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Lettera aperta ai cattolici

Chi vi scrive è una pubblicista francescana terziaria secolare, senza tessere di partiti in tasca, che si sente in dovere di offrire il proprio modesto servizio contribuendo alla riflessione sui criteri che dovrebbero guidare le nostre scelte politiche nelle prossime elezioni europee.

La mia “lettera”si rivolge in particolare a coloro che, impegnati a vario titolo personale o professionale nel secolo, sentono, chiari e distinti, i valori che qualificano la loro identità di cattolici, ma hanno scarse possibilità d’informarsi sui programmi dei diversi schieramenti. È una“lettera aperta” perché riguarda, nello stesso tempo, i problemi della società civile del mondo in cui noi tutti viviamo egli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, unitamenteagli approfondimenti formativi dei suoi Vescovi.

Quei “pochi che salveranno i molti”, chiamati a testimoniare il Vangelo “fino agli estremi confini della terra” (At 1,8), dispongono certamente di un senso di responsabilità e di un discernimento che non tutti noi abbiamo. Ecco perché, ponendomi dalla parte dei “molti” laici cattolici, ho deciso di scrivervi per ricordarvi che nessuno, per quanto deluso o preoccupato della personale situazione economica o esistenziale, si può chiamare fuori e astenersi dall’esercitare il proprio diritto-dovere di votare.

Vi sono almeno due imperativi ai quali noi non possiamo sottrarci: ricordare e discernere.

Ricordare di esseri liberi di avere la nostra sensibilità politica e di farla valere in vista del bene comune.

Ricordare ed essere consapevoli della responsabilità che comporta l’espressione delle nostre convinzioni e del nostro modo di pensare e di agire.

Ricordare, soprattutto, che l’essere umano, soggetto della libertà, non è un individuo autoreferenziale, e che le scelte del singolo influiscono sulle condizioni d'ordine economico e sociale, politico e culturale della società in cui tutti noi viviamo.

Ricordare, infine, il magistero dei Pontefici e le linee direttive della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Alla luce dei decreti[1]delConcilio Vaticano II, l’azione di formazione sociale e politica dei fedeli laici, svolta dai Vescovi[2], dovrebbe essere per tutti i cattolici il punto di riferimento irrinunciabile per discernere i criteri di valutazione ai quali ispirarsi nella partecipazione alla vita pubblica.

Nella prossima tornata elettorale del 25 Maggio per l’elezione del Parlamento europeo, saremo chiamati aesprimere le nostre scelte politiche. Se tali scelte[3] saranno coerenti con i valori della fede cristiana che professiamo, e si baseranno su un’attenta riflessione sui programmi presentati dai vari partiti in competizione, non dovremo avere paura diaprire“i confini degli stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo[4] ad una visione cristiana che guarda al futuro in una prospettiva storica e spirituale.

Leggendo i segni dei tempi in questa chiave, il nostro voto non dovrebbe essere mai un atto d’impulso, a seconda delle nostre private simpatie e antipatie nei riguardi di determinati politici. Non dovrebbe altresì essere dettato dalle cosiddette ragioni della “pancia” alla quale si rivolgono di solito i discorsi elettorali.

So fin troppo bene che non è affatto facile discernere, tra i tanti messaggi ingannevoli con cui ci bombardano quotidianamente i mass media, quelli che non rischierebbero di metterci in contraddizione con noi stessi.

La strategia della confusione, messa in atto da giornali di parte o dai talkshow televisivi, ci rendono un po’ tutti frastornati e confusi. Questo è, appunto, il secondo motivo per cui ho deciso di scrivervi.

A differenza di tutte le altre categorie sociali, i cattolici non sono una massa amorfa ed inerte da manipolare e strumentalizzarea proprio uso e consumo, ma persone ben consapevoli delle proprie convinzioni. Vi sono, infatti,alcuni principi propri della coscienza cristiana che informano non solo l’esistenza personale, ma anche i fini da perseguire.

L’assunzione consapevole di questi principi, richiede la conoscenza e la valutazione degliobiettivi[5] non solo programmatici, ma anche ideologici di ciascun partito.

All’azione diplomatica e politica di Giovanni Paolo II si deve, in gran parte, il crollo dei sistemi del socialismo reale nell’Unione Sovietica e nei paesi dell’Est Europa.

A distanza di mezzo secolo, il suo esempio e la sua Esortazione Apostolica rivolta ai laici[6] deve restare per tutti noi un monito. Da qui nasce il mio appello rivolto ai cattolici.

L’esercizio del discernimento ci impone uno sguardo critico. Poiché nessun schieramento politico corrisponde completamente alle esigenze di un cristiano autentico, è gioco forza scegliere quello che risulti compatibile con i valori cristiani.

