Il diritto naturale “di essere amati dalla mamma e dal papà”

Don Stefano Tardani in diretta da San Pietro

«Ogni bambino viene da un uomo e una donna ed ha il diritto, un diritto naturale, di conoscere e di essere conosciuto, di amare e di essere amato dalla mamma e dal papà. Questo è un grande bene pubblico che il matrimonio produce e protegge. La domanda allora è: la società ha bisogno di una istituzione che affidi i figli alle mamme e ai papà perché li guidino nel mondo o no? Se sì, questa istituzione è il matrimonio – nient’altro fornisce questo bene fondamentale ai figli».

Parole chiare, queste, dell’Arcivescovo di San Francisco Mons.Salvatore Cordileone, daun importante discorso pronunciato in qualità di Presidente della Sottocommissione episcopale degli Stati Uniti “per la difesa del matrimonio e della famiglia”, alla “March for Marriage” (Washington, 19 giugno 2014), tradotto e divulgato dal settimanale diocesano di Trieste,diretto da Stefano Fontana (cfr. Mons. Salvatore Cordileone, La verità non viene meno e anche noi non verremo meno, traduzione di Benedetta Cortese, in Vita Nuova, 11 luglio 2014, p. 23).

Sugli attuali tentativi di snaturare il matrimonio e le crescenti difficoltà per la formazione della famiglia e l’educazione dei giovani, abbiamo chiesto l’opinione di Don Stefano Tardani, sacerdote della Diocesi di Roma, grande esperto di pastorale familiare.

D. Il direttore del settimanale diocesano di Trieste che l’ha meritoriamente tradotto e lo sta divulgando in tutta Italia, ha definito quello di Mons. Cordileone«il discorso di un leader, come anche un Vescovo deve essere», cosa ne pensa?

R.Penso che i vescovi americani, in un contesto che a livello federale è ad un passo dall’introduzione del c.d. “matrimonio” omosessuale, non potevano fare altrimenti che prendere una posizione decisa e diretta in favore dell’integrità della famiglia naturale.

D. Per quanto riguarda il nostro Paese, come è cambiata la società italiana riguardo alla famiglia ed al matrimonio?

R. E’ cambiata, purtroppo, perché, ancora una volta, si è avverato il detto dei latini “Lexcreatmores”, la legge crea il costume. Oggi, 40 anni dopo dalla legge Fortuna-Baslini, possiamo vedere come le famiglie regolari sono minoritarie, stanno diminuendo sempre i matrimoni e, le nascite, purtroppo, sono davvero ai minimi storici. Aumentano invece le “libere convivenze” e un numero sempre maggiore di giovani non si pongono più la meta di costituire una nuova famiglia, rimandando continuamente quella che dovrebbe essere una scelta decisiva per la vita. Da ultimo, l’ideologia genderche si sta pericolosamente diffondendo anche nella scuola italiana, dando per scontati concetti scientificamente non provati come quelli di “genere” e di “orientamento sessuale”.

copertina del libro di Don Stefano Tardani

D. Ma secondo lei esiste una educazione e, quindi, un’unione di coppia perfetta?

R. Credo che non bisognerebbe mai rinunciare all’ideale di un amore vero, che dura nel tempo. Il matrimonio è la comunione di duepersone distinte, che non si devono annullare l'una nell’altra, ma costruire il rapporto insieme,giorno per giorno, ed essere insieme una sola comunità di vita.

D. Perché l’ideologia genderpuò mettere in crisi il matrimonio?

R. Il matrimonio appare sempre più in crisi eminacciato da leggi, come quella in discussione purtroppo anche da noi, che ne vogliono svuotare ilsenso. Questa attenzione politico-legislativa sui temi dell’“orientamento sessuale” e dell’“omofobia” non fa’ che distogliere lo sguardo dai bisogni e dalle risorse di chi vive un’esperienza in controtendenza mantenendo unita la propria famiglia ed aprendosi alla vita, traendone unbagaglio importante, da trasmettere il piùdiffusamente possibile. Per dare una speranzain più a tutti, non solo a chi voglia sposarsi e non ne ha il coraggio ed avverte l’ostilità della cultura dominante.

