Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

Create an account

Fields marked with an asterisk (*) are required.
Name *
Username *
Password *
Verify password *
Email *
Verify email *
Captcha *
Reload Captcha
Mercoledì, 24 Aprile 2024

Convegno Nazionale per la…

Apr 23, 2024 Hits:189 Crotone

L'Associazione "Pass…

Apr 05, 2024 Hits:678 Crotone

Ritorna Calabria Movie Fi…

Apr 03, 2024 Hits:714 Crotone

La serie evento internazi…

Mar 27, 2024 Hits:864 Crotone

L'I.C. Papanice investe i…

Mar 01, 2024 Hits:1443 Crotone

Presentato il Premio Nazi…

Feb 21, 2024 Hits:1560 Crotone

Prosegue la formazione BL…

Feb 20, 2024 Hits:1378 Crotone

Si firmerà a Crotone il M…

Feb 14, 2024 Hits:1550 Crotone

Amalia Mancini (nota nell’ambiente letterario come Amélie) ha vinto il Silver Book al Premio Roma International, manifestazione della Associazione Culturale Pegasus, portando nella Città eterna - inimitabile culla di cultura – autori provenienti da ogni parte del mondo. Il contest ha riscosso forte gradimento e nutrita partecipazione. Il titolo del volume protagonista: “Falcone e Vespaziani – Un’Alleanza per la Verità” è reperibile al momento su Amazon. 

La cerimonia di premiazione si terrà il prossimo 16 marzo presso lo splendido Teatro Ghione, a Via delle Fornaci nr. 37. Vi presenzieranno prestigiosi ospiti provenienti dalle varie discipline, a ritirare sul palco un doveroso tributo alle loro carriere. Tra i premi speciali a personaggi del panorama artistico, il cantante Amedeo Minghi, la soprano Maria Dragoni, il doppiatore cinematografico Fabrizio Manfredi, il critico Enrico Stinchelli, il giornalista Aldo Dalla Vecchia.  L’inizio della cerimonia è previsto alle ore 20.15, e l’ingresso sarà libero fino ad esaurimento posti. Il riconoscimento al Teatro Ghione  conferma la ricchezza del mondo letterario di Amelie,  pieno  di sensazioni e sentimenti. In “Falcone e Vespaziani - Un'Alleanza per la Verità. La Straordinaria Collaborazione tra il Magistrato e l’Avvocato”, l’Autrice si immerge nell'incredibile mondo di due giganti della giustizia e racconta la storia poco conosciuta di una collaborazione, trasformatasi in amicizia, tra il giudice Giovanni    Falcone,  vittima  della  mafia  nella  tragica strage  di  Capaci del 1992,   e l' avvocato Giovanni Vespaziani, oggi novantaduenne (zio materno di Amelie). Durante gli eventi narrati nel libro, Vespaziani era il Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Rieti, incaricato da Falcone di difendere il pentito di mafia Antonino Calderone. 

Le vicende storiche testimoniano questo contributo cruciale, che insieme a quelli di Tommaso Buscetta ed altri collaboratori di giustizia, ha permesso a Falcone di tracciare la strada per il leggendario maxiprocesso di Palermo contro Cosa Nostra. Amalia Mancini è una stimata giornalista, ma anche una scrittrice.  Sceneggiatrice, ma anche sapiente critico musicale. Negli ultimi tempi, si sta consolidando soprattutto la sua carriera di scrittrice, iniziata del resto giovanissima e che negli anni ha visto assegnarle,  in  questa specifica veste,  numerosi premi. Ancora vivo è  l’eco del successo per il suo “Emozioni Private – Lucio Battisti. Una biografia psicologica” (Arcana Editore), penultimo lavoro, in ordine di tempo, della sua penna abile.

Secondo Edoardo d'Asburgo-Lorena, si può eccome. Lo spiega in un agile pamphlet di 150 pagine pubblicato recentemente dalla coraggiosa Casa editrice D'Ettoris Editori di Crotone. Il titolo del testo,Vivere da Asburgo. Sette regole per tempi difficili”. Comincio con delle domande provocazione dell'Arciduca: “Perchè nel secolo XXI si dovrebbero fare le cose 'alla maniera degli Asburgo'? Non sono forse gli Asburgo sovrani di un'epoca ormai trascorsa, una polverosa famiglia imperiale scomparsa da tempo dalle scene del mondo? E poi non dovremmo diffidare di sovrani, re, imperatori e dei tiranni in generale? Quale connessione potrebbe mai esserci tra il mondo passato dei monarchi e la società, la politica e i costumi della contemporaneità?”. Sono queste ed altre domande che troveranno risposta in questo libro, naturalmente l'arciduca Edoardo Asburgo ci tiene a precisare che lui non è uno storico e non farà certamente una storia approfondita della sua famiglia. “Sono semplicemente un membro della famiglia Asburgo che intende riflettere sui principi importanti cui la mia famiglia si è conformata, le regole che – credo – l'abbiano fatta prosperare per molti secoli”. Aggiungo che Edoardo attualmente è ambasciatore dell'Ungheria presso la Santa Sede e il Sovrano Ordine di Malta.

Il testo inizia con una breve panoramica della storia degli Asburgo, facendo riferimento a cinque date importanti, facili da memorizzare. Poi si passa alla presentazione delle sette regole, principi o massime, che sono alla base del pensiero, dell'azione, della politica e della vita familiare degli Asburgo. Per ogni regola Edoardo farà riferimento ai sovrani asburgici, uomini e donne, che hanno saputo interpretarla meglio. Naturalmente, non tutte le regole sono state osservate alla perfezione da ciascuno dei moltissimi Asburgo vissuti nel corso di quasi mille anni. Tuttavia Edoardo ha la pretesa di mostrare come queste regole continuano ad essere osservate e incarnate nella famiglia anche oggi, nonostante da molto tempo non ci sia più la monarchia austro-ungarica. Anzi secondo l'arciduca Edoardo il nostro mondo di oggi sarebbe migliore se provassimo a fare almeno alcune cose “alla maniera degli Asburgo”.

Il testo è curato da Maurizio Brunetti che ringrazia l'arciduca Edoardo per la sua disponibilità alla pubblicazione di questa edizione italiana di “The Habsburg Way”. Brunetti è consapevole che non sarà facile per il lettore italiano accettare un testo apologetico sugli Asburgo dopo oltre un secolo di racconti e leggende risorgimentali e di guerra sul Piave.

