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Le radici della violenza

Siamo tutti a conoscenza del continuo dilagare della violenza. Si tratta, di certo, di una modalità della condotta dell’uomo che, nell’attuale realtà sociale, ha assunto una portata e una entità allarmanti. Viviamo, oggi, sommersi da comportamenti violenti, sebbene il proliferare di sempre nuove ed articolate indagini e teorie sulla sua origine.

Sia nelle grandi città che nei piccoli centri la violenza non è da addebitare alla sola presenza di gruppi eversivi, ma soprattutto al comportamento di tanti giovani che, noncuranti delle conseguenze, saccheggiano, violentano, abusano, prevaricano, devastano locali e interi quartieri. Sono giovani che si mostrano sempre più baldanzosi, arroganti, presuntuosi e convinti di poter calpestare, a loro piacimento, le regole più comuni del vivere civile. Si tratta, in ogni caso, di forme di violenza prettamente giovanile che nulla hanno a che vedere con proteste di ordine sindacale o politico.

E proprio nel momento in cui si parla della giovane generazione, l’attenzione viene subito rivolta alleistituzioni, le quali se da una lato hanno contribuito notevolmente alla crescita culturale ed alla solidarietà sociale, dall’altro hanno dato origine anche alla nascita di un elevato numero di persone incuranti di compiere azioni di devastazione, di distruzione, di inaudita violenza. Quantoaccaduto nel quartiere di Pianura, a Napoli, rappresenta uno dei tanti incresciosi, spiacevoli e condannabili casi di assurda e non giustificabile violenza.

L’ignara vittima è Salvatore, un quattordicenne, ricoverato, in gravissime condizioni, all’ospedale San Paolo di Napoli, dove gli èstato asportato il colon, a seguito delle numerose e gravi lesioni riportate. Gli autori del raccapricciante gesto sono tre giovani di 24 anni, di cui uno fermato con l’accusa di tentato omicidio e violenza sessuale.

Ai medici che l’hanno preso in cura il minorenne ha raccontato di essere stato oggetto, in un primo momento, di insulti perché troppo grasso e,poco dopo, di una violenta aggressione.

La dinamica dei fatti è spaventosa, terribile, sia per la violenza usata, sia per lo strumento adoperato: una pistola compressore utilizzata per gonfiare pneumatici.

Siffatti episodi denotano che la violenza rappresenta, ormai, uno degli elementi costitutivi di una società, in cui il degrado culturale, sociale ed economico dell’ultimo decennio, associato alla crescente crisi di valori e assenza dello Stato e delle Istituzioni, sta determinando un profondodeclino. Questo vuol dire che la violenza può insorgere in qualsiasi momento e senza motivo alcuno.

Cosa ancora meno accettabile è la giustificazione fornita dai familiari dell’irresponsabile gesto, i quali hanno asserito, in modo semplicistico, che si trattava solo di un “gioco”.

Si tratta di affermazioni che ci presentano una società deviata, degenerata, deteriorata nei valori e nella stima degli elementi portanti e connotativi della coesistenza socialee dei suoi sentimenti essenziali.

Si tratta di un gesto del tutto privo di qualsiasi senso della vita, di rispetto dell’altro e dell’altrui decoro.

Anche questi parenti dell’autore del censurabile e spiacevole gesto, nel cercare in tutti i modi di giustificare il proprio congiunto, dimostrano di non essere esenti da colpe in quanto, con le loro scelte educative e con la loro discutibile e opinabile idea di rispetto dell’altro, hanno contribuito ad infondere ed ispirare la formazione di questo giovane. Si tratta, quindi, di una persona cresciuta nella convinzione che il rispetto delle leggi e delle norme che regolano la convivenza civile sono solamente degli ostacoli che bisogna superare ad ogni costo; che la vita degli altri è semplicemente un “gioco”, e che il proprio compito e il proprio dovere, è quello di prevalere sugli altri, di vincere sempre e ad ogni costo, di prevaricare, di opprimere, di soffocare e annientare i più deboli e gli indifesi.

Ebbene, è proprio il desiderio di sentirsi superiori che fa nascere, in queste persone,il desiderio di assumere comportamenti primitivi, incivili, privi di qualsiasi oggettività morale.