D. Quale esperienza in proposito ha tratto dai numerosi anni nei quali è impegnato nella preparazione dellecoppie al matrimonio?

R. Insieme a molte giovani famiglie,ho dato volentieri vita al Movimento dell'Amore Familiare, che realizza iniziative diapostolato e di missione anche in altre città,come a Milano e all’Aquila. Da tutta l’esperienza fatta sul campo mi sono convinto che sia sempre più necessario farsitestimoni di un messaggio concreto di speranza, proprio mentre la famiglia è sotto attacco e semprepiù si indebolisce il concetto di vera libertà, legata indissolubilmente al senso autentico della vita. Anche da questa consapevolezza nasce ilmio saggio Figli di chi? Quale futuro ci aspetta (editrice Ancora, pp. 448, euro 19), che è arrivato in poco tempo alla seconda edizione in Italia, ed è stato tradotto ed in via di traduzione in ben sei lingue (inglese, francese, tedesco, spagnolo, arabo e portoghese), a dimostrazione che l’attenzione e, mi lasci dire, la nostalgia della famiglia e dell’educazione di un tempo è ancora forte in molti uomini e donne del nostro tempo.

D. Lei ha sostenuto che l’ideologia gender non è che l’ultima manifestazione di quella che definisce «un’emergenza uomo» in Occidente, cosa intende dire?

D. Intendo dire con questa formula che l’identità personale umana e familiare èsempre più messa alla prova da una cultura del relativo che aggredisce e tende a dissolvere la profonda unitàdi spirito e materia di cui siamo costituiti. L’orizzonte della trascendenza viene oscurato, il rapporto conDio è eclissato, la vita non è più un mistero, ma un prodotto, la fede viene svuotata e se non scompareviene ridotta a ideologia, perdendo i propri connotati di relazione. Per arginare questa deriva, che origina solitudine e disperazione, ritengo urgente ritrovare le fonti autentiche dell’essere, che risiedono appunto nel rapporto con Dio.

D. Si potrebbe obiettare che questo suo messaggio non sia rivolto a tutti, ma solo a chi vive una fede o vorrebbe cominciare a farlo...

R. Mah, il mio approccio alla vita familiare ed all’educazione cerca sempre di essere anche antropologico, psicologico e sociologico al tempo stesso. Scavare nell’intimo dell’uomo e della donna di oggi, credente o meno, mette oggettivamente in luce ferite e potenzialità inespresse a causa di una società che, sempre di più, spinge a fare affidamento esclusivamente sull’individualismo e la ricchezza materiale. Ricchezza intesa come denaro, naturalmente, ma intesa anche come scienza, ad esempio, che non si vuole più sottomettere a nessuna etica e scavalca qualsiasi problema di coscienza.

D. Non è questo il frutto della “dittatura del relativismo” di cui parlava Benedetto XVI?

R. Certamente, per l’uomo e la donna del XXI secolo l’unico reale problema sembra essere quello del benessere personale: tutto il resto è relativo. E guai a relativizzare il relativismo! Così il rapporto con l’altro è importante solo nella misura in cui può portare ad altro benessere, ad altro piacere. In questo contesto la famiglia viene attaccata sempre più pesantemente, con l’obiettivo di scardinarla, di confonderla con altre associazioni umane che famiglie non potranno mai essere, eliminando così dalla società la sua cellula costituente, dove ciascuno viene educato alla crescita, alla solidarietà e all’amore.

D. Non crede che anche l’Unione Europea che bistratta le radici cristiane e persegue una ideologia della “non discriminazione” in contrasto con l’etica personalista abbia contribuito alla diffusione della “dittatura del relativismo”?

R.Credo che ci siano anche persone responsabili nell’Unione Europea ma, indubbiamente, specie negli ultimi decenni, le Istituzioni che ne impersonano le competenze, anche e soprattutto giurisprudenziali e giudiziarie, stanno facendo di tutto per farci dimenticare la nostra vera identità familiare, in particolare quella di figli di un unico Padre e dunque tutti fratelli tra noi. Solo la famiglia, con la sua struttura naturaliter verticale può essere vettore e custode efficace delle radici cristiani dell’Europa e dei valori che da esse discendono.

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