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La Grecia torna alle elezioni il 25 giugno, Mitsotakis vuole la maggioranza assoluta

Il premier e leader del partito conservatore greco Kyriakos Mītsotakīs, uscito vincente dalle elezioni di domenica, chiede un nuovo voto: "Ci stiamo dirigendo verso nuove elezioni (...) il prima possibile", ha dichiarato Mitsotakis durante un incontro con il presidente della Repubblica, Katerina Sakellaropoulou "possibilmente il 25 giugno" ha aggiunto. Nonostante la vittoria schiacciante con oltre il 40% dei voti, Mitsotakis non raggiunge il suo obiettivo di una maggioranza assoluta dei seggi nel nuovo Parlamento e dunque porterà il Paese di nuovo alle urne prima di luglio per consolidare il risultato.

E una vittoria schiacciante, quella del partito conservatore di Kyriakos Mitsotakis nelle elezioni parlamentari di ieri in Grecia.

Tuttavia, è chiaro che Mitsotakis non raggiunge il suo obiettivo di una maggioranza assoluta dei seggi nel nuovo Parlamento e dunque porterà il Paese di nuovo alle urne entro luglio per consolidare il risultato.

Nuova Democrazia (ND) ottiene il 40,8% dei voti (su risultati ancora parziali), in netto vantaggio sulla sinistra dell'ex premier Alexis Tsipras, che si ferma al 20% dei voti, davanti al partito socialista Pasok-Kinal che incassa l'11,6%.

Salutando la sua vittoria come "un terremoto politico", Mitsotakis, al timone dal 2019, ha già fatto capire che vuole andare a nuove elezioni, che potrebbero tenersi alla fine di giugno o all'inizio di luglio, e gli consentiranno, se confermerà questa performance, di ottenere la maggioranza assoluta. "Il risultato ha dimostrato che ND ha il consenso dei cittadini a governare da solo", ha detto il leader conservatore.  

Le elezioni di ieri si sono svolte infatti con un nuovo sistema elettorale proporzionale, che elimina l'assegnazione dei 50 seggi al partito più votato, ma quando si tornerà a votare il premio di maggioranza verrà reintrodotto: e al governo di destra basterà il 37% dei voti per governare con la maggioranza assoluta dei seggi.

Mitsotakis, laureato ad Harvard ed ex consulente di McKinsey, è arrivato al voto con il vento in poppa. La Grecia gode quasi di buona salute economica: la disoccupazione e l'inflazione sono diminuite, la ripresa del turismo post-Covid ha portato la crescita al 5,9% nel 2022.  

Il risultato è un duro colpo per Tsipras, che ha perso la sua quarta battaglia elettorale consecutiva dopo essere stato premier dal 2015 al 2019, mandato durante il quale ha condotto i negoziati molto difficili con i creditori che fecero quasi uscire la Grecia dall'euro. Tsipras ha lasciato sul terreno un terzo dei voti ottenuti nel 2019, e in alcune aree è perfino arrivato alle spalle del partito socialista Pasok-Kinal, guidato dal 44enne Nikos Androulakis.  

Un'altra vittima del voto è stato l'ex ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, il cui partito di sinistra anti-austerità MeRA 25 non arriva in Parlamento.

Del resto, il migliore alleato del governo di destra sono state le divisioni dell'opposizione, che è andata al voto frammentata e conflittuale.

Mitsotakis ha commentato: "Correremo più velocemente, per migliori stipendi, posti di lavoro, un migliore sistema sanitario, una Grecia più forte" e ha aggiunto: "Sono fiero e sento il peso della responsabilità per un risultato così importante".

Il voto di ieri è il primo della Grecia da quando la sua economia ha cessato di essere sotto stretta supervisione da parte di istituti di credito internazionali che avevano fornito fondi di salvataggio durante la quasi decennale crisi finanziaria del Paese.

La politica, per Kiriakos Mitsotakis, è cosa di famiglia dai primi istanti di vita. Si dice «nato prigioniero politico», perché quando il 4 marzo 1968 è venuto al mondo era ai domiciliari, imposti al suo clan dalla giunta militare. Quando aveva sei mesi di vita i suoi lo portarono in Turchia, in un esilio che sarebbe durato sei anni. Poi i colonnelli sono caduti. I Venizelos-Mitsotakis no.

