A colloquio con Giuseppe Pagano, imprenditore di successo

Siamo a colloquio con Giuseppe (Peppino per gli amici) Pagano, imprenditore cilentano che opera a Paestum e che ha fondato due hotel  e aziende agricole:  “L’azienda agricola San Salvatore nasce dalla mia volontà di tornare al passato e fare quello che facevo da bambino con mio padre. Mamma era di Paestum e cominciò a convincere papà ad andare a Paestum, visto anche che la vocazione turista di Paestum già si intuiva. Mio padre costruì un interrato nel ‘64 e vinifico 1000 quintali di uva. Dopo 11 anni ebbe un infarto e dovette fermarsi. Io prima di andare a scuola  e dopo carosello già lavoravo a mano 150 quintali di mosto, allora non c’erano palestre e un ragazzo di quell’età ci tiene al fisico. Nel ‘74 decidemmo di andare nella direzione del turismo e ho così costruito due hotel: l’Esplanade  e il Savoy beach hotel (dal nome dell’omonimo di Londra)”.

Come nasce l’azienda agricola?

“In seguito andando a fare una visita da consumatore a Ruffino al ritorno ero arrabbiato con me stesso  e venne fuori quel ragazzino di una volta. Decisi di non  acquistare più l’uva come mio padre e mio nonno ma di impiantare vigne, per avere un grande vino devi avere una grande uva che  non si trova in commercio. Ho comprato terreni per avere un’ottima uva,  il segreto di un buon vino è -  come per ogni cosa  - che deve essere una cosa bella per essere buona, una cosa buona deve essere anche bella. In chiesa ho trovato la risposta in una parabola letta dal parroco, il segreto è del bello e del buono, si dice infatti che un buon vino viene dalle persone belle e dai luoghi belli. Vivendo nel mondo del turismo ho imparato dai tedeschi, il quali vengono in massa a Paestum,  che tante piccole sottili differenze fanno la differenza,  per una bottiglia di vino ci sono 1000 passaggi e se ad ogni passaggio abbiamo aggiunto  un miglioramento di  una virgola, alla fine avremo un prodotto completamente diverso”.

Cosa le piace fare di più nella sua vita?

“ Nella vita dobbiamo cercare di fare quello che ci piace, cosi si possono ottenere grandi risultati. L’amore che si deve mettere dentro a quello che si fa  serve per fare meglio, come si può fare di più ottenendo  più qualità”.

Come ha cominciato a fare l’agricoltore?

“Io ho cominciato a comprare terreni studiano l’humus,  leggendo libri di agronomia e interessandomi alla biodinamica avvalendomi anche di bravi consulenti e cercando di  farli rendere al meglio. L’imprenditore deve: fare, saper fare e saper far fare e poi non basta, occorre saper far sapere, questo è  il bravo imprenditore!  bastano  questi pochi concetti e si può fare l’imprenditore di successo. Ci vuole ovviamente la capacità e  non grandissimi investimenti, ora purtroppo le cose sono cambiate e ci vogliono investimenti più importanti, la famiglia deve dare il là e con l’aiuto di tanti amici si può cominciare”.

Come ha iniziato a produrre il vino?

“Per produrre il vino abbiamo lavorato con l’università della Tuscia e con grandi enologi che ci hanno supportato dal 2005. Con loro abbiamo messo su un sistema senza solfiti aggiunti, questo per  un rosso è più facile per un bianco è più difficile  e farlo senza conservanti è davvero arduo. Abbiamo messo su un sistema in assenza di ossigeno, infatti come un qualsiasi frutto aperto anche l’uva si ossida, quindi i solfiti si possono evitare se non c’è ossigeno. Con attenzione ai particolari abbiamo imbottigliato un bianco fresco e integro che dura almeno due anni, dopo non va a male ma prende il gusto dello champagne. Siamo riusciti a presentare al grande pubblico un punto vendita “La Dispensa di San Salvatore” su di una grande strada di comunicazione che è attraversata dalle auto dirette al sud, dove proponiamo tutti i nostri vini e i prodotti”.

Cosa è per lei la qualità?

“ Noi dobbiamo andare insieme con la natura e non contro di essa. Ora assistiamo ad una corsa alla quantità,  dobbiamo essere si attenti ai costi di produzione, un’azienda deve essere attenta ai costi non perché  l’ imprenditore deve guadagnare, ma perché  l’azienda deve reinvestire nell’azienda stessa e crescere in qualità.  Il vino è un ambasciatore della propria terra all’estero,  in Campania abbiamo vitigni straordinari, lavorati in un modo giusto e non si finisce mai di migliorare la qualità. Abbiamo avuto  tantissimi riconoscimenti che potevo solo sperare, la forza di questa terra ci ha portato subito in alto. Un prodotto della nostra terra è il più grande ambasciatore,  io faccio i due più bei mestieri del mondo: agricoltore e albergatore.  L’auspicio e di avere la possibilità di degustare un prodotto  fatto con amore e onestà, parola usata da mio padre,  all’ epoca non esisteva il termine etica. Bere un bicchiere di vino e la cosa più bella  che si possa fare, specialmente se rosso. Tutti i nostri vini si chiamano con i nomi dei paesi del Cilento, ad esempio Corleto: che significa cuore lieto, e  senza i solfiti lo è davvero e fa bene alle coronarie. Invito tutti a venire sul posto a provare i vini, io sono un tuttologo e non riesco ad entrare nei dettagli, noi in azienda  non abbiamo fatto niente di più, il Cilento  è avaro solo con chi non gli parla e  con chi non lo sa ascoltare.  Sulle nostre  etichette  abbiamo messo il disegno di un buffalo stilizzato perché rappresenta il nostro territorio e la nostra azienda. Se non si è veramente innamorati della propria terra si è portati a fare l’imprenditore fuori dal proprio luogo di origine, ma sempre con la speranza di faci un giorno ritorno. Un imprenditore lascia la ricchezza al territorio dove  ha lavorato e questa terra lo merita più di ogni altra”.

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