Nuovi guai per Scajola

Continuano i guai per Claudio Scajola. I giudici di Bologna hanno riaperto l'inchiesta sulla morte di Marco Biagi, il giuslavoristia ucciso nel capoluogo emiliano nel 2002.
L'ipotesi di reato su cui la Procura di Bologna ha riaperto l'inchiesta archiviata sui comportamenti omissivi di funzionari di Stato nella revoca della scorta al giuslavorista Marco Biagi, ucciso dalle Br il 19 marzo 2002, è omicidio per omissione. L'inchiesta è derivata anche da documenti sequestrati nell'inchiesta sul conto dell'ex ministro Scajola.

L' omicidio per omissione è una ipotesi di reato più grave dell'omissione semplice, che sarebbe prescritta dopo 7 anni e mezzo (nel 2009), e dunque perseguibile. E' prevista dal 2/o comma dell'art.40 codice penale: "Non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo". In pratica il procuratore Roberto Alfonso e il sostituto Antonello Gustapane, titolari del fascicolo, ipotizzano che chi sapeva delle minacce a Biagi non fece quello che era in suo potere e dovere per porlo al riparo dai propositi eversivi delle nuove Br.
Intanto lady Matacena e rientata in Italia :

È scortata da due auto con uomini armati e preceduta da due agenti in moto.

Secondo l agenzia ansa sembra il trattamento riservato ad un'ospite eccellente o, peggio, a un criminale incallito. Quando Chiara Rizzo, 43 anni, jeans, maglietta azzurra, una giacca leggera beige e scarpe sportive, i bei capelli biondi sciolti, scende dall'auto, le fanno velo due ali di poliziotti. C'è solo un piccolo particolare che fa la differenza con una star: quelle manette ai polsi con le quali la moglie dell'ex deputato pidiellino, accusata di averne favorito la latitanza con l'aiuto dell'ex ministro Claudio Scajola, viene fatta entrare in gran fretta nell'ufficio della Polizia di frontiera per la notifica degli atti giudiziari relativi alla sua estradizione e per le altre procedure burocratiche.

Ne uscirà circa tre quarti d'ora dopo,come riferisce l agenzia ansa con i polsi liberi, e con una bottiglietta d'acqua in mano per infilarsi, questa volta, in un'auto della Dia. Gli agenti della Divisione investigativa antimafia l'hanno accompagnata all'aeroporto «Colombo» di Genova, da dove, alle 16, è decollato l'aereo che l'ha condotta a Reggio Calabria.

Come riferisce l agenzia : Nel passaggio conclusivo di questa sua «avventura» è stata fatta salire a bordo prima di tutti gli altri passeggeri e non ha avuto contatti con altre persone che non fossero agenti. Detto questo alcuni particolari, dal posto di frontiera di Ponte San Luigi, sono filtrati. Appena le sono state tolte le manette, Chiara Rizzo ha chiesto di poter telefonare ai suoi figli, Athos 15 anni e Francesca, 22 che vive a Montecarlo e che si era precipitata già ad Aix-en-Provence per poter starle vicino, all'udienza preliminare davanti ai giudici francesi, appena la madre era atterrata a Nizza, una settimana fa. «Come state ragazzi? Sono contenta di essere in Italia. Ho una gran voglia di stare con voi» ha detto Chiara Rizzo nella breve conversazione da Ponte San Luigi, cui ne è seguita un'altra, altrettanto breve, con i suoi avvocati.

Un abbraccio «telefonico» ai figli, dunque. Appena ha potuto, finalmente, telefonare. D'altra parte l'ha fatto per loro. E non se ne è mai pentita. Perché, in fondo, ne vale sempre la pena, deve aver pensato Chiara Rizzo.

Secondo l ansa : Nonostante tutto e tutti, nonostante lo tsunami che adesso li ha accerchiati. Litigò persino con Amedeo, il marito, che avrebbe voluto a tutti i costi tenerla con sé a Dubai e che la sconsigliò decisamente dal rientrare in Italia. Invece lei, la dama di Montecarlo e prim'ancora di Reggio Calabria e prim'ancora di Messina, ha deciso di consegnarsi agli investigatori, atterrando a Nizza soprattutto e prima di tutto per loro, i suoi due figli, Francesca e Athos. I suoi «gioielli», come lei, novella Cornelia, madre dei Gracchi, aveva dichiarato subito, tramite il suo amico e legale messinese, l'avvocato Bonaventura Candido, confermando anche la volontà di mettersi a disposizione dei magistrati della Procura della Repubblica di Reggio Calabria.

«Non ho fatto nulla - aveva già ripetuto, da Dubai, Chiara Rizzo - e voglio chiarire la mia situazione. Ho il cuore spezzato, anche perché ho la responsabilità dei miei figli, che amo con tutto il cuore. Mi spiace per loro. Tutto questo è ingiusto». Ecco perché Francesca, laureata in Business e management, la figlia avuta dal primo matrimonio con il medico messinese, Franco Currò, che ha vissuto, praticamente sempre con lei, e che le somiglia come una goccia d'acqua, ha voluto essere vicino alla madre, precipitandosi da Montecarlo, in place Verdoun a Palais Monclar, il Palazzo di Giustizia di Aix-en-Provence. Ed ecco perché Chiara Rizzo, nell'unico abbraccio vero che, in quell'occasione, madre e figlia hanno potuto scambiarsi le ha sussurrato in lacrime: «Ti prego, perdonami».

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