Ricordando Giuseppe Toniolo, l'economista di Dio

Copertina Toniolo

 

Nell'immaginario collettivo comune ancora oggi si è soliti legare i Santi a figure eccezionali di sacerdoti, oppure frati, fondatori di ordini e congregazioni, suore intrepide in terre di missione, Pontefici amati dal mondo intero che hanno contribuito a cambiare il corso della storia o anche martiri eroici della fede in periodi di persecuzione religiosa particolarmente cruenti. Che si possa essere invece ugualmente santi, e di prima grandezza, svolgendo ad esempio una vita laicale da docente accademico, padre di famiglia e sposo esemplare è – nonostante tutto – relativamente poco noto. Smentisce decisamente questo luogo comune l'ultimo studio di Giuseppe Brienza che, trascorso un anno dalla beatificazione del sociologo ed economista veneto Giuseppe Toniolo (1845-1918), torna sull'attualità della sua figura di militante cristiano a tutto campo in un approfondito saggio pubblicato nella collana "Etica ed economia. Materiali della tradizione cristiana" diretta da Paolo Del Debbio per il periodico bimestrale La Società, organo della fondazione veronese intitolata proprio alla memoria di Giuseppe Toniolo e dedicata all'approfondimento di studi e ricerche scientifiche in tema di Dottrina sociale della Chiesa (cfr. G. Brienza, L'economista di Dio: Giuseppe Toniolo ad un anno dalla beatificazione. L'insegnamento del “profeta” della Rerum Novarum in un percorso fra riviste cattoliche del Novecento e interpretazioni contemporanee, Rimini 2013, Pp. 44, Supplemento “Etica ed Economia. Materiali dalla tradizione cristiana” a “La Società”, nr. 2/2013). La premessa al saggio, curata da Paola Ortelli, chiarisce che il lavoro di Brienza si sofferma principalmente sui tratti salienti del pensiero socio-economico toniolano visti come un modello concreto e tuttora attuabile di quella buona antropologia che presiede sempre alle scelte di merito della buona politica. In effetti, per riprendere le parole recenti del cardinale Angelo Bagnasco, il sociologo veneto costituisce “«un luminoso esempio e guida nell'attuale stagione italiana», caratterizzata da un generale e progressivo svilimento della morale pubblica” (pag. 6). Anticipatore della prima enciclica sociale della storia della Chiesa, la Rerum Novarum di Leone XIII del 1891, Toniolo resta infatti attuale proprio perchè è stato un uomo di studio e azione insieme che non ha mai scisso le due cose ma si è sempre mosso in una prospettiva coerentemente unitaria, secondo una visione che oggi definiremmo integrale (o, più correttamente 'organica') dell'uomo e della società nella sua interezza.

Docente universitario di economia politica presso gli atenei di Padova, Reggio Emilia e Pisa, si è distinto dai contemporanei – e, a ben vedere, anche dai suoi successori – proprio per la sua originale chiave interpretativa delle questioni sociali volta a sostenere “il primato dei valori morali e religiosi” (pag. 7) contro ogni riduzionismo di matrice materialista. Ed è “proprio ponendosi dal punto di vista antropologico e globale [...] che Toniolo rifiuta l'astrazione dell'homo oeconomicus. Dal primato della persona, dall'attenzione al bene comune perseguito attraverso i princìpi di solidarietà e sussidiarietà, si spiega il legame fra etica ed economia” (pag. 7). Ortelli cita come esempio significativo di questo approccio un suo intervento per l'inaugurazione dell'anno accademico nel 1873: “Dell'elemento etico quale fattore intrinseco delle leggi economiche”, dove si spiega puntualmente che la scienza economica va sempre integrata - e 'calata', se ci si passa il termine - in maniera interdisciplinare in dialogo con le altre discipline delle scienze umane nell'articolata realtà storica e sociale che è chiamata a servire, più che a governare: “in pratica, la causa efficiente primaria delle leggi sociali ed economiche è l'uomo nella sua interezza, quindi anche nelle sue dimensioni morali e spirituali” (pag. 7). Ecco dunque spiegato il rilievo conferito alla persona umana quale “centro del sistema economico”, la contestuale critica delle logiche mondane (già allora) imperanti del profitto, nonché dell'utile per l'utile, e la sottolineatura controcorrente sulla vitalità strategica “dei cosiddetti corpi intermedi e sull'influenza dello spirito religioso nella società” (pag. 7), per non accennare che alcuni dei capisaldi poi successivamente sistematizzati in forma esplicita dai principali documenti del Magistero della Dottrina sociale della Chiesa.

