Bruxelles si rimangia le aperture sui conti pubblici italiani

Nemmeno il terremoto fa ammorbidire la Commissione Europea. Complici le elezioni tedesche e la conseguente rigidità della Germania, Bruxelles si è rimangiata tutte le mezze aperture dei giorni scorsi sui conti pubblici italiani

E l'Ecofin in programma per oggi, stringerà ulteriormente i cordoni della borsa.

Brutte sorprese per il governo italiano che aveva già messo in conto margini di spesa in più per l'emergenza e la ricostruzione. Il commissario agli affari Economici Pierre Moscovici, generalmente ben disposto verso l'Italia, ieri è uscito con un a frase all'apparenza ambigua: le spese per il terremoto dovranno essere considerate «separatamente» rispetto alla trattativa già aperta con Roma sullo 0,2% di deficit da recuperare con una manovra correttiva da 3,4 miliardi.

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Interpretata da alcuni come un segnale distensivo verso l'Italia, ma si tratta di un richiamo all'ordine e la conferma delle regole Ue che già avevano dato vari grattacapi al governo Renzi. In sintesi, le spese che sostenute per i terremoti possono essere di due tipi: quelle straordinarie legate all'emergenza e quelle strutturali. Le prime possono essere escluse dal calcolo del deficit, le seconde no. E sono proprio queste che «non fanno parte della discussione che ci aspetta», ovvero del negoziato sui conti pubblici nel 2017.

"La Commissione aspetta una risposta il primo febbraio e questa risposta arriverà", ma il Governo procederà con nuove "misure concrete" per il terremoto già dalla prossima settimana, "indipendentemente da come si risponderà alla richiesta della Commissione di effettuare un aggiustamento": lo ha detto il ministro dell'economia Pier Carlo Padoan al termine dell'Ecofin.

Una cattiva notizia per il governo Gentiloni. Lo stesso premier nei giorni scorsi aveva annunciato che per le zone terremotate sarebbero stati stanziati 30 milioni per l'emergenza e «altri miliardi» oltre ai «quattro già stanziati» per la ricostruzione. La replica di Moscovici esclude che questa trattativa possa essere condotta insieme a quella sull'eccesso di deficit per il 2017. La Commissione europea ha chiesto spiegazioni e un piano per rientrare dei 3,4 miliardi che mancano entro il primo febbraio. Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan sta lavorando da giorni per trovare una soluzione concordata con l'Europa.

Poi sulle eventuali conseguenze di una procedura per il nostro Paese: "Una procedura d'infrazione sarebbe un grosso problema in termini di reputazione che l'Italia ha costruito, sarebbe un'inversione a U rispetto a quello che è stato costruito fino ad adesso".

"In questi due giorni si è parlato molto del fatto che dopo Brexit, dopo la nuova amministrazione Usa il terreno di gioco è cambiato e quindi l'Ue deve prendere atto sia dei suoi successi passati che delle nuove sfide" e "non si può continuare come se non fosse successo niente soprattutto in questo anno politicamente complicato per molti Paesi". Per il ministro un eventuale ritorno degli Usa al protezionismo "sarebbe un danno perché sappiamo che l'integrazione commerciale è una potente fonte di crescita di cui anche noi siamo beneficiari". Ma il nuovo contesto è "complicato da decifrare", anche perché negli Stati Uniti ci saranno anche "stimoli espansivi che vanno bene a tutti".

La Commissione Ue si aspetta che l'Italia prenda "impegni chiari" e "dettagli misure" precise nella lettera con cui risponderà alla Ue: lo ha detto il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis rispondendo a chi gli chiedeva che cosa Bruxelles vuole dall'Italia per evitare l'apertura di una procedura d'infrazione sul debito elevato.

Con il terremoto lo stesso Moscovici aveva fatto delle aperture, sostenendo che i terremoti in Italia sono da considerare un evento «strutturale». Ieri la frenata. Per quanto riguarda le spese strutturali, «siamo pronti ad esaminarle, ma separatamente rispetto a questo negoziato».

Uscita non casuale, ispirata dall'ala dura dell'esecutivo europeo, espressione dei Paesi come la Germania, non disponibili a concedere all'Italia margini di spesa extra, soprattutto alla vigilia di elezioni difficili per la presenza di movimenti populisti.

Moscovici ha assicurato che, in ogni caso, il dialogo «positivo e costruttivo» fra Commissione europea e Italia consentirà di «trovare come sempre una soluzione. L'Eurogruppo ha bisogno di un'Italia con idee forti».

Clima poco favorevole, come confermeranno le conclusioni dell'Ecofin in programma per oggi che boccerà la proposta della Commissione di allargare i cordoni della borsa per la crescita e ribadirà l'invito ai paesi con alto debito pubblico di assicurare «politiche di bilancio prudenti» compreso «il rispetto della regola per ridurlo». Prospettiva funesta per l'Italia.

Gli esami per il ministro dell'Economia iniziano oggi. Ieri Padoan si è limitato a dire che la risposta a Bruxelles sui conti arriverà in tempo, quindi entro martedì. E ieri ha incontrato il commissario alla concorrenza Margrethe Vestager per parlare di banche. Altro capitolo caldo nei rapporti tra Roma e Bruxelles.

Intanto la fotografia che l'Eurispes ha scattato agli italiani e secondo cui il 48,3% delle famiglie non riesce ad arrivare alla fine del mese e il 44,9% per arrivarvi sono costrette a utilizzare i propri risparmi. Risparmi che riesce a mettere da parte soltanto una famiglia su quattro.

Vivere da soli diventa sempre più difficile: aumentano le spese, aumenta l'affitto, il mutuo si fa insostenibile

Ma non solo: le tasse non calano e chiudere Equitalia è stato inutile. La soluzione? Tagliare dove si può, anche rinunciando all'animale in casa o alla propria indipendenza

"Le rate del mutuo per la casa sono un problema nel 28,5% dei casi, mentre per il 42,1% di chi è in affitto lo è pagare il canone", scrive l'Eurispes, "Il 25,6% delle famiglie ha inoltre difficoltà a far fronte alle spese mediche. Molti hanno dovuto mettere in atto strategie anti-crisi come tornare a casa dai genitori (13,8%), farsi aiutare da loro economicamente (32,6%) o nella cura dei figli per non dover pagare nidi privati o baby sitter (23%)".

Che fine ha fatto quel Paese in ripresa che andava dipingendo solo pochi mesi fa Matteo Renzi? Di certo la percezione degli italiani ha toni ben più foschi. La maggior parte dei cittadini (62,5%) è infatti convinta che le tasse non sianos state abbassate nell'ultimo periodo. E anzi, il 44,6% dei cittadini è sicuro che l'annunciata chiusura di Equitalia e l'eliminazione, dai calcoli del debito, degli interessi non miglioreranno la situazione per cittadini ed imprese in difficoltà economiche, mentre solo il 32,8% è convinto che questi interventi potranno essere risolutivi.

Anche la riduzione del canone Rai non convince gli italiani: il 51% si è detto convinto che sia stato diminuito, contro il 49% che ha risposto negativamente. Sull'abolizione della Tasi-Imu (sulla prima casa) il "sì" prevale con un rapporto di circa 60/40. Per quel che riguarda la diminuzione della tassazione sui terreni agricoli, a prevalere è il "no", nella misura del 63,4% contro il 36,4% di chi è convinto sia diminuita.

 

 

 

 

 

 

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