“Vivere da Asburgo” è preceduto da una premessa del primo ministro ungherese Viktor Orban, che ricorda la secolare storia degli Asburgo collegata al popolo ungherese: “ci siamo aiutati l'un l'altro con le armi sui campi di battaglia o stringendo alleanze nei campi della politica e della diplomazia”. Orban ricorda che nonostante le differenze, “il perenne obiettivo degli ungherese e degli Asburgo è sempre stato lo stesso: provare a rimanere se stessi nel corso dei secoli, rendendo l'Europa Centrale un attore forte e indipendente sulle scene della politica mondiale”. Orban non esita nel sostenere che non bisogna meravigliarsi se un combattente per la libertà dell'Ungheria, scriva ora la premessa a questo splendido libro sugli Asburgo. Siamo di nuovo dalla stessa parte, come ottocento anni fa”.

Dopo l'introduzione, il testo di Edoardo, prima di analizzare le sette Regole, in breve sintetizza la storia degli Asburgo. Naturalmente non è semplice memorizzare tutti i protagonisti della celebre casata e la lunga storia a loro collegata. Ricordo soltanto che tutto ha inizio in un cantone svizzero e poi nel 1273 quando Rodolfo fu eletto re, il primo ad essere sovrano dell'impero. E' la prima data da tenere in mente. Poi c'è quella del 1500, quando gli Asburgo ampliarono i propri possedimenti in Austria e in tutta Europa, infine nel mondo, grazie alle politiche matrimoniali. Altra data da ricordare, il 1700, periodo storico all'insegna di Maria Teresa con i suoi sedici figli, in vent'anni di matrimonio. Per poi arrivare al 1806, quando sostanzialmente si dissolse il Sacro Romano Impero.

Passiamo alle Sette Regole che caratterizzano la casata degli Asburgo:

Regola N° 1 è quella di Sposarsi (e avere molti figli), motivo di grande felicità. L'arciduca ammette di essere imparziale sul matrimonio: nella sua vita è stato motivo di gioia, essendo padre di sei figli. Naturalmente questo capitolo, è un autentico spot a favore della famiglia naturale e dell'importanza dei bambini per l'intera società. Che cosa pensare dei pochi leader politici, almeno in Europa, che vivono senza matrimoni felici e senza figli.

Gli Asburgo hanno da sempre dato un'importanza fondamentale alla famiglia. Edoardo ci tiene a precisare che ha circa trecento cugini sparsi  in tutto il mondo. Sin dal XIII secolo gli Asburgo si preoccuparono di stipulare alleanze e di preservare l'equilibrio e la pace tra le diverse nazioni. Per ottenere questo scopo, per costruirsi una base solida di potere, furono attivate politiche matrimoniali. “I matrimoni dinastici creavano legami generalmente molto più stretti di un semplice accordo politico”. Inoltre i matrimoni con molti figli tendevano ad assicurare la continuità politica, fattore, tra l'altro, di riduzione dei conflitti. Certo Edoardo ribadisce che erano quasi sempre matrimoni mirati, per assicurarsi territori o regni.

Su questo tema, l'ambasciatore, pone l'attenzione su alcune figura importanti del casato a cominciare da Massimiliano, l'ultimo cavaliere, bello e coraggioso. Il suo matrimonio con Maria di Borgogna, figlia di Carlo “Il Temerario”, rappresenta una delle imprese più affascinanti e romantiche della storia europea. “Nella sua armatura dorata, sembrava un arcangelo”.

Analizzando i quasi centottanta anni, intorno al 1700, in cui hanno regnato le due linee asburgiche distinte, quella spagnola e quella austriaca. Si è accentuato un fenomeno quello dei matrimoni tra consanguinei degli Asburgo e quello del cosiddetto “mento” asburgico.

Naturalmente questi matrimoni furono dannosi per la salute e la genetica della famiglia. Infatti la mortalità infantile all'interno delle linee asburgiche austriache e spagnole, era più alta rispetto alla mortalità media della popolazione. Alla ragion di Stato, i membri della famiglia (maschi e femmine) accettavano senza problemi di sposare principi e principesse di altre famiglie. In pratica scrive Edoardo, “arciduchi e arciduchesse venivano educati sin da piccoli all'idea che avrebbero dovuto sposare una persona che non avevano scelto e che spesso incontravano il giorno delle nozze per la prima volta”. Tuttavia nonostante questo, i matrimoni si sono rivelati quasi sempre uno strumento che ha reso più felici entrambi i coniugi coinvolti. Matrimoni che funzionavano rispetto al giorno d'oggi, perché c'era la fede condivisa, la comune consapevolezza della sacralità dell'indissolubilità del matrimonio, credere entrambi alla famiglia ed essere generosi nell'accogliere la vita nascente. Concludo il capitolo segnalando soltanto alcuni dei sovrani che hanno maggiormente influenzato le loro epoche come Maria Teresa, Francesco Giuseppe ed Elisabetta, Francesco Ferdinando, infine il beato Carlo e Zita.

Regola N. 2: Essere Cattolici (E praticare la propria fede)

Gli Asburgo, per la maggior parte, erano e sono cattolici. In alcuni casi, nei secoli passati, essere un sovrano cattolico comportava spesso fare cose che oggi sembrano non cristiane [...]”. In quei secoli, “si credeva davvero che solo vivendo la fede cattolica si potesse andare in Paradiso; perciò, incoraggiare i propri sudditi a essere cattolici – se non addirittura esigerlo – era non solo parte del proprio dovere di imperatore, ma anche un atto di carità, in quanto avrebbe aiutato il prossimo a raggiungere la salvezza eterna”. Inoltre c'è un altro fattore per noi occidentali sgradito, non riusciamo a capire quei sovrani, perché l'idea che la religione debba essere separata dallo Stato, per noi è un dogma, pertanto, questo comporta che “qualsiasi manifestazione pubblica di fede religiosa debba essere rigorosamente limitata”. Edoardo indaga sukka pietà fervorosa degli Asburgici. Al tempo di Carlo V e Martin Lutero l'Impero si divise, la Riforma luterana sembra affermarsi su tutti i fronti. La tentazione dei principi di incamerare tutti i beni della Chiesa era abbastanza forte. Ci furono divisioni anche all'interno delle varie corti; il cattolicesimo era in grave difficoltà. Gli imperatori asburgici in questo periodo si dimostrarono “deboli” nel difendere la fede cattolica. Ma a dare la svolta in senso cattolico, arrivarono i figli di Ferdinando I, soprattutto, ci ha pensato l'arciduchessa Maddalena (1532-1590), sorella di Massimiliano II, l'unica venerabile della famiglia Asburgo. Maddalena ha fondato un convento di nobildonne, operando in  campo culturale, impegnandosi nella produzione di volumi di spiritualità per controbilanciare l'offensiva dei predicatori luterani e della letteratura protestante.