Oggi viviamo fenomeni di devianza nuove sia nei modi in cui si presentano, sia nell’insieme dei sistemi che coinvolgono. Per quanto riguarda le cause delle devianze, allo stato attuale, vengono valutate nuove ipotesi rispetto al passato. In un recente passato si sosteneva che le persone che presentavano comportamenti deviati erano dei soggettiaffetti da disturbi del comportamento e da disturbi psicologici. Oggi, invece, si valutano anche i disturbi a livello medico, sociale, sociologico. Spesso ci si interroga su che cosa questi ragazzi intendono comunicare ai propri familiari, agli adulti, alla comunità sociale,con questi loro gestianomali e deviati.Ecco perché è necessario, sempre di più, far leva sulla prevenzione; ma è necessario soprattutto valutare con attenzione i problemi dei fanciulli, degli adolescenti, dei giovani, attribuendo loro l’oggettiva responsabilità per gli eventuali reati e misfatti che compiono, senza mai dimenticare che la pena o la sanzione da infliggere rappresenta la giusta e necessaria dimensione.

Siamo, perciò, tutti vicino al giovane Salvatore ed alla sua famiglia e ci auguriamo che, in tempi brevi, possa uscire dalla grave situazione clinica in cui, attualmente, versa.

Di fronte a siffatti eventi nascono spontanee tante domande: è vero che la violenza è una caratteristica del nostro tempo o c'è sempre stata? Forse l'uomo è violento per natura e non avendo le ultime generazioni potuto scaricare in guerra la loro innata violenza lo fanno con altre forme? Non è forse vero che queigenitori che si disinteressano dei propri figli equegli insegnanti che picchiano i propri alunni,assumono comportamenti violenti? E, poi, è giusto parlare solamente di violenza giovanile? Dove l'hanno respirata gli attuali giovani? Da dove l'hanno assimilata? A quali figure di adulti si sono ispirati?

Anche nelle scuole e nelle famiglie, istituzioni con competenze intenzionalmente educative e formative, il più delle volte non c'è rispetto per i ruoli, per le istituzioni, per i colleghi, per i propri superiori gerarchici, per i vari componenti; non c’è più rispetto per niente!

Questo significa che ogni adulto dovrebbe chiedersi con maggiore frequenza: con quale coraggio, domani, potrò chiedere ai miei alunni di attendere il loro turno, di ascoltare i propri compagni e i docenti, di non essere prepotenti e prevaricatori? Con quale coraggio potrò dire a mio figlio di compiere il proprio dovere di studente, di rispettare le leggi, le istituzioni, gli altri?

Ebbene, sono proprio taluni comportamenti discutibili di tanti adulti che rappresentano le radici della violenza; sono una grave forma di violenza, anzi, costituiscono la base di ogni forma di violenza.

In Parlamento, nei Consigli comunali, provinciali e regionali non siedono ragazzini; nelle riunioni dei collegi dei docenti non ci sono giovani, così come in alcune famiglie, oggi, non si riesce più a dialogare, a discutere. Assistiamo, spesso, a sceneggiate veramente deprimenti; in questi adulti c'è violenza allo stato puro! Ci sono genitori che giustificano, padri che istigano, docenti che non sanno "docere"; dall’altra parte ci sono, invece, tanti ragazzi e tanti giovani che imparano!

Ma, in definitiva, dove sono le radici della violenza? È certamente difficile dare una risposta esauriente e completa a questa domanda. In effetti non lo sappiamo, forse "è la somma che fa il totale", diceva il grande “Totò”. E, allora, dove ricercarle, dove risiedono! Non nella crisi economica e nella disoccupazione .... ma è pur vero che l'ozio è il padre di tutti i vizi; non nella società ..... ma è pur vero che l'ambiente in cui viviamo ci condiziona; non nella famiglia .... ma è pur vero che è nel periodo dell'infanzia che si plasma il nostro "io"; non nella scuola .... ma è pur vero che è una delle prime forme di aggregazione sociale che incontriamo; non nella fede .... ma è pur vero che spesso ideali religiosi o politici sono il paravento di gravissime violenze!

La violenza è una pianta che ha tantissime radici; radici che pescano nel presente e nel passato, radici che assorbono veleni, radici che vanno in profondità e che è difficile sradicare.

Ma anche questa pianta, come tutte le piante, se incontrerà il sole, riuscirà a trasformare tutto in linfa vitale: il sole dell'AMORE, che è rispetto, tolleranza, solidarietà, disponibilità, speranza! La speranza non può mancare perché sono "giovani" anche i ragazzi che vanno a spalare il fango nelle zone alluvionate, i ragazzi che operano in tante associazioni di volontariato, i tanti ragazzi che in modo semplice e naturale fanno il loro dovere in un mondo non certo facile!

 



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