Salvini a RTL: "I processi si fanno in tribunale"

"I processi si fanno nei tribunali e non sui giornali o in Parlamento. Se invece decidiamo che uno si alza la mattina e dice questo è colpevole e questo no, questo è antipatico e questo è simpatico, allora chiudiamo i tribunali e diamo in mano a qualche giornale la possibilità di fare politica". Così il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha risposto a Rtl ad una domanda su Siri. "Non faccio il giudice o l'avvocato e non ho gli elementi", ha aggiunto, "dico solo che non è da paese civile che ci siano sui giornali fatti non a conoscenza degli indagati né dagli avvocati".

Se siamo una democrazia...". I grillini, però, non mollano la presa. E, come un disco incantato, continuano a chiedere che il sottosegretario leghista indagato per corruzione faccia un passo indietro: "Dispiace che Salvini la pensi come Berlusconi sui processi".

I Cinque Stelle, continuano a chiedere le dimissioni. Non vogliono sentire ragioni. Lo hanno detto chiaro e tondo anche a Conte. "La presenza di Siri ancora nel governo è inopportuna", afferma il ministro per il Sud, Barbara Lezzi, dai microfoni di Radio Capital. Nonostante le pressioni dei grillini, la posizione di Salvini non cambia di una virgola. "I processi - ricorda - si fanno in tribunale non sui giornali o in Parlamento". Per il leader leghista, infatti, "non è normale che uno apprenda di essere indagato la mattina, leggendo il giornale e bevendo il caffè". "Non è da Paese civile", ribadisce amareggiato. Ma fonti pentastellate, sentite dall'agenzia Agi, a gli fanno subito osservare che anche "Silvio Berlusconi diceva che i processi non si fanno in Parlamento o sui giornali" e che "mentre lo diceva, accomodandosi sulla lunghezza dei processi, continuava a mangiarsi il Paese". "Dispiace che anche Salvini la pensi allo stesso modo", proseguono le stesse fonti. "Non è questione di dove si fanno i processi - fanno ancora osservare i Cinque Stelle - ma di opportunità politica, altrimenti vale tutto, altrimenti tutto è concesso in virtù del garantismo, che - concludono - non può essere un paracadute per tenersi stretta la poltrona".  

La Lega si affida al premier Giuseppe Conte che nei prossimi giorni prenderà una decisione sul futuro di Siri nel governo. Nei giorni scorsi Luigi Di Maio ha proposto di mettere il leghista "in panchina" finché la magistratura non farà chiarezza. "Poi potrà tornare in campo". L'idea non piace affatto al Carroccio. "Se ci fosse una magistratura che svolge le indagini in tempi rapidi si potrebbe anche fare - ribatte il capogruppo al Senato della Lega, Massimiliano Romeo, a L'Italia s'è desta su Radio Cusano Campus - ma oggi come oggi la giustizia non è così veloce e c'è il rischio di compromettere un ruolo importante alla luce di un'indagine peraltro ancora non chiara". Il caso giudiziario è già di per sé piuttosto complicato. Sembra, infatti, che certe intercettazioni, di cui alcuni giornali hanno parlato, non sono nemmeno agli atti. "Bisogna stare attenti - avverte Romeo - perché se qualsiasi indagine o avviso di garanzia dovesse far dimettere un esponente di governo allora vorrebbe dire consegnare le sorti della politica nelle mani della magistratura".

Intanto assordante la nuova battuta d'arresto dei Cinque Stelle che perdono a Gela e Bagheria dove avevavo vinto cinque anni fa. Il centrodestra unito va al ballottaggio a Caltanissetta, mentre la Lega resta in corsa a Gela e a Mazara del Vallo. Il Pd, invece, non sfonda il 17% a Castelvetrano, unicà città al voto col simbolo dem e nella quale ha fatto campagna elettorale il segretario nazionale Nicola Zingaretti.

