Le cause della rabbia del Mezzogiorno

Noi diciamo, per dovere di cronaca, che c’è una serie di fattori sociali negativi che determinano una rabbia di quella parte attiva del Mezzogiorno che si adopera per una ricrescita, tanto attesa, del difficile “modus vivendi”, quotidiano, dei meridionali. In primis, riportiamo quanto rilevato dalla Cgia di Mestre: in Italia ci sarebbero 3milioni di lavoratori, in nero, di cui, oltre un milione, al Mezzogiorno; l’Osservatorio economico di Confartigianato, di Lecce, ha rilevato un credito destinato alle piccole imprese, in discesa, diminuito del 15,2%, rispetto a quello destinato alle famiglie; secondo Ismea ed Unaprol  la produzione pugliese dell’olio d’oliva, nel 2016, è crollata del 50%; la scarsa produzione ha, inevitabilmente, alzato i prezzi, alle stelle; Svimez certifica che l’economia del Mezzogiorno cresce sistematicamente meno di quella del Centro-Nord Italia, aggiungendo, pure, le migrazioni giovanili e intellettuali, a fronte, della precarizzazione delle assunzioni di lavoro, di coloro che decidono di rimanere al Sud. Ora vediamo quali mezzi concreti la politica nazionale deve usare per risolvere la rabbia del Sud: aiutare i giovani investendo nella formazione; dare la possibilità alle persone di guadagnare onestamente il proprio vivere sociale, attraverso una legale occupazione e lavoro, combattendo il lavoro nero; dare alle persone meridionali in difficoltà, il “reddito di dignità europeo”. E dulcis, in fundo, noi pensiamo che tutti questi atti, se attuati dalla politica nazionale, verso il Mezzogiorno, possono essere un motore di ripresa di tutto il Paese Italia.

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