Un altro difensore della fede cattolico fu Leopoldo I che ha sconfitto i turchi nel 1683 a Vienna, grazie al re polacco Jan Sobieski e al cappuccino Marco d'Aviano.

Sorvolo sull'ambiguo Giuseppe II, conquistato dalle idee illuministe, che ha soppresso tutte le comunità contemplative del suo Regno. Il capitolo chiude puntando l'attenzione sulla grande cattolicità dell'ultimo imperatore Carlo I, diventato poi beato.

Regola N. 3: Credere nell'Impero (E nel principio di Sussidiarietà)

La parola chiave per comprendere il Sacro Romano Impero e la monarchia austro-ungarica è la sussidiarietà. Principio fondamentale della dottrina sociale cattolica da tempo immemorabile. Applicare questo principio dà luogo a politiche sensate ed efficaci. “Quando un'istituzione è vicina al problema che deve affrontare, di solito è meglio attrezzata per risolverlo”. Oggi purtroppo viviamo in un'epoca in cui si vuole centralizzare tutto dall'alto. Si tende a penalizzare e a far scomparire i livelli inferiori (Stati, regioni, comuni e persino le famiglie).

I vari “Paesi che facevano parte dell'Impero in modo federalista, rispettando il principio di sussidiarietà; semplicemente non sarebbe stato possibile governarlo altrimenti. Gli arciduchi asburgici hanno sempre dovuto coltivare per se un 'cuore .internazionale', perché il destino avrebbe potuto riservare loro il governo di una pluralità di nazioni; quanto alle arciduchesse, esse imparavano abitualmente molte lingue poiché, con un buon margine di probabilità, avrebbero sposato un principe di un altro Paese”. L'impero asburgico per la sua complessità è un fenomeno da studiare attentamente: popoli diversi, religioni, lingue, tradizioni, unite da un principio unificante che era il cristianesimo.

Regola N. 4: Tutelare il Diritto e la Giustizia (E amare i propri sudditi).

L'arciduca ambasciatore Edoardo è consapevole che il nostro mondo ha notevoli difficoltà a capire o accettare che le istituzioni monarchiche soprattutto tradizionali, il loro scopo era quello di tutelare la legge, la giustizia e la pace per i propri popoli. Oggi noi immaginiamo la monarchia e il re come un tiranno oppressivo, seduto su un trono remoto. Oggi noi non consideriamo,“come venivano formati gli eredi al trono e gli altri membri delle famiglie reali, come questi vivevano l'assunzione delle prime responsabilità fino al momento in cui avrebbero preso il posto dei loro genitori ed educato, a loro volta, i propri figli”.

L'autore del libro precisa che che queste persone, principi e principesse, fin dalla più tenera età, sono state educate a servire, proprio come facevano i loro genitori e nonni. Servire significa mettere in secondo piano i propri gusti e interessi: “in un Paese i cui abitanti non parlano tutti la stessa lingua, significava che il sovrano non ne avrebbe privilegiato alcuna, ma avrebbe provato a parlare tutte”.

Edoardo è consapevole che la mentalità di questi “servitori” della Patria, è completamente diversa dei vari politici odierni, abituati a non essere responsabili, usano i loro incarichi per il proprio tornaconto e per coltivare la propria carriera. Del resto è notorio a tutti come l'elettorato si allontana sempre più dalla politica.

Attenzione studiamo bene la storia a tratti entusiasmante di questa casata nobiliare, non lasciamoci offuscare dai pregiudizi.

Regola N.5: Essere consapevoli di ciò che si è (e vivere comportandosi di conseguenza)

“Chi non sa da dove viene non può sapere dove sta andando, perché non sa dove si trova”, diceva Otto d'Asburgo.

Regola N.6: Essere coraggiosi in battaglia (o avere dei bravi generali).

Purtroppo i conflitti nella storia sono inevitabili, ci saranno sempre. Anche gli Asburgo sono stati costretti a scendere sul campo di battaglia in prima persona. Qui Edoardo ricorda le battaglie che hanno salvato la Cristianità: Lepanto nel 1571 e Vienna nel 1683. La battagli di Aspern del 1809 contro Napoleone dell'arciduca Carlo con lo stendardo alla mano si tuffò con coraggio nel mezzo della battaglia. E poi l'imperatore della pace il beato Carlo I d'Austria che cercò in tutti i modi di porre fine al I conflitto mondiale nel 1916, accettando il monito del papa Benedetto XV.

Regola N. 7: Ben morire (e avere un funerale memorabile). Qui l'arciduca ricorda il “Rituale delle tre bussate”, davanti all'ingresso del Convento dei Cappuccini a Vienna, luogo dove si accolgono le spoglie mortali di molti Asburgo.

Chiude il libro una breve descrizione dei vari componenti della Casa degli Asburgo oggi, ci sono dei particolari che non conoscevo completamente.

 

Ci siamo visti con la scrittrice Nicoletta Capasso alla stampa estera, dove tra una chiacchierata e un caffè, mi ha rilasciato questa intervista in esclusiva per il Corriere del Sud.

Il libro di Nicoletta ha una particolarità che mi ha colpito : è stato tradotto contemporaneamente in lingua Greca ed è già stato presentato all'isola di Samos..oltre che a Roma.

Vediamo prima di tutto chi è la scrittrice Italiana innamorata del mio Paese al punto di scrivere questo Romanzo di mare, di sogni e di amore ..

Nicoletta Capasso appartenente ad una famiglia di musicisti è storica dell’arte e archeologia cristiana. Tra i suoi interessi di studio: l’arte bizantina, la storia dei popoli del Mediterraneo, le danze tradizionali, in particolare quelle greche e quelle orientali. Ha collaborato con il Museo Civico di Albano Laziale, con la cattedra di Storia dell’Arte e Museologia del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana. E’ impegnata nella valorizzazione degli spazi archeologici e museali e di quelli architettonici di Renzo Piano dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone di Roma.
Ha curato recensioni di mostre e musei. Scrive su riviste specializzate. Ha collaborato al volume Auditorium Parco della Musica il Cantiere e la sua Storia, (2003); è autrice dei volumi Nel Cuore di Creta, appunti di viaggio, (2004); Il Cammino di Aristaios, storia, arte e archeologia all’Auditorium di Roma, (2018), presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino 2022; Lo Spirito e il Viaggio, romanzo di mare, di sogni e d’amore, (Prima edizione 2019); I Cassetti del Tempo, (2021); Il Presepio. Rappresentato, scritto, cantato, (2021); Il Tempo incompiuto. Studi d’arte, archeologia e storia, (2023); Lo Spirito e il Viaggio, romanzo di mare, di sogni e d’amore, (Seconda edizione 2023); Το πνευμα και το ταξιδι. αφήγημα θάλασσασ, ονείρων και έρωτα (2023);  

In poche parole il suo libro parla del mistero del nome del nonno che ispira il protagonista Sabiniano a compiere un viaggio in Grecia verso l’isola di Samos dove accadrà qualcosa di straordinario. Là, nella terra di Pitagora, di Aristarco, di Epicuro, di Policrate e perfino di Hera la regina degli dei, Sabiniano si confronterà con il passato, con la profonda cultura ellenica antica e moderna. Accompagnato da una galleria di personaggi, il protagonista verrà introdotto per mano dentro la cultura greca, ma su tutti, sarà un maestro inaspettato proveniente dal passato a segnare il percorso di Sabiniano che ritroverà se stesso nelle comuni radici mediterranee.

