiamento che è ancora in atto, sul quale è necessario dal mio punto di vista trovare un giusto equilibrio per fare in modo che il suo impatto sul nostro sistema economico e produttivo sia sostenibile. Certo, noi possiamo contare su due punti di forza: la capacità di fare rete dei commercianti e degli artigiani italiani e la straordinaria potenza del Made in Italy, un brand globale di cui i colossi del commercio non possono fare a meno e che nessun altro è in grado di eguagliare.

Nessun commercio elettronico o colosso del web potrà mai sostituire la funzione culturale e sociale che ricoprono i commercianti, gli artigiani, esercizi di vicinato. Voi siete dei presidi di sicurezza e di socialità, il principale antidoto alla desertificazione delle nostre strade, allo spopolamento dei nostri borghi. In questo compito non potete essere ovviamente lasciati da soli e noi siamo convinti che lo Stato debba fare la sua parte. A partire proprio dalla sicurezza, che è la precondizione per fare impresa e per permettervi di alzare ogni mattina la saracinesca della vostra attività. È il motivo per il quale questo Governo ha deciso di aumentare gli organici delle Forze dell’Ordine, di stanziare un miliardo e mezzo di euro per rinnovare i loro contratti, potenziare l’operazione ‘Strade sicure’ e riconoscere ai nostri uomini e alle nostre donne in divisa maggior strumenti per fare il proprio lavoro. E poi non solo sicurezza, ovviamente, ma anche grande attenzione ai nostri borghi, a chi decide di vivere e lavorare in collina e in montagna, nelle aree più interne della Nazione. Stiamo lavorando per prenderci cura di questi territori, che custodiscono la nostra identità più autentica che non devono essere lasciati indietro. Garantire risposte veloci, in termini di servizi, alle esigenze specifiche di ciascun territorio è una priorità per noi.

Essere al fianco di chi, come voi, rappresenta un pezzo importante dell’economia italiana vuol dire anche costruire un fisco alleato di chi produce e che non considera più un imprenditore, un commerciante, un artigiano come un evasore fino a prova contraria. Noi vogliamo cambiare approccio, vogliamo affermare una cosa semplice: il cittadino non è un suddito da vessare e il rapporto con lo Stato deve basarsi sulla fiducia e sulla collaborazione. È una visione che abbiamo declinato anche nella riforma fiscale che trova la sua attuazione concreta in alcune norme molto importanti. Penso, ad esempio, all’estensione del concordato preventivo ai contribuenti di minori dimensioni, titolari di reddito di impresa e di lavoro autonomo. È uno strumento che dà la possibilità di accordarsi preventivamente con il fisco sulle imposte da pagare, ed essere liberi da accertamenti per i due anni di durata dell’accordo che poi è rinnovabile. Un grande segnale di fiducia e di collaborazione. Perché io credo che è da qui che l’Italia deve e può ripartire. Dalla fiducia reciproca, dalla capacità di riscoprirsi parte di una comunità, di pensare ciò che si fa ogni giorno come parte di un progetto più grande, come parte di un progetto più alto. È un sentimento che in passato ha reso l’Italia ciò che è e che oggi noi dobbiamo saper recuperare. Perché il Governo potrà adottare le norme migliori del mondo, le più efficaci e le più giuste, ammesso che sia capace di farlo, ma tutto sarà inutile se gli italiani non sapranno riscoprire l’orgoglio di sé stessi, la consapevolezza delle proprie capacità.  Questa è in assoluto la sfida più grande che abbiamo davanti, e su questo, però, io sono certa che posso contare sul vostro contributo.

Grazie davvero per quello che rappresentate, per il lavoro che fate, per l’interlocuzione che avete garantito al Governo su tante materie che sono importanti per voi e per la nostra capacità di dare risposte ai cittadini e, ovviamente, buona assemblea!

Intanto il ministero degli Esteri, con una lettera inviata nei giorni scorsi all'ambasciata della Repubblica Popolare Cinese, ha comunicato che l'Italia non estendera la durata del memorandum sulla Via della Seta. Nessun commento da Palazzo Chigi, mentre, al question time, il ministro degli Esteri e vice premier Antonio Tajani, ha precisato: "A settembre in Cina ho sottolineato la volontà del governo di rilanciare il partenariato strategico, indipendentemente dalla nostra partecipazione alla Via della Seta".

"Io penso che si debbano mantenere e migliorare rapporti di cooperazione commerciale ed economica con la Cina ma che lo strumento della via della seta non abbia dato i risultati che erano attesi".A dirlo è la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in visita agli stand della Fiera dell'Artigianato rispondendo a chi gli chiedeva un commento sull'uscita dell'Italia dalla Via della Seta.

"Beh, ti credo, l'aveva sottoscritta, dopodiché Conte ci deve spiegare la ragione per la quale noi siamo l'unica nazione che ha aderito alla Via della Seta, ma non siamo la nazione che ha gli interscambi maggiori con la Cina, anche tra economie europee".

