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Aborto, il Papa parla chiaro


“Ma come può essere terapeutico, civile, o semplicemente umano un atto che sopprime la vita innocente e inerme nel suo sbocciare? Io mi domando: è giusto far fuori una vita umana per risolvere un problema? È giusto affittare un sicario per risolvere un problema?” (da “Avvenire”, 11-X-2018).

Col presente “foglietto”, per prima cosa voglio rendere omaggio al Papa, ringraziarlo per ciò che ha detto e, poi, aggiungere alcune piccole, personali  considerazioni.

1) Intanto sono contento che c’è ancora qualcuno al mondo capace di chiamare le cose col proprio nome usando parole chiare e comprensibili a tutti; sono convinto che tale chiarezza oggi sia prerogativa solo della Chiesa perché – nonostante la confusione e i peccati, talora gravi, di suoi chierici – rimane ormai l’unica “agenzia” credibile sulla “piazza” dove attingere un po’ di Verità; le altre (partiti, conventicole di intellettuali, televisioni, giornali…) spesso spargono dubbi e spacciano ideologie di terza mano.

2) Non mi meraviglio che i difensori dell’aborto siano rimasti spiazzati e stupiti e alcuni abbiano reagito con stizza e rabbia: costoro, infatti, erano fermi alla famosa frase di Francesco (28-VII-2013) “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla?” che, mutilata della premessa, può essere interpretata e strascicata come e dove fa  più comodo; così pensavano che il Papa e la Chiesa nel frattempo avessero ammorbidito il “non occides” del 5º Comandamento, una materia in cui non c’è posto per i “ni” e i “so” ma netta e luminosa distinzione, stante l’ammonimento del Maestro: “sia invece il vostro parlare «Sì, sì», «No, no»; il di più viene dal  Maligno” (Mt. 5, 27)

3) Stupore, stizza e rabbia provengono dalla cultura relativista, ormai universale, che non fa distinguere più il bene dal male e tenta di conciliare perfino concetti per loro natura  inconciliabili; di conseguenza, i seguaci del relativismo sono costretti a  inventarsi pure una lingua  liquida ed equivoca (la “neo-lingua” di Orwell) in cui le parole sfumano e si smussano per nascondere la realtà delle cose e magari confondere i “poveri” come me; in tal modo esse – le parole – sembrano dire una cosa ma ne significano un’altra come, ad es., quelle – “tutela della maternità” – scritte nel titolo della famigerata “legge” 194, una “tutela” che in Italia dal 1978 ha prodotto qualcosa come...sei milioni di aborti legali! All’anima della “tutela”! Se non fosse una tragedia  verrebbe perfino da ridere. Ecco perché questo “mondo”, ormai disabituato alla chiarezza, non può comprendere ed accettare parole chiare, così ricorre all’insulto e  chiama “spietato” il Papa (v. un tale su “Libero”, 11-X-2018).

4) L’“insulto” ai Papi non è nuovo; infatti – esempio tra tantissimi – un po’ di anni fa, durante le guerre e le violenze seguite alla dittatura comunista di Tito in Iugoslavia, San Giovanni Paolo II aveva esortato con una lettera le donne di Serayevo a non abortire ché le chiese e le “caritas” avrebbero adottato i bambini nati con padri sconosciuti, si scatenò contro il grande Papa Polacco un tiro a segno che non trascrivo nei particolari per ragioni di spazio. Ma non sono nuove neanche le parole di Francesco; così, infatti, sull’aereo nel ritorno dal Messico (2016) rispose ad una giornalista: “L’aborto non è un male minore. È un crimine[…]. È un male assoluto” (“La Repubblica”, 11-X-2018); e nel luglio di quest’anno, ricevendo il Forum delle famiglie: “nel secolo scorso il mondo si è scandalizzato per quello che facevano i nazisti. Oggi facciamo lo stesso ma coi guanti bianchi” (ibidem).