Cara Nicoletta grazie della tua disponibilità..parlami di te dove sei nata i tuoi studi

Caro George, grazie a te per questa chiacchierata. Di dove sono mi chiedi, sono romana, amo profondamente la mia città ed è romana che mi sento. Sono di madre teologa nata a Roma da sangue siciliano e padre musicista di origini campane. Ho sempre vissuto a Roma, tra varie incursioni in quella straordinaria regione che è la Sicilia vissuta tra i vecchi racconti di mia madre e la strabiliante bellezza e l’immensa cultura dell’isola. Ho sempre vissuto a Roma, ma con indimenticabili estati della mia infanzia vissute con i nonni paterni nel loro paese in Campania con tutto l’affetto, il calore e la passione di quel meridione fatto di sole e di sale. Nonostante Roma sia profondamente e imprescindibilmente in me, sento forte il richiamo verso tutto ciò che è Sud ed è questo forse che naturalmente mi ha portato sempre ad approfondire e ad interessarmi a certe tematiche che hanno sempre al centro il Mediterraneo, la sua storia e le sue storie. Tutto questo si riflette in tutti i miei libri, che siano saggi o romanzi come “Lo Spirito e il Viaggio” che è un grande affresco Mediterraneo.

L’amore per la mia città mi ha portato ad interessarmi a studi storico artistici ed archeologici, mentre parallelamente non potevo esimermi dagli studi musicali dal momento che il ramo paterno della mia famiglia veniva da una grande tradizione e carriera musicale. Ti dirò in breve. Sono una storica dell’arte, come tale, dopo aver percorso la materia in lungo e largo, ho scelto di approfondire la storia dell’arte bizantina, poi la meravigliosa arte delle icone e altro. Dopo la laurea ho continuato gli studi sull’età tardo antica e alto medioevale specializzandomi in archeologia cristiana presso il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana. Questi furono anni di studio intenso di un’epoca vasta, complessa e articolata, conclusisi con una ricerca iconografica presso il cubicolo del Buon Pastore delle catacombe di Priscilla.  Ovviamente, come sai, non si finisce mai di studiare, lo studio e la creatività sono come muscoli che una volta allenati non puoi e non vuoi più fermare. Non a caso ho parlato insieme di studio e creatività, perché nel mio lavoro di scrittrice si riflettono l’uno nell’altra.

Come iniziata la tua passione per la scrittura al punto di scrivere questo romanzo  ?

Parlami del tuo Romanzo " spirito e il viaggio

La mia passione per la scrittura non è iniziata, infatti piuttosto che essere nata in me, direi che è innata in me. Ho amato la scrittura fin da bambina, scrivere, descrivere, narrare, giocare con le parole con i loro significati e anche con le loro diverse sottili sfumature mi ha sempre appassionato. La scrittura è un mezzo potente, è suono, colore, immagine, sentimento, racconto, realtà, fantasia e non vado oltre, anche se potrei farlo. Basti pensare che la vera grande invenzione che ha cambiato le sorti dell’uomo è stata proprio la scrittura, essa ha segnato l’ingresso nella storia dell’umanità nel suo cammino verso le conoscenze. Pensa che mezzo potente che è! Tornando alla tua domanda, mi ricordo ancora il primo libro che lessi, “Le avventure di Pinocchio”, e mi ricordo anche che impatto forte ebbe su di me, così piccola, scoprire attraverso la lettura il mondo meraviglioso e terribile di quella fiaba.  E si, se mi chiedi di risalire al momento in cui presi coscienza di amare la scrittura, ecco direi che fu proprio quello nel quale fui in grado da sola di leggere quel libro. Ovviamente, questo fu anche merito di quella grande insegnante che fu la mia maestra, Suor Cecilia, che sapeva riconoscere e tirar fuori dagli alunni le loro inclinazioni. Molto dobbiamo agli insegnati, a quelli bravi per davvero, dico. Questo fu il momento nel quale compresi che la scrittura era la mia passione, ma ci fu un altro momento fondamentale, in questo mio percorso: quando iniziai a scrivere, ma questo te lo racconterò la prossima volta.

Ho scritto, ad ora, cinque libri e tra questi “Lo Spirito e il Viaggio” è il primo romanzo e l’ho voluto far tradurre in greco; quindi, sono state pubblicate due edizioni del libro, una in lingua italiana (Lo spirito e il viaggio, romanzo di mare, di sogni e d’amore) e una in lingua greca la cui traduzione è stata curata direttamente presso l’isola di Samos (Tο πνευμα και το ταξιδι. Αφήγημα Θάλασσας, Ονείρων Και Έρωτα. Traduzione: Manolis Papatheodorou, text editor: Katia Zachariou). Il libro, edito da Antiqua Res Edizioni, è in vendita sia in Italia che in tutta la Grecia dove è possibile acquistare l’edizione in lingua greca. La versione greca è stata presentata lo scorso 20 agosto presso il Museo delle Antiche Concerie della città di Karlovasi (Samos), presentazione voluta dal Sindaco locale. La prima edizione italiana è stata presentata presso l’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone di Roma. Invece questa seconda edizione, lo scorso 20 gennaio con uno spettacolo di danze delle isole dell’Egeo di Nord-est a cura del gruppo danze elleniche Τερψιχώρι, poiché la danza, insieme anche alla musica, è un altro dei molti aspetti presenti nel testo.

La tua domanda sembra semplice, "parlami del tuo romanzo", ma per me non lo è affatto e ti dico che ad ogni persona che me lo chiede, mi ritrovo sempre a dare risposte diverse. Quindi ti descriverò brevemente al contenuto. Ti accennavo prima che si tratta di un grande affresco mediterraneo. Ambientato nell’isola di Samos, l’intreccio narrativo diventa un pretesto per recuperare e portare all’attenzione del lettore il ruolo della Grecia nella cultura occidentale.

