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Verità non "sventrate"

Lettera aperta ai lettori: ricordare è una cosa seria

La proverbiale memoria degli elefanti, forse non esiste, ma gli archivi segreti, come i giornali, pur non essendo i depositari incontrovertibili della memoria storica di un paese,permettono talvolta, ai lettori più attenti dei fatti pubblici, di stabilire delle connessioni o di leggere la Storia come una concatenazione di cause e di effetti solo apparentemente disparati.

Gli elefanti e, in particolare, le femmine più anziane, mettono il loro intuito e la loro esperienza di vita vissuta a disposizione del branco, aiutandolo a distinguere gli amici dai nemici.

Nella società umana, gli elefanti dalla lunga memoria sono i lettori smaliziati che non si limitano a consumare le notizie riportate dai mass-media, ma le “ruminano” per comprendere dove vanno a parare. Quei lettori siamonoi quando non ci lasciamo accecare dai polveroni politici o dalle cortine fumogene che ogni tanto si alzano per depistare o per allontanare la gente comune dalla comprensione di eventi che stanno sotto gli occhi di tutti.

Questo tipo di strategia mistificatrice è facilmente riconoscibile perché è sempre la stessa. Per distogliere l’attenzione da una notizia dalle conseguenze potenzialmente devastanti per alcuni partiti o centri di potere, nazionali o internazionali, si architettano piccoli e subdoli scandalipiù o meno pruriginosio diffamanti contro quegli avversari che sono in grado di mettere sotto i riflettori verità scottanti nell’ambito della lotta politica.

Il recente provvedimento di Palazzo Chigisulla declassificazione degli atti relativi ai “misteri d’Italia” e il trasferimento all’Archivio pubblico centrale di tutti i documenti processuali,in precedenzacoperti dal vincolo di segretezza, fanno parte di un pacchetto d’iniziative politiche,promosse dall’attuale esecutivo, allo scopo di rendere un “contributo alla memoria storica del paese” e confermare il principio di “trasparenza e di apertura” che qualifical’azione del governo in carica. Questa encomiabile operazione in stile “glasnost”,appena iniziata, riguarda però esclusivamente vicende accadute tra gli anni Settanta e Ottanta.

Non sono molto più recenti nemmeno gli atti deldossier di “Vasilij Mitrokhin”, ex archivista del KGB che, rifugiatosi in Inghilterra, avrebbe fornito, tra l’altro,informazioni circa l’attività dei servizi segreti russi in Italia tra il 1917 e il 1984. Tali informazioni riguarderebbero i finanziamenti illegali sovietici al Partito Comunista Italiano, al Partito Socialista di Unità Proletaria e al Partito Comunista di San Marino, nonchéi nomi degli agenti sovietici e dei loro collaboratori, pronti ad entrare in azione con atti di sabotaggio ed interventi speciali nel caso in cui un colpo di Stato di destra avesse messo fuori legge il PCI.

Tra i numerosi nomi e cognomi menzionati nel “dossier Mitrokhin” figuravano, accanto avari politici di sinistra, diplomatici ed alti funzionari, anche giornalisti del Corriere della Sera, del Manifesto, dell’Espresso e della Repubblica. Non si sa con precisione se ci siano stati capri espiatori, perchénel corso della trattazione del materiale informativo da parte della magistratura, non sarebbero emersi"elementi probatori giudiziariamente rilevanti a carico dei nominativi contenuti nel dossier Mitrokhin”.

In seguito, l’apertura degli archivi del KGB, a partire dal 1994, avrebbein gran parte svuotato il “dossier Mitrokhin” dell’importanza che gli era stata attribuita dall’FBI,secondo cui la sua acquisizione sarebbe stato il più grande successo in materia di contro-intelligence del dopoguerra.

Nel 2001, durante il governo di Lamberto Dini, l’affaire innescata dalle rivelazioni dell’ex funzionario del KGB registrò una brusca impennata.

Nel 2004 furono iscritti nel registro degli indagati Romano Prodi eMassimo D’Alema, assieme ad altre diciannove persone.

Nel Febbraio del 2006, i pubblici ministeri della procura di Roma,titolari dell’inchiesta e dei fascicoli inviati al Tribunale dei Ministri, chiesero però l’archiviazione dell’inchiesta, ritenendo che "le scelte e le determinazioni assunte in relazione al dossier Mitrokhin”, non fossero rilevanti sotto il profilo penale.

Il disegno di legge del secondo governo Berlusconi, che prevedeva l’istituzione di una commissione d’inchiesta riguardante il “dossier Mitrokhin” inasprì all’improvviso il clima politico e fu probabilmente una delle cause principali della campagna di demonizzazione lanciatagli contro dagli ex leader del PC, nonché dai parlamentari e dai giornali di sinistra e di centro-sinistra, che accusarono il Premier di utilizzare in maniera strumentale documenti contestati dai servizi segreti russi e italiani, ma non da quelli americani.

