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Non era Silvio Berlusconi l’obiettivo, ma le politiche antitedesche

Berlusconi torna sulle rivelazioni dell'ex ministro del tesoro Geither. "Le mie dimissioni sono state responsabili ma non libere - dice - Ci sono state molte pressioni!..secondo l agenzia ansa e quanto al titolo dell'Unità, l'ex Cav è convinto che "non sia vero che Napolitano mi abbia sbugiardato perché io ho chiesto cosa fosse successo nell'occasione del G20, non ho detto cose sui fatti italiani. Non è vero che Napolitano ha fatto qualcosa contro mie affermazioni.

Ma chi fece cadere Berlusconi nel 2011 ? Secondo a un intervista per gli approfondimenti di Formiche.net sul libro di Tim Geithner. Il prof. Giulio Sapelli rivela Francesco De Palo di Formiche.net i retroscena su Monti e Papademos, sul vertice di Cannes e sull’allora premier Papandreou, oltre che sul conflitto da tempo latente fra Germania e Stati Uniti che ha avuto riverberi sull'Italia...

Non era Silvio Berlusconi l’obiettivo, ma le politiche antitedesche di Giulio Tremonti allora ministro dell’Economia. È l’opinione del prof. Giulio Sapelli, storico, economista e saggista, che – dopo le rivelazioni del libro scritto da Tim Geithner – in una lunga conversazione con F.DePalo di Formiche.net che ricostruisce quei giorni drammatici del 2011 su cui certifica che, default ellenico in primis, furono il segno della prova generale di un default politico. “Poi si sono fermati perché hanno avuto paura dei russi: il vero conflitto con Mosca non inizia in Ucraina ma in Grecia e a Cipro”.

De Palo  : Secondo l’ex ministro del Tesoro Usa, Tim Geithner, non furono gli americani a disarcionare Silvio Berlusconi nel 2011: chi allora?
Qui vale ciò che ha detto Tremonti nel suo libro “Uscita di sicurezza”: era lui l’obiettivo, non il premier. Se solo le avesse dette prime quelle parole, forse le cose sarebbero cambiate. È mancato di coraggio politico, proprio perché non è un politico di professione ma un professionista, un intellettuale. Se si scorre l’appendice di documenti che Tremonti ha inserito nel volume, si comprende il perché della caduta del governo.

De Palo : Per quali ragioni?
Perché continuava a produrre documenti contrari alla politica deflettiva tedesca, chiamando in causa il Fmi che non a caso appena nominata al vertice Christine Lagarde inizia a darci ragione. Per cui l’intenzione era far fuori il nostro ministro dell’Economia, e naturalmente anche Berlusconi che non aderì al piano di commissariamento della Grecia erogando quantità di denari superiori a quelle che l’Italia poteva dare, non condividendo il senso di quella prospettiva. Lì si aprì un’altra partita e in quel frangente ci fu qualcosa che Tremonti non può dire, ma gli storici sanno bene che ciò che nascondono gli archivi lo può dire la deduzione, altrimenti non esisterebbe la filosofia.

De Palo : Fu quello il momento più vicino al default?
I default sono stati creati. Cosa ci voleva per salvare la Grecia? Non parliamo certo di un’economia così imponente. Sarebbe bastata una manciata di miliardi. Si è trattato invece della prova generale di un default politico. Poi si sono fermati perché hanno avuto paura dei russi: il vero conflitto con Mosca non inizia in Ucraina ma in Grecia e a Cipro, non dimentichiamolo. Putin comprese che gli europei non erano più partner affidabili.

De Palo : I mercati oggi usano, proprio sulla Grecia, toni trionfanti: sono veritieri?
Non capisco per quale ragione esultino. Si dicono trionfanti perché gli spread sono caduti, ma ciò accade per via della deflazione. Siamo sull’orlo di una nuova bolla spaventosa, addirittura l’Economist dedica una pagina intesa alle shadow bank, definendole l’ultima spiaggia. E per questo si alzano i calici? Il problema è che si ragiona con i termini di un vecchio capitalismo basato su un modello keynesiano passato. A quelle cose credono solo i lettori del Sole 24 Ore....Intanto l Ex Premier :

"Non sarò io il leader del Centrodestra nel 2018". A dirlo è lo stesso Berlusconi che, intervistato su La7, afferma che "non si può dire chi sarà il leader perchè non spuntano come funghi. Pensiamo a Renzi che è stato catapultato a palazzo Chigi - dice l'ex Cav - chi se lo sarebbe potuto immaginare. Cosa farà Renzi nel 2018? Non si possono fare previsioni - prosegue - io penso potrebbe recare danno all'interessato fare una previsione per cui mi astengo".

Quanto alla durata fino al 2018 dell'attuale Esecutivo, Berlusconi è pessimista: "Le condizioni dell'economia sono tali per cui non si arriva al 2018, le elezioni ci saranno tra un anno, un anno e mezzo". Quanto all'Italicum "ci sono tante e tali pressioni che il governo ha deciso di votarla in Parlamento non prima delle riforme ma di spostarla a dopo la riforma del senato. Questo per colpa delle pressioni che riceve dalla stampella che tiene in piedi il governo, Alfano ha la golden share del governo. Io non ho mai insultato nessuno quando parlo di Ncd fotografo la realtà. Si tratta di un gruppo di senatori eletti con il simbolo Pdl in cui c'era la scritta Berlusconi con il mandato di contrastare la sinistra mentre loro ora tengono in piedi governo, le mie osservazioni sono critiche ma sono osservazioni della realtà. Non ho mai detto ad Alfano di essere un traditore, non pronuncio una frase di questo genere, una volta in Sardegna ho detto 'il partito degli utili idioti' ma perché vidi un cartello che aveva un signore".