Il protagonista è Sabiniano, professore di matematica, romano. L’isola ha dato i natali a Pitagora e ad altri personaggi imprescindibili per la storia della nostra civiltà e con i quali Sabiniano si troverà a confrontarsi.  Un maestro inaspettato segnerà il suo percorso, un mistero legato a un nome lo spingerà a intraprendere un viaggio verso Samos alla ricerca della storia. Seguendo un intenso itinerario storico-archeologico, egli sco­prirà lo spirito dell’isola e della sua gente, il racconto è una voce che, attraverso i secoli, arriva ai nostri giorni. Il romanzo è uno spunto per recuperare le origini della cultura dei po­poli del Mediterraneo, dalla Grecia di Pitagora a Roma, fino alla diffusione in tutto il mondo. Il personaggio principale si muove su quel filo sottile della storia che separa il presente dal passato, il conscio dall’inconscio, tra musica e danza, tra filosofia e arte, laddove tutto prende forma tra Oriente e Occidente. Il racconto si svolge nella terra degli dèi, di chi credeva nell’armonia sopra ogni cosa: di Aristarco, di Epicuro, di Hera. Tutto succede là, nell’antica terra di Pitagora.

Siccome poi, incredibilmente sono gli altri, piuttosto che l’autore stesso, a trovare le varie sfumature di un libro, voglio dirti ciò che una volta il traduttore mi disse di questo romanzo: Il libro è un affresco dell’isola lungo i secoli, immortala luoghi e persone come in un’istantanea di un mondo in rapida evoluzione, un mondo che è stato e che presto non sarà più. L’essenza del libro è il ponte. Un ponte tra Oriente ed Occidente, con la convinzione che popoli, seppur divisi da contrasti e rivalità antiche, si possano arricchire a vicenda attraverso la cultura e le culture. Un ponte tra Passato, Presente e Futuro, poiché nell’epoca moderna, il mondo cambia costantemente ad una velocità tale che non permette agli esseri umani di adattarsi alle novità. Questo libro si pone sulla porta del tempo, per riscoprire e recuperare le nostre comuni radici.

 
Come mai tradurre il tuo lavoro nella lingua greca, cosa ti ha spinto a fare un passo del genere 


Già mentre lo scrivevo, pensavo, sognando ad occhi aperti, sarebbe bello se fosse tradotto in greco, mai pensando che questo sarebbe stato possibile. Poi, finito di scrivere, l’idea continuava a tornarmi in mente e chi leggerà la storia, capirà. Sabiniano si muove in un grande quadro mediterraneo, quello che io ho definito affresco mediterraneo e che nello specifico del libro si declina in un inno egeo ed era giusto riportare questo testo là dove esso è ambientato e il modo per realizzare ciò era farlo parlare greco perché potesse dialogare con i lettori greci.

il tuo libro scrive nella copertina Romanzo di mare di sogni e d' amore ..spiegami perché? E una storia vera romanzata ? O pura fantasia

La storia che io ho intessuto e i suoi protagonisti sono frutto della mia creatività, ma per le tipologie dei personaggi mi sono lasciata ispirare dalla realtà quotidiana e dal mondo che vedevo e vedo, muoversi attorno a me, ma tengo a dire che ogni mio personaggio ha una valenza simbolica, primi fra tutti Sabiniano, la protagonista Anastasia e Pitagora stesso. Il sottotitolo poi, “Romanzo di mare, di sogni e d’amore” è complesso spiegarlo. Il mare è simbolo del viaggio, con tutte le sue sfumature; i sogni rimandano all’aspetto onirico del racconto; l’amore è riferito alla conoscenza, alla ricerca, al sapere e anche alla bella Anastasia che rappresenta la vita e Sabiniano innamorandosi di lei, si innamora della vita.

hai scoperto anche te come il tuo professore del romanzo le radici della cultura europea attraverso la Grecia ? già eri appassionata della cultura Ellenica a punto di scrivere un romanzo ? E perché l'isola di Samos ?

Entrambe le cose: ero già appassionata della civiltà ellenica e anche qui avrei molto da raccontarti, ma anche questo lo lascio ad una prossima volta. Ad ogni modo, studiare e approfondire questa cultura sul luogo, mi ha fatto arrivare alle radici stesse della cultura europea e all’idea di scrivere questo libro. La Grecia tutta è qualcosa che va oltre l’entità geografica. La Grecia è uno stato d’animo, è un modo di sentire le cose, la percepiamo così proprio perché è radicata nelle nostre comuni radici mediterranee. Chi va e torna in Grecia, dopo averla girata abbastanza, trova sempre un posto che sente maggiormente suo, ma Samos non è solo questo per me. Trovo che da quest’isola sia partito un forte impulso e messaggio di civiltà occidentale, un nome su tutti: Pitagora. Il mondo di oggi corre veloce, fini e confini si fondono e si confondono e per colloquiare con il resto del Mondo che è sempre più uno, dobbiamo sapere chi siamo. Se non sappiamo da dove veniamo, non sappiamo neppure dove andiamo.

 

Ringrazio Nicoletta per la nostra chiacchierata, per le sue risposte per i lettori del Corriere del Sud 

Domenica 25 febbraio 2024 Anna Montella* presenterà al pubblico “Paese mio… che stai sulla collina…” il suo nuovo libro sulle vicende storiche di Grottaglie, città del Nord Salento in Terra di Puglia.

L’incontro/dibattito è previsto a Grottaglie (TA), per le ore 18,30, al civico 45 di via Umberto I (anticamente via Scarpari nel cuore della Giudecca Ebraica) presso la sede di Grott’Art, Associazione di promozione turistica. Interviene il prefatore del volume, lo Scrittore e Storico Giuseppe Stea. Introduce Maria De Marco, Presidente Grott’Art.

...tra intrighi e delitti, manoscritti e quesiti irrisolti, antiche strade e chiese del 1600, poeti santi e briganti, angherie esodi rivoluzioni e scomuniche... l’autrice riporta alla memoria della propria comunità uno "slice of life", ossia uno spaccato di quella che era la realtà di Grottaglie, in Terra di Puglia, nei secoli scorsi con particolare riferimento al XVII secolo, cogliendo, altresì, l’occasione di “ragionare” su alcune ricostruzioni storiche la cui narrazione tradizionale, per quanto radicata nell’immaginario popolare e ricca di suggestioni, non sempre trova riscontro oggettivo nei documenti.