Forse non esiste una relazione di tipo causale tra questo episodio poco noto e il numero impressionante di processipenalie civiliavviati contro Silvio Berlusconinegli ultimi vent’anni. Nessuno più di questo imprenditore di successo, oltre che leader politico,fondatore di Forza Italia e statista votato da milioni d’Italiani, è statoinquisito, intercettato, bombardato da avvisi di garanzia e convocato in giudizio. Dal Nord al Sud del paese, dalle procure di Milano, fino a quelle di Roma, di Trani, di Bari e di Napoli, Berlusconi potrebbe ben dire di aver vinto il guinness dei primati in campo giudiziario. Dei 108 procedimenti penali avviati contro il Gruppo Fininvest e dei tanti reati contestati direttamente o indirettamente al suo maggiore azionista, soltanto uno si è concluso, il 1 Agosto del 2013, con una condanna di frode fiscalepassata in giudicato. Eppure la Fininvestha versato, dal 1994 ad oggi, oltre nove miliardi di euro nelle casse dello Stato, ma si sa che la matematica è talvolta un’opinione (politica).

Il semplice fatto che nessun criminale incallito sia mai stato così tanto perseguito per vie legali e sottoposto alla gogna mediatica, ha incoraggiato qualcuno a sospettare che si trattasse, in realtà, di un autentico “complotto”, ordito contro la persona e il patrimonio di Silvio Berlusconi. Questo legittimo sospetto si sarebbe dimostrato più che fondato dall’intervista rilasciata al “Tempo”, nel Febbraio del 2014, da Amedeo Laboccetta, ex braccio destro di Gianfranco Fini.Basta estrapolare solo alcune affermazioni di questo ex leader di Alleanza Nazionale e delPopolo della Liberà per comprendere i retroscena di un’effettiva azione di “killeraggio” politicodel Cavaliere.

Il golpe contro Berlusconi, afferma Laboccetta, non è cominciato nell’estate del 2011 come scrive Friedman. Ma molto prima, nel 2009”, e taleoperazione si sarebbe attuataper iniziativa di Gianfranco Fini, conl’aiuto di settori della magistratura e il «placet» di ambienti internazionali”.

Lo scopo di Fini sembra essere stato, in un primo tempo:tenere per le palle Berlusconi”,affinché quest’ultimo gli concedesse, su un piatto d’argento, la “testa” dei suoi vecchi amici: La Russa, Matteoli e Gasparri. Non avendo ottenuto ciò che aveva chiesto, la posta in gioco sarebbe aumentata vertiginosamente.

Secondo quanto Finiavrebbe confidato a Laboccetta, “varie procure erano già al lavoro” per “massacrare” Berlusconi e far nascere un governo di “salvezza nazionale” presieduto da lui stesso, in qualità di Presidente della Camera.

Le cose andarono invece altrimenti, come tutti sanno.

L’intervista rilasciata da Laboccetta comprendeva molti altri passaggi interessanti, come d’altronde l’articolo di Alan Friedman sullo stesso argomento, pubblicato recentemente sul Corriere della Sera. In questo articolo, Friedman accennavaad ambienti internazionali concordi nell’utilizzare strumenti di pressione economica, oltre che giudiziale, per estromettere Berlusconi dal governo.

Ciò che però lascia sbigottiti, a dir poco, è la sincronizzazione tra le tornate elettorali e la diffusione da parte dei mass media delle motivazioni depositate a seguito delle sentenze pronunciate contro Berlusconi dai Tribunali. Un esempio vale per tutti.

n questi giorni, trovano un grande risalto mediatico le motivazioni del gup del Tribunale di Bari, in merito allasentenza emessa il 10 Dicembre del 2013, nel processo a carico di Gianpaolo Tarantini e delle “escort” da lui reclutateche, a quanto pare, erano solite recarsi alle loro attività ordinariemunite di registratori e di videocamere.

Tra queste motivazioni,di cui il Corriere della Seraha pubblicato uno stralcio il 28 Aprile ultimo scorso, non compaiono però unicamentele conclusioni processuali riguardanti i sette principali imputati ma,guarda caso, vengono espresse anche valutazioni etiche sulla vita privata di Berlusconi.

La Storia politica di un paese è sempre una “interpretazione” del materiale documentale a cui lo storico ha accesso.

L’OGGETTIVITÀ STORICA è una grossa bufala.

Ai lettori di giornali indipendenti non interessa, in via prioritaria, sapere come sarà scritta la Storia dell’Italia dell’ultimo ventennio.

Ai lettori più avveduti basta l’esperienza di vita vissuta per formarsi una convinzione sugli amici da sostenere e sui nemici da evitare, prendendo ad esempio la saggezza degli elefanti.

Le mezze verità godono di una buona diffusione nei mass media. I sospetti circa gli intrighi che si svolgerebbero tra le quinte nazionali e internazionalicontro Berlusconi appaiono quindi più che giustificati. Perché? Lascio ai lettori il compito di tirare le conclusioni e di regolarsi di conseguenza.

Il motto forzista: “più Italia in Europa e meno Europa in Italia” dovrebbe essere, nel segreto delle urne, il motto di tutti gli Italiani o di buona parte di essi.

Gli elefanti siamo noi quando ci accorgiamo che ricordare è una cosa seria.

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