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L'armata brancaleone giallorossa si ripresenta a mal governare il paese

A settembre del 2019, mentre si consumava la nuova alleanza giallorossa tra piddini e pentastellati, cementata dal morboso affetto della poltrona e dall'odio implacabile comune contro Matteo Salvini, per descrivere questo insolito connubio trasformistico facevo riferimento alla Storia italiana, che è da sempre maestra di vita. Ricordavo il padre del trasformismo, il Principe di Niccolò Machiavelli.

Nelle regole del Principe, ce ne sono alcune che hanno una straordinaria attualità: «non può né deve rispettare la parola data, se tale rispetto lo danneggia». Il moderno principe per raggiungere gli scopi ha tutto il diritto di ingannare, avvelenare, congiurare, sterminare popoli. Pertanto per Machiavelli, la più importante virtù di un principe è l'astuzia, accompagnata dall'ambizione, dalla mancanza di scrupoli, dalla determinazione. Tutte regole che in questi momenti possono essere tranquillamente accomunati all'armata brancaleone che dovrà nascere dalla cosiddetta maggioranza parlamentare.

Si ripropone per la terza volta la più grande e plateale operazione trasformistica della politica italiana dopo il secondo dopoguerra, ancora una volta con l'avvallo del presidente della Repubblica.

Di fronte allo squallido scenario politico a cui stiamo assistendo, meraviglia che non si registra nessuna reazione popolare, forse la pandemia ha anestetizzato gli italiani. Oppure ha ragione Luca Ricolfi che sostiene che nonostante tutto gli italiani stanno bene, come ha scritto nel suo“La società signorile di massa”. Tranne le minoranze di professionisti che stancamente aspettano i cosiddetti ristori, ad oggi nessuno scende per strada per opporsi a questa sarabanda politica.

Stiamo assistendo «all’agonia oscena di un sistema e di una classe politica che non hanno più nulla da dire, capaci di esprimere idee e energie solo per sopravvivere disperatamente. Il“mandato esplorativo” a Fico è l’ennesima offesa all’intelligenza del popolo italiano. Cosa mai avrà da esplorare il Presidente della Camera? Questi signori si vedono di continuo, si parlano  di continuo, soprattutto siedono insieme alla stessa tavola molto bene imbandita. Cosa potrà mai scoprire di eccezionale Fico? Cosa sarà mai sfuggito a Mattarella, del quale in queste occasioni una prassi da film comico scadente vuole che si lodi la “saggezza”?» (Paolo Deotto, La danza macabra, 31.1.21, Ilnuovoarengario.it)

Per qualcuno sembra un vero e proprio e inutile “balletto”, per guadagnare tempo. Anzi sembra una danza macabra. Per qualcuno sembra anche “Gioco dell’Oca” della politica italiana siamo di nuovo al Via, con le stesse forze in campo, con gli stessi veti incrociati, con le ambiguità di un insieme di forze politiche il cui impegno principale sembra essere quello di conservare a tutti i costi le rispettive rendite di posizione, ben lontane dalle esigenze del Paese Reale. «Questa gentaglia è già morta. Il popolo italiano ha il diritto di seppellirla», scrive Deotto.

Tuttavia, «Che cosa altro deve succedere in Italia perché cambi il sistema politico, perché cambino le regole che ci governano?». Si domanda Silvano Moffa su Destra.it «Domanda ancor più urgente dopo lo spettacolo esibito in Parlamento nel pieno della crisi-non crisi di un Governo affidato alla guida di un illustre sconosciuto venuto dal nulla, la cui storia politica passerà ai posteri come iperbole assoluta di camaleontismo, spregiudicata versione di un trasformismo che va oltre la sua stessa natura». (Silvano Moffa, Il giorno del camaleonte. Versipelle e sfrontato, 1.2.21, Destra.it)

Certo la crisi della politica italiana non comincia oggi, esiste da decenni, per il giornalista si tratta di una crisi di rappresentanza. «Parlamentari nominati e non eletti. In gran parte sconosciuti ai più. Scelti dai leader e dalla cerchia di ristrette oligarchie che hanno in mano le redini dei partiti; partiti soppiantati nel ruolo e nella funzione. Per non parlare degli analfabeti della politica, e non solo della politica, promossi ai seggi di Camera e Senato con un clic sulla tastiera di un computer: espressione devastante di una pseudo-democrazia elettronica che è tutt’altra cosa rispetto alla democrazia partecipativa».

E non basta l'operazione propagandistica di ridurre il numero dei parlamentari per risolvere i problemi di democrazia del Paese. Al momento sembra una presa del potere dei “mediocri”. Per Moffa, c'è bisogno di Regole, « per evitare che in Parlamento e al Governo vadano illustri sconosciuti, gente “senza né arte né parte”. Regole per far sì che, una volta eletto, ogni esecutivo sia in grado di governare e non venga abbattuto al primo stormir di fronda. Regole che consentano alla gente di scegliere i propri rappresentati, conoscendone nome, virtù e difetti, e impediscano ai leader di costruirsi ognuno il proprio harem di “signorsì”, legandoli al ricatto della rielezione».

Una riflessione a parte su questa crisi, la meriterebbe il movimento dei 5Stelle. Una impietosa descrizione dei fallimenti del movimento grillino l'ha fatta, su Destra.it, l'ex direttore de Il Secolo D'Italia, Gennaro Malgieri.

I grillini ormai sono diventati negli ultimi tre anni dei post-grillini. «si sono accomodati nella famosa scatoletta di tonno, vale a dire la “casa della Casta”, che avrebbero voluto smontare pezzo per pezzo, trovandocisi comodi abbastanza per abbandonare l’insano e velleitario proposito, si sono smarriti nei meandri del politicismo. In altre parole, hanno assunto le fattezze peggiori di un partito normale, dal correntismo esasperato alla pratica “poltronista” di pura matrice partitocratica». Ma sui grillini mi riservo di ritornare presto.

 

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