5) Chi vuole l’educazione sessuale nelle scuole magari per distribuire pillole contraccettive come rimedio sicuro all’aborto, pronuncia una menzogna e commette una colpa di cui dovrebbe rendere conto a Dio e alla società. La colpa: quella, gravissima, di diseducare i giovani alla disciplina e all’autocontrollo e di incentivarli al disordine fisico e mentale, insegnando loro che si può usare in qualsiasi modo il proprio corpo e, peggio, il corpo degli altri; qualcuno a tal proposito parla di “diritti insaziabili” che hanno prodotto l’attuale  disastro educativo che tutti vediamo  a cominciare dalle scuole medie. La menzogna: non è vero che la pillola sia rimedio all’aborto, infatti in Inghilterra e in Svezia, nazioni in testa alle classifiche per educazione sessuale e contraccezione chimica, sono proprio quelle con più alto tasso di abortività (“Avvenire”, 11-X-2018).

6) Le anime belle che si sono sdegnate per l’uso del vocabolo “sicario” da parte di Francesco, o ignorano o fingono di ignorare la “meccanica” di certi aborti: il coltello affilato (il bisturi) che aggredisce il corpicino...e questo che si ritrae per difendersi e per sfuggirgli…, e poi i “pezzi”  raschiati e gettati nella discarica…(devo continuare nella descrizione…per magari farmi dare del “terrorista psicologico”...?) Forse questi signori non conoscono il “protocollo” (altra parola incolore e inodore, anch’essa orwelliana) del cosiddetto “aborto post-natale”, cioè l’uccisione del bambino nato per sbaglio, cosa già in atto in alcune nazioni “civili” e neo-pagane del Nord Europa da cui noi “mediterranei incivili” dovremmo prendere esempio.

Un suggerimento. Il cattolico, il protestante, l’ebreo, il musulmano, l’uomo dabbene anche agnostico che volesse reagire alla rovinosa deriva nichilista attuale, è giusto che sappia che essa non è un fungo nato improvviso dopo una pioggia di fine estate, ma frutto di un lungo processo. Inizia dapprima “in interiore homine”, con le tendenze e le passioni nella persona singola a causa dell’orgoglio – “il non tollerare di non essere Dio!” diceva Sartre – e della sensualità, insomma dal rifiuto dei Dieci Comandamenti e della Legge Naturale; tale processo individuale, poi, fomentato da giornali, film, tv, libri, musica, canzoni, cattivi maestri…, trapassa nelle abitudini collettive e diventa assuefazione, abitudine e costume sociale, quindi, giunto a maturazione, pretende che lo Stato gli apponga il timbro della legalità; così ciò che in passato era ritenuto universalmente riprovevole e da sempre classificato come male non solo viene permesso ma codificato dalla maestà della legge, anzi esaltato come “conquista civile”, cioè diventa bene: la “dittatura del relativismo” (Card. Ratzinger, 2005), infine, lo impone a tutti! Dal 1968 con la cosiddetta “rivoluzione culturale” questo processo ha subito  l’accelerazione che ognuno ha potuto vedere. Esso è finanziato da “massonerie” mondiali, da potentati economici e agenzie internazionali facenti capo anche all’ONU e che dispongono di ingenti somme di denaro magari negate ai  popoli poveri del “terzo mondo” che non si piegano ai loro ordini. Infine, come caudatari di tali “potenze”, intervengono i politici e magistrati nostrani gonfiati a cui, a turno, la Democrazia concede il potere superumano di cancellare costumi, tradizioni e ordini secolari a colpi di leggine e sentenze, cioè il compito di concludere il “processo” e poi sparire nell’anonimato: resta il danno che questi minuscoli esecutori hanno prodotto ed è enorme!

La persona ordinata che vuole reagire, possiede, comunque, un’arma che potrebbe rivelarsi efficace: il voto. Prima di concederlo, è bene che si informi sul candidato e i suoi trascorsi, le parole pronunciate o scritte in passato da costui e lo costringa a dichiararsi sul diritto alla Vita ché da questo discendono a grappoli tutti gli altri “diritti”. Le pensioni, il reddito di cittadinanza, l’economia, le finanziarie, i diktat di Bruxelles all’Italia, lo spred, il pil, i migranti “sequestrati” sulla nave – nonostante il gran baccano che ne fanno le tv – vengono dopo!

 

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