Perché dovrebbero votare centrodestra?

I risultati delle elezioni amministrative parlano da soli. E dovrebbero fare seriamente riflettere gli esponenti del centrodestra. La domanda è una sola: perché mai gli elettori dovrebbero votare per quest’ultimo schieramento?

Una volta che ha vinto, il centrodestra si comporta negli enti locali (lasciamo stare qualche piccolo esempio, di qualche piccolo provvedimento) né più né meno che come si comporta il centrosinistra. Prima di tutto, dal lato della spesa pubblica. S’è mai visto un Sindaco o un Presidente di Provincia di centrodestra non accodarsi ai comuni piagnistei per chiedere allo Stato più soldi? O a non reclamare più possibilità di manovre sulle imposte perché, se no, “bisogna chiudere gli asili per i bambini, gli ospizi per le vedove, i servizi sociali” in genere? Quelli del centrodestra, fanno come quelli dello schieramento avversario: non fanno, come questo momento storico richiederebbe, le sole opere indispensabili o, almeno, quelle necessarie (fanno anche quelle solo utili – e l’utilità è, com’è noto, dilatabile all’infinito – per non dire quelle che servono solo ad un’inaugurazione in pompa magna). A proposito di opere. Anche Sindaci e Presidenti di Provincia moderati (e, per le Regioni, è anche peggio, essendo queste il vero centro dello spreco pubblico, com’è ben noto) fanno - tanto per andare al primo esempio che viene in mente - rotonde a tutto spiano, essendo questa l’ultima scoperta per spendere dato che non ci sono più bambini per spendere nelle scuole o paesi (specie montani) da collegare con le strade e così via. Con rotonde larghe come campi di grano in corrispondenza di carraie, gli amministratori locali hanno rovinato la via Emilia, che non si riconosce neppur più. Vedere per credere. E poi, anche i Comuni di centrodestra finanziano allegramente festival vari, musiche in piazza, feste di paese, come se il compito degli enti locali fosse quello di far divertire i concittadini. Per non parlare della “riqualificazione” delle piazze (l’altra scoperta, insieme alle rotonde, per spendere e spandere). Così, rovinano anche queste, imbellettandole in tutti i modi, facendo loro perdere le tradizioni urbane locali, “normalizzandole” tutte. Basti dire che a Roma si sono spesi diversi milioni di euro per rovinare Piazza San Silvestro, tanto per fare un altro esempio eclatante. Sempre a Roma, si sono allargati i marciapiedi o elementi urbani divisori a dismisura, trasformandoli in piazze d’armi, col solo risultato di impedire e bloccare inutilmente il traffico (si veda via Marsala dove – in tanto scempio di denaro pubblico – non c’è, come invece a Milano, uno spazio di fermata per le auto private che accompagnano viaggiatori alla stazione ferroviaria), così che fra un po’ si dovranno spendere altri soldi - ed è forse ciò che certi burocrati cercano - per rifare il tutto. Ancora. Oltre che moderando le spese (futili, cioè lo spreco), gli enti locali di centrodestra si sono mai caratterizzati per una loro politica fiscale? Hanno forse moderato l’Ici e l’Imu e così via, rispetto agli altri?

L’obiezione degli scialacquatori è facile, e non è del tutto priva di fondamento: gli elettori vogliono queste cose; se no, perdiamo. Gli elettori non capiscono che i festival musicali non li paga il Sindaco, ma loro. Non capiscono che “nessun pasto è gratis” (come diceva Friedman). Ma la risposta a questa obiezione, anzitutto, è presto data: se gli amministratori di centrodestra non cominciano mai a differenziarsi, è inutile votare per loro, bisogna pur cominciare ad educare. E poi, se non c’è differenza, tanto vale votare per l’originale (che in fatto di classe dirigente locale stabile è – tra l’altro – maestro).

La risposta vera, comunque, è questa: il centrodestra ha mai presentato (e realizzato per davvero) un programma liberale? Ha mai proposto (e realizzato) un programma che – liberale, appunto – servirebbe a diminuire le esigenze di cassa, e consentirebbe quindi di diminuire le imposte e di non trasformare ogni casa in un bancomat per il Comune? Di questo, gli elettori certo si accorgerebbero, e comincerebbero a ragionare, su feste e divertissements vari e su chi li paga. Ma questa strada – benché più volte suggerita, anche dalla Confedilizia – è stata accanitamente dimenticata. Negli Stati Uniti, una popolazione quasi pari a quella dell’intera Italia, vive in comunità locali rette – come in un condominio – da regole contrattuali, da tutti approvate: in esse, la spesa pubblica incontenibile (e insostenibile) non esiste. A New York, Union square – una delle maggiori, e più importanti piazze – è manutenuta (evidentemente, con spese che sono un decimo di quelle che avrebbe un ente pubblico) dagli stessi abitanti della zona, riuniti in cooperativa, in cambio di sgravi fiscali. Qualche amministratore del centrodestra ha mai pensato di realizzare una cosa del genere (possibile in Italia, per quanto già risulta)?

In un sistema sostanzialmente bipolare (com’è, in ispecie, quello delle amministrative) vince chi costituisce un’alternativa al “già visto”. Fin che gli elettori avranno l’impressione (errata) che tutti gli amministratori siano uguali (più si spende, e più qualcosa può attaccarsi alle mani), non vincerà mai – realmente – né il centrodestra né il centrosinistra. Aumenterà sempre l’astensionismo e basta; e sarà questo – e quindi il caso – a decidere l’esito delle consultazioni. Oltretutto, senza troppo strologare: è mai possibile che si vada a votare con una scheda di un metro e mezzo, come a Roma? Quanti anziani non sono andati a votare per timore di non saper votare?

Per concludere. Se vuole tornare a vincere, il centrodestra torni ad essere alternativo. Torni ad essere liberale, cioè.

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