 

Fonte Pal.Chigi Comunicazione 

 

La tregua di quattro giorni tra Israele e Hamas è cominciata alle 6 di mattina italiane di venerdì 24 novembre. La prima interruzione dei combattimenti arriva dopo un mese di invasione e circa due mesi di bombardamenti ininterrotti contro la Striscia di Gaza, a seguito degli attacchi di Hamas in Israele dello scorso 7 ottobre. Oltre a consentire l’accesso di aiuti umanitari per i civili palestinesi, ci sarà anche uno scambio di prigionieri e ostaggi.

Un cessate il fuoco di almeno quattro giorni tra Israele e Hamas è entrato in vigore a Gaza. Lo ha reso noto la radio militare. Nel pomeriggio è attesa la liberazione di 13 ostaggi israeliani, per lo più donne e bambini. In seguito torneranno in libertà anche una trentina di donne e di minori palestinesi detenuti in Israele. La sospensione temporanea delle ostilità dovrebbe riguardare anche il confine settentrionale di Israele, dopo ripetuti scontri a fuoco tra l'esercito e gli Hezbollah libanesi.

I negoziati che hanno portato a una tregua di quattro giorni nei combattimenti tra Israele e il gruppo armato palestinese Hamas erano cominciati già a pochi giorni dall’inizio della guerra, circa una settimana dopo il feroce attacco di Hamas in Israele del 7 ottobre. Ci è voluto però un mese e mezzo e lo sforzo diplomatico di diversi paesi per soddisfare le richieste di entrambe le parti e arrivare infine a un accordo, che tuttora è comunque descritto come fragile e a rischio di saltare in ogni momento se qualcosa non dovesse andare secondo i piani.

Per portare avanti le trattative nella massima segretezza le discussioni hanno dovuto coinvolgere solo poche persone. A Doha, in Qatar, è stato creato un gruppo di lavoro molto ristretto per coordinare le discussioni (una “cellula” speciale per la negoziazione degli ostaggi, come è stata definita), composto da funzionari statunitensi, qatarioti ed egiziani, oltre che israeliani. La “cellula” di Doha serviva a stabilire una via di comunicazione diretta con i funzionari di Hamas. Il Wall Street Journal ha definito le trattative «uno dei negoziati sugli ostaggi più complicati della storia moderna».

L’accordo è stato confermato ufficialmente mercoledì. Se reggerà, dovrebbe portare a partire da venerdì pomeriggio alla liberazione di 50 ostaggi rapiti in Israele il 7 ottobre da Hamas e di 150 prigionieri palestinesi detenuti in Israele, oltre all’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia di Gaza, che Israele bombarda dal 7 ottobre e che ha invaso militarmente. Intorno a questi punti fermi però ci sono moltissimi dettagli sulle modalità e sulle condizioni per realizzare la tregua che hanno reso necessarie discussioni fino all’ultimo, facendo persino ritardare di un giorno l’inizio dell’accordo quando era già stato annunciato (da giovedì a venerdì). Lo svolgimento dei combattimenti ha influito moltissimo sulle difficoltà dei negoziati, che si sono interrotti più volte.

Alcuni giornali internazionali, tra cui il Wall Street Journal e Associated Press, hanno parlato con diversi funzionari dei vari paesi coinvolti nelle discussioni per ricostruire come si sia arrivati all’accordo e quali siano stati i problemi più difficili da superare.

La parte più difficile dei negoziati era dover mettere d’accordo due parti profondamente nemiche e agguerrite come Israele e Hamas, che al momento non hanno alcun canale di comunicazione diretto. Gran parte di questo compito era affidato alla presenza tra i negoziatori del Qatar, un paese che ha solidi rapporti con entrambi e che era già stato decisivo in passato in mediazioni di questo genere.

Semplificando molto, la divisione degli sforzi diplomatici all’interno della “cellula” di Doha funzionava più o meno così: i funzionari del Qatar dovevano fare pressione sui leader politici di Hamas, la maggior parte dei quali vive proprio in Qatar col benestare dello stato; gli Stati Uniti dovevano fare pressione su Israele, loro storico alleato a cui forniscono grandi aiuti economici; l’Egitto invece doveva mantenere una linea di comunicazione con i leader di Hamas dentro la Striscia di Gaza, di cui si è guadagnato la fiducia in precedenti negoziazioni durante altre guerre con Israele. In particolare l’Egitto doveva parlare con Yahya Sinwar, il leader di Hamas nella Striscia che nel 2011 fu coinvolto in prima persona in un grande scambio di prigionieri, quando Israele liberò più di mille palestinesi per ottenere il rilascio di un singolo soldato israeliano detenuto da Hamas, Gilad Shalit.

Il Servizio Penitenziario israeliano ha ricevuto la lista dei 39 detenuti palestinesi che saranno rilasciati oggi nell'ambito dello scambio con 13 ostaggi israeliani portati da Hamas a Gaza. Lo hanno riferito i media. Il Servizio ha iniziato a esaminare i 39 detenuti minorenni e donne e che saranno trasferiti nella prigione di Ofer in Cisgiordania poco prima di mezzogiorno, prima del loro rilascio in Cisgiordania o a Gerusalemme est.