il Carroccio cresce in Sicilia, ma forse non come molti analisti si aspettavano. Oltre che a Gela va al ballottaggio a Mazara del Vallo. "I siciliani mi hanno e si sono regalati la voglia di cambiamento - ha commentato Matteo Salvini a Rtl 102.5 - solo parlare di una scelta del genere qualche anno fa sarebbe stato fantascienza, vuol dire che al governo stiamo lavorando bene". Nonostante il flop dal quartier generale dei Cinque Stelle non mancano di far presente la propria "soddisfazione" perché "la Lega è stata battuta ovunque, a dimostrazione del fatto che quando non corre con il centrodestra è sempre dietro l'alleato". Una magra soddisfazione che non tiene conto del risultato finale.  

Per i grillini stessa scena anche a Gela. La Lega è riuscita a mandare al ballottaggio il suo candidato, Giuseppe Spata, che, grazie anche al sostegno di Fratelli d'Italia e Udc, dovrà sfidare Lucio Greco, sostenuto dal Partito democratico e da Forza Italia. Anche a Caltanissetta il partito di Luigi Di Maio non può certo gioire perché, pur agguantando il ballottaggio ci va da sfavorito. A condurre le danze è, infatti, il candidato del centrodestra Michele Giarratana col 37% che, oltre a distanziare di gran lunga il grillino Roberto Gambino (20%), sbaraglia Salvatore Messana, il candidato riconducibile al Pd che non ha presentato simbolo è, l'uomo della Lega, Oscar Aiello, che incassa comunque il 12%.  

Il voto di ieri ha interessato 34 Comuni della Sicilia. Alle urne è andato il 58,42% degli aventi diritto. Fa eccezione la provincia di Messina che si è attestata ben oltre la media con il 68,34%, mentre quella di Agrigento è il fanalino di coda con il 44,43%. Per fare un bilancio definitivo, però, bisognerà attendere altre due settimane quanto la maggior parte dei Comuni che hanno votato ieri affronteranno i ballottaggi. Qualche considerazione, però, può essere già tratta. Innanzitutto l'ennesima sconfitta del Movimento 5 Stelle che si vede portar via due grossi centri come Bagheria e Gela. Nella prima vince, infatti, al primo turno Filippo Tripoli che, sostenuto dal centrosinistra, incassa il 46% e sbaraglia Patrizi Cinque, eletto cinque anni fa con il M5S ma poi autosospeso dopo i problemi giudiziari. Il candidato del centrodestra Gino Di Stefano si ferma al 30%.

"Il M5S se lo conosci lo eviti, perdono e non vanno nemmeno al ballottaggio laddove hanno governato negli ultimi cinque anni", commenta il dem Davide Faraone che non perde l'occasione per attaccare anche Salvini. "Piazze piene, urne vuote - tuona - è venuto in Sicilia a fare il gradasso e torna in Padania con qualche selfie ma a mani vuote". In realtà il Pd non ha granché da gioire. Castelvetrano è, infatti, l'unico dei 34 Comuni al voto in Sicilia in cui si è presentato con il simbolo del partito. E per il suo candidato Pasquale Calamia non è affatta andata bene. Al ballottaggio andranno, infatti, il centrista Calogero Martire e il grillino Enzo Alfano.

Intanto la Spagna non ha virato a sinistra né è vero che l’onda populista si è fermata sulle rive dell’Ebro. La vittoria di Pedro Sánchez a queste elezioni (data per scontata in tutti i sondaggi pre-elettorali) è un dato certamente politico, ma in primo luogo tecnico. Il sistema elettorale spagnolo premia partiti molto forti localmente con le province che dettano la linea e indicano chi sarà eletto. Ed è chiaro che localmente forze tradizionalmente deboli non possono avere la meglio. Come invece, al contrario, può accadere per i partiti indipendentisti che seppure molto piccoli o con un numero di voti decisamente localizzato, hanno praticamente garantito un numero di eletti a ogni tornata elettorale trasformandosi nel vero ago della bilancia.