Il leader di Forza Italia si smarca anche dalla riforma del Senato: "Non lo voteremo - dice - perché è un pasticcio che sembra tale ai nostri senatori e a molti senatori della sinistra. Noi restiamo fissi sui temi impegnati - prosegue - ma Renzi ha varato una legge in Cdm senza interpellarci, ce la siamo trovata in Senato. E' una legge inaccettabile".

Grillo - per Berlusconi - è un pericolo reale per il nostro paese è assimilabile tra i più terribili e sanguinari della storia non è solo uno che sbraita ma è un distruttore aspirante dittatore con Casaleggio che gli fa da suggeritore. Grillo punta a distruggere il Parlamento, i delegati che lui vuole sono quelli del web a cui comanda lui e Casaleggio. Ha annunciato anche una nuova marcia su Roma. Io non l'ho mai annunciata e pensata. Sono la persona più serena e democratica che esiste".

Per la sentenza Mediaset, l'ex Cav non vuol sentire parlare di dentenza definitiva: "Da quando c'è l'Europa non si può parlare di sentenza definitiva. In Italia c'è un processo che si chiama 'revisione del processo', mentre in Europa si può fare ricorso alla Corte Ue dei diritti dell'uomo. Il termine definitivo è superato dalla storia"

Secondo l'ansa Giorgio Napolitano non interviene direttamente nella polemica scoppiata dopo le rivelazioni di Tim Geithner sulle ipotetiche pressioni europee per defenestrare l'ultimo governo Berlusconi. Anzi, fino all'ultimo cerca di non fare entrare il Quirinale nella contesa. Ma il polverone mediatico sollevato dallo scontro politico delle ultime ore lo costringe ad una iniziativa. A scendere in campo con una circostanziata nota del Colle che focalizza in tre concetti la posizione del Capo dello Stato sulla vicenda: l'ex premier rassegnò le dimissioni liberamente e responsabilmente con la motivazione di "eventi politico-parlamentari italiani"; Il presidente della Repubblica non è mai venuto a conoscenza di "pressioni e coartazioni" nei confronti di Silvio Berlusconi nei momenti e nei luoghi evocati da Geithner; gli episodi rivelati dall'ex segretario di Stato Usa sono relativi a riunioni, tenutesi nell'autunno del 2011, consessi europei e internazionali cui il presidente della Repubblica - al pari degli altri capi di Stato non dotati di poteri esecutivi - non aveva titolo a partecipare e non partecipò. E dunque nulla può dire al riguardo". Un modo semplice e chiaro per dire che non si può pensare di coinvolgere in alcun modo il Presidente della Repubblica in questa polemica. Parole in cui ambienti politici e parlamentari leggono anche un forte "irritazione" della più alta carica dello Stato per le strumentalizzazioni della vicenda. D'Altra parte, sulle dimissioni del governo Berlusconi e sull'arrivo di Mario Monti, Napolitano si era espresso nettamente già negli anni passati. Nel messaggio di fine anno del dicembre 2011, per esempio, parlava della nascita dell'esecutivo del professore come del "punto di arrivo di una travagliata crisi politica di cui Silvio Berlusconi aveva preso responsabilmente atto". E ancora, della larga convergenza, in quel momento, sul fatto che l'apertura di una crisi di governo, con lo scioglimento anticipato delle Camere (e il conseguente scontro elettorale),avrebbe rappresentato un azzardo pesante dal punto di vista dell'interesse generale del Paese. Un concetto che il Capo dello Stato aveva sostanziato anche in occasione dello scambio degli auguri natalizi con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile. "La maggioranza di governo scaturita dal voto del 2008 e dal meccanismo elettorale maggioritario era stata già da tempo segnata da una rottura pubblica e aveva visto via via ridursi la sua coesione e stabilità e quindi accrescersi le sue difficoltà di decisione e di iniziativa. E quanto più appariva necessaria una ampia convergenza attorno a scelte difficili e impegnative, tanto più risultava penalizzante il clima aspramente divisivo radicatosi nei rapporti politici", aveva rimarcato Napolitano sottolineando il raggiungimento di un "punto limite" della sostenibilità internazionale di questo stato di cose. In questo quadro, Il presidente non ha mai smesso di sottolineare il suo ruolo di arbitro che registra e segue imparzialmente le reazioni delle forze in campo. E ciò fino a quando, appunto, L'allora premier Berlusconi, prendendo atto di una situazione così critica, dopo l'esito negativo di una votazione significativa in Parlamento, si è risolto, con senso di responsabilità- aveva ricordato - a rassegnare le dimissioni. Tutti fatti avvenuti nel 2011, si rileva in ambienti parlamentari, ben prima della rielezione al Colle di Giorgio Napolitano voluta anche dall'allora Pdl, e ora Fi, che ora attacca pesantemente il Colle.

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