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Il bene che fa notizia

Fino a ieri le buone notizie non erano notizie. Erano brevi di cronaca. Stampa minore. Odoravano di vecchio. I giornalisti guardavano altrove. Rincorrevano procure, questure, preture, mascalzoni, predoni, corrotti, truffatori, manipolatori, speculatori. Perché la stampa deve denunciare, stimolare, far riflettere. È il suo dovere: gli orrori non si possono ignorare. Però quante storie dimenticate, quanto distacco dal mondo della gente comune. 

L'Italia non è solo quella delle vite sbagliate. È piena di piccoli eroi della normalità, di esempi imitabili, di uomini e donne straordinari che non hanno storia perché nessuno li racconta. «Meno Male», il libro di Gian Giacomo Schiavi, giornalista del «Corriere della Sera», già vice direttore e ora editorialista del principale quotidiano italiano, edito da Sperling&Kupfer, racconta la rivoluzione copernicana nata dieci anni fa con il «Premio Buone Notizie» a Caserta e che sta coinvolgendo tutto il mondo dell’informazione italiano e internazionale. Da Caserta è partita l’idea che sta cambiando i paradigmi dell’informazione. Dal «Premio Buone Notizie», ai nuovi blog, all'inserto settimanale del «Corriere della Sera», arriva l'invito a guardare anche dall'altra parte: quella del bene che fa notizia. 

A raccontare questa rivoluzione – e stato ieri mercoledì 26 settembre, alle 18, nella Galleria del Primaticcio a Palazzo Firenze, sede della Dante Alighieri, a piazza di Firenze a Roma - che al «Corriere» era nata con Ferruccio De Bortoli, ci sarà proprio il già due volte direttore del «Corriere della Sera» nonché già direttore de «Il Sole 24 Ore». Insieme con lui il segretario generale della «Dante», Alessandro Masi; il presidente della Federazione Italiana Settimanali cattolici, don Adriano Bianchi; e Gian Luigi Traettino, presidente di Confindustria Caserta. 

A moderare l’incontro e stato il caporedattore di «Quarta Repubblica» di Mediaset: Claudia Marchionni. Luigi Ferraiuolo e Michele De Simone hanno portato i saluti del «Premio Buone Notizie», mentre in sala erano alcuni dei giornalisti premiati e i protagonisti del libro. Il volume di Schiavi punta a raccontare l’esercito di persone che combatte ogni giorno una battaglia di civiltà e si impegna per far fare un passo avanti a chi è rimasto indietro. Sono storie di accoglienza, generosità, rinascita, resistenza e coraggio. 

Storie che parlano di sognatori capaci di inventare il futuro, per sé e per gli altri, di costruire dal nulla progetti destinati a durare. L'imprenditore che apre un ristorante solidale; il medico che restituisce ai bambini non solo la salute, ma anche il sorriso; la ragazza che dopo gli studi diventa contadina, per far rivivere la sua campagna; il prete che trova il lavoro ai ragazzi del rione Sanità a Napoli; il lavoratore licenziato che rimette in piedi l'azienda. Alcuni di loro hanno fatto notizia. Altri meno. Insieme rappresentano un antidoto al pessimismo che ci perseguita. Sono l'Italia di un nuovo racconto giornalistico. L'Italia delle good news.

 

 

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