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Tusk : Escludere la Grecia da Schengen non è né un fine né un mezzo

La Grecia resterà a far parte di Schengen, dell'Eurozona e della Ue". Lo ha twittato il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, al termine dell'incontro con il primo ministro greco Alexis Tsipras ad Atene.

"Appello ai migranti economici potenzialmente illegali: non venite in Europa. Non date retta ai contrabbandieri. Nessun paese europeo sarà un paese di transito": così ancora in un tweet Donald Tusk, poco dopo l'incontro con il primo ministro greco Alexis Tsipras. In un altro messaggio Tusk ha scritto: "La Ue non lascerà la Grecia da sola. Dò il benvenuto allo Strumento europeo di assistenza per l'emergenza da 700 milioni di euro (annunciato ieri dalla Commissione, ndr) per affrontare le crisi umanitarie, anche in Grecia".

Alexis Tsipras chiede alla Ue "sanzioni" contro gli stati membri che con le loro "azioni unilaterali" nelle ultime due settimane "hanno persino indebolito" la gestione dei flussi migratori. Il primo ministro greco lo ha detto nel punto stampa tenuto dopo l'incontro con il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. Senza mai citare Austria e paesi dell'est, ha però sottolineato che le decisioni unilaterali "si aggiungono al palese e persino provocatorio rifiuto di molti paesi di partecipare al processo migratorio".

"La discussione - è scritto in una nota del governo ellenico - si è incentrata sulla riduzione dei flussi migratori verso la Ue e la gestione dei rifugiati, in vista del vertice tra Ue e Turchia che si terrà il 7 marzo a Bruxelles e del Consiglio della cooperazione greco-turca che si terrà il giorno dopo a Smirne".

Intanto in una intervista al ansa il ministro degli esteri Nikola Poposki della FYROM si attende dalla Ue un maggiore sostegno per l'emergenza migranti, che ha affrontato finora in larga parte con propri mezzi e risorse.. "Fino ad oggi non abbiamo ricevuto dall'Unione europea i mezzi necessari a far fronte a una situazione eccezionale quale e' la crisi dei migranti",

In questo, ha aggiunto, "le istituzioni fyrom hanno attinto esclusivamente alle proprie risorse, pur avendo una buona collaborazione con le organizzazioni non governative e umanitarie attive sul terreno e che ricevono fondi dal coordinamento Ue". Ciò non significa, ha osservato il ministro, che la fyrom non ha alcuna cooperazione o assistenza in altri settori, come ad esempio l'adeguamento alla normativa europea. "Ma nella crisi dei migranti attualmente facciamo leva solo sulle nostre risorse, e finora i costi a nostro carico sono stati di decine di milioni di euro".

Secondo Poposki, il problema dei migranti si potrà risolvere solo stabilendo un effettivo controllo alle frontiere esterne dello spazio Schengen. "Una cosa non facile poiché la Grecia ha anche confini in mare e tante isole". Poposki non nega peraltro il pericolo di infiltrazioni terroristiche nel flusso di migranti lungo la rotta balcanica. "Sarebbe del tutto ingenuo pensare che non siamo consapevoli del fatto che nella massa di migranti possa esserci qualcuno legato ad attività estremiste o anche terroristiche".

Certo, ha aggiunto, si tratta probabilmente di un fenomeno marginale rispetto alla grande massa di migranti in marcia verso l'Europa occidentale, "ma e' un fenomeno che esiste". "Con gli attacchi di Parigi - ha osservato - ci siamo resi conto che non è cosi' complicato per estremisti e possibili terroristi usare la rotta dei migranti". E' indispensabile, per Poposki, avere un sistema di controlli, registrazione, screening per valutare le richieste di asilo, anche se tutto ciò riduce i rischi di infiltrazione terroristica, ma "di certo non li elimina".

Auspicando un superamento della crisi politica interna in Fyrom con le elezioni anticipate del 5 giugno prossimo, il ministro degli esteri si e' quindi riferito nell'intervista ai rapporti con l'Italia, che e' stata "in questi anni uno dei maggiori sostenitori dell'integrazione euro-atlantica della Fyrom. "L'Italia - ha detto - e' uno dei Paesi più grandi della Ue, è più vicina alla nostra regione, e per questo ha un naturale interesse all'integrazione della regione balcanica nell'Unione europea e nella Nato". Inoltre, ha aggiunto, "l'Italia e' un importante partner economico, e negli ultimi anni si e' assistito a un trend positivo nello sviluppo delle relazioni commerciali e negli investimenti". Attualmente, ha precisato, l'Italia e' al quarto posto per interscambio e investimenti. Poposki si e' riferito quindi alla numerosa diaspora macedone in Italia che contribuisce a consolidare i legami tra i due Paesi, accrescendo l'interesse per lo studio della lingua italiana, che viene insegnata nelle scuole elementari, in quelle secondarie, nei licei e università

Intanto in un articolo su Fatto Quotidiano il Giornalista Francesco De Palo analizza la situazione Ellenica che rischia il fallimento del suo Turismo dal afflusso degli migranti :

L'isola che porta il maggiore peso dei flussi di rifugiati registra un calo record. A Chios c'è già il 60% di prenotazioni ritirate. La Grecia è una delle maggiori destinazioni turistiche del mondo con 25 milioni di arrivi nel 2015. L'industria del turismo nel paese contribuisce direttamente al 20% del Pil

La Grecia è una delle maggiori destinazioni turistiche del mondo con 25 milioni di arrivi nel 2015, in crescita del 13,5% rispetto all’anno precedente. L’industria del turismo nel paese contribuisce direttamente al 20% del Pil e si è ampliata in modo significativo negli ultimi anni con 9745 alberghi, di cui il 17% a 4 o 5 stelle, mentre solo 307 strutture hanno più di 300 posti letto. Di tutte le destinazioni, solo cinque principali hanno l’84% della capacità totale di ricettività e incassano il 93% del fatturato e dei profitti. E’ la ragione per cui a pochi giorni dall’inizio della primavera e a poco più di un mese dal primo vero appuntamento turistico ellenico, la Pasqua Ortodossa, si comincia a ragionare sui dati che potrebbero venire fuori da questa situazione: se la troika dovesse rivedere le previsioni del turismo, l’unico settore dove il Paese fa numeri significativi, ci potrebbe essere il rischio di nuovi interventi.

 

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