Un progetto di ricerca che va a concludere un percorso iniziato anni fa con la rielaborazione di una Planimetria della Grottaglie del XVII secolo e che matura in una logica di micro-learning, un promettente ambito in tendenza crescente basato sulla creazione di piccole unità di conoscenza focalizzate su uno specifico argomento proponendo, inoltre, come nel caso specifico, una reinterpretazione di spazi già noti.

Il volume, dal linguaggio semplice e scorrevole alla portata di tutti, si rivolge in primis alle Scuole per incentivare tra le giovani generazioni una maggiore conoscenza del territorio, ma anche a quell’ampio target di utenza ormai fuori dai percorsi scolastici che, pur avendo molteplici interessi e curiosità, non ha le opportunità, gli strumenti o il tempo di approfondire.

Il volume di 230 pg, in formato 16x23 cm, realizzato con il patrocinio culturale del Caffè Letterario La Luna e il Drago, a corredo e comprensione del testo è riccamente illustrato con le fotografie a colori di Carmela Montella, le illustrazioni di Pasquale De Angelis e di Alessandro Lenti, le foto d’epoca di Salvatore Brittanico.
L’evento gode del patrocinio culturale dell’Accademia Tiberina di Roma - già Pontificia - Istituto di Cultura Universitaria, La Camerata dei Poeti di Firenze, Circolo Iplac Insieme per la Cultura, sodalizio Assosinderesi per una cultura etica, sodalizio culturale Rette Parallele, Grott’Art Associazione di Promozione Turistica, Cipressino d’oro e Kiwanis International (organismo internazionale di Volontariato), Centro Studi Ricerche Francesco Grisi, Cenacolo Internazionale di Arti e di Lettere Le Nove Muse, CIESART (Cámara Internacional de Escritores y Artistas), UMPPL Asociación (Unión Mundial de Poetas por la Paz y la Libertad).
A conclusione della serata tutti i presenti riceveranno in omaggio un set di tre cartoline assortite realizzate con le illustrazioni d’autore contenute nel volume.

*Anna Montella, autrice poliedrica che si muove con grande disinvoltura tra i diversi generi di scrittura, dal romanzo al racconto breve, dalla mitologia e la fiaba alla ricerca storica, dagli articoli di informazione alla poesia e al drabble, dal 2000 ad oggi ha pubblicato due quaderni (serie “Il fascino del Meraviglioso”) e quattordici libri, oltre ad aver curato circa quaranta raccolte di Autori Vari e undici numeri della webzine del Caffè. Già giornalista pubblicista, esperta in marketing no profit e comunicazione sociale, operatore e promotore culturale, membro e/o presidente di giuria nonché consulente in premi letterari internazionali di prestigio, dal 2009 è ideatrice/curatrice del Caffè Letterario La Luna e il Drago con una progettualità di ampio respiro.

Il libro del professore americano David Kertzer, Prigioniero del Vaticano. Pio IX e lo scontro tra la Chiesa e lo Stato italiano”, Rizzoli (2005), ricostruisce con grande sapienza, la lotta straordinariamente violenta, combattuta a forza di scomuniche da un lato e con le provocazioni di uno sfrenato anticlericalismo dall'altro. Lo storico americano David Kertzer, grazie all'ampia documentazione attinta sia dagli archivi nazionali sia da quelli vaticani, porta nuova luce su alcune delle pagine più interessanti della storia della Penisola italiana.

I protagonisti di questo grande affresco sono i soliti che hanno fatto la Storia del Risorgimento a partire dal re Vittorio Emanuele II, Garibaldi, il cancelliere di ferro Bismarck, il re di Francia Napoleone III, il potente segretario di Stato cardinale Antonelli e poi il Papa Pio IX, salito al soglio di Pietro nel 1846 e morto nel 1878, dopo aver vissuto il pontificato più lungo della Storia.

Kertzer sviluppa e rilegge per noi la storia di oltre trent'anni tra le due fazioni, i due poteri: il Regno di Sardegna e il Papato, che culminerà il 20 settembre 1870 con la presa di Roma. Bisognerà aspettare i Patti Lateranensi per porre fine alle ostilità tra Chiesa e Stato. Il testo di 365 pagine con una discreta bibliografia è composto di ben 20 capitoli con alcune illustrazioni e cartine.

Quando il 20 settembre 1870 le truppe italiane entrarono a Roma e annessero la città al nuovo Stato italiano, Pio IX si dichiarò “prigioniero del Vaticano”. Denunciando lo Stato “usurpatore”, si ritirò nei palazzi del Vaticano e, sprezzante di fronte ai tentativi di dialogo del governo italiano, si rifiutò di uscirne. Confidando in Dio che prima o poi l'avrebbe liberato dagli usurpatori. Scomunicò tutti i capi del nuovo Stato italiano a cominciare dal re, ministri e generali, soprattutto supplicò i regnanti cattolici, affinchè accorressero di nuovo in suo aiuto. Confidò molto nei francesi in Napoleone III.

“Nel ventennio successivo si svolse una battaglia drammatica e, nel 1878, il dramma assunse proporzioni ancora più tragiche con la morte dei protagonisti principali: Pio IX e Vittorio Emanuele II vennero a mancare a un mese di distanza l'uno dall'altro”.

Due figure contrapposte, Vittorio Emanuele II che pur nutrendo poco amore per la Chiesa e il clero, cercò fino alla fine di essere ricevuto dal Papa. Dall'altra parte senz'altro Pio IX è stato il più importante pontefice della storia moderna.

Tuttavia, la lotta proseguì anche con i successori, Leone XIII e Umberto I. E' questa la storia che Kertzer racconterà nel libro,“una storia di accuse oltraggiose, di condanne reciproche, di terribili timori e aspre dimostrazioni pubbliche, la cronaca di frenetiche trattative diplomatiche e negoziati segreti”. Una lotta fatta di immagini, di retorica, ma anche di violenze, ingiurie e aggressioni. In più c'era anche la possibilità che potesse scoppiare una guerra che avrebbe coinvolto l'intera Europa e soprattutto l'Italia, che appariva debole, quindi potenzialmente perdente di fronte a Stati più potenti. Da questa possibile guerra, un'Italia frantumata dava la possibilità al Papa di poter regnare su Roma.

Secondo il professore americano questa è una battaglia, quasi del tutto sconosciuta, che ancora lascia una traccia profonda nell'animo degli italiani. Se non comprendiamo questo pezzo di storia, non c'è modo di comprendere l'Italia di oggi.

Oggi i protagonisti di allora, continuano a vivere nel marmo e nel granito delle statue che abbelliscono le piazze italiane, vivono nelle tombe, nei dipinti famosi. Roma più delle altre città è piena di giganteschi monumenti. Kertzer evidenzia come è stata scritta la storia sui libri di testo per gli alunni, senz'altro poco aderente alla realtà, pertanto, è necessario che venga raccontata la Verità storica, anche se è troppo imbarazzante. Alla base della creazione dell'Italia moderna, occorre affermare che il più grande antagonista fu il papa, e questo non è un argomento agevole da raccontare.

