Lite Fico-Salvini sul dl Sicurezza

Durante la votazione finale al dl il presidente della Camera non si è seduto sullo scranno più alto dell'Aula. Per prassi il vertice di Montecitorio non vota, ma presiede almeno l'aula. Questa volta no. Una scelta politica che oggi Fico rivendica con orgoglio: "È una presa di distanza - puntualizza l'esponente M5s - non ne ho parlato prima perchè sono presidente della Camera e rispetto il mio ruolo istituzionale. Rimango fedele al mio ruolo istituzionale ma - osserva ancora - se poi parliamo nel merito del provvedimento dopo che è stato approvato, quello è un altro discorso".

Immediata la replica del leader della Lega che, quando Maria Latella su SkyTg24 gli chiede cosa ne pensa dell'assenza di Fico dall'Aula, risponde: "Non ho capito se hanno letto il decreto, né dove sta il problema, visto che aumenta la lotta a mafia e al racket". E ancora: Roberto Fico dice che il global compact va approvato? "Faccia votare il Parlamento e il Parlamento deciderà. Io sono contrario perché mette insieme migranti regolari e irregolari".

E in questo infinito scambio di battute il presidente della Camera ha deciso di replicare ancora: "È chiaro che l'ho letto il decreto, li leggo i provvedimenti", ha detto al termine di un convegno all'Accademia dei Lincei. "Ma ci sono tante cose che non avrei voluto leggere al suo interno...".

Ieri era stata la dissidente Laura Fattori a esprimere tutto il suo disappunto sul "no" del governo alla firma in calce al patto dell'Onu. E oggi invece a prendere la parola è quello che, da più parti, viene considerato il leader (almeno ideale) della fronda pentastellata. A chi gli chiede se l'Italia dovrebbe firmare il Global Compact, Fico risponde che "secondo me assolutamente sì, ma invito tutti, prima di parlare, a leggere bene e approfondire il testo".

La pensa diversamente il ministro dell'Interno, secondo cui se pochi giorni fa il governo ha portato a casa l'approvazione definitiva al dl Sicurezza che vuole distinguere tra profughi e clandestini, non può subito "ricredersi" firmando un accordo che invece li mette "nello stesso calderone". Ma ovviamente Fico non avrebbe voluto firmare neppure il decreto Salvini.  

"Se si legge bene il testo - dice - si capisce che è una gestione globale con gli altri Paesi, quindi un'affermazione del multilateralismo sull'immigrazione. Serve all'Italia per non isolarsi, per non rimanere sola sulla questione migranti".

Per una volta ancora i Cinque Stelle puntano il dito contro il sistema dell'informazione e della stampa definita "nemica": "La strategia messa in atto dalle lobby, famiglie di grossi prenditori e banchieri, una volta perso il controllo sul potere legislativo ed esecutivo, si è orientata esclusivamente all’uso brutale dell’unico potere che gli è rimasto in mano, il quarto, quello mediatico. E la strategia ha un nome: delegittimazione". Infine di fatto viene lanciato un messaggio chiaro: "Questo post era doveroso per spiegare a tutti quello che sta accadendo in questi giorni, per ribadire che non ci facciamo intimidire da nessuno e per chiedervi di mantenere alta l’attenzione sulle notizie che vi vengono propinate ogni giorno. Per questo vi chiediamo un gesto simbolico, da fare sui social.  

Ha avuto un primo picco quando il Movimento è entrato ufficialmente nel governo, condividendo la responsabilità del potere esecutivo con un’altra forza politica e stiamo osservando il culmine in questi giorni, in cui stanno per essere approvati i provvedimenti, voluti dal Movimento, che cambieranno volto a questo Paese e dimostreranno tutta la pochezza dei partiti e delle persone che negli ultimi 20 anni hanno gestito il Paese".

Intanto il Capo dello Stato nel suo discorso per l'innauguarzione dell'anno accademico all'univeristà di Verona ha affermato: "L'Italia ha chiesto e chiede in questi anni, con governi di diverso orientamento e composizione, che l'Europa assuma il ruolo auspicato nella sua dimensione continentale come unione di governo di questo problema, che non va ignorato ma governato per non essere travolti dalle condizioni del mondo di oggi". Il presidente della Repubblica ha lanciato un messaggio per incentivare il un impegno comune sul fronte della gestione dei flussi migratori che riguarda non solo l'Italia ma l'Europa intera: "È responsabilità collettiva di tutti, non solo di alcuni paesi - ha continuato - anche per questo ogni occasione, sede, ogni documento che richiami a tale responsabilità comune di tutti gli Stati e non di pochi è occasione, un documento prezioso". Le parole di Mattarella arrivano in momento piuttosto particolare con il governo impegnato sul fronte del Global Compact documento dell’Onu sulla gestione dei flussi migratori che, come spiegato il 21 settembre alla Camera dal ministro degli Estero Enzo Moavero Moavero, recepisce "principi di responsabilità condivisa" nella gestione dei flussi migratori.

Ma sarà l'ebrezza di ritrovarsi in mezzo ai Venti grandi della terra o il racconto giunto sino a Buenos Aires delle ultime dei suoi due vice che non evocano più «babbo Natale», ma da palazzo Chigi ieri sera rimbalzava forte l'ottimismo un po' sudamericano di Giuseppe Conte. Di decimali il presidente del Consiglio non vuole parlare in pubblico, ma l'argomento è stato al centro delle considerazioni fatte con il ministro dell'Economia Giovanni Tria durante le lunghe ore di volo. Al G20 il clima non è dei migliori. Le tensioni Washington-Mosca, come la politica dei dazi di Trump, raffreddano le economie e frenano le esportazioni italiane che hanno retto la crescita sino ad inizio anno. Seppur a fatica sia Di Maio che Salvini mostrano di aver compreso i rischi che l'Italia corre e hanno affidato a Conte e Tria il compito di chiudere - senza troppa danni - la contesa con Bruxelles.

Un percorso molto stretto nei «numerini» e nei tempi. Al ritorno da Buenos Aires Conte e Tria presenteranno ai due vicepremier la manovra di Bilancio con le opzioni che dovrebbero scongiurare la procedura europea e l'esposizione dell'Italia alla speculazione. Nello schema del titolare del Mef il Reddito è destinata a slittare insieme alla riforma delle pensioni. Se la prima misura spaventa Bruxelles più per l'entità, la seconda fa storcere il naso per l'idea che si possa far pesare sulle future generazioni un sistema pensionistico molto più generoso della media europea.

Resta il fatto che toccherà a Di Maio e Salvini decidere molto presto se far saltare il banco restando sopra l'asticella concordata da Conte e Tria con l'Europa o adeguarsi avendo comunque la certezza che le due misure - seppur più in là nel tempo - partiranno. L'annuncio grillino delle card in stampa per il Reddito, come le rassicurazioni leghiste sulla domanda che si potrà fare per aver diritto a quota 100, fanno pensare che l'accordo con Bruxelles sia vicino poichè avere in mano una tessera o poter inoltrare una domanda di pensionamento non significa incassare subito. Di slittamento in slittamento si arriverebbe a metà del 2019, con un risparmio notevole per le casse dello Stato.

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