Certo Kiriakos Mitsotakis non è il solo politico greco ad appartenere a una dinastia. Il suo ex ministro dei Trasporti, che poi si è dimesso in seguito al tragico incidente ferroviario di Tempi, il 1 marzo scorso, è nipote di presidente, un altro dei tre Kostas Karamanlis che si sono avvicendati nella politica del Paese, uguali persino nel nome. A marzo si è dimesso, scusandosi per le colpe infrastrutturali che hanno portato al peggiore incidente ferroviario della storia greca (57 morti, 85 feriti). 

Alle elezioni di maggio si è ricandidato ancora con Nea Demokratia, e gli elettori — della sua circoscrizione di Serres, in Macedonia Centrale — hanno perdonato anche lui. Poi ci sono i Papandreou; i Bakoyannis — come il 47enne Costas, sindaco di Atene, anche lui di Nea Demokratia — imparentati ancora con i Mitsotakis. Ma nessuno riesce come Kiriakos Mitsotakis, ora alle soglie del secondo mandato, a presentarsi come un «uomo nuovo», quasi un outsider, al servizio della svolta del Paese verso il progresso.

Dal 2019, quando Mitsotakis è diventato premier per la prima volta, Tsipras e il suo partito sono sempre stati di sei punti percentuali fissi sotto di lui, nei sondaggi. Ma il voto di ieri ne ha divorati altri 14. Come è stato possibile? «Il vero avversario della sinistra non è nemmeno Mitsotakis, ma la sinistra stessa. Continua a non trovare un’identità dopo gli anni della crisi», spiegava al Corriere la notista politica di Kathimerini Dora Antoniou. Il partito socialista Pasok, andato bene dopo anni di vacche magre, ha fatto palesemente incetta di voti di Syriza. Bene anche i comunisti del KKE. «E poi Syriza ha inanellato errori clamorosi». Quasi incredibili.

Venerdì, secondo il corriere della sera,a poche ore dal silenzio elettorale, l’ex ministra di Tsipras Theano Fotiou ha detto che «le riforme le deve pagare la classe media». Cioè chi guadagna, e lo ha ripetuto, «più di cinquemila euro l’anno». Il giorno prima l’ex ministro George Katrougalos si era fatto scappare un «tasseremo gli autonomi» che lo ha costretto a ritirarsi dalle elezioni. «E a parte queste boutade, l’assenza di una politica economica credibile da parte di Syriza, a cui la gente non ha ancora perdonato l’austerity del 2015, è costata carissima». 

Nemmeno le politiche migratorie dure — sottolinea il corriere della sera,la costruzione e la proposta di prolungamento di un muro con la Turchia per fermare chi arriva dall’Asia centrale; il video di pochi giorni fa che mostra la guardia costiera greca abbandonare in mare un gommone di donne e bambini - gli costano troppo dissenso. L’economista radicale Yanis Varoufakis, il cui partito alle elezioni è rimasto sotto la soglia di sbarramento e quindi archiviato, ha parlato di una «orbanizzazione» o di una «erdoganizzazione» del Paese, con la vittoria di Mitsotakis: pugno duro, paura per lo stato di diritto, sovranismo e liberismo economico. Una ricetta che ai greci, reduci da un decennio nero di osservati speciali dell’economia europea, evidentemente non fa paura.

Mitsotakis si propone soprattutto come l’uomo della crescita, e delle riforme che «per metterle in atto», ha detto nel discorso in cui ratificava la vittoria elettorale, «hanno bisogno del mandato pieno degli elettori». Tradotto: con il voto di ieri Nea Demokratia guadagna 146 deputati. Ne mancherebbero cinque per la maggioranza assoluta, e nulla osterebbe alla vecchia tradizione politica del «mercato delle vacche»: si potrebbe, e si è sempre fatto, convincere qualche deputato neoeletto a passare con i conservatori. O si potrebbe tentare un’alleanza improbabile con i socialisti, i cui telefoni il governo di Mitsotakis ha intercettato fino all’estate scorsa in uno scandalo che non è costato, nei sondaggi, neppure un decimale.

Ma anche questa strada resterà percorsa solo formalmente, e a breve Kiriakos Mitsotakis rimetterà il mandato di formare il governo nelle mani della Presidente della Repubblica. Che lo passerà al secondo classificato, Tsipras: il quale però non ha i numeri, né gli alleati, per una proposta concreta. Venticinque giorni dopo il nulla di fatto — dunque si pensa il 25 giugno o il 2 luglio — la presidente riconvocherà le urne. Con la nuova legge elettorale, che ritorna ai vecchi, cospicui premi di maggioranza (fino a 50 deputati), Mitsotakis sarà primo ministro praticamente per acclamazione, e potrà governare da solo.

Fonte corriere della sera . rai..e varie agenzie

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