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Coronavirus: la Grecia riapre a 29 Paesi, non c'è l'Italia

Il presidente della regione Veneto, Luca Zaia: "Non possiamo accettare che la Svizzera consideri gli italiani degli appestati, e la Croazia vada su questa strada, non esiste che qualcuno ci cataloghi come la Wuhan d'Europa solo perché in Italia il virus è arrivato prima che in altri Paesi europei".

"Il problema è che ormai siamo ai tempi supplementari – ha attaccato il governatore – di corridoi turistici se ne parla da settimane, e non è stato fatto nulla: è necessario che si muova la nostra diplomazia, il ministero degli Esteri si deve far sentire e ci deve essere una regia europea che finora è mancata".

Per una volta la Grecia sta dando lezione ai primi della classe del Nord Europa. In rapporto alla popolazione si tratta di una percentuale molto bassa. Sulla carta, a fine febbraio, la Grecia si presentava come la vittima ideale della pandemia: il suo sistema sanitario è azzoppato da un decennio di tagli selvaggi e le abitudini sociali portano a vivere all’aperto, in contatto tra sconosciuti. 

L’ambiente ideale per diffondere un virus. Il risultato sembrava essere un inevitabile alto tasso di infezioni, con conseguente rapida saturazione della capacità di risposta ospedaliera e, infine, una tragica, altissima, mortalità. Invece, tra i Paesi colpiti, la Grecia sembra essere uno di quelli che ha reagito meglio. Perché? Forse il merito è da cercare nella stima verso l’Italia.

E cosi la Grecia ha annunciato la lista dei 29 Stati i cui turisti potranno visitare il Paese dal 15 giugno, quando gli aeroporti riapriranno ai voli internazionali. Tra loro non c'è l'Italia.

Questi i Paesi: Albania, Australia, Austria, Nord Macedonia, Bulgaria, Germania, Danimarca, Svizzera, Estonia, Giappone, Israele, Cina, Croazia, Cipro, Lettonia, Libano, Lituania, Malta, Montenegro, Nuova Zelanda, Norvegia, Corea del Sud, Ungheria, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca e Finlandia. La lista verrà aggiornata il primo luglio, ha detto il governo.

E non solo la Grecia ma anche la Svizzera ha fatto sapere che non riaprirà i confini con l’Italia il 3 giugno prossimo, mentre proseguono i controlli alla frontiera italo-slovena. Limite che i migranti, però, continuano ad attraversare a decine ogni giorno. Sarà pure la Grecia a dire di no ai turisti che arrivano dall'Italia, almeno fino al primo luglio. Il nostro Paese finisce nella black list di Atene. O meglio, non figura nella lista dei 29 Paesi per i quali, secondo quanto riporta il quotidiano Kathimerini, le frontiere greche saranno aperte.

Una lista compilata, fa sapere il quotidiano Greco , "dopo aver esaminato i dati epidemiologici di ogni Paese e prendendo in considerazione le comunicazione dell'Agenzia europea per la sicurezza del volo (EASA) e del Comitato per le malattie infettive, e che include Germania e Cina. I viaggiatori provenienti dai Paesi che figurano nell'elenco saranno monitorati con controlli spot negli aeroporti, mentre resta almeno fino all'inizio di luglio lo stop ai voli da tutte le altre destinazioni.

I visitatori provenienti da questi 29 paesi - conterà il luogo di partenza, non la nazionalità, è stato precisato - verranno sottoposti a test a campione al loro arrivo negli scali ellenici: tuttavia per tutti i paesi che non sono in questa lista, il divieto a recarsi in Grecia resta, ma la lista verrà aggiornata ed ampliata a inizio luglio, sulla base dell'andamento dell'epidemia, ha fatto sapere il governo.

 Anche la Croazia ha annunciato che non riaprirà il confine con l’Italia, mentre lunedì si prepara ad accogliere i turisti provenienti da Germania, Austria, Slovenia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria e Paesi Baltici. Da mesi il governo di Zagabria, presidente di turno dell’Unione europea, lavora al progetto di corridoi bilaterali proponendosi come meta "Covid-free", alternativa all’Italia. Ieri nel Paese non si è registrato nessun nuovo caso di coronavirus e al momento il bilancio è di 2.245 contagiati e 102 morti.  

Uno scenario, quello dei corridoi, che si sta concretizzando, e che potrebbe costare caro al nostro Paese. Finora le perdite stimate dalla Coldiretti per alloggi, ristorazione, trasporti e shopping ammontano a quasi 20 miliardi di euro. "Prima la Slovenia, poi l'Austria, ora la Croazia. Non è accettabile che paesi facenti parte dell'Unione europea facciano passare gli italiani per untori, e con questo pretesto cerchino di creare corridoi turistici che aggirano l'Italia", attacca il deputato di Forza Italia, Roberto Novelli.

Rosanna Conte, eurodeputata leghista, parla di "far west" senza regole. La Commissione europea, denuncia, non è riuscita ad esprimere "un criterio unico" per gli spostamenti e così "auspicare che Bruxelles faccia rispettare una concorrenza leale nel turismo europeo, così come dovrebbe essere in un mercato unico, è cosa vana".

Oggi il cancelliere austriaco Sebastian Kurz annuncerà ulteriori passi in avanti verso un ritorno alla normalità. Difficile però che Vienna faccia retromarcia rispetto alla decisione di mantenere chiusi i valichi con l’Italia. "Le aperture delle frontiere sono un processo in corso che durerà fino a giugno, luglio e agosto", ha detto all’agenzia di stampa Apa il ministro degli Esteri, Alexander Schallenberg. "Tutte le riaperture – ha aggiunto - dovrebbero essere basate su fatti e dati".

Anschober tira in ballo i parametri epidemiologici per nascondere un braccio di ferro che potrebbe sfociare in una crisi diplomatica. "Cancelleremo i Paesi europei dalle liste di sconsiglio ma ci aspettiamo reciprocità", aveva detto, infatti, il 18 maggio scorso il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio agli omologhi di Germania, Austria, Croazia, Cipro, Grecia, Spagna, Portogallo e Slovenia durante il vertice sui flussi turistici nel’Unione. Un appello rimasto inascoltato
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