“La questione è troppo scomoda: la vera storia della nascita dell'Italia moderna, con la fine dello Stato Pontificio e i tentativi del papa di mandare a monte l'unità del nuovo Stato, propone un racconto avvincente fatto di intrighi e pathos, popolato di grandi personaggi, una vicenda dall'altissima drammaticità”.

Braccio destro di Pio IX , come segretario di Stato si staglia la figura di Giacomo Antonelli con la sua acutezza diplomatica. Tra le altre figure sorvolo su Garibaldi, tante volte descritto nei miei studi. Piuttosto Kertzer si sofferma sull'imponente baffuto Otto von Bismarck, il cancelliere tedesco e capo della Germania alla fine degli anni '70. Il cancelliere indossava sempre un'uniforme militare bianca, di origine contadine prussiane. L'altro personaggio emblematico è Napoleone III, imperatore di Francia, con un passato da rivoluzionario, che voleva abbattere la monarchia. Nonostante fosse sostenitore di quel nazionalismo che vedeva il papa re come una scomoda  reliquia medievale, la sua priorità era consolidare il suo regno. Per questo aveva bisogno dell'appoggio del cattolici francesi, ecco perché mandò il suo esercito a sconfiggere Garibaldi e restituire Roma a Pio IX, proteggendolo con il suo esercito.

Assieme a tutti questi personaggi importanti troviamo una moltitudine di altri forse meno importanti, si tratta di un mondo di nobili in fermento, di anticlericali tutti intenti ad aggredire il Vaticano, di presunti assassini, un mondo ossessionato dal sospetto di cospirazioni. C'è chi invoca i nobili principi della morale illuminista, chi invece, si appella ai sacri dogmi della verità rivelata. Altri ancora ritenevano opportuno insultare e inveire contro. Certo sull'argomento si possono trovare diversi libri che tentano di raccontare questa storia, ma nessuna secondo Kertzer è fondata sulle ricerche all'interno dei due archivi storici del Vaticano e dello Stato italiano. Anche perché la maggior parte degli storici italiani, liberali, non intendevano attingere agli archivi vaticani. E questo forse dura ancora oggi, nonostante l'apertura nel 1979 degli archivi della Santa Sede. Nelle Note si possono vedere le fonti archivistiche che ha consultato il professore.

Il testo si occupa dei vari passaggi che hanno portato alla distruzione dello Stato Pontificio, con il Papa Pio IX che ha cercato di contrastare questa distruzione. Il problema dei governanti di Torino era quello di trovare il pretesto per invadere quello che rimaneva del territorio in mano a Pio IX, in particolare la capitale. Bisognava provocare una rivolta “spontanea” a Roma, e usarla come pretesto per inviare le truppe e ristabilire l'ordine. Ma anche Kertzer deve ammettere che i romani non ne volevano sapere di ribellarsi, nonostante qualche motivo di scontentezza. Sostanzialmente a Roma regnava una quiete imbarazzante, scrive Kertzer.

Allora si passò alla strategia dei raggiri e dei complotti, dove assunse un ruolo centrale il rivoluzionario numero uno: Garibaldi, che interruppe il suo esilio di Caprera, per fare un viaggio in Europa al fine di cercare appoggi e raccogliere fondi per la sua crociata contro il papato, “la più nociva di tutte le sette”.

Il 3 novembre 1867 ci fu lo scontro a Mentana tra i garibaldini e i francesi di Napoleone III. Adesso i francesi tornano a pattugliare le strade di Roma.

Intanto il Papa diventa infallibile e pubblica la tanto discussa enciclica Quanta cura con l'allegato Syllabus errorum. Il professore americano commenta l'enciclica secondo i suoi parametri che non sono certamente quelli del conservatorismo cattolico, di Pio IX e altri cardinalei. Bontà sua scrive che Pio IX, “non aveva certo intenzione di eliminare treni e telegrafo ma senza dubbio stava subordinando la Chiesa a un'ideologia medievale”. Nell'enciclica Pio IX ricordava quelle lotte contro gli imperatori feudali, offrendo una visione apocalittica, una lotta tra le forze del bene schierate contro le forze del male.

In questa lotta Pio IX era fortemente rammaricato non tanto contro il re d'Italia o i suoi ministri, ma a “sdegnarlo furono quei cattolici che credevano possibile riconciliare la loro religione con blasfemie moderne quali la convinzione che la Chiesa e Stato dovessero essere separati, o che il papato fosse in grado di sopravvivere e addirittura prosperare pur senza territori da governare”.

Praticamente il Sillabo rappresentò il trionfo della fazione reazionaria della curia papale, identificata con i gesuiti. Pertanto, l'Europa che si rifaceva ai principi rivoluzionari vedeva nella pubblicazione dei due documenti pontifici un danno per la Chiesa di Roma. Per loro il Papato diventa un'istituzione anacronistica e pericolosa. Dal 3° al 5° capitolo si racconta la presa di Roma ad opera dell'esercito italiano. Dopo che i francesi hanno abbandonato Roma, il Papa resta solo con un piccolo esercito, perlopiù volontari stranieri al comando del generale Kanzler. Il governo italiano era sempre alla ricerca di un pretesto per occupare Roma. Intanto il presidente del Consiglio dei ministri Lanza cerca di organizzare la rivolta popolare a Roma, ma anche questa volta niente, “manca la gioventù coraggiosa e uomini energici di testa”, scriveva il primo ministro.

Mentre le truppe italiane marciavano verso Roma, Pio IX disperatamente cercava l'aiuto di una grande potenza europea. Le ultime energie diplomatiche si dirigono verso l'imperatore austriaco. Alle cinque del mattino del 20 settembre 1870 un impressionante esercito di soldati italiani al comando del generale Raffaele Cadorna accerchia la città e inizia con i cannoni a sparare, quaranta colpi al minuto. La resistenza simbolica degli zuavi si arrende e l'esercito di Vittorio Emanuele dilaga in città. Fu una vittoria agevole per i Piemontesi, così li chiamava Pio IX. Il Tribuno il 23 settembre immortalò l'avvenimento: “Dopo quindici secoli di tenebra, di lutti, di miserie e di inenarrabili dolori, Roma, un dì regina del mondo, ritorna metropoli di un grande Stato[...]”. Da questo momento il Papa diventa un prigioniero nei palazzi vaticani e per i cattolici europei è un martire. Si prevede che anche questa volta prima o poi sarà liberato da qualcuno. La speranza della liberazione era rivolta sempre alla Francia, che doveva affrontare non pochi problemi.