Segue quindi un'“Introduzione” dell'autore che rievoca sinteticamente i numerosi meriti storici per cui oggi egli viene ricordato: non solo la sua assidua attività scientifica di docente e ricercatore ma anche il fatto che fu l'ideatore delle “Settimane Sociali dei Cattolici Italiani”, nate proprio sotto la sua spinta nel 1907, quindi la guida dell'Azione Cattolica nei primi anni del Novecento e la fondazione della Federazione degli Universitari Cattolici (FUCI), senza dimenticare nemmeno l'impegno pluriennale nell'Opera dei Congressi (1874-1904) e il lascito ideale che ispirerà di lì a poco la fondazione dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. Insomma, per Toniolo passa buona parte della storia del movimento cattolico italiano che va dalla riorganizzazione interna dopo la ferita inferta dallo Stato unitario a Porta Pia (1870) fino al Patto Gentiloni (1912) che segnerà l'ingresso ufficiale dei cattolici nella vita politica del Paese. In mezzo, quarant'anni di lotte, contese e ricostruzioni che videro Toniolo sempre in prima fila come formatore di giovani studiosi e intellettuali cristiani impegnati, nella convizione profonda che educare la classe dirigente del futuro non fosse meno importante che detenere le leve del potere civile. In questo senso, come accennato, la 'chiave segreta' di Toniolo va ricercata nel suo amore appassionato per l'insegnamento, visto quale esigente vocazione cristiana e quindi occasione di santificazione vera e propria (“Aver massima cura dei miei discepoli, trattandoli come sacro deposito, come amici del mio cuore, da dirigere nelle vie del Signore” (pag. 15), annotava significativamente nel suo diario spirituale). A seguire, nella prima parte dell'opera, Brienza riprende questi e altri princìpi-guida ispiratori del pensiero del sociologo veneto servendosi di una serie di contributi interpretativi pubblicati da alcuni studiosi – di diverso orientamento – in alcune riviste scientifiche di area cattolica del secolo scorso, dando voce nell'ordine ai saggi di Vittorio Trocchi, Giuseppe Cassano, Giovanni Ambrosetti, Paolo Comanducci e Giovanni Zalin. Si apprezzano così non solo tratti tuttora poco noti della sua vicenda biografica (come l'influenza culturale esercitata sul beato don Giacomo Alberione (1884-1971) e le svariate iniziative educative legate alla Società San Paolo) ma anche la radicata impostazione giusfilosofica del suo pensiero che fa da sfondo all'analisi sociologica in senso lato con attualissime considerazioni sulla crisi del positivismo giuridico e del moderno Stato di diritto: “secondo il modello di Toniolo, che ha alle spalle una lunghissima tradizione culturale, non é sufficiente che una legge sia stata emanata dall'autorità suprema perchè superi il controllo di validità. [Aggiunge] Comanducci: «Per non essere 'intrinsecamente nulla' essa deve, inoltre, non contraddire alcun precetto del diritto naturale. Dietro la formula della 'genesi razionale' dello Stato si annida infatti l'idea della vigenza universale (trans-temporale e trans-spaziale) del diritto di natura, gerarchicamente sovraordinato alla legge positiva, anche nel foro esterno” (pag. 23).

La seconda parte del lavoro è invece dedicata alle innumerevoli letture di Toniolo che hanno caratterizzato l'anno della sua beatificazione: da quella dell'economista di Dio' presente nel titolo e mutuata dalla biografia redatta anni or sono sul novello beato dal postulatore della causa, monsignor Domenico Sorrentino, a quelle - ugualmente pregnanti e non meno puntuali - di 'grande apostolo della Dottrina sociale' e 'restauratore della società organica' che pongono l'accento invece sulle finalità specificatamente apostoliche e pre-politiche che “caratterizzarono tutta la sua precedente attività di studioso e militante sociale” (pag. 31). Da ultimo, Brienza accenna anche a quanti – negli ultimi anni, proprio all'interno della comunità cristiana – hanno finalmente ripreso con convinzione la lezione toniolana dopo il periodo di vero e proprio oscuramento dovuto all'ubriacatura transgenerazionale degli anni Sessanta e Settanta, rilevando non poche suggestioni immediatamente spendibili nell'attuale crisi politica e istituzionale: “si pensi alla preoccupazione di Toniolo per le degenerazioni dei partiti, al suo invito a sviluppare ampie autonomie locali, alla sua esortazione per una legiferazione protettiva dei diritti dei lavoratori, alla sua proposta di ripartizione degli utili aziendali in capo agli operai, al suo sostegno a una democrazia sostanziale, nella quale si esprime il primato della società civile, pur nella salvaguardia del principio di autorità, e la finalizzazione al bene comune” (pag. 32). Come si vede, siamo qui di fronte a un deciso appello per un'assunzione delle proprie responsabilità da parte di ogni singolo soggetto presente nel corpo sociale (che poi sarebbe l'obbedienza alla famosa etica dei doveri che eventualmente precede e fonda quella dei supposti, ma più spesso inesistenti, diritti 'moderni') ripartendo da quel primato originario di Dio che nella storia ha espresso le migliori opere della tradizione sociale cristiana mostrando con i fatti come davvero, e non solo simbolicamente, chi si trova a difendere i diritti di Dio alla fine difenderà anche il valore universale della dignità umana in tutti i suoi aspetti. Dopotutto, per quanto si possa ancora polemizzare dagli odierni pulpiti massmediatici, il contrario (ovvero il rispetto del decalogo e della validità della legge naturale partendo dal singolo individuo, secondo un'ottica orizzontale anziché verticale), dati oggettivi alla mano, non è mai accaduto.

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