Non cadiamo nell’errore di sottovalutare la tentazione di guardare alla sinistra dell’arco costituzionale, oppure di assecondare i fuochi di paglia di movimenti contestatari spuntati dal nulla nel panorama politico italiano. La marginalizzazione del Cristianesimo, ormai imperante in Europa, e soprattutto i repentini attentati alla legge morale naturale, propagandati dalle ideologie di sinistra in nome al pluralismo etico, sono tra i pericoli più subdoli che si annidano nelle proposteelettorali.

Alla coscienza di un laico credente, la fiducia accordata a un partito somiglia molto da vicino ad un atto di fede in difesa dei valori che professiamo. Facciamo quindi molta attenzione ai suggerimenti che ci vogliono far credere che la soluzione delle soluzioni sarebbe uscire dalla Comunità e dall’Euro. Sarebbe un grosso errore! In poco tempo l’inflazione brucerebbe i nostri risparmi e aumenterebbe il costo dell’energia e delle materie prime che consumiamo e che dobbiamo importare.

Informatevi bene prima di decidere a chi accordare la vostra fiducia!

Per quanto mi riguarda, faccio mio il programma e ilmotto: “Più Italia in Europa; meno Europa e Germania in Italia” con cui “Forza Italia” si presenta alle elezioni.

Mi auguro che la mia “Lettera aperta” possa esservi stata utile. Me lo auguro di vero cuore.



[1]Apostolicamactuositatem, n.7, Lumen gentium, n.36 e Gaudium et spes, nn. 31 e 43.

[2]Nel 2004la Commissione degli Episcopati della Comunità Europea, si pronunciava in questi terminiin vistadell’elezione del Parlamento europeo:A partire dalla prima elezione a suffragio diretto, ormai 25 anni fa, i suoi poteri si sono estesi considerevolmente. Con il Consiglio dei ministri, che riunisce i governi nazionali, esso adotta leggi che hanno un impatto su numerosi aspetti della nostra vita quotidiana. In quanto espressione diretta della volontà dei cittadini dell’Unione, il Parlamento contribuisce a orientare l’azione politica a livello europeo. È nei suoi confronti che la Commissione europea e gli altri organismi dell’Unione rispondono delle loro azioni ed è il Parlamento che ha l’ultima parola circa il modo con cui il bilancio comunitario è gestito. Coloro che limitano le sue attività a «chiacchiere» dimenticano di mettere in conto un aspetto importante del processo decisionale democratico europeo. La legittimità e l’autorità con le quali il prossimo Parlamento europeo rappresenterà i valori e gli interessi dei cittadini dell’Unione dipenderanno dall’impegno di questi cittadini ad andare a votare (…). Per tale motivo, la nostra partecipazione alle elezioni europee risponde allo stesso tempo sia al nostro interesse sia a un nostro dovere morale.

[3]La legittima pluralità di opzioni temporali mantiene integra la matrice da cui proviene l’impegno dei cattolici nella politica e questa si richiama direttamente alla dottrina morale e sociale cristiana. È su questo insegnamento che i laici cattolici sono tenuti a confrontarsi sempre per poter avere certezza che la propria partecipazione alla vita politica sia segnata da una coerente responsabilità per le realtà temporali(Congregazione per la dottrina della fede, nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica).

[4]Papa Giovanni Paolo II, Omeliadella messa di inaugurazione del pontificato, pronunciata il 22 Ottobre 1978.

[5]Quando l’azione politica viene a confrontarsi con principi morali che non ammettono deroghe, eccezioni o compromesso alcuno, allora l’impegno dei cattolici si fa più evidente e carico di responsabilità. Dinanzi a queste esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili, infatti, i credenti devono sapere che è in gioco l’essenza dell’ordine morale, che riguarda il bene integrale della persona. E’ questo il caso delle leggi civili in materiadi aborto e di eutanasia (da non confondersicon la rinuncia all’accanimento terapeutico, la quale è, anche moralmente, legittima), che devono tutelare il diritto primario alla vita a partire dal suo concepimento fino al suo termine naturale. Allo stesso modo occorre ribadire il dovere di rispettare e proteggere i diritti dell’embrione umano. Analogamente, devono essere salvaguardate la tutela e la promozione della famiglia, fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso e protetta nella sua unità e stabilità, a fronte delle moderne leggi sul divorzio: ad essa non possono essere giuridicamente equiparate in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono ricevere in quanto tali un riconoscimento legale. Così pure la garanzia della libertà di educazione ai genitori per i propri figli è un diritto inalienabile, riconosciuto tra l’altro nelle Dichiarazioni internazionali dei diritti umani. Alla stessa stregua, si deve pensare alla tutela sociale dei minori e alla liberazione delle vittime dalle moderne forme di schiavitù (si pensi ad esempio, alla droga e allo sfruttamento della prostituzione). Non può essere esente da questo elenco il diritto alla libertà religiosa e lo sviluppo per un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, nel rispetto della giustizia sociale, del principio di solidarietà” (Congregazione per la dottrina della fede, nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica).

[6] Papa Giovanni Paolo II, Christifideles laici, n. 42.

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