Il racconto di Kertzer si indirizza sullo scontro a distanza (ma non troppo) tra il Papa prigioniero nella sua città e il re Vittorio Emanuele che ha preso possesso del Quirinale. Intanto a Roma si diffonde l'anticlericalismo, guidato dal primo “missionario” laico, eroe dell'unificazione e ora propugnatore della distruzione totale del Papato in Italia. C'era un odio profondo e intenso di Garibaldi e compagni per il clero cattolico, dal papa fino al prete di campagna. Il Papa per loro era “nemico dell'unificazione italiana e dipendente da truppe straniere che lo proteggevano dall'ira del popolo, il clero rappresentava le forze delle tenebre”.

Dopo la presa di Roma, Garibaldi scrisse il famoso libro I Mille, racconto romanzato dei sui trionfi in Sicilia e della marcia verso la città santa. Nel testo è forte la immagine di una Storia tra la lotta per il bene e il male. Il Male è soprattutto il clero cattolico, “tiranni e preti, conventi e carceri, carceri e sgherri, vi è tale affinità di famiglia tra cotesti flagelli del genere umano, da non distinguerli, e da considerarli la stessa emanazione dell'inferno”, scriveva Garibaldi. I Gesuiti per Garibaldi rappresentavano il massimo del male, la tirannide per eccellenza.

Kertzer descrive il movimento anticlericale, repubblicano, rappresentato da liberi pensatori, esponenti della classe media. Era il movimento che alimentava le rivolte violente contro la Chiesa, di questo periodo nelle varie città italiane, in particolare a Roma. Questa rivolta anticlericale si manifesto principalmente in occasione del trasferimento della salma di Pio IX dal Vaticano alla Basilica di San Lorenzo il 12 luglio 1881. Tre anni dopo la sua morte, per Kertzer sono poco chiari i motivi per cui Leone XIII ha aspettato così tanto tempo. La cerimonia di traslazione doveva avvenire di notte e di nascosto, per evitare incidenti e violente manifestazioni da parte degli anticlericali e massoni. Il testo del professore americano descrive dettagliatamente i discorsi, i rapporti segreti tra il questore di Roma Bacco e il prefetto. Ma alla fine tutta Roma era a conoscenza del trasferimento della salma, in Piazza S. Pietro si radunarono almeno 100.000 persone. La processione iniziò a mezzanotte con le torce, le associazioni cattoliche parteciparono all'evento. Mentre i facinorosi violenti degli anticlericali inveirono contro il corteo assalendo i cattolici in processione bersagliati con sassate. Poi ognuno ha raccontato la vergognosa gazzarra orchestrata dai nemici del Papa secondo i propri criteri. Il Governo italiano ha cercato di minimizzare, oppure ha addossato le colpe ai cattolici che hanno provocato. Mentre tutta la stampa cattolica di tutta Europa denunciava il governo italiano per il caos durante il corteo funebre. Mentre la stampa laica era divisa. I disordini di quella notte per molti era la dimostrazione che bisognava liberare la Chiesa dal potere dispotico del nuovo Stato italiano. L'Osservatore Romano in particolare il 4 agosto in un articolo manifestò la sua contrarietà al governo italiano: “il sogno di conciliazione tra il papato e la Nuova Italia […] è impossibile”. Peraltro da quello che emerge nel libro erano contrari alla conciliazione sia gli anticlericali liberali, anarchici e socialisti che anche i cattolici intransigenti.

Da questo momento il testo si sofferma sul dibattito di una possibile partenza del Papa per un esilio in un Paese possibilmente cattolico, si pensa prima all'Austria, ma poi sembra più probabile la Spagna. Leone XIII in continuazione faceva intendere che era disponibile a lasciare Roma, visto che anche la popolazione romana non era più al fianco del papa. “Grazie all'influenza malvagia delle sette, l'indifferentismo religioso era diffusissimo e l'amore per la Chiesa e il papato erano molto sfumati, soprattutto tra le classi medie”. Leone XIII con i suoi interventi fa di tutto per far capire ai vari governi delle potenze europee il suo stato di sudditanza nei confronti del Regno d'Italia ora di Umberto I. Inoltre chiede di intervenire in suo favore per fargli avere il potere temporale a Roma. In particolare si rivolge ai cattolici dell'impero austroungarico che intanto con la Triplice Alleanza era alleata del governo italiano.

Un altro significativo episodio dove l'anticlericalismo ha manifestato la sua becera virulenza è stato l'inaugurazione del monumento a Giordano Bruno sul gianicolo a Roma. Sostanzialmente un esimio sconosciuto in quel momento storico, che viene ben presto reso un mito dalle forze repubblicane, che avevano bisogno di un “martire” da contrapporre alla Chiesa cattolica. Bisognava a tutti i costi sponsorizzarlo e farlo conoscere alla popolazione, attraverso comitati, conferenze, pubblicazioni e discorsi. Anche Kertzer segue attentamente il percorso come si è sviluppato in quelle settimane frenetiche dei vari esponenti che inneggiavano a Bruno, non solo italiani. Il 9 giugno 1889 viene inaugurato il monumento del Grande Nolano, proprio nel centesimo anniversario della Rivoluzione francese. Circa 10.000 partecipanti all'evento dove si inaugurava la religione del pensiero. Intanto il Vaticano era letteralmente in stato di assedio. La sera prima 16 vagoni pieni di soldati italiani giunsero a Roma per fornire ulteriore protezione.

Sostanzialmente la situazione del papa era divenuta intollerabile; l'odio nei confronti del Vicario di Cristo si faceva sempre più pericoloso. I nemici della Chiesa avevano tentato di sostituire il papa con l'eroe del principio della libertà di pensiero. Ormai l'intero mondo cattolico era costretto ad assistere alla “umiliazione la più profonda del suo capo spirituale e della sua Sede [...]”. In pratica, forse, la stessa persona del Papa era in pericolo. Ecco perché si continua quasi con accenti monotoni di affrontare una fuga da Roma. Kertzer segue anche questo con documentazione adeguata e particolareggiata. Ma io mi fermo, spero di essere utile soprattutto per chi intende la Storia uno strumento per migliorare la nostra vita presente. Un Grazie per chi condivide con me la mia stessa “battaglia” per la verità storica...

 

Pubblicità laterale

  1. Più visti
  2. Rilevanti
  3. Commenti

Per favorire una maggiore navigabilità del sito si fa uso di cookie, anche di terze parti. Scrollando, cliccando e navigando il sito si accettano tali cookie. LEGGI