Duecento camion carichi di cibo, medicine e acqua per la Striscia di Gaza e cisterne di carburante dovrebbero entrare oggi dal valico di Rafah - fa sapere l'ufficio stampa del governo egiziano - ma finora solo 12 hanno varcato il confine, secondo quanto riferito da fonti della Mezzaluna rossa egiziana nel Nord Sinai. Hanno oltrepassato il confine anche tre autocisterne, che trasportano circa 90mila litri di carburante. Si prevede che oggi ne entreranno tra i 120mila e i 150mila litri. Sono stati intanto accolti 12 feriti e i loro accompagnatori

L'esercito israeliano ha avvertito le masse di palestinesi sfollati nel sud della striscia di Gaza di astenersi dal cercare di tornare nella zona nord, malgrado l'inizio di alcuni giorni di cessate il fuoco. ''La guerra non e' ancora terminata - ha affermato in arabo il portavoce militare Avichay Adraee - la pausa umanitaria e' temporanea. La zona nord resta un'area di guerra. E' molto pericolosa, non andate verso nord. Resta permesso invece il transito da nord verso sud, sulla arteria Sallah a-Din. Gli spostamenti verso nord sono vietati e pericolosi''.

 "Funzionari palestinesi" hanno detto agli sfollati palestinesi nel sud della Striscia che possono tornare nelle loro case al nord. Lo ha riferito Times of Israel aggiungendo che per questo l'esercito israeliano (Idf) ha lanciato volantini su Gaza avvertendo i residenti di non tornare al nord che, anche in con la tregua, resta ancora zona di guerra. Una delle condizioni dell'accordo raggiunto tra le parti - hanno ricordato i media - stabilisce che per tutti i giorni di tregua, la popolazione sfollata resti al sud.

Gli Hezbollah libanesi assicurano di voler rispettare la tregua di quattro giorni, entrata in vigore stamani, senza sparare contro le postazioni militari israeliane dal sud del Libano. Parlando al quotidiano libanese L'Orient-Le Jour, una fonte di Hezbollah ha affermato: "Ci adeguiamo alla tregua decretata a Gaza a condizione che Israele non attacchi il sud del Libano. Se lo dovesse fare, non rimarremo certo con le mani in mano".

 Dopo quasi 50 giorni di guerra tra Hezbollah e Israele, una calma tesa regna nel sud del Libano a ridosso della linea di demarcazione tra i due Paesi. Lo riferiscono all'ANSA testimoni oculari a conferma di quanto riportato da media locali libanesi.

 Nelle ultime 24 ore si era registrata un'escalation senza precedenti lungo il fronte di guerra tra Hezbollah e Israele con decine di razzi sparati dal Partito di Dio contro postazioni militari israeliane in Alta Galilea e con le intense repliche dell'aviazione e dell'artiglieria israeliane sul sud del Libano.

L'Egitto non consentirà lo sfollamento forzato". Lo ha ribadito il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi in una conferenza stampa con i primi ministri spagnolo Pedro Sánchez e belga Alexander De Croo.

"In Egitto abbiamo accolto nove milioni di persone, ma ciò è avvenuto in circostanze diverse rispetto alla Striscia di Gaza.
Avevano problemi di sicurezza nei loro Paesi, come Siria, Libia, Yemen, Iraq o Sudan. Ma la situazione nella Striscia è totalmente diversa, ha continuato Al-Sisi.

"Non permetteremo né accetteremo lo spostamento forzato o la liquidazione della causa palestinese", ha insistito. "Dobbiamo agire diversamente: far riconoscere lo Stato palestinese da parte della comunità internazionale e dalle Nazioni Unite. Al momento - ha aggiunto - si tratta di contenere l'escalation e fornire assistenza. L'Egitto ha fornito quasi il 70-75% degli aiuti nonostante le sue condizioni economiche, ma la comunità internazionale deve fornire aiuti sufficienti per 2,3 milioni di persone" .

Il Regno Unito fornirà ulteriori 30 milioni di sterline in aiuti umanitari a Gaza: lo ha dichiarato il ministro degli Esteri britannico David Cameron in visita oggi nei territori palestinesi, citato dal Guardian. Oggi Cameron incontrerà i leader palestinesi e le agenzie umanitarie. "Ci auguriamo che oggi avvenga il rilascio degli ostaggi e invito tutte le parti a continuare a lavorare per il rilascio di ogni ostaggio. La pausa consentirà anche l'accesso agli aiuti salvavita per la popolazione di Gaza", ha dichiarato, "il nuovo impegno raddoppierà l'importo degli aiuti aggiuntivi che la Gran Bretagna ha impegnato per Gaza".

Fonti : il Mattino / Post / Ansa / e varie agenzie

 

 

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