Sommando il voto delle destre con quello delle sinistre, non c’è quello scarto che appare invece così netto guardando la ripartizione dei seggi. Perché i seggi sono divisi in base al partito che arriva primo nel singolo collegio: non in base al quantitativo di voti. Ma è comunque certo che adesso è Sanchez con il suo Partito socialista ad avere in mano la possibilità di tornare al governo dopo che lui stesso ha indicato la via delle elezioni anticipate. Ed è a sinistra che permane l’arduo compito di formare una maggioranza più coesa possibile pur dovendo riproporre – salvo rovesciamenti di Ciudadanos – la stessa maggioranza con cui Sanchez è crollata...

Stamattina sono stati due esponenti di Casa Pound  riguardo questa notizia Matteo Salvini commenta : "Nessuna tolleranza per pedofili e stupratori ..la galera non basta, ci vuole anche una cura. Chiamatela castrazione chimica o blocco androgenico, la sostanza è che chiederemo l'immediata discussione alla Camera della nostra proposta di legge, ferma da troppo tempo, per intervenire su questi soggetti. Chiunque essi siano, bianchi o neri, giovani o anziani, vanno puniti e curati". "Qualora e se risultassero colpevoli, auspico pene durissime come per ogni altro infame stupratore. Castrazione compresa". Così sul suo profilo twitter il segretario nazionale di Casapound Italia, Simone Di Stefano.  

Francesco Chiricozzi laziale e membro dei "fascisti del terzo millennio", venne eletto in consiglio comunale alle elezioni del 2018, quando Cp raggiunse il 21% dei consensi. Tanti, per un partito che a livello nazionale fatica ad arrivare all'1%. Ad attirare l'attenzione oggi sono i suoi post, molti dei quali inneggianti al fascismo, alcuni sugli ultras della lazio e poi "Hezbollah fino alla vittoria", i palestinesi e Assad.  
E pure nel primo post su Instagram, era il lontano 2014, Francesco Chiricozzi pubblicava la fotografia di un paio di scarpe col motto "vestirsi bene, comportarsi male". I social del consigliere di CasaPound di Vallarano, arrestato con l'accusa di violenza sessuale di gruppo insieme a Marco Licci, sono forse lo specchio della sua militanza.

Il motto social del diciannovenne era quello delle SS: "Il mio onore si chiama fedeltà". E poi foto contro il Papa e la Chiesa, contro la polizia (ACAB) e i "cugini" romanisti. Sui suoi profili campeggiano anche post contro "il cancro sionista". "Nobili spiriti - scriveva in difesa dell'Intifada - per liberare la propria Patria". E poi frasi di Julius Evola, fotografie di Mussolini da giovane e il "me ne frego" come stile di vita. In una selfie si legge: "Elegante e arrogante...W Hitler".

Secondo il quotidiano il Giornale sono due però i post pubblicati su Instagram che stanno attirando l'attenzione di molti. E non solo della stampa. E riguardano entrambi il tema degli stupri e delle violenze sessuali, proprio il reato di cui oggi il conisgliere (o ex, visto che CasaPound lo ha espulso e dovrebbe presentare le dimissioni) è accusato. Secondo gli investigatori i due ragazzi avrebbero fatto ubriacare una giovane di 36 anni, poi l'avrebbero picchiata in un circolo privato e infineavrebbero abusato di lei. Il primo raffigura un manifesto in cui si invitava a difendere le donne dagli stupri: "Potrebbe essere tua figlia, madre o tua sorella". Chiricozzi faceva riferimento a Pamela e Desirée, le due donne stuprate e uccise da immigrati.

Il secondo post è invece un disegno, dove si vede un'uomo afferrare per le mutande una donna. Titolo: "Le donne antifasciste hanno bisogno di disciplina". La condivisione risale al giugno del 2015. Ma la parte peggiore è quella scritta dallo stesso consigliere di CasaPound a corredo dell'immagine: "Antifa girl like bukkake". Ovvero: "Alle ragazze antifasciste piace il bukkake", una pratica giapponese di sesso di gruppo. Chiricozzi ora è accusato di violenza sessuale di gruppo.

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