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La Stampa Estera visita l'industria Agroalimentare dei Castelli e la villa Cavalletti

Con i colleghi della stampa estera del gruppo del gusto, presieduto da Alfredo Tesio abbiamo fatto un tour ai castelli per visitare tre eccellenze The Circle, L'Olivella e alla fine la maestosa villa Cavalletti, il nostro gruppo della Stampa Estera,e un gruppo liberamente formato da giornalisti di diverse nazionalità, che vivono in Italia e che, oltre ad informare i loro lettori e ascoltatori sui fatti della vita sociale - economica - politica del Paese, li aggiornano costantemente sull'evoluzione della tradizione enogastronomica e agroalimentare italiana. Lo scopo del gruppo di lavoro è rendere più organica la copertura giornalistica del settore agroalimentare attraverso uno scambio di esperienze tra i giornalisti e favorire maggiori e migliori contatti con gli operatori e i territori italiani.

Così verso le 10.00 di mattina siamo arrivati a The Circle dove producono ortaggi senza lavorare la terra,l'orto del futuro
Niente zappa o pesanti aratri perché, nell'azienda agricola gestita da quattro neolaureati romani, le verdure vengono coltivate senza lavorare la terra.  
Quello che sembra essere a tutti gli effetti l'orto del futuro si trova nelle campagne di Fontana Candida a Roma e a realizzarlo sono stati Valerio Ciotola, Simone Cofini, Lorenzo Garreffa e Thomas Marino, tutti 30 enni, i primi tre laureati in biotecnologia e Marino in scienze politiche.

Tre anni fa hanno dato vita all'azienda The Circle e alla speranza di una agricoltura che non contribuisca alla dissipazione delle risorse del pianeta. Nelle loro serre hanno realizzato un sistema produttivo agricolo capace di risparmiare il 90% di acqua rispetto alle coltivazioni tradizionali; realizzabile ovunque perchè si sviluppa fuori dal suolo verticalmente, occupando uno spazio ristretto senza tener conto delle condizioni ambientali esterne alla serra. Caratteristiche che fanno immaginare ortaggi coltivati in serre spaziali su Marte, sulla Luna o in stazioni orbitanti.  

"The Circle è una azienda agricola acquaponica che fa innovazione e che ha realizzato il primo impianto semi industriale con produzione acquaponica in Italia" dichiara Tomas Marino.
          
"L'obiettivo è creare un modello di produzione sostenibile e anche competitivo dal punto di vista economico, dimostrando che nella sostenibilità ambientale c'è anche vantaggio economico".

Il fatturato della loro azienda è cresciuto esponenzialmente fino a permettergli di assumere due persone e avere altro personale con contratti di collaborazione. The Circle produce insalata o verdura a foglia piccola come la baby rucola, senape rossa, acetosa ed erbe aromatiche, tutto fuori dal suolo, utilizzando un sistema produttivo ad anello chiuso che parte dalle vasche di pesci.

"Tutto può essere prodotto con questo sistema - dichiara Marino - chiaramente l'impianto deve essere strutturalmente e biologicamente adeguato alla produzione che si vuole realizzare. In questo momento a noi non serve ampliare la gamma di prodotti. Quello che produciamo va a coprire le esigenze del mercato che abbiamo scelto e questo ci permette di aver reso economicamente vantaggiosa una produzione agricola sostenibile".   

Con questo sistema si dice addio alla zappa e al trattore. "Speriamo di sì". L'agricoltura, nonostante sia l'attività fondamentale per la vita, è quel settore che più di altri è stata ai margini del salto tecnologico fatto in tutti i campi. Basti pensare a come sono cambiate le comunicazioni negli ultimi 30 anni e come, nello stesso periodo, non sia cambiato quasi nulla nell’agricoltura".

La nostra seconda visita e stata alla cantina "L'Olivella" che si trova sulle colline romane tra Monteporzio e Frascati. i terreni sono di antica origine vulcanica e i suoli sono molto ricchi di minerali e particolarmente adatti alla coltivazione della vite. Il vino prodotto nel territorio di Frascati può vantare una tradizione storica che risale addirittura agli antichi Romani, che già coltivavano le vigne sulle colline attorno alla Città Eterna. La tradizione del territorio si è tramandata nei secoli fino al presente e oggi L'Olivella prosegue la valorizzazione di questo antico e nobile terroir, portando avanti la coltivazione dei vitigni autoctoni laziali

L’Olivella è stata fondata nel 1986, grazie all'ispirazione di un esperto viticoltore pugliese, il signor Umberto Notarnicola, e di uno scrupoloso esperto di vini piemontese, il signor Bruno Violo, entrambi innamorati del paesaggio del Lazio. E’ un'azienda agricola giovane e dinamica, che si innova costantemente, seppur mantenendo forti legami  con la cultura e le tradizioni locali. Le colline, dove le vigne di Frascati crescono, sono di origine vulcanica, ricche di sali minerali (potassio, fosforo, calcio e magnesio) e povere di azoto.

Il mix ideale per la coltivazione della vite e la produzione di vini di alta qualità organolettica. L’Olivella è situata tra Monteporzio e Frascati, sulle colline intorno a Roma, pochi chilometri a sud, lungo la via Tuscolana. E’ facilmente raggiungibile dall'autostrada Roma-Napoli, uscendo allo svincolo Monte Porzio Catone. Frascati è sempre stato il vino di Roma, che vanta la più lunga tradizione storica: gli antichi romani apprezzavano il vino di Tuscolo, collina sopra Frascati, una terrazza naturale che si affaccia sulla Capitale.

Papa Paolo III (1534 – 1549), prima di diventare Papa, come vescovo di Frascati, ha reso questo vino, il Frascati appunto, sempre presente sulla tavola papale. Goethe, il famoso scrittore tedesco, durante il suo soggiorno a Roma nel 1816, lo definisce  “paradisiaco”.
 
La nostra terza visita e stata alla villa tuscolana Cavalletti dove ci aspettava Tiziana Torelli proprietaria insiema alla famiglia e dove ci ha spiegato la storia della bellissima villa, ci ha portato anche al posto dove il cardinale Ratzinger e ora Papa emerito  passava le sue giornate guardando la splendida vista di Roma scrivendo i suoi libri...intanto la storia della splendida villa e questa :  in seguito dello spostamento della Comunità Cattolica di Integrazione nel 2014 a Roma, il complesso è interessato da un graduale processo di rigenerazione sostenibile ed ecocompatibile ad opera di un gruppo privato, con l'obiettivo di tutelarne la preziosa bellezza e insieme riportarle all'antico splendore in armonica con l’altisonante, prestigiosa e significativa storia internazionale. Il principio ispiratore è la creazione di sinergie tra le eccellenze del nostro Paese, mantenendo l’aspirazione alla formazione e alla cultura multidisciplinari, alla salute e all’innovazione. Per la rinascita di un sito così importante per il pregio storico, culturale e paesaggistico, si è proceduto secondo le dimensioni di sostenibilità sociale, ambientale ed economica, studiando approfonditamente le destinazioni d'uso storiche e utilizzandole per mantenere un continuum di significato, applicando esclusivamente i dettami della rigenerazione in bioedilizia e intessendo relazioni e sinergie con il territorio per valorizzarlo.  

Grazie ad un clima socialmente sereno ed economicamente florido, al risveglio culturale e al rinnovato interesse per i classici, sorgono magnifiche residenze per lo svago e il riposo, in prossimità delle proprietà agricole, secondo il ritrovato costume dell’otium romano. Lo stimolo all’edificazione è favorita dalle condizioni del clima, asciutto e ventilato d'estate, dalla fertilità del terreno, dall’agevole reperibilità in zona di materiali da costruzione di pregevole qualità, da una relativa facilità di acquisire risorse idriche, che oltre a consentire colture produttive e la messa a dimora di piantumazioni, permettono di arricchire i parchi con i giochi d’acqua. 
 
A tali prerogative si aggiungono lo splendido affaccio su Roma e sulla Campagna Romana. Nel Settecento, le ricche famiglie inglesi, tedesche e francesi, cominciano a mandare i loro rampolli in un viaggio istruttivo in Italia, Roma con i Colli Albani (Castelli Romani), divengono una meta fondamentale; “Grand Tour”, “Voyage d’Italie”, “Italienische Reise” diviene un dottorato popolare e necessario per la formazione anche degli gli artisti.

Il primo nucleo edilizio, antecedente al 1602, viene realizzato su un fondo appartenente nella seconda metà del XVI sec. al Cardinale Bartolomeo Cesi, venduto successivamente da questi nel 1596 al marchese Ermete Cavalletti: rimanda alla tipologia del cosiddetto “Casino” ed è identificabile col piccolo edificio in asse con il viale d'ingresso alla proprietà. Questo primo nucleo, a cui si accedere da un portale incorniciato da lesene bugnate, posto al centro di un portico, si affaccia su un piccolo cortile, delimitato a destra dal corpo riconducibile al primo ampliamento, databile metà del XVIII secolo. Lo sviluppo della villa non segue una logica simmetrica, ma si accresce prevalentemente verso la direzione nord, determinando un nuovo assetto distributivo del primo nucleo, che diviene l'ambito dei collegamenti verticali a servizio del nuovo ampliamento, che in questa fase conserva la stessa altezza del primo nucleo. Alla terza fase si fa risalire lo scalone, introdotto da due colonne ornamentali, che porterà all’innalzamento di un piano.

La quarta fase è quella riguardante la nuova ala, realizzata nel secondo dopoguerra del Novecento, che ripercorre in forma minimalista il bugnato e le cornici marcapiano già presenti sulle facciate del secondo ampliamento. Il portale settecentesco è coronato da un timpano con lo stemma dei Cavalletti ed è affiancato da finestre rettangolari arrotondate in alto e in basso e chiuse da ferro battuto. 
 
Le finestre del piano nobile, sormontate da timpani riccamente ornati e le colonne di ordine ionico con festone ribattute su paraste, poste nell’androne da cui parte lo scalone principale, sono liberamente ispirate a soluzioni adottate da Martino Longhi il Giovane. La scalinata è ornata da una balaustra in ferro battuto e coperta da una volta a padiglione, decorata e aperta da lucernai. Su di essa si affacciano, sormontate da frontoni invertiti già visti in alcune soluzioni di Bernardo